Tag: perdono
Dom
15
Set
2019
Dovrei dirgli la verità ?
Ho conosciuto un ragazzo in una vacanza ad inizio Settembre. La situazione era un pò particolare: vivevamo 24h su 24 insieme perchè era una sorta di scambio culturale. In questa vacanza, dopo i primi 3 giorni, io e lui abbiamo fatto sesso e dopo questo momento siamo rimasti sempre appiccicati. In questa settimana io gli stavo molto appiccicata (pensate che lui mi ha addirittura detto ti amo e da alcune sue parole avevo capito che si era fortemente innamorato), ma al contrario suo io non provavo questo forte attaccamento. Nonostante ciò gli stavo sempre appresso (perchè? beh, si è capito: mi sentivo molto sola e questo mi fa sentire terribilmente in colpa, sì, sono una merda). E io lo trattavo come se fosse il mio ragazzo insomma. Ogni volta che però entravamo in intimità e quindi stavamo per fare sesso mi prendeva un terribile senso di vuoto: come se la mia "anima" si annerisse e non trovassi nessun piacere nel fare sesso. Premessa: prima di lui mi era capitato di fare sesso con ragazzi di cui non fossi innamorata ma non era mai stato così tragico. Il problema però qui era evidente: il sesso non funzionava e questo mi metteva in seria difficoltà con lui. Io gli ho spiegato che sto uscendo da una fase di depressione e che può essere che la depressione mi stia influenzando nel modo in cui vivo la vita di tutti i giorni: e quindi che può essere che lui mi piaccia, ma che la depressione metta un velo tra me e lui. Io credo molto in questa cosa, ma a tratti no. A tratti credo invece che se lui mi fosse piaciuto veramente tanto, la depressione non sarebbe stata in grado di vincere tra me e lui. Questo però a lui non l'ho detto. Quello che a lui ho detto è che sento che questo umore depresso si mette tra me e tutti, tra me e la realtà in generale, e lui mi crede perchè dice di aver sofferto anche lui di depressione in passato e che vuole essere paziente con me.
Una volta finita la vacanza ognuno è tornato a casa propria. Viviamo a 40 minuti di distanza l'uno dall'altro, quindi inizialmente abbiamo deciso di continuarci a vedere, e così è stato. In tutto questo tempo però si ripresentava sempre lo stesso problema: quando facevamo sesso io stavo male. Oltre ad aver discusso della mia depressione abbiamo tirato fuori altre ipotesi. Io ripetutamente gli ho detto "A me tu piaci tantissimo (il che è vero, esteticamente è un bel ragazzo) ma evidentemente esperienze passate mi hanno troppo traumatizzato (il che è vero anche questo, perchè ho spesso fatto sesso con ragazzi di cui non ero innamorata, quindi per me il sesso non è chissà che cosa e quindi non sono entusiasta a farlo)"
Oltre ha questo abbiamo considerato l'ipotesi che io fossi lesbica. Ma sono certa quasi al 100% di non esserlo.
Ultima ipotesi: dato che prendo degli psicofarmaci (Quetiapina), lui suppone che siano gli psicofarmaci a destabilizzarmi gli ormoni.
Ora, io non so davvero se sia la mia testa malata ad ostacolarmi nel godere di un esperienza felice con lui, oppure semplicemente lui non mi piace abbastanza (il che è assurdo, perchè prima di quel terzo giorno, ovvero prima che facessimo sesso sbavavo per lui). Temo che se prendessi una decisione sulla base dei capricci della mia testa e lo "lasciassi" me ne pentirei, come mi sono pentita tante volte di aver lasciato dei ragazzi solo perchè ero certa che provavano qualcosa per me e questo mi faceva perdere l'interesse.
Supponiamo però che lui davvero non mi piaccia abbastanza (ciò che ritengo sia più vero): come glielo dico? come gli dico di avergli mentito per tutto questo tempo? e come faccio a rimanere comunque in contatto con lui? (si, perchè non voglio abbandonarlo... gli voglio comunque bene)
Insomma: come gli spiego che sono una pazza, una merda, un casino senza farmi odiare?
Vabe, credo che riuscirò a farmi odiare a prescindere. Ormai me ne sono fatta una ragione.
Ad ogni modo...
Prego, fatevi sotto.
Sab
23
Mar
2019
Non la capisco!!!!
