Tag: sconforto
Dom
03
Nov
2019
Che senso ha cercare di costruire una relazione
Se tanto poi finirà comunque? A leggere sfoghi e commenti qui sul forum si direbbe che nessuna relazione dura, tutte finiscono prima o poi e spesso finiscono male: tradimento, corna, amanti, donne che non la smollano, uomini insensibili...L'idea generale è che la monogamia faccia schifo, che con i sentimenti dell'altra/o bisogna pulircisi il culo, che l'importante è svuotare le palle o farsi farcire come un tacchino il giorno del Ringraziamento, che tradire il proprio partner è cosa buona e giusta ecc...Ma di questo passo le relazioni umane e in particolare quelle sentimentali/sessuali a cosa si ridurranno? Esisteranno ancora le famiglie? Oppure si finirà come ne "Il mondo nuovo" di Aldous Huxley, con i bambini concepiti in laboratorio e cresciuti in collegio e uomini e donne che interagiscono solo per fare sesso? Faccio male a desiderare una relazione a lungo termine con una donna che mi ami e che io ami? A desiderare di, magari un giorno, avere dei figli? Oppure devo rassegnarmi al nulla più totale? Una volta ho provato ad andare con una prostituta ad Amsterdam: fiasco totale. Vedere quel corpo-oggetto con cui non potevo relazionarmi a livello mentale me lo ha fatto letteralmente ammosciare. Ho pensato "Mai più!". Ora però mi viene il dubbio che dovrei invece pensare a indurirmi il cuore e badare ai miei istinti più bassi. D'altronde, molta gente qui afferma che la ragione è il male, che la morale è il male, che tutto il nostro sistema di valori va cestinato (e perchè allora non torniamo a vivere sugli alberi, a ucciderci tra noi e a stuprare le donne? Tanto è quello il nostro istinto, un po' come ne "Il signore delle mosche" di William Golding). Ma solo a me sembra in atto un degrado morale e un disfacimento irreversibile della società occidentale? E qui non c'entra essere progressisti o conservatori, qua c'entra il fatto che mi sembra tornata in vigore la legge della giungla. Certe volte mi passa la voglia anche solo di approcciare delle ragazze, tanto a che serve? A placare un mio istinto primordiale? Il vuoto che sento dentro e intorno a me è molto più profondo e un amplesso non servirebbe a colmarlo.
Lun
28
Ott
2019
Tempi morti
Nei film non ci sono tempi morti (citaz. Radio Freccia, 1998)
Invece nella vita sì.
E appunto, i tempi morti mi preoccupano.
Sono una persona che vuole cambiare il posto dove vive.
E non posso andarmene senza una lira.
E allora il meccanismo l'ho avviato: divisione giudiziale dei beni immobili ereditati. Avvocato, spese, tempi morti.
Con la speranza di sopravvivere a tutto ciò, non soffrire troppo, non aspettare troppo, arrivare in fondo sano e salvo.
Il tempo è cosa preziosa.
Qui non ho una vita piena e sto invecchiando. C'è un sacco di tempo perso nella mia vita. Belli i miei 30 anni. Non bellissimi, però ero ancora in gioco. A 50 è più difficile.
Fatto sta che non riesco a immaginarmi una vita soddisfacente nel posto dove sono nato, né posso partire e aspettare altrove la risoluzione della questione giuridica.
Quindi tempi morti.
Dal paio di coglioni che mi sono fatto a ripetere le stesse cose e non farne altre, che qualcuno potrebbe chiamare depressione, ma non lo è perché ha motivazioni tangibili, per cui continuo a chiamarlo "sconforto" oppure "par di coglioni" ho sviluppato tutta una sindrome che chiameremo dell'annoiato (sindrome= più sintomi relazionati fra loro).
La sindrome dell'annoiato è invalidante, assomiglia alla depressione ed è stata descritta da alcuni pazienti come "voglia di non fa una sega", "sto tutto il giorno su internet", "ho la casa un po' sporca, ma sto aspettando il vicino che mi presti la pala e poi pulisco il pavimento".
