Mar
20
Ago
2019
ancora a casa con i miei
Ho 34 anni, mi sveglio la mattina alle 11, faccio colazione e gioco con il mio cagnolino, poi comincio a pulire e riordinare casa, lo faccio per aiutae mia mamma mi dico, in realtà ciò che mi motiva è il mio disturbo ossessivo compulsivo e il mio bisogno di sapere che è tutto pulito e in ordine, non ci posso proprio rinunciare. Finisco le mie faccende intorno alle 14 poi esco con la macchina dei miei , a volte faccio la spesa altre vado al mare per fare il bagno in estate o passeggiare in inverno. Di tanto in tanto vado in palestra e ogni tanto arrivo col treno in città per prendere parte a eventi cosplay o altri gathering nerd dove non mi conosce nessuno, però la gente è simpatica quindi ci scattiamo un paio di foto insieme e su facebook gli altri credono che sono piena di amici. Al sabato sera non esco mai perchè di amici in realtà non ne ho. La sera trascorro il tempo a guardare film in inglese, o a scrivere il mio romanzo. Mi piace scattare foto e mi vesto sempre di rosa. La mia camera ricorda quella di una bambina, e pensare che molti coetanei dormono già nella stanza da letto, con qualche mobile serio e nessun peluche. Ho trascorso in passato un periodo che definisco goldenage, è durato circa sette anni ed è andato dal momento della laurea in filosofia fino a circa il 2015. In quel periodo ho viaggiato molto, sempre da sola, facendo crociere che mi consentivano di vedere tanti posti se pur per un giorno soltanto. Lo so, sembro la solita figlia di papà viziata. Forse lo sono, dopo la laurea i miei non hanno smesso di assillarmi un minuto con la solfa del lavoro. "Tutti lavorano" "ti devi trovare una posizione" "Quando avrai soldi potrai fare tutto quello che vuoi" E io mi immagino a segliarmi alle 6 del mattino con quel forte senso di nausea e spossatezza che non scompare neanche se ho riposato 10 ore. Mi immagino a non saper guardare la gente negli occhi perchè mi vergogno, a non saper dire "No, questo non lo voglio fare", a mettermi a piangere per un torto o una parola sgarbata. Dovrei vestirmi da adulta, scurire i capelli, fingere un tono di voce professionale, mangiare in pubblico, rinunciare ai miei rituali di pulizzia. Dovrei fingere di essere eterosessuale, di amare i bambini e di volerli. Dovrei ignorare il mio corpo che trema, sviene e protesta per la mancanza di sonno e lo stress emotivo. Dovrei fare tutto questo per "realizzarmi". Ho provato a mettere i miei , o meglio mia madre nelle mie scarpe a mostrarle la mia angoscia profonda, ma lei risponde solo con "quindi? lavorano tutti tu non sei diversa" E invece io sono diversa, profondamente diversa, se non lo fossi sarei già sposata con un maschio e farei la mamma, come tutte le mie coetanee. Non comprendo perchè la gente consideri il lavoro un valore che nobilita, il tempo è una cosa nobile e lo onoriamo solo se lo impieghiamo per lavorare verso un risultato che dia a noi stessi un frutto. Farsi il pane è un lavoro nobile, ma ridursi schiavi consensienti della prima azienda che ti spreme per poi tirarti due spiccioli che ti consentiranno di comprarti il pane fatto dagli altri con i conservanti... Ma cosa vi è preso a tutti quanti? Mia madre dice che non ho dignità, che anche se mi pagano una miseria per dieci ore è sempre meglio che non fare nulla. Ma io di cose da fare ne trovo mille, uso internet per imparare, e di cose da imparare per arricchire la mente ne esistono a milioni. Ho paura, anzi ho terrore del futuro. La depressione in cui spesso cado quando tutti mi fanno sentire una reietta mi ha spinto a tentare il suicidio due volte. Quando penso a quanti anni da vivere ho davanti mi sento morire, come posso sostenermi per tutto questo tempo?La salute di mia madre vacilla e io non ho nessuno al mondo per cui andare avanti, per cui accettare la follia di questa società. Odio mio padre e so che lui vivrà a lungo con me in questa casa (lo so è cattivo pensarlo) ma vorrei soltanto non averlo mai conosciuto. Magari vi farà rabbia perchè vivo grazie ai suoi soldi e fa rabbia anche a me. Ci sono giornate in cui odio anche mia madre, per colpa sua sono nata, per colpa sua la devo vedere morire, per colpa sua devo provare paura, rimpianto, dolore. Lei sostiene invece che le devo tanto e per questo ho il dovere di lavorare. Secondo voi come posso affrontare tutti questi anni che ho davanti?Io tengo sempre quella confezione di pillole nascoste in una scatola le chiamo "emergency exit"
16 commenti
Quella dell'essere eterosessuale è una scusa
Sei gay ok. Ma sei pigra e paracula.