Ciao, ho bisogno di un consiglio, sto provando a sentire la mia ex, mi ha lasciato 6 mesi fa perché era stanca di alcuni miei problemi, ora l'ho provata a risentire via messaggio, chiedendole di uscire e aggiornandola un po' sulla mia vita facendole vedere che sono cambiato in molte cose.
Di prendere un caffè mi ha detto che ora non si sente pronta, però non l'ho vista come irrecuperabile la cosa.
Mi ha detto che é arrabbiata e infastidita e soprattutto ha paura che io le possa fare ancora male se lei si fidasse di nuovo di me...
Come diamine devo fare per dimostrarle che di me si può fidare? Non so più cosa fare.
Mi ha detto al momento di non cercarla... Sono già passati 6 mesi... Quanti devo aspettare ancora .. che arrivi un altro e le faccia perdere la testa??
Lei dice che parte del sentimenti lo ha dovuto sopprimere, e che con me non tornerebbe, io dal canto mio le ho detto che le voglio tanto bene, e che se insieme vedessimo che ci sono i presupposti per ripartire allora ripartirei con lei, ma che al momento sento di non amarla più come prima...
Ho dovuto mentire, perché nei mesi scorsi ho provato a fare lo "zerbino", aprendole il mio cuore, e non é servito a niente, anzi...
Datemi un consiglio, per favore :(
Ven
18
Gen
2019
I cattivi vincono sempre.
Pensateci bene , e per una volta, una soltanto non prendetevi in giro e siate onesti con voi stessi.
Gli scaltri guadagnano più degli onesti e con meno fatica.
I bugiardi ottengono di più dei sinceri, molto prima e molto meglio.
I prevaricatori si arricchiscono meglio dei lavoratori
I viscidi contaminano le vostre false gioie.
Gli arrivisti dominano i semplici
Continuate da soli, e non venite a farmi la solita solfa moralista del tipo , l'amore, la soddisfazione, sei negativo, il padreterno, e sono fatto in un modo.
Sono solo scuse per tirare avanti. Con questo non voglio dire che bisogna essere dei criminali o dei malvagi.
Sappiate solo che chi ha più cazzima vi fotterà sempre e nessuno ne in vita ne in morte raddrizzerà l'ago della bilancia.
É per questo che esiste l'odio il rancore e la vendetta.
E non venitemi a parlare di perdono, certo se per sbaglio ti calpesto un piede posso chiederti scusa ma se Adolf Hitler chiedesse Scusa Agli Ebrei Dicendo "scusatemi Tanto Mi Sono Pentito Perdonatemi" Lo Perdonereste?
I cattivi vincono sempre perché hanno inventato anche il modo
Di farsi perdonare.
La pace non conosce il perdono.
Sab
15
Dic
2018
Carattere di merda.
Ho un carattere del cazzo e odio profondamente essere così. Sono una persona che da subito fiducia e si affeziona molto facilmente ad altre persone. Sono sempre disponibile anche se mi sono presa parecchi calci in culo per questo. La gente mi può fare le peggio merdate e io perdono SEMPRE. Soltanto che arrivo al punto che sbotto anche per una cazzata e a quel punto per me l'altra persona è morta. Preferei essere meno disponibile all'inizio, essere meno incline al perdono e incazzarmi poco per volta per comunque avere sempre la possibilità di perdonare una persona. Invece sbotto tutto di un colpo e non riesco più neanche a guardarla in faccia. Non riesco proprio a cambiare, non ci riesco.
Dom
16
Set
2018
Maddalena pentita
Desideravo con tutta l'anima qualcosa da lui ma quel dono l'ha ricevuto un altra al posto mio. ..Quale umiliazione peggiore x una donna giovane, bellissima, sensuale come me. Mi sono sentita piccola piccola, inutile, da buttare..Così ieri sera ho ceduto alle insistenze di mio marito ( grande porco) che voleve prendermi insieme a suo fratello, cognato ancora piu porco. Avevo sempre detto no, il pensiero faceva schifo. ..poi quel tarlo nella testa , cè sempre un altra meglio di te, tu fai pena, nessuno ti considera..Allora ho deciso e ho detto si alle voglie di mio marito.Avevo paura, invece è stato meno terribile, loro mi tocavano con gentilezza,no vilenti, quasi amorevoli..
Uno mi ha riempito la bocca e si e svuotato in gola, l'altro si è svuotato fra i seni. io ho asciugato una lacrima e mi sono svuotata la testa. Adesso un nuovo tarlo: come farò a entrare in chiesa? [parte moderata] Mi vergono un po.
