Tag: paura
Lun
07
Ott
2019
Paura di restare solo
I giorni passano e la sua malattia progredisce.
I medici non mi aiutano a capire come peggioreranno le cose. Io ho paura. Tanta paura.
Dei giorni sembra sia in punto di morte, dei giorni sembra stare meglio di me. Il non capire per me è letale. Come posso rendermi utile se non capisco cosa sta succedendo? Non ho più la forza di continuare, inizia a scivolarmi tutto addosso..la badante è scappata, non se ne trova un'altra e sapete cosa? Non ho più nemmeno la voglia di cercarne una..vado avanti e indietro da lavoro per darle da mangiare quando serve e tutto questo mi sta distruggendo..lei conta su di me ma tutto questo mi sta schiacciando..come si fa a deludere una persona che sta morendo? Io non ho più la volontà di alzarmi dal letto alla mattina ma ho un lavoro che mi aspetta. Alla sera non voglio più tornare a casa ma ho una persona che mi aspetta. Non vedo un traguardo, non vedo una fine..tutto questo mi schiaccerà e a cosa sarà servito? Sto donando qualche giorno in più ad una persona che un futuro non ce l'ha. Com'è possibile che nessuno capisca che anche io ho bisogno di aiuto? Com'è possibile che le persone oggi si soffermino solo alla maschera che uno porta? E sapere che tutto questo distruggermi mi condurrà comunque alla solitudine mi spaventa. Io sono timido. Io non riesco a legare con le persone perchè non mi sento capito. Mi sento solo ma sono consapevole che dovrò affrontare una solitudine ancora più profonda. Lei morirà. Ne sono consapevole. Io sarò solo.
Ho paura che non ci sia più nessuno in questo mondo che sappia tenermi a galla e io non so più nuotare.
Ven
04
Ott
2019
Depressione
Credo di avere tutti i sintomi della depressione e non so come dirlo ai miei cari. Ho paura di essere visto come malato o di farli preoccupare troppo per me.
Però ho anche paura di doverlo dire a qualcuno, perché forse non mi passa.
Gio
19
Set
2019
Nessuno lo sa
Per problemi personali gravi (violenze in famiglia, dover andare via da casa e andare subito a lavorare) non ho terminato gli studi.
Essere in quarta e lasciare pur di andare via è stato sicuramente un errore, ma necessario.
Fortunatamente negli anni ho fatto mille corsi, studiato tanto, mi sono messa in gioco imparando a coprire varie figure professionali da autodidatta e tutto mantenendo un lavoro da dipendente a tempo Indeterminato e mille altri lavori extra dormendo pochissimo.
Questo stile di vita mi ha portato ad esaurire energie, fare i conti con la stanchezza, con malattie che si sono presentate a causa del troppo stress ecc...
Ma nonostante ciò, per l'ennesima volta mi sto cercando di risollevare.
Sono stanca di essere in un angolo, sul bordo di un gradino.
Voglio crescere, anche professionalmente, voglio darmi una possibilità....
Ma mi vergogno terribilmente di ammettere il mio livello scolastico, di dire che frequenterei una scuola serale. Non lo sa nemmeno la mia migliore amica, tanto è la vergogna, lei, con doppia laurea e master, che con un marito ingegnere chiede a me perché secondo lei "io so tutto"....
C'è gente che mi chiama secchiona, leggo, partecipo a conferenze, mi iscrivo a corsi...
Non riesco a dire che ho lasciato la scuola...e che ora mi tocca tornare sui banchi se voglio migliorare la mia vita...
Mar
17
Set
2019
Mi sento una fallita e ho paura
Ho 26 anni, sono iscritta al sesto anno di medicina ma in realtà sto ancora facendo gli ultimi tre esami per completare il secondo anno. In pratica è come se fossi agli inizi. Il primo anno ero brillante, spigliata poi dopo il trasferimento in una sede più vicina casa è iniziato un lento declino.