Altri sintomi: pseudopace dei sensi con dismissione dell'esercizio della masturbazione in solitario, e una sospetta eiaculazione precoce non ancora verificata ma temuta (il mancato esercizio del coito peggiora le mie prestazioni, che di solito si regolarizzano e sono di tutto rispetto quando ho rapporti sessuali frequenti).
In positivo ci abbiamo un buon sonno, alzabandiera regolare, stress dimezzato da quando mi dedico al riposo. Una diagnosi più seria direbbe che soffro di disturbo da stress post traumatico, e ho fatto dei bei passi avanti nello smaltimento dell'accumulo del sonno perso, le incazzature eccetera.
E con un quadro così sconfortante come si fa?
E poi c'è il mio cuore deve amare e mi manca l'amore, quindi c'è pure frustrazione ai piani alti. Non di solo pane vive l'uomo.
Sopravviverò?
A questo punto dovrei ricordarmi della mia amica, la Maga. È una sciroccata che la conoscono tutti in paese, però ci ha il sito internet e allora la gente che non la conosce e trova il sito internet crede che sia una cosa seria. E lei quando la incontro mi dice di non preoccuparmi perché io sono un Essere di Luce, e allora non c'è problemi, prendo l'energia dal sole.
Nel frattempo la Maga è in Marocco, c'è un Tizio che la finanzia e poi ci ha una baby pensione e va in c*** a tutti.
Invece io non arrivo a fine mese e non ci ho voglia di fa una sega.
Ma secondo voi cosa può fare un poveromo?
L'unica è affrontare i tempi morti.
Siete conformi?
Dom
30
Set
2018
Aiuto!
Ho un po' di timore che il mio ragazzo possa tradirmi, vivo quasi tutti i giorni con questa preoccupazione addosso. A volte vorrei lasciarlo, interrompere tutto per questo motivo, il motivo è che non ho fiducia... e un rapporto senza fiducia non va molto lontano. Premetto che lui è molto bravo con me e mi fa star bene, ma ha una vita sociale molto movimentata rispetto alla mia e per non parlare che adesso dovrà spostarsi per frequentare un università distante da casa. Ho paura che possa perdere la testa per qualcuna o comunque conoscere qualche ragazza, magari meglio di me. La mia non fiducia credo che nasce dalla mia bassa autostima, dalla paura di non trovare nessuno come lui e dal fatto che sono stata sia "vittima" di tradimento e sia "spettatrice", spettatrice in quanto in casa i miei genitori hanno vissuto questi "problemi". Come posso fare? Come posso essere più tranquilla e lasciarmi andare? Lui se ne è accorto che non gli do fiducia, ma non lo faccio con cattiveria, purtroppo ho troppa paura di starci male, ho paura che possa ferirmi e per questo motivo preferirei scappare e mollarlo
Lun
03
Set
2018
CONFESSIONE
QUESTA LETTERA E’ RIVOLTA A TUTTI COLORO CHE INTENDANO BENEFICIARE DELLA MIA ESPERIENZA DI VITA, IN MODO TALE DA NON RIPETERE I MIEI STESSI ERRORI
Siccome non sarei capace di esprimere a parole ciò che sento, ho deciso di farlo in forma scritta. Mi chiamo ****** e al momento di scrivere ho 21 anni e 9 mesi circa. In questo scritto non voglio raccontarvi dettagliatamente la mia vita, bensì confessare il mio stato d’animo e cercare di capire insieme a voi come sia potuto arrivare ad un livello così pietoso ed umiliante. Dico confessare perché nessuno in realtà mi ha mai conosciuto, sono sempre stato un individuo estremamente riservato e restio a mostrare i propri sentimenti, sebbene non sia affatto sicuro di averne mai avuti. Questa mia incapacità di relazionarmi con il mondo, con i miei simili e di mostrare affetto alle persone care è forse il lato peggiore del mio carattere, nonché la principale causa della mia depressione attuale. Piano piano mi sono sempre più isolato da tutto e da tutti, fino a diventare completamente indifferente a ciò che mi circonda. Non cerco più la compagnia dei miei coetanei o dei miei familiari, convinto che ormai nessuno possa più darmi il calore umano di cui avrei bisogno, ma che in fondo so di non meritare. Ero convinto di poter convivere con la solitudine, di poter indurire il mio cuore a tal punto da non provare più dolore, rabbia e amarezza, ma mi sbagliavo. Gli esseri umani non sono fatti per vivere da soli come dei reclusi o degli eremiti e se adesso soffro a causa dell’isolamento è solo perché ho allontanato tutti quelli che mi erano vicini.