Mer
12
Set
2018
Senza Titolo
Vorrei capire perché quando commetti un errore gli altri sposano la linea della intransigenza, viceversa nei loro riguardi sono sempre prodighi di indulgenza? Vuoi vedere che sono l'unico fesso che quasi si punisce, anche nel caso in cui involontariamente commette un errore? E che cavolo fate un po' di autocritica.
Mer
04
Lug
2018
Senso di colpa
Sono disperata! Ho riferito dei pettegolezzi/cattiverie dette all'infinito da due mie conoscenti, ad un'altra persona, con il sincero intento di metterla in guardia nel dover raccontare sue cose personali a queste....Promesso che non avrebbe riportato nulla della mia confidenza non so perché ma...a distanza di un anno ha spifferato tutto....
Ho chiesto umilmente scusa dell'accaduto alle autrici deii pettegolezzi ma non sono state accolte. Nelle mie scuse,una di queste avrebbe nuovamente infierito sulla vittima insultandola e dandole dell'ignorantona e della madre non all'altezza di crescere i propri figli.Ho ascoltato questa volta e tenuto per me.Mi sono ripromessa e giurato a me stessa che non sarò più ascoltatrice e né portatrice di tante cattiverie.
Ho fatto un grandissimo errore, lo so e me ne pento amaramente.
Vorrei poter tornare indietro e cancellare questo brutto episodio, perché giuro è una vera tortura vivere con questo peso...
Sab
19
Mag
2018
Ho offeso il mio mentore, aiutatemi!
Sono una studentessa universitaria di 26 anni e nei precedenti anni universitari ho avuto dei ''problemi'' con un professore.
Sembrava ci fosse dell'antipatia nei miei confronti per vari motivi: frequentavo poco, arrivavo tardi alle sue lezioni, non intervenivo mai a lezione, non apprezzava il mio carattere insicuro, mi trattava con sufficienza, mi bocciava continuamente perchè troppo insicura o con delle lacune. I miei compagni non avevano nessun problema con lui, solo io ero sempre in difficoltà.
L'anno scorso dopo la seconda volta che mi bocciava al solito esame gli chiedo un colloquio per farmi spiegare nel dettaglio cosa avevo sbagliato e come invece avrei dovuto fare.
Lui mi dà delle motivazioni (che tuttora non ritengo consistenti, ma vabbè) per la mia bocciatura. Mi consiglia di essere piu' attiva, piu' presente e mi dice che avrei dovuto aumentare le ore di tirocinio per fare esperienza. La vedo come un'altra punizione, ma sotto sua richiesta (fatta al direttore da lui stesso) mi trovo costretta a fare il doppio del tirocinio che avrei dovuto fare. Inoltre provo a essere un po' meno me stessa e un po' piu come mi vuole lui; mi espongo durante le lezioni, se c'è bisogno di una dimostrazione pratica davanti alla classe mi faccio avanti (sotto il suo sguardo pressante), cerco di partecipare a molte attività dove è presente lui, gli faccio molte domande su gli argomenti che non mi sono chiari... ritento l'esame e lo supero.
A quel punto sembra essersi sciolto un nodo. Capisco che quella è la strada giusta e continuo a darmi da fare e il rapporto con lui sembra migliorare. Inoltre durante il tirocinio lo prendo come punto di riferimento per dimostrargli sempre il mio interesse e per questo lavoriamo spesso insieme. Nonostante il nostro rapporto sia migliorato non pensate che mi abbia preso in grazia: ci sono stati momenti dove ho sbagliato e lui mi ha fatto piu di una partaccia davanti a tutti, i voti a gli esami sono rimasti bassi, e la sua opinione sulle mie capacità non sembra essere cambiata.
Durante quest'anno abbiamo fatto un colloquio per discutere del mio andamento universitario. Mi ha spiegato nel dettaglio e senza mezzi termini tutto quello che pensava di me e delle mie capacità professionali (non sono stati commenti positivi). Dicendomi cosa migliorare e come farlo. Poi ha concluso dicendo ''Anche se non sono commenti positivi c'è da dire che hai seguito i miei consigli, mi cerchi sempre quando non capisci qualcosa e stai migliorando''. Anche se le sue opinioni su di me non sono cambiate, il fatto che ''perdesse del tempo'' nello spiegarmi come fare, cosa fare, perchè, e senza mostrare sufficienza mi ha fatto davvero piacere... e per questo vi dico che sento che il rapporto stava cambiando in positivo.