Dicendo sempre la verità a te stessa prima è agli poi . I bocca al lupo
Ho letto fino all'ultimo e NON MI PIACE: Utenti fate in modo che mai questa giovane donna assuma le pillole.
ASCOLTAMI BENE:
Lavorare è una merda però devi capire che i tuoi invecchieranno e poi non ci saranno più e sarai TU a doverti sfamare,a pagare le bollette,a pagarti i vestiti. Se pensi di farla finita farai un favore agli altri darai loro soddisfazione dopo che ti sei rotta il culo studiando: VIVI anche fosse solo per fargli uno sfregio ma VIVI...
Sei lesbica ti manka fare l'amore un po' di contatto umano...cerca sul web di più non posso dilungarmi.
Gli altri a me fanno pena,tutti omologati tutti a somministrare come serpenti la loro dose di veleno a chi magari si dimostra gentile con loro..e alle spalle a dirsene di tutti i colori..
ACCENDI UN CERO PER NON ESSERE ANCHE TU COSÌ...
Sei una persona creativa (scrivi romanzi) Sei sensibile con gli animali,Sei curiosa,ma AMA TE STESSA,manda affanculo chi ti vorrebbe come non sei..peggio per i tuoi genitori che non ti accettano così come sei...
Il divertimento sta nello svuotare la mente quindi:
Scrivere
Leggere un buon libro
Apprendere sempre cose che ci stimolano
Bere del buon vino,mangiare del buon cibo,fumare un buon sigaro
SPERO CON LE MIE PAROLE DI AVERTI DATO SOLLIEVO...mi raccomando,un abbraccio😘
Va bene dai, qui si va nella serie A, e ti risponderò da serie A. Per la serie quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Allora: ti ho letta dalla prima sillaba capendo che lo sfogo è stato scritto da un anima potente e artistica, nonostante una partenza banale della descrizione della vita quotidiana, già sentivo che banale non era. La conferma è poi arrivata con la laurea in filosofia e con il cambio di toni sul finale, che pure c era da aspettarselo. La spensieratezza iniziale covava già il malessere profondo dichiarato sul finale, ma allo stesso modo posso già dirti che anche il malessere finale cova al suo interno la spensieratezza iniziale, sono due lati della stessa medaglia.
Ora...ho fatto un sospiro per riprendere il filo, un po' come i cantanti hip hop dopo una lunga strofa...allora, io ti vedo "semplicemente" un uccello tra i mammiferi, questa è la prima metafora che mi viene pensandoti nella famiglia da te descritta. Non sono rare le situazioni di questo tipo: nasce un anima di ali dotata (allegoria per dire che sei capace di astrazione) ma circondata da personalità senza ali, e costrette dunque ad usare unicamente i parametri terrestri, da mammiferi: il lavoro, il contratto, la famiglia, i figli verso i 30 anni e così via, in quel noto monologo di Trainspotting in cui finiscono tutti.
ora, dove sta il giusto e lo sbagliato? Non c'è. Sono davvero semplicemente due livelli di astrazione diversi, quello "terrestre" non è peggiore di quello "elevato", perché comunque consente di solito di organizzarsi nella giungla sociale, cosa a cui di solito gli "uccelli" non pensano...vivrebbero in una sorta di eterno presente, in perfetta o quasi compagnia di se stessi, se non fosse che quasi sempre c è qualcuno che fa pesare quel modo d essere, nel tuo caso mi pare di capire i genitori.