Prima la difficoltà con gli esami, poi ho collezionato una serie di tristi relazioni sentimentali condite da continue punizioni e discussioni in famiglia.
proprio la mia famiglia mi fa sentire ancora di più quanto io sia una fallita. Mi ripetono in continuazione di studiare e io effettivamente studio ma spesso l’ansia mi blocca e non mi rende concentrata così studio ma male.
Amo la medicina, mi blocca il perfezionismo e questo seme che ha lasciato crescere in me il dubbio: sono io capace? Sono abbastanza?
sarebbe bello avere qualcuno che ci credesse per me, non ho molto supporto ma alla fine ammetto anche che solo io dovrei crederci e devo.
so che in passato ho dimostrato di essere capace più e più volte, adesso mi sento rotta, senza fede, mi vergogno con tutti della mia condizione. Adesso sto studiando e voglio andare avanti lottare ancora, proseguire, ma ci sono certe notti come questa, in cui le paure mi assalgono, viene il vuoto e ho solo il timore del domani. Mi chiedo: è troppo tardi? Sto sbagliando a insistere? Cosa farei altrimenti? Non ne ho idea, ma il solo pensiero mi deprime.
insomma sono un’idiota
Mer
11
Set
2019
Mi fa male
Quando faccio sesso mi fa male, non provo nessun piacere, e dopo che sono stata mollata per l'ennesima volta, ora ho il terrore di conoscere qualcuno ,
Ven
06
Set
2019
Cancro
sono una ragazza di 18 anni.
due mesi fa nel mio utero sono state individuate delle cellule anomale. Queste cellule mi ha spiegato la dottoressa che sono cellule precancerose. Sono allo stadio Cin1 e come regola il problema si doveva risolvere da solo. E invece a me quelle cellule non spariscono, anzi. Mi ha prescritto ovviamente una cura ma i brutti pensieri mi dicono che non funzionerà mai.
Come gestire un peso così grande? E' come se avessi una bomba ad orologeria nell'addome. Solo al pensiero mi viene voglia di morire direttamente adesso. Io non voglio lottare tutta la mia vita con un potenziale cancro. io voglio viverla la mia vita. Soprtutto adesso che ho 18 anni.
Mar
20
Ago
2019
ancora a casa con i miei
Ho 34 anni, mi sveglio la mattina alle 11, faccio colazione e gioco con il mio cagnolino, poi comincio a pulire e riordinare casa, lo faccio per aiutae mia mamma mi dico, in realtà ciò che mi motiva è il mio disturbo ossessivo compulsivo e il mio bisogno di sapere che è tutto pulito e in ordine, non ci posso proprio rinunciare. Finisco le mie faccende intorno alle 14 poi esco con la macchina dei miei , a volte faccio la spesa altre vado al mare per fare il bagno in estate o passeggiare in inverno. Di tanto in tanto vado in palestra e ogni tanto arrivo col treno in città per prendere parte a eventi cosplay o altri gathering nerd dove non mi conosce nessuno, però la gente è simpatica quindi ci scattiamo un paio di foto insieme e su facebook gli altri credono che sono piena di amici. Al sabato sera non esco mai perchè di amici in realtà non ne ho. La sera trascorro il tempo a guardare film in inglese, o a scrivere il mio romanzo. Mi piace scattare foto e mi vesto sempre di rosa. La mia camera ricorda quella di una bambina, e pensare che molti coetanei dormono già nella stanza da letto, con qualche mobile serio e nessun peluche. Ho trascorso in passato un periodo che definisco goldenage, è durato circa sette anni ed è andato dal momento della laurea in filosofia fino a circa il 2015. In quel periodo ho viaggiato molto, sempre da sola, facendo crociere che mi consentivano di vedere tanti posti se pur per un giorno soltanto. Lo so, sembro la solita figlia di papà viziata. Forse lo sono, dopo la laurea i miei non hanno smesso di assillarmi un minuto con la solfa del lavoro. "Tutti lavorano" "ti devi trovare una posizione" "Quando avrai soldi potrai fare tutto quello che vuoi" E io mi immagino a segliarmi alle 6 del mattino con quel forte senso