Tag: viaggio
Dom
06
Gen
2019
Odio tutti!
Sono sempre stata molto magra, ma non anoressica, bassetta e molto carina per come dicevano gli altri. Tutto questo fino a 1 anno fa. Quando con il mio ragazzo abbiamo deciso di trasferirci all'estero pensando fosse una cosa super figa da fare, allora abbiamo deciso e ci siamo trasferiti.
Premetto che ho sempre mangiato quanto e quello che volevo, sta di fatto che non so minimamente cosa sia successo ma 3 mesi dopo, quando sono tornata in Italia per salutare, chiunque mi ha aggredito dicendo che ero ingrassata. Io non capivo, non ho fatto niente di particolare diverso da sempre e anche la mia reazione di stress ad alcune circostanze non ha mai influito sul mio peso, ma stavolta effettivamente avevo preso 3 kg.
Tornata in olanda (dove vivo ora) mi ero prefissata di iniziare ad andare in palestra e fare un po di dieta per sistemare tutto... passano altri 2, 3, 4 mesi e.. io continuo ad ingrassare a dismisura, non so piu che fare, dopo circa un anno che sono qui sono ingrassata 6kg inizialmente senza neanche accorgermene, dopo mi sono fatta venire una specie di disturbo alimentare per il quale ogni volta che cercavo di mettermi a dieta puntualmente mi abbuffavo della peggio merda e andando avanti settimana per settiamana ho ottenuto l'effetto opposto, due settimane fa sono tornata in italia e mia sorella ha avuto il coraggio di dirmi CICCIONA, io che la gente mi chiedeva se per caso non mangiavo da quanto ero magra, ho il morale a terra sono disperata e ora abbiamo deciso tra .3 mesi di tornare a vivere in italia, anche perche qui non siamo riusciti a farci uno straccio di amico e ogni volta che ho il giorno di riposo da sola mi deprimo come non mai perche e' un anno che oltre al lavoro non ho assolutamente niente da fare. Ora ho deciso da quando sono tornata l'ultima volta dall italia che se li mangiavo qualsiasi cosa e non ingrassavo, e' inutile che faccio diete da 1000 calorie e mi distruggo ogni giorno per niente privandomi delle cose e di conseguenza avendo sempre in testa il cibo, infatti e' passata una settimana ho perso mezzo chilo per ora ma mangio quando ne ho voglia, non per noia o per lo stress. Lo so che probabilmente non tornerò mai come prima anche se lo spero, pero ora ai miei occhi sono un maialino grasso e schifoso e non ce la faccio piu spero solo che almeno questo funzioni se no non so piu cosa fare.
Lun
10
Dic
2018
Andarmene o non andarmene
Non so se questo è più uno sfogo una richiesta di consigli, allora sono quasi straniera poiché pur nascendo non Italia da babbo italiano e mamma brasiliana, sono andata a vivere in Brasile quando avevo 7 anni, vivevo in una citta tranquilla cioe a Brasília-, un luogo molto lontano dagli stereotipi festa, spiaggia, calcio, poverta. È una città localizzata nella zona centrale quindi nell'entroterra, è li silavkra e basta, e non è difficile trovare lavoro.
Quando ho compiuto 18 anni mamma mi ha detto di venire ad abitare con delle zie, sorelle di mio padre, e tutto a posto, gentilissime, mi hanno accolto come una figlia, mi sono laureata e dopo tanta, ma tanta ricerca nessun lavoro serio, solo un lavoro per il banco in una pizzeria dove lavoro tuttora. Siccome mamma è sarta e mi piaceva vedersela lavorare in laboratorio ho deciso di fare un corso per diventare sarta modellista, e qui nascono i problemi, un corso nel campo della moda fatto in Italia ha molto peso all'estero, è mia madre mi ha detto di finire il corso, sono tre anni quindi mancano due, e quindi tornare in Brasile per lavorare come sarta ad un buon livello.