Dunque, soluzioni: hai nominato con freddezza la laurea in filosofia, invece secondo me il tuo fuoco sta proprio la. Si tratta ora di INVENTARE il lavoro adatto a te. Da una parte siamo fortunate: è la prima volta nella storia dell umanità in cui il lavoro può essere anche inventato. Ci sono psicologi online, youtuber, ma anche nella vita reale si creano nuove combinazioni lavorative che uno non può neanche immaginare, soprattutto nelle grandi città.
Quindi ora lasciamo perdere un attimo pillole, omosessualità, familiari, via tutti e tutto, concediamoci un attimo di nirvana (che altro non era che il silenzio di tutti i giudici interiori). Che lavoro ti piacerebbe fare? Quindi escludiamo: un lavoro a contatto con le persone (che ti agita), un lavoro a contatto con colleghi a cui non sapresti dire no, ecc. Cioe rispettando esattamente le tue caratteristiche, troviamo il tuo profilo lavorativo ideale, ognuno ha il suo. Io, solo per farti un esempio, nonostante sia reputata di solito una buona leader, in realtà in gruppo lavoro malissimo, se si tratta di lavoro devo essere completamente sola al mondo, solo per farti un esempio.
Se ti va insomma, mi sono dilungata apposta, questo sito sfoghiamoci può essere ogni tanto anche chiamato "costruiamoci", cioè un modo costruttivo tramite il confronto con sconosciuti per dare davvero una svolta. Allora dai, qual è un lavoro che ti piacerebbe fare?
Sei nerd, quindi per prima cosa ti dico recupera il manga della Jpop "La mia prima volta" che parla praticamente di te. Potrebbe esserti utile per avere uno sguardo in prospettiva.
Detto questo, mi ritrovo in molte delle cose che hai scritto, è ovvio che il tuo malessere derivi anche da problematiche familiari, ma comunque chiudersi in se stessi, nella propria comfort zone, ti può sembrare la scelta giusta a breve termine, ma alla lunga porterá delle conseguenze disastrose.
Anch'io non lavoro, ma non per scelta, e il futuro mi terrorizza, perché non so come mi manterrò un domani, non vorrei dover essere costretta a morire (anche se può sembrare la via d'uscita piú facile) , ma non vedo un'alternativa in cui riesca a trovare finalmente un lavoro adatto a me.
Viviamo tempi difficilissimi, dove al precariato lavorativo ai aggiunge un precariato sociale e emotivo, non so darti soluzioni, ma non arrenderti, sarebbe uno spreco.