Ho seguito i suoi consigli e ho continuato a lavorare sempre con lui quando mi era possibile. Mi sono resa conto che mi piaceva quello che mi insegnava, che era molto bravo nel suo lavoro, apprezzavo il tempo che dedicava a insegnare solo a me, insomma alla fine è diventao il mio punto di riferimento. Adesso non vedo l'ora di lavorare con lui quando mi è possibile (nonostante mi stressi molto per le pretese alte che ha). E mi sembra di percepire che anche a lui non dispiaccia la situazione visto che adesso mi saluta sempre, mi sorride, ci diamo del tu (d'altra parte siamo quasi coetanei), fa battute, e non mi ignora come faceva anni fa.
Oltretutto, credo, se devo dirla proprio tutta... credo di aver sviluppato una cotta nei suoi confronti. Non so fino a che punto si tratta di stima per la sua bravura e quanto diinteresse nei suoi confronti. Fatto sta che mi sento sempre agitata e in imbarazzo se mi tocca o mi guarda per paura che intuisca qualcosa.
Ora arriva il dramma.
un mese fa circa ho visto che stava lavorando a un progetto(ve lo paragono a un problema matematico per questioni di privacy) e gli ho chiesto se potessi rimanere ad osservare. Voleva risolvere questo problema come sfida personale perchè nessuno all'interno dell'università ci era riuscito. Immaginate che sia un'equazione difficilissima e nessun professore di matematica (lui compreso) fosse mai riuscito a risolverla. Quel giorno sono rimasta con lui un paio di ore finchè non si è arreso. Poi ha continuato a provarci per tutto il resto del mese.
La scorsa settimana fumiamo un sigaretta insieme dopo le lezioni (ci siamo beccati per caso). E' venuto diretto verso di me (anche se c'erano altre persone che conosceva con cui andare a parlare). Lui sembrava particolarmente scherzoso e in confidenza. Mi guardava dritto negli occhi. Faceva battute. Abbiamo chiaccherato del piu' e del meno.
Ero molto in imbarazzo perchè non sapevo come comportarmi e allo stesso tempo contenta che mi stesse trattando come una sua amica. Prima di andare via gli dico ''ho un po' di tempo libero, vedrò di risolvere il problema di matematica dell'università'', lui ride e io me ne vado.
E qui succede il casino.
...riesco a risolvere il problema matematico.
Ero da sola in un'aula vuota quando lo vedo passare e su di giri lo chiamo.
Faccio un respiro profondo per ricompormi e non sembrare una pazza. Gli faccio vedere la soluzione al problema. Lui la guarda e fa una faccia sconvolta e incredula. Era basito.
Gli dico '' e' giusta no?'' con indifferenza
Lui ''sì, sembra di sì... come hai fatto?''
E io che volevo scherzare perchè ero felice dico è ''ehh.. è un segreto professionale'' senza rendermi conto che poteva essere una battuta fuori luogo!
Lui ha fatto un'espressione offesa e io ho subito detto ''no vabbè.. ho fatto così '' e gli ho spiegato brevemente il procedimento che avevo utilizzato.
Lui annuisce dice ''brava'' a denti stretti e se ne va.
E io ci rimango di merda.
Non volevo assolutamente offenderlo o mancargli di rispetto.
Lui ha un po' di manie di superiorità (perchè in effetti è bravissimo nel suo lavoro) perciò è facile che si sia offeso sul serio.
Avrà pensato che la prima studentessa cretina che spunta dal nulla viene a mettere in discussione le sue capacità.
Ho davvero paura che mi odi. Accidenti alla mia boccaccia e alla mia incapacità di relazionarmi cazzo. Ma cosa mi è saltato in mente di rispondere in quel modo? Perchè non so comportarmi come una persona normale?!
Mi sento davvero una merda perchè non volevo offenderlo... ero contenta e volevo condividere il mio successo, non ho pensato che l'avrei fatto sfiguare!!
Sono giorni che non riesco a pensare ad altro! Mi odio tantissimo!
Ho paura di aver perso il rapporto che avevo costruito con lui e l'opportunità di lavorare insieme!
Sono proprio una cretina!!
Mi aiutate? cosa ne pensate di tutta questa storia? Cosa fareste al mio posto? Come interpretate i suoi comportamenti e la sua reazione? Vi prego, vi prego rispondetemi e datemi dei consigli perchè non so piu dove sbattere la testa per il casino che ho combinato. :(
Sab
09
Dic
2017
Bullismo alle medie
Otto anni insieme dalle elementari e dopo la terza media ognuno per la propria strada.