di nausea e spossatezza che non scompare neanche se ho riposato 10 ore. Mi immagino a non saper guardare la gente negli occhi perchè mi vergogno, a non saper dire "No, questo non lo voglio fare", a mettermi a piangere per un torto o una parola sgarbata. Dovrei vestirmi da adulta, scurire i capelli, fingere un tono di voce professionale, mangiare in pubblico, rinunciare ai miei rituali di pulizzia. Dovrei fingere di essere eterosessuale, di amare i bambini e di volerli. Dovrei ignorare il mio corpo che trema, sviene e protesta per la mancanza di sonno e lo stress emotivo. Dovrei fare tutto questo per "realizzarmi". Ho provato a mettere i miei , o meglio mia madre nelle mie scarpe a mostrarle la mia angoscia profonda, ma lei risponde solo con "quindi? lavorano tutti tu non sei diversa" E invece io sono diversa, profondamente diversa, se non lo fossi sarei già sposata con un maschio e farei la mamma, come tutte le mie coetanee. Non comprendo perchè la gente consideri il lavoro un valore che nobilita, il tempo è una cosa nobile e lo onoriamo solo se lo impieghiamo per lavorare verso un risultato che dia a noi stessi un frutto. Farsi il pane è un lavoro nobile, ma ridursi schiavi consensienti della prima azienda che ti spreme per poi tirarti due spiccioli che ti consentiranno di comprarti il pane fatto dagli altri con i conservanti... Ma cosa vi è preso a tutti quanti? Mia madre dice che non ho dignità, che anche se mi pagano una miseria per dieci ore è sempre meglio che non fare nulla. Ma io di cose da fare ne trovo mille, uso internet per imparare, e di cose da imparare per arricchire la mente ne esistono a milioni. Ho paura, anzi ho terrore del futuro. La depressione in cui spesso cado quando tutti mi fanno sentire una reietta mi ha spinto a tentare il suicidio due volte. Quando penso a quanti anni da vivere ho davanti mi sento morire, come posso sostenermi per tutto questo tempo?La salute di mia madre vacilla e io non ho nessuno al mondo per cui andare avanti, per cui accettare la follia di questa società. Odio mio padre e so che lui vivrà a lungo con me in questa casa (lo so è cattivo pensarlo) ma vorrei soltanto non averlo mai conosciuto. Magari vi farà rabbia perchè vivo grazie ai suoi soldi e fa rabbia anche a me. Ci sono giornate in cui odio anche mia madre, per colpa sua sono nata, per colpa sua la devo vedere morire, per colpa sua devo provare paura, rimpianto, dolore. Lei sostiene invece che le devo tanto e per questo ho il dovere di lavorare. Secondo voi come posso affrontare tutti questi anni che ho davanti?Io tengo sempre quella confezione di pillole nascoste in una scatola le chiamo "emergency exit"
Mar
20
Ago
2019
Sono molto depresso
Dovrei andarmene dal paesino dove sono confinato in una stanza minuscola con mia sorella maggiore ma non so se farlo.
Non ho un titolo di studio e ho 26 anni.
Le altre volte che me ne sono andato dal paesino e sono andato a vivere fuori onestamente ho provato a costruirmi amicizie e relazioni anche sentimentali, risultato? Penso che siano tutti pazzi.
Non mi dilungherò a raccontare le decine di aneddoti perché non finirei più e mi esaurirebbe ma i ragazzi soprattutto omosessuali non sono normali. Ho provato ad avere amicizie: uno schifo di gente. A legare coi ragazzi: uno schifo. Manco a dirlo nel sesso occasionale sei visto come un oggetto che dopo la svuotata non viene mai più ricercato o trattato con educazione.
Ne vale la pena uscire di nuovo da qui? A cosa sono servite le mie esperienze? Mi hanno solo disilluso e depresso.
preferirei morire. Ovviamente se stessi bene al mio paesino il problema non esisterebbe.
Evitate gli insulti visto che non c'è ragione (ma qui è tradizione) si chiama sfoghiamoci (sui post) non nei commenti.
Mer
24
Lug
2019
Oggi
Ho tanta paura di tutto: come si fa a sconfiggerla ?