Finchè si è bambini, si crede di vivere in un mondo felice, dove tutti ti vogliono bene e dove nessuno può farti del male. Ma "La vita non è un film", come dice una canzone degli Articolo 31. L'educazione pseudobuonista di questa società porta ad illudere e a deludere, nella maggioranza dei casi. E' stato così anche per me. Sono d'accordo con te sul fatto che nessuno sceglie di nascere, e anch'io vorrei non essere mai nato. I figli vengono al mondo per l'egoismo dei genitori, che non vogliono rendersi conto di quanto schifosa e pericolosa sia la vita in questa società e in questa epoca. Tornando alla tua domanda finale, non esiste una risposta univoca a tutto questo. Ma una cosa è certa: nessuno ti regala niente, se si vuole sopravvivere e non soccombere bisogna lottare, anche se apparentemente non ne vale la pena ed è senza senso. Per sopravvivere servono soldi. Finchè vivrai con i tuoi genitori, non avrai idea di quanti ne servano per andare avanti: affitto, cibo, bollette varie, tasse, auto, vizi ed altro. Prima o poi dovrai fare tutto da sola, augurandoti che i tuoi genitori vivano a lungo. E' meglio quindi che ti renda conto della dura realtà, per iniziare ad accettarla: non sei più una bambina (siamo coetanei, tra l'altro), che ti piaccia o no; crescere significa prendere consapevolezza che nulla ci è dovuto, e che, se siamo giunti a questo punto dell'esistenza, è stato per volontà e sacrifici dei nostri genitori. Hai ragione a dire che è mortificante lavorare per "due spiccioli", sprecando così tanto tempo prezioso che potrebbe essere dedicato ad altre attività molto più interessanti e gratificanti, ma purtroppo la vita in questa società funziona così. Quindi, a meno che tu non voglia vivere come un eremita o un amish, non puoi evitare di fare i conti con tutto questo. L'essere omosessuale, avere un carattere chiuso o il non avere figli sono constatazioni, evidenze: non si sceglie di essere sani o malati, ricchi o poveri, di una certa etnia o nazionalità. Si è così e basta. Nessuno può obbligarti a fare quello che fanno gli altri, ma devi essere te stessa nelle scelte di vita fodamentali. Essendo laureata in filosofia, certi ragionamenti li avrai certamente fatti, essendo i filosofi abituati a pensare. Direi che devi cercare di capire cosa vuoi sul serio, e provare a realizzarlo. Ma non per fare contenti i tuoi genitori o chissà chi, ma solo per te stessa. E' mortificante dipendere in tutto da qualcun'altro. Spero di esserti stato utile.
La laurea filosofia trapela tra un "pulizzie" con due z, il relativismo della "mattina alle 11", punto cardine del relativismo storico di Dilthey, alla Chomskyana innata sintassi di base "giá nella stanza da letto", atta a indicare la camera da letto degli adulti, leggi matrimoniale, alla citazione, velata, su Plutarco "Vivere non est necesse, navigare necesse est", nascosta dietro il turismo mordi e fuggi delle navi da crociera con la loro indubbia sensibilitá verso la scoperta delle altre culture, passando per la distruzione della Darwiniana teoria sul lavoro che nobilita l´uomo, e finire con gli aristotelici sillogismi, di ineguagiabile esattezza e inoppugnabile logica "Ci sono giornate in cui odio anche mia madre, per colpa sua sono nata, per colpa sua la devo vedere morire".
Tanto sapere meglio non sprecarlo coi comuni mortali.
Un'altra che non si è fatta infinocchiare. Le nuove generazioni mi danno da sperare.
Sfido a dirle che non ha ragione su alcuni punti.
Gli arditi preferiscono risalire il fiume, ma a salire... fino i ghiacciai, cosa c'è?
Li non si respira, li non c'è più il mondo degli uomini, il mal di montagna è l'ultimo stadio.
Ecco allora, prevale il buonsenso e fare conto su quello che abbiamo, e recuperare quello che abbiamo perso per strada, se si può.
E' sempre buona cosa perseguire la vetta, ma a rifletterci... Ci vai per comprendere che sei un'essere umano, conoscere i tuoi limiti, la tua miseria. E ogni buon scalatore persegue la sua vetta per poterlo raccontare, non ci va per andarsi a schiantare, e magari scegliere un punto buono per buttarsi.
Ti capisco perfettamente, io però piuttosto che spendere le mie energie a piagnucolare su internet le ho spese a cercare qualcosa che mi arricchisse, spiritualmente ed economicamente, in tempi brevi, in modo legale, con il minimo sforzo ed in maniera da consentirmi di lavorare oppure no.
Ho iniziato ad interessarmi alla borsa e alle criptovalute 10 anni fa, quando ho raggiunto risparmi a 6 zeri (sono partito da poco meno di 10000€) ho smesso, comprato casa e ora lavoricchio per diletto part-time. Io li ho venduti tutti ma ai miei amici l'anno scorso ho fatto comprare bitcoin (pagati in media 4000€ l'uno), arriveranno senza problemi a 60000€ in pochi anni. Non è una pubblicità di corsi di trading ma è per darti un'idea, là fuori ci sono tanti altri asset che offrono buoni rendimenti se li sai cercare.