Io però mi sono molto affezionata all'Italia, amo i Borghi, i paesaggi, la storia, l'arte, amo soprattutto la montagna, amo l'Abruzzo soprattutto. E mi chiedo come potrei vivere senza queste bellezze!! Dal Trentino alla Sicilia i paesaggi sono meravigliosi e in materia di bellezza l'Italia non ha rivali, però come dice mia madre non si puo vivere e mangiare i monumenti nè i paesaggi, è insomma l'indipendenza economica manca. Tra io cuorio cuore e i soldi non so proprio cosa fare
Dom
04
Nov
2018
Un viaggio da non fare
Ho chiesto alla mia amica di farmi compagnia per un viaggio il cui scopo era quello di raggiungere un mio "amico", perché quest'ultimo mi mancava da morire. Dopo averlo raggiunto, la mia amica non ha fatto altro che stargli letteralmente appiccicata tutto il tempo.. Diciamo che non sono nate le occasioni che speravo si venissero a creare e che ho passato tutto il tempo ad osservarla mentre lo guardava o mentre si impegnava a dividerci.. Lei sapeva bene che per questo ragazzo provo qualcosa e che volevo stare con lui tanto che nel viaggio di ritorno ha avuto il coraggio di dirmi "peccato che non sia successo nulla in questi giorni tra di voi.. Ci speravo proprio che nascesse qualcosa", allora mi sono fatta avanti rispondendo "a me sembrava che ti interessasse proprio". La sua risposta: "no, non è il ragazzo che potrebbe fare per me, non mi attira". Inutile dire che non ho creduto a una parola. Ma la cosa che proprio non tollero è che questo mio "amico" l'ha cercata e le sta scrivendo tutt'ora e forse é proprio lui l'interessato. C'è da dire che con lui non mi sono mai aperta come avrei voluto per paura di non essere accettata o comunque per non voler rimanerci male dopo aver scoperto che con lui non ho feeling (forse). Il problema è che non sono mai riuscita ad essere me stessa con lui e adesso che avevo intenzione di farlo mi sono chiusa come un riccio. Vorrei tanto non aver mai fatto questo viaggio o almeno non aver portato lei con me.
Mer
10
Ott
2018
Ancora ricordi
Stasera ascoltavo i primi Litfiba...su YouTube. Sono piombato mente e corpo al 1992 quando con gli altri 3 prendemmo un bus per Barcellona in una torrida giornata d'estate. Che viaggio memorabile...qualcuno sul bus tiro fuori una cassetta dei Litfiba e per tutto il giorno ascoltammo Tequilaaaa. Poi mi ricordo conoscemmo un gruppetto di ragazze con cui parlammo per un bel pezzo di strada. La sera verso il tramonto ero a sedere con una di queste, Chiara sì chiamava, ci fu uno di quei momenti magici. Passavamo lungo costa da qualche parte in Francia ed il sole basso creó sul mare una luce bellissima. Il cielo era di un rosso pazzesco e dissi a Chiara di voltarsi. Era uno spettacolo stupendo, io vedevo questa testa bionda e davanti il mare col cielo rosso. In quel momento i litfiba attaccarono Apapaia. Chiara si giro, ci guardammo e ci scambiammo un bacio. Ragazzi ho avuto amplessi meno soddisfacenti di quel bacio. Chissà dove sono adesso...Chiara...i miei vent'anni...e i litfiba
Lun
03
Set
2018
Luci sull'oceano
Girovagavo per Galway alle prese con una nuova realtà.
Ero in viaggio, libero, occhi avidi di novità. Perso fra le strade irlandesi, decisi di fermarmi in un pub per inaugurare l'inizio di quella che sarebbe stata, a mia insaputa, una meravigliosa avventura.
Lì ci siamo conosciuti, in quella bettola di pub nascosto alle masse turistiche. Si veniva travolti dalla gioia di vivere del mondo, i musicisti si scatenavano in un angolo, qualcuno ballava, la barista ti chiedeva sorridente cosa volessi bere.
E noi?
Due viaggiatori solitari del Bel Paese che per puro caso si incontrano in un pub di Galway. Erano solo 10 minuti che ridevamo come due matti, eppure mi sembrava che ti conoscessi da una vita, come se avessimo già fatto quel viaggio insieme. Più ti guardavo negli occhi, più ero convinto di quel pensiero. Più mi innamoravo.
Ci rivedemmo la sera per andare a ballare il folk irlandese sempre in quella bettola, la quale dopo le 20 diventava il centro d'Irlanda. Ballammo per ore, ci interruppe un bacio, leggero, innocente, senza scopi. Momenti di un'intensità tale se ne vivono pochi.
A pub chiuso andammo a sederci sull'oceano. Le luci del centro illuminavano il cuore della città, qualche ubriaco perso cantava , qualche porta si spalancava all'improvviso facendo scappare un paio di secondi di musica dal vivo. Tutta quella vitalità, quella luce calda, quei volti in crisi mistica travolti da una felicità riscoperta lasciavano man mano il posto ai suoni della sottile pioggia che cadeva di traverso e del grande oceano che tormenta quelle coste.
Ci sedemmo dunque, e parlammo. Parlammo di cose meravigliose, del futuro, del passato, delle scarpe scomode e di quella nazione che sotto la sua aria umida, grigia e ventilata, nasconde un caldo cuore pulsante e vivo, capace di farsi ascoltare dai viaggiatori e di intontirli.
L'allegro caos della città si sentiva da lontano contrapponendosi con i suoni selvaggi delle scogliere e di qualche gabbiano insonne. Iniziai ad avvertire che la scintilla stava per diventar vampa.
Decisi di non innamorarmi di lei.
Anzi, me lo imposi. Volevo godermi gli attimi di quel viaggio per come venivano. Eravamo due viaggiatori con dimore distanti, sapevo che una volta tornato sarei caduto in preda ai tormenti della lontananza.
Oramai era notte fonda, i pub avevano chiuso. Un turista cercava di tornare sui propri piedi all'albergo, i musicisti di strada fumavano insieme dopo una jam session durata un giorno intero.
Arrivammo al bivio che separava le strade delle nostre sistemazioni. Ci guardammo negli occhi per un po', forse per un minuto forse per un'ora, non saprei. Un abbraccio e mi disse: "Il mondo è piccolo, riusciremo a rivederci, volendolo. O forse casualmente".
Il giorno dopo avevamo tanta strada da percorrere, chi in una direzione, chi in quella opposta. Avevo già ripreso a camminare quando le dissi, girandomi "Beh hai ragione, il mondo è piccolo... ma anche tondo! Prima o poi due direzioni opposte si incrociano, e questo è un fatto!".
Lei rise, e riprendemmo a camminare.
Gio
23
Nov
2017
L'insostenibile limpidezza di un lago alpino
E quindi è così eh? Sei andato in uno dei laghi alpini più belli e social del momento e ci sei andato senza di me, giusto? E meno male che non ti piaceva viaggiare, razza di invertebrato! Come? Sembra forse che io provi invidia? Si cazzo sono invidiosa e arrabbiata! Per dieci anni a chiederti di andare, di partire, di esplorare, di condividere ma tu mi hai concesso soltanto quattro "uscite fuori porta", dannatamente sotto sforzo da parte tua, e sai cosa ti dico? Me le sarei risparmiate volentieri! Ti sei trascinato e si vedeva, si vedeva di brutto. Allora io viaggiavo da sola, ma comunque rendendoti partecipe delle mie scoperte e della mia meraviglia, e mai che abbia ricevuto un "vorrei essere lì con te" al posto del solito "dai, torna". Non mi hai dimostrato neanche un briciolo di invidia, di gelosia o, che ne so, di slancio coraggioso per arrivare a sorprendermi. Adesso invece viaggi, non so con chi lo fai, sicuramente con qualche rappresentate della tua famiglia esclusiva ed escludente. Già perché vivi con mamma e papà in quanto non riesci a tagliare il cordone ombelicale, non hai molte spese dato che non vivi più con me e hai un sacco di ferie, quindi puoi spendere tutto, nel lusso possibilmente, come piace a te. Almeno spero che ti siano andati di traverso i canederli, due palle grosse così bloccate nel tratto laringo-esofageo, o che ti sia venuta la diarrea dopo la tua solita cioccolata calda prima di andare a letto!
Ancora non capisco il perché tu abbia fatto di tutto per renderci impossibili e abbia preferito invece impegnarti nel creare infelicità, frustrazione e noia. Cosa ti aspettavi di ricevere in cambio verso la fine?
Ven
21
Lug
2017
Come funziona esatemente un aeroporto?
Ad agosto dovrò andare in Serbia partendo dall'aeroporto Malpensa, però non ho MAI visto un aeroporto nei miei 19 anni di vita, quindi non so né come funziona né come è fatto all'interno, ho prenotato il viaggio da internet. Quando arriverò là come dovrò muovermi? Mi hanno detto che quel posto è enorme. Una volta arrivata li, dove dovrei andare?, cosa dovrei fare? Come capire di tutti quei aerei da che parte devo andare per prendere quello per la Serbia. Poi ho sentito parlare di check-in, che cos'è?
Dom
02
Lug
2017
Il fresco dopo la pioggia
Dopo tanti giorni ha piovuto, finalmente.
L'aria si è rinfrescata, si sta bene. Mi affaccio alla finestra del tetto e mi godo il bellissimo cielo limpido con qualche chiazza di bianco, il sole filtrato dalle nuvole dona una delicata luce arancione al paesaggio tipico della campagna italiana. Mi accendo la sigaretta rollata, come da rituale. Ed è lì che il tizzone rimasto sepolto sotto una coltre di cenere arde di nuovo.
Qualcuno ricorda i bei momenti rivedendo vecchie foto, qualcun altro parlando di vecchie glorie con amici di sempre, o ascoltando una canzone. A me invece basta una sensazione per rivivere attimi che sembrava fossero finiti nello stanzino del cervello.
Ma quando più d'una sensazione si lega in una sinfonia di percezioni, si risveglia il ricordo, ritorna la malinconia. Questa volta, è la malinconia piacevole, che ti intristisce con il sorriso.
L'aria fresca, il profumo di prato dopo la pioggia, i colori dell'ambiente, l'intensità della luce, persino il venticello che scuote gli alberi...
Mi hanno riportato ad un viaggio in nord Europa di molti anni fa. Ero un adolescente.
Riesco a specchiarmi di nuovo negli occhi di quella ragazza, sento le risate di amici di viaggio, vedo i loro sorrisi, i loro zaini e le birre che ci caddero nel parcheggio del centro commerciale. Ammiro ancora una volta i tramonti visti insieme, le partite di calcio, sento l'odore di quella mensa appiccicaticcia e dei suoi vassoi color verde stagno. Avverto il pessimo gusto di quel succo d'arancia preconfezionato seguito dalle battute sarcastiche sul pessimo cibo. Sento sulla pelle la "morbidezza" delle poltrone dell'area comune ,riascolto dei discorsi meravigliosi e ripeto, di nuovo, fra me e me "Che belle persone, mi piace passare il tempo con loro!"
Le ore di lezione pomeridiane, la pausa, poi la campanella. Esco con gli altri sulle scale dell'atrio, ridiamo. Mi allontano per salutarla, il cuore scalpita impazzito. La bacio. Lì, con il fresco dopo la pioggia, con la luce che tinge d'arancio ciò che ci circonda, con l'odore del prato bagnato.
La sigaretta è finita, se continuo mi fumo anche il filtro. Me ne accenderei un'altra per restare nel cinema dei ricordi. Meglio di no. Per oggi credo possa bastare così, devo tornare alle mie carte.
Ps
Ultimamente non provo sentimenti negativi: quando prendo carta e penna, o in alternativa entro su questo sito, i miei sfoghi tendono al malinconico dei ricordi. Forse non è attinente con il sito, ma sono riflessioni che non riesco a tenermi, devo fissarle su carta/schermo e andarle a rileggere magari a distanza di giorni. Ne ho quasi necessità.
Ven
02
Set
2016
viaggi
Cavolo mi spiegate perchè non c'è nessuno al giorno d'oggi che fa sul serio ???? c
Mi spiego; ci sono diversi siti che promuovo il viaggio in gruppo e volevo aggregarmi con loro...per andare fuori europa...visto il viaggio lungo....volevo andare con qualcuno che conoscevo già da prima....ti contattano tramite mail per conoscersi e vedere se si può fare qualcosa assieme, poi ti incontri e vedi come carattere....ma il tutto non va più in là di una mail...ma che c'è???? al mondo avete così tanta paura di viaggiare....poi c'è certa gente che gli dai tutte le nozioni di come fare e dove andare e sparisce senza farsi sentire più.....
Gio
18
Ago
2016
Il mio viaggio di nozze รจ stato un incubo!
Sento il bisogno di sfogarmi, dopo tutto quello che ho passato. Sono tornata 2 giorni fa da New York, da quello che doveva essere il viaggio della vita e che invece si è trasformato in un vero e proprio incubo dal quale sia io che mio marito stiamo faticando non poco a riprenderci. È iniziato tutto con una strana sensazione, già da quando ero in partenza sul volo per NY. Non ero tranquilla, avevo una strana agitazione addosso e non era certo per la paura dell'aereo. Giunti a destinazione troviamo un caldo infernale, un caldo e un'afa mai sentiti prima, qualcosa che ti toglie il respiro. Non era certo il primo viaggio che facevamo insieme, di solito ci informiamo su tutto prima di partire, organizziamo tutto noi da soli, ma stavolta, tra i preparativi del matrimonio e le ultime incombenze a lavoro, non abbiamo avuto molto tempo per organizzare il viaggio e per informarci adeguatamente su tutto, ci siamo affidati ad un'agenzia e stop. Primo sbaglio. L'albergo è centralissimo, ma la camera ha come vista un muro altissimo ad appena 2 metri dalle finestre...evvabbè, ci diciamo, pazienza, tanto staremo tutto il giorno fuori e noi non siamo tipi particolarmente esigenti, essendo giovani e abituati agli ostelli. Girare a piedi per la città con quel caldo non era facile, in più, cosa che non ci aspettavamo, NY è la città più sporca e puzzolente che abbiamo mai visitato. Camminare voleva dire fare lo slalom tra le montagne di sacchi di rifiuti sui marciapiedi, anche nelle vie più "in", e sopportare puzza di pipì e monnezza lasciata macerare al sole per tutto il tempo. Anche qui abbiamo detto pazienza, NY è così, c'è chi la ama anche per questo. Scendere nella metro era come calare direttamente agli inferi: se in superficie la temperatura era rovente, sotto la metro era un qualcosa di inumano, oltre 45 gradi, difficoltà a respirare, sudore a fiumi. Ecco che proprio in metro abbiamo la prima sfiga: rubano il portafogli a mio marito! Uno shock. Passiamo una serata intera dentro una piccola stazione della polizia per sporgere denuncia. Entriamo alle 19:30 e usciamo alle 23. Specifico che non c'erano file e che non abbiamo nessun problema con l'inglese, eravamo gli unici dentro quel commissariato. Alla fine ci viene detto che per avere copia della denuncia dovevamo andare il giorno dopo da tutta un'altra parte. Che efficienza! Il giorno dopo raggiungiamo Police Plaza per ritirare questa benedetta copia, ci fanno ricompilare lo stesso modulo del giorno prima e poi ci lasciano nuovamente ad aspettare per circa 2 ore. Wow, come sono avanti! Già questa vicenda è bastata a rovinarci il viaggio, ma non ci siamo arresi e abbiamo cercato di superare la cosa concentrandoci sugli aspetti positivi: i musei, i negozi, i concerti (anche se dopo il furto del portafogli abbiamo dovuto tagliare molte cose). Sinceramente però non vedevo l'ora di rientrare in Italia dato che il viaggio non mi stava entusiasmando più di tanto. L'ultimo giorno (14 agosto) ci rechiamo al Terminal 1 dell'aeroporto JFK, il nostro aereo per il rientro doveva partire alle 23. Doveva. Erano circa le 21:30, e noi eravamo già al gate a fare gli ultimi acquisti nei negozietti di souvenir. Ricordo che stavamo ironizzando su quello che ci era accaduto, eravamo sereni e tranquilli. All'improvviso sentiamo delle urla. Ci voltiamo e vediamo una marea di gente correre disperatamente urlando. È un attimo. La mente corre a Parigi e a Bruxelles e non mi sembrava vero che stesse per succedere anche a noi. D'istinto gettiamo a terra i bagagli e ci mettiamo a correre, non sappiamo dove andare, io cerco di non perdere lui, io e lui dovevamo restare vicini, qualsiasi cosa accadesse. Non c'erano addetti alla sicurezza, non c'erano poliziotti, nessuno che ci dicesse cosa fare e dove andare, lì nell'aeroporto più importante del mondo. Sentiamo il suono incessante dell'allarme generale. Ci gettiamo a terra insieme a tanta altra gente e strisciamo sui gomiti infilandoci sotto i sedili della sala d'aspetto del gate 4, ero paralizzata dal terrore, non riuscivo nemmeno a piangere, ero incredula e terrorizzata. Pensavo che quei sedili non ci avrebbero salvati. Mio marito cercava addirittura di tranquilizzarmi, ma vedevo solo il terrore nei suoi occhi. C'era una bambina, 5 o 6 anni, stretta vicino a me che chiamava sua madre piangendo. Non sapevo cosa dirle. Istanti interminabili. Un addetto apre un'uscita di sicurezza e corriamo tutti verso quella direzione, mio marito è più lucido di me e mi riprende cercando un modo di raggiungere quella porta senza essere travolti dalla calca. Ci fanno uscire tutti all'esterno, ma nessuna notizia di quel che stava accadendo. Gira la voce di uno o più uomini armati all'interno del terminal, qualcuno ha sentito degli spari, altri parlavano di una bomba. Panico. C'erano mamme che nella confusione generale avevano perso i propri bambini e li chiamavano diperate tra la folla. Una scena straziante. Gente scalza che piangeva. In un attimo di apparente calma abbiamo preso i cellulari e abbiamo cercato notizie in rete: internet down, niente. Poco dopo iniziano a farci rientrare all'interno del terminal ma io avevo paura, mi chiedevo come potessero farci rientrare così presto. Non avevamo scelta, rientriamo e dopo nemmeno 2 minuti, nuovo allarme. Urla, nuova corsa disperata, ma stavolta non riusciamo a raggiungere l'uscita e restiamo a terra, stretti l'uno all'altra dietro una colonna. Sentiamo movimenti, qualcosa che si avvicina minacciosamente in lontananza, penso che sto per morire. Invece ci solleviamo e decidiamo di correre di nuovo verso l'uscita di sicurezza. Inizio a sentirmi male, con lo stomaco in subbuglio e tremo. Iniziamo a vedere la polizia, tanta. Stavolta restiamo fuori un po' più a lungo, ma anche lì nessuna notizia di quel che stava succedendo ed eravamo tutti ancora più impauriti. Successivamente ci portano a raccolta nel punto di ritiro dei bagagli e ci restiamo per un lasso di tempo che non riesco a quantificare. Chiedo ad un poliziotto se posso andare in bagno, me la stavo per fare sotto. Anche altra gente mi segue e chiedo a mio marito di entrare nel bagno delle donne con me, non volevo separarmi da lui e non ero l'unica. Poi ci fanno rientrare all'interno del terminal, nella zona dei check-in. Era quasi l'una di notte, ormai. Lì vediamo sui tabelloni che tutti i voli erano stati cancellati, nessun'altra comunicazione, nessuna voce dagli altoparlanti, nessuno disposto a darci informazioni. Tutti abbandonati a se stessi, una situazione surreale. Non avevamo neanche l'acqua da bere ed era impossibile cercare ristoro da qualche parte perché era tutto chiuso. Siamo rimasti così tutta la notte, accampati sul pavimento dell'aeroporto senza chiudere un occhio per la paura che potesse nuovamente scattare l'allarme. È solo all'alba che si diffonde la voce del falso allarme, non c'era stato nessun attentato terroristico. All'inizio non mi fidavo, ero ancora troppo terrorizzata. Iniziava anche a farsi sentire forte la stanchezza, eravamo tutti esausti e in tanti hanno iniziato ad innervosirsi, volevamo notizie sui nostri voli, notizie che non arrivavano. A gruppi ci siamo messi in fila per tornare al gate a riprendere i bagagli abbandonati a terra, scortati dal personale dell'aeroporto. Fortunatamente siamo riusciti a trovarli e a recuperarli. Da quel momento in poi siamo rimasti nel limbo dell'incertezza, abbiamo trascorso anche la notte tra il 15 e il 16 in aeroporto. Alla fine, dopo un'altra giornata bloccati in aeroporto, siamo ripartiti alle 4 del mattino del 17 agosto, stremati ed esasperati. Non abbiamo ancora riavuto tutti i nostri i bagagli. Dopo questa esperienza il ritorno a casa ha tutto un altro sapore. Credo che per un bel po' non andrò più all'estero.
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