Mar
23
Lug
2019
Come raccogliere i pezzi?
Sono un ragazzo di 27 anni e, per quanto giovane, sto vivendo uno dei periodi più neri della mia vita, almeno fino ad ora..sono un ragazzo estremamente timido, un problema molto grave per me..sono cresciuto in una famiglia con dei genitori che, nonostante le limitate disponibilità economiche, hanno sempre cercato di non farmi mancare nulla e per questo mi sono sempre ritenuto molto fortunato. Nove anni fa ho incontrato la mia compagna, abbiamo trascorso cinque anni assieme, anni difficili a causa dei suoi genitori che hanno sempre preteso di essere ossessivamente presenti e che non ci lasciavano spazio (per dirne una il sabato sera la dovevo riportare a casa al massimo alle 21:30 anche quando avevamo 23 anni...). A detta di tutti ho sempre avuto la testa sulle spalle, ero il tipico "bravo ragazzo" e, dopo la laurea, abbiamo deciso di andare a convivere acquistando casa. Quattro anni fa abbiamo iniziato la convivenza e sono sorte le prime incompatibilità caratteriali, ma non si può mollare alla prima incomprensione..dopo qualche mese però lei ha iniziato a non sentirsi bene e, dopo decine e decine di visite specialistiche in giro per l'Italia è arrivata la mazzata: malattia simil-SLA ad esordio giovanile con un'aspettativa di vita, a detta dei medici, di 3 anni. Sarò sincero: ho avuto paura, tanta, ma le sono rimasto vicino. Ho dovuto affrontare momenti molto duri, mi sono ritrovato da "bimbo viziato" a dover lavorare, mandare avanti la casa e prendermi cura completamente di una persona colta da una grave disabilità: malattia bastarda che le ha tolto quasi completamente l'uso delle braccia, delle gambe e della parola. Mi sono ritrovato a dover consolare i suoi genitori che mi chiamavano mentre lavoravo piangendo disperati perchè la loro figlia stava morendo e, invece di starle vicino, hanno sempre preferito starsene tranquilli a casa loro e lasciare che fossi solamente io a provvedere ai bisogni della loro figlia morente, a cambiarla, lavarla, pulirla, farle da mangiare, imboccarla, consolarla nei suoi momenti più oscuri. Per prendermene cura ho allontanato tutti, amici, la mia famiglia, ho abbandonato i miei hobby, le ho dedicato ogni minuto del mio tempo libero, ho perso grosse opportunità lavorative, ho rifiutato ragazze e donne anche se dal punto di vista dell'intimità non c'è stato più nulla, nemmeno un bacio o una carezza, ma il sentimento da parte mia è sempre stato sincero e non è certo una malattia che ti fa cambiare idea su di una persona. Da quattro anni dormo dalle 2 alle 5 ore per notte e il nervosimo è aumentato a dismisura. Sia ben chiaro che non sono "un santo", anzi, ho avuto le mie mancanze, ho fatto molti sbagli seppur in buona fede e forse avrei potuto fare di più, non lo nego, ma le ho dato tutto quello che sono riuscito a darle, ho cercato di farmi forza per lei, mi ha svuotato completamente e ora sono solo un involucro che va avanti solo perchè se mi fermo io si ferma tutto. La malattia l'ha portata ad essere molto più "cattiva", a sfogarsi ed urlare contro di me e gliel'ho sempre lasciato fare, per quanto dura sopportare di dover fare tutto ed essere accusato di non far nulla, ho sempre pensato che nessuno potesse capire il suo dolore. Le ho sempre fatto presente che mi sentivo sempre di più un badante che un compagno, le ho sempre chiesto un abbraccio per avere la forza di andare avanti, abbraccio che non è mai arrivato in quattro anni. Siamo arrivati al punto però in cui lei mi ha guardato negli occhi e mi ha detto che è solamente colpa mia se è ridotta così, che sono io la causa della sua malattia, l'ho sentita sincera, sarà stata la malattia a parlare, non lo nego, ma è stata una pugnalata in pieno petto. Da quel momento non