Internet offre tantissime strade e tantissime sfumature, ho conosciuto dagli youtuber che recensiscono giochini a ragazze che si propongono nude in cam, tutti con ottimi guadagni. Trova la tua strada, altrimenti ti aspetta la vita d'ufficio, l'affitto ed i figli
Trovati una bella fidanzata, molte cose cambieranno a ruota.
Guarda capisco che i lavori disponibili oggi sono una merda, e viviamo in un paese che praticamente ti blocca quando vuoi metterti in proprio, ciò però non ti impedisce di fare un lavoro artistico come l'artigianato o la sartoria, oppure la preparazione di dispense tecniche per studenti, insomma non qualche modo.bisigna arrangiarsi
Sei terrona, vero? Solo i terroni sanno giustificare , filosofeggiando, la loro scarsa voglia di lavorare. In questo sfogo manca giusto la frase "io sono la mente, loro il braccio".
Altro che "anima potente e artistica" e "che dolce che sei"... Per me sei come ha scritto l'anonimo più in alto, "sei pigra e paracula" che ti crogioli nella tua "depressione" per avere la scusa per non fare un cazzo.
Premetto che non sono una psicologa, né ho fatto studi approfonditi in tal senso, ma parlo da malata di Doc anch'io come te.
A differenza tua, anche se nel profondo una parte di me vorrebbe ancora essere Una "bambina" accudita dai genitori (e ti prego di non fraintendere l'espressione in un giudizio), Sono dovuta cresecere prima del tempo, trovandomi in un certo qual senso a fare io da genitore. Però capisco la tua situazione. Come te mi rifugio nelle mie manie, in svaghi solitari che portino la mente altrove. E ciò nonostante abbia una vita sociale e perfino amorosa. Tuttavia l'insoddisfazione è sempre presente.
Soffro di questa malattia da quando avevo 6 anni circa e ora che ne ho 29 è arrivata a livelli al limite della vivibilità, condizionando interamente la mia vita, dalle piccole cose alle grandi. Mi ruba molto tempo che potrei impiegare diversamente, mi impedisce di fare molte cose, mi crea ansia e frustrazione,n mi deconcentra e distoglie dalle cose importanti. Anche stupidaggini come bere un caffè sono complicate per me. Il problema più grosso è che mi rendo conto che condiziona pesantemente e inevitabilmente anche chi mi sta attorno. Con l'inevitabile conseguenza che nessuno riesce a sopportarmi A lungo.
Questa sera ad esempio il mio attuale compagno (col Quale convivo da un mese circa a casa sua) ha manifestato fastidio verso una mia manifestazione maniacale. È un uomo fantastico e buono, con un passato difficile e un presente travagliato, che si è sempre mostrato comprensivo verso questa mia malattia cercando anzi di sminuirla e assecondandomi. Tuttavia noto che col tempo e la convivenza, nonostante lui neghi, la cosa comincia a pesargli. Lo comprendo perché io una come me non la sopporterei.Né posso pretendere che capisca appieno cosa vuol direvivere in gabbia con se stessi. Nonostante il timore e il rammarico e la consapevolezza che anche lui arriverà a stancarsi di me a causa di ciò, non riesco a frenare i miei impulsi ossessivi. Non conta l'amore, il non voler ferire gli altri: di fronte alla mania tutto cede il passo.
Cara, che dolce sei! Non so se la tua condizione sia invidiabile o meno... In ogni caso non fare mai uso di quelle pillole. Piuttosto se vuoi riempire la tua vita pensa di fare un po' di volontario: col carattere dolce che hai porteresti felicità vera agli altri e anche a te stessa, che forse un po' ti manca. Una carezza