Stasera ci rivediamo, dopo tanto tempo. Ma quello che mi pesa è la presenza di loro. Tre ragazzi spuntati fuori alle medie: G, M e R.
Mi chiamavano con i peggio nomi, facevano pesare la mia presenza, mi additavano come cicciona quando ancora ero normopeso. Era un peso andare a scuola, con i genitori non parlavo perché "dovevo cavarmela da sola" e con i prof era peggio perché la loro risposta era "e io che ci posso fare?".
Ho provato a tagliarmi più di una volta, senza mai riuscirci, perché non vedevo via d'uscita da quell'inferno.
M e G si limitavano agli insulti, R mi picchiava pure. Ogni cosa che facevo era motivo di scherno. Dicevo "ciao" e mi facevano il verso. Entravo in classe e il loro commento era "perché non sei ancora morta?". Se mettevo una maglietta corta mi indicavano ridendo chiamandolo grassa e brutta.
Avevo già un autostima molto bassa per un padre eccessivamente severo e i fratelli che mi prendevano in giro a loro volta. A causa loro sono ingrassata sul serio, mi hanno fatto sentire a disagio, sbagliata, e ho cominciato a programmare il mio suicidio.
Dicono che il karma torna indietro, ma ci ha messo troppo tempo. M è finito in prigione, G è sparito, ma R vive ancora la sua vita come se nulla fosse stato. Come se avesse ancora il diritto a essere felice. R, se leggi questo, sappi che come ho sofferto io, anche tu devi stare male. Voglio la tua vita distrutta, calpestata e spiaccicata. Ti voglio morto, anzi no, ti voglio bloccato a letto a guardare il soffitto mentre vieni nutrito da un tubo aspettando la tua morte. Ti voglio vedere completamente rovinato, come tu hai rovinato quello che doveva essere il periodo migliore della mia vita.
No, una scusa non basta per quello che mi hai fatto. Vuoi il perdono? Chiedi a Dio. Da me non lo avrai.
Ven
17
Nov
2017
ma tu mi ami?
Ciao amore mio, non so bene da dove iniziare, così ci provo. A modo mio.
Ricordi quando mettevo le mani in bocca, e tu mi rimproveravi? Non era igienico, dicevi, una vera signorina non lo fa.
Ricordi quando ti imploravo di sollevare le "pellicine" dalle tue grandi mani? E a quanto poi te le torturavo, fino a poi prendere sonno?
Ricordi quando tornavi la sera stanco e ti "obbligavo" a metterti carponi per giocare con me?
Ricordi quando mi sono persa? E ricordi quanto sei stato con me? Accollandoti tutto il mio dolore? Mi portavi sempre con te, come fossi il tuo zainetto. E mi scuotevi. Mi facevi sentire tutto il tuo amore.
Ricordi quanti sì mi hai detto? Perché io era il tuo "martelletto", non mollavo mai. Così, alla fine, ridendo sottecchi, mi accontentavi.
Ero il tuo francobollo.
Poi, arrivò quel maledetto giorno. Non riesco ad aggiungere altro in merito. Lo sappiamo io e te.
Ricordo quanto ti sentisti mortificato. Ricordo la fatica che facesti a parlare ancora con me. Ricordo il tuo sguardo basso. Eh sì, il mio leone era stato colpito a morte. E, mio malgrado, fui io la tua carnefice. Non avrei dovuto vedere. Non avrei voluto vedere.
Ricordo che pochi mesi dopo andai via di casa. Trovai un appartamento in un quartiere periferico. Forse volevo farti male a tutti i costi. Venisti a trovarmi una sola volta. Non accettasti mai la mia scelta. Ma io e te non parlavamo più, o quasi. Ti avevo perso. Mi avevi persa.
Passano gli anni. Ed io da giudice implacabile mi trasformo in una donna con le sue debolezze, le sue incertezze, le sue tempeste interiori. Ed inizio a comprendere, ma in parte.
Oggi, guardandoti ho visto gli occhi di un bimbo smarrito.
Ti ho abbracciato forte forte, e piangendo ti ho promesso che ti proteggerò. Io sono con te. Sono tornata papi mio. Sei il mio super principe azzurro!
Eh... mi hai risposto "follemente".