sto più riuscendo a prendermene cura, mi viene il vomito anche solo avvicinarmi a lei e, purtroppo, sono arrivato a dirle che il mio sentito per lei si è spento. È stata abbandonata dalla sua famiglia e dai suoi amici, ma accusa me, l'unico che le è rimasto, della sua malattia. A marzo in ufficio ho visto, per lavoro, per una ventina di secondi una ragazza. Non ho mai provato nulla di simile, mi sono innamorato dei suoi occhi, ho avvertito un'affinità incredibile. L'ho voluta conoscere. L'ho cercata io, cosa che non avevo MAI fatto prima, non ho mai avuto interesse per nessun'altra. Lei vive a 200 km da me ed ha 6 anni meno di me. Sono stato sincero con lei sulla mia situazione, non volevo essere il classico viscido che nasconde le cose solo per ricavarne un beneficio personale facendo soffire gli altri. Tutte le sensazioni che ho avuto in quei venti secondi in cui l'ho vista erano fondate: abbiamo un'affinità pazzesca, stessi gusti, pensieri simili. Ci siamo incontrati, abbiamo chiacchierato ed è stata la cosa più bella che mi sia mai successa. Ha iniziato a cercarmi lei, a dirmi che stava bene in mia compagnia e che la facevo stare bene quando mi sentiva. Ci siamo visti tre volte e l'ultima volta è scappato un bacio, sincero, voluto da entrambi. Da lì le cose sono cambiate però e lei ha iniziato a tirarsi indietro, a non rispondere, a sparire. Sono una persona molto diretta e le ho chiesto che mi facesse capire almeno le sue motivazioni, non l'ho mai costretta a rimanere ma vorrei solo aver avuto la possibilità di capire cos'ho fatto, dove ho sbagliato. Probabilmente ha trovato un altro, qualcosa di più facile, qualcosa di più vivibile e come biasimarla? Chi ha la forza di buttarsi in una cosa del genere? Avrei solo voluto capire, non chiedevo di più. Sono passati due mesi da quella sera e non riesco a togliermela dalla testa. Probabilmente sarò considerato un bastardo, ma che colpa ne ho se mi sono innamorato di una ragazza che mi capisce? Come potevo fermare un'onda che mi ha colto alla sprovvista? Dopo 4 anni di aridità emotiva, di dolore, di frustrazione e di solitudine avevo trovato la donna con cui mi vorrei svegliare alla mattina. Ma ora non c'è più. Sto soffrendo come un cane, forse me lo merito pure. Un nuovo vuoto emotivo. Non c'è più nulla della persona che ero, sono solo merce avariata ora.
La ragazza con cui convivo ora è diventata una cosa molto più grande di me da gestire e ho dovuto chiedere aiuto a medici, psicologi e assistenti sociali perchè mi sta sfinendo, accuse di violenze nei suoi confronti ogni giorno nonostante la stia solamente aiutando ancora, i medici dicono sia la malattia ma molte volte mi è difficile accettarlo. Il mio medico mi ha prescritto una visita psichiatrica e mi ha chiaramente detto che, a 27 anni, sono a rischio infarto e che devo allontanarmi da lei quanto prima se voglio provare a sopravvivere. A breve arriverà una badante e io mi allontanerò, coprirò completamente le spese del mutuo, dovrò aiutare con il costo della badante e le spese della casa, ma dovrò tornare a casa dei miei genitori per un breve periodo, lavorerò 60 ore a settimana per rimanere con qualche spicciolo in tasca. Ma non è quello che voglio. Vorrei solo prendere tutto e iniziare nuovamente da qualche altra parte, ho bisogno di tempo per me, per capire cosa sono ora, cosa voglio ora, perchè non lo so più. Sarebbe solo scappare? Per quattro anni ho affrontato ogni mattina tutto questo e ora non ho più la forza fisica e mentale per farlo, non ho più alcuna motivazione per affrontarlo. Se mi allontano e lei muore non me lo perdonerei mai. Se non mi allontano sento che non vivo a lungo io.
Mi guardo allo specchio e mi faccio paura. Mi sento solo. Sono logorato dentro. Sono morto dentro.