Sono nato da un matrimonio senza amore, probabilmente frutto più di convenienza che di altro, da due genitori ormai quarantenni che forse non si aspettavano neanche più di avere un figlio e che si sono guardati bene dal farne un secondo. Per tutta l’infanzia non ho avvertito queste mancanze, ma durante l’adolescenza qualcosa si è rotto e col tempo ho capito come stavano realmente le cose in casa mia. Non ho mai conosciuto i miei nonni, né quello paterno né quello materno, una cosa di cui mi rammarico molto, mentre le mie nonne non mi hanno accompagnato nemmeno fino all’adolescenza. Per quanto riguarda gli altri parenti, la maggior parte vivono in un’altra regione mentre uno zio vive all’estero. Li vedo e li sento pochissimo. Ci sarebbe anche mio cugino, ma sebbene da piccoli fossimo decisamente più affiatati adesso siamo quasi due estranei.
E’ vero, mi sento estremamente solo: ho pochissimi amici e ormai non so neanche se considerarli veramente tali. Non riesco più a fidarmi di nessuno. La maggior parte delle persone che ho conosciuto dall’infanzia all’età adulta passando per l’adolescenza sono state solo fugaci comparse: a volte mi sono illuso che fossimo veramente amici, ma quasi sempre sono stato smentito dai fatti. Alcuni mi si sono addirittura rivoltati contro, la maggior parte non mi ha mai considerato. Sono stato ignorato e messo in ombra così a lungo da un numero così elevato di individui diversi che a volte mi sono sentito un fantasma, il che si addice bene alla mia attuale vita. Il rapporto con i parenti è ormai inesistente, quello con i miei genitori irrimediabilmente compromesso e non trovo nessuno che abbia veramente voglia e tempo di ascoltarmi, tanto meno di capirmi.
Dicevo dei miei genitori: purtroppo non andiamo per niente d’accordo. Loro ormai mi considerano un fannullone, un buono a nulla, un freddo calcolatore, probabilmente una specie di aberrazione. Sono fermamente convinti che io li odi entrambi, soprattutto mia madre che non mi perdona di averle intimato in un momento d’ira ed esasperazione di andarsene di casa. Ora è lei che non vede l’ora di buttare me fuori di casa. In effetti ci sono stati dei momenti in cui ho provato un forte risentimento verso di loro, ma adesso non posso far altro che ammettere di sentirmi in colpa nei loro confronti e di averli delusi profondamente. Da piccolo, nonostante il caratteraccio, promettevo bene: ero considerato un bambino intelligente e dal carattere forte, che nella vita avrebbe sicuramente fatto strada. Ahimè come si sbagliavano. La mia rovinosa caduta è cominciata a metà del secondo anno all’università. Dopo un inverno dispendioso a causa dello studio mi sono sentito stranamente prosciugato, ho iniziato a studiare sempre di meno, ad auto-escludermi dalle (poche) compagnie che frequentavo, ad evitare conoscenti e “amici”, per poi cadere nel vortice della depressione: la mia vita mi appariva vuota, priva di scopo, inutilmente flaccida e noiosa nel suo monotono incedere, ogni giorno era uguale a quello precedente e a quello immediatamente successivo…mi sentivo inutile e privo di stimoli, uno stupido essere insignificante senza sogni da realizzare e senza niente di interessante da offrire, con una vita grigia e un futuro privo di senso. Allora mi sono guardato indietro e ciò che ho visto mi ha atterrito: analizzando la mia vita a ritroso ho capito di non aver mai veramente vissuto, ma di aver passato i miei primi 20 anni dietro ai libri ad ammazzarmi di studio per sopperire alla mancanza di una vita sociale, di affetti sinceri e persino delle cotte che un qualsiasi ragazzo dovrebbe provare. Tutt’oggi non mi sono mai innamorato di una ragazza, non ho mai provato quelle sensazioni che dovrebbero accelerarmi il battito cardiaco, costringere la mia fantasia a voli pindarici e spingermi a compiere gesti al di là dei limiti imposti dalla mia indole chiusa e rigida. L’unica ragazza per cui abbia mai provato dei sentimenti (ma io stesso non saprei dirvi che genere di sentimenti) non lo ha mai saputo, non ho mai avuto il coraggio di dichiararmi, nascondendomi dietro alle scuse più varie (non le interesso, non è il mio tipo, ormai è passato troppo tempo, siamo incompatibili come carattere, è superficiale…e altre barzellette tragicomiche per nascondere la mia mancanza di palle). Contemporaneamente a queste rivelazioni, mi sono trovato completamente solo: nessuno si era accorto del mio stato d’animo e nessuno ha preso sul serio le mie implicite richieste d’aiuto. Sono finito persino da uno psicoterapeuta per qualche mese, ma non è servito a un cazzo, per lo meno nel lungo termine. Sono riuscito a fatica a rialzarmi, ad andare avanti e a lasciarmi alle spalle tutta la tristezza che in poco tempo mi aveva ridotto ad un miserevole invertebrato, ma il prezzo da pagare è stato alto: sono cambiato, se possibile in peggio. Sono diventato più cinico e pessimista, mi sono incupito ulteriormente e ho perso completamente la fiducia nel prossimo, maturando l’egoistica idea di potermela e dovermela cavare da solo, facendo a meno degli altri. Questa filosofia nichilista e insieme materialista però non mi ha portato lontano, infatti, nonostante i miei voti non siano affatto bassi, riesco a dare pochissimi esami, non ho più la forza di volontà di mettermi a studiare con furore e competitività come facevo una volta, mi riprometto in continuazione di tornare lo studente brillante di un tempo ma all’atto pratico qualcosa mi blocca, mi sento svogliato e inerme, come se non avessi più obiettivi da raggiungere, un traguardo a cui mirare, o semplicemente l’ambizione di arrivare in alto. Non riesco a dare un senso alla mia vita, ho paura di ciò che mi aspetta: riuscirò a laurearmi di questo passo? Cosa succederà dopo l’università? Farò un lavoro che odierò, semplicemente per portare a casa i soldi che mi permettano di sopravvivere? Ma troverò un lavoro, o farò il parassita a spese dei miei genitori? E anche se riuscissi a sistemarmi, cosa mi aspetta? Che prospettive ho? Che senso ha la mia vita? Vivrò e morirò da solo, dimenticato da tutto e da tutti come se non fossi mai esistito? Soffocherò lentamente nel grigiore della mia ridicola esistenza? Avrò mai una famiglia? Dei figli? Una donna che mi ami per quello che sono? Ma chi sono io? Chi potrebbe mai amare un essere insignificante come me?
E così non posso che essere d’accordo con i miei genitori quando mi attaccano e mi umiliano denigrando la vita mollacciona e da mantenuto che sto conducendo, così come devo ammettere che in realtà a loro io voglio bene, anche se non gliel’ho mai detto, perché altrimenti non mi importerebbe del loro giudizio. Vorrei che ogni tanto spendessero parole di elogio nei miei confronti, che mi sostenessero di più e mi abbracciassero quando sbaglio, invece riversano su di me tutte le loro frustrazioni e le loro aspettative deluse. E non ho deluso solo loro, ma tutti coloro che credevano in me: amici come ******* e *******, che mi hanno sempre considerato una persona intelligente e colta anche se io non li ho mai aiutati come avrei dovuto e potuto; le mie maestre e professoresse di italiano di elementari, medie e superiori che mi hanno sempre stimato e apprezzato; le docenti di inglese e francese dell’università, con cui avevo un ottimo rapporto; mio zio, che mi ha sempre considerato come il nipote più giudizioso e intelligente e che si aspetta da me grandi cose; le uniche due amiche che io abbia mai avuto, ma a cui non detti mai l’importanza che meritavano per colpa della mia cecità e grettezza; e tutti coloro che ho fatto soffrire con il mio atteggiamento distaccato e a cui non ho dato l’importanza che meritavano. Chissà se ogni tanto pensano ancora a me, chissà se potranno mai perdonarmi.
In questo ultimo anno e mezzo ho cercato di sfogare la mia inquietudine dedicandomi a cinema, musica, mostre, a ciò che credevo potesse riempire la mia vuota routine, ho provato a rimettermi in carreggiata con tutta la buona volontà che possiedo ma è stato inutile, mi sento più solo che mai, sto perdendo la voglia di uscire di casa e di vedere altre persone, mi vergogno persino di espormi al giudizio altrui: che cosa potrebbe mai pensare di me chi mi vede per la prima volta, ora che sono l’ombra di me stesso, l’ombra di un uomo solo? E chi mi ha conosciuto in passato cosa penserebbe vedendo come sono appassito? Non mi va di parlare di me stesso, perché non ho niente da raccontare e ciò che potrei rivelare non mi piace per niente. Non vado fiero di ciò che sono diventato.
Saltuariamente ho anche pensato al suicidio, ma ho troppa paura di affrontare il dolore della morte e il nulla che mi attenderebbe dopo; anche se la mia vita non ha senso ho ancora la flebile speranza che qualcosa possa cambiare, che la scintilla che una volta animava i miei gelidi occhi possa tornare a bruciare, ma in fondo so che è solo un’illusione.
Se avete letto fino in fondo questa mia confessione spero che possiate imparare dai miei errori e non ripeterli: non crediate di potercela fare da soli, abbiate cura di chi vi ama, tenetevi stretti le persone che vi vogliono bene e non lasciate mai che la timidezza, la scontrosità, i pregiudizi, l’orgoglio o la paura vi impediscano di mostrare i vostri sentimenti, ma soprattutto non chiudetevi egoisticamente in voi stessi per schermarvi dalle intemperie della vita, o diventerete dei fantasmi come me.
Lun
20
Ago
2018
Vorrei un miracolo....
Poco fa, mentre lavavo i piatti, mentre il cervello cuoce nei pensieri, paragonavo la caduta della mia famiglia al ponte Morandi di Genova. Per carità, quello che sto per raccontare non è doloroso quanto quella tragedia ma nel mio silenzio,nei giorni che sto vivendo sento di essere crollata in un baratro dove non vedo il fondo,sotto un temporale,nel vuoto assoluto come quel ponte. Cinque anni fa mio marito è stato deliberatamente portato a perdere il lavoro, un piano ben studiato che lo ha portato prima in ospedale e poi fuori da quello che era il suo quotidiano, la sua sicurezza, il pane per me e mio figlio. Rialzarsi a 47 anni è difficile, crearsi un nuovo lavoro, attingere a quello che è il tuo piccolo gruzzolo in banca può essere difficile ma riuscire a farcela,può essere anche impossibile e portare al disastro. Quello che sto, stiamo vivendo io e la mia famiglia è il disastro. Il nuovo lavoro non decolla, giusto i soldi per mangiare ma i costi di un mutuo acceso quando non potevamo immaginare quello che sarebbe accaduto (l'ex datore ne era ampiamente al corrente ) , un figlio che ha bisogno del minimo che un 16enne ti chiede e gli ultimi euro sul conto che schiacciano il pulsante rosso. ..
Stamattina sono andata a fare la spesa con dieci euro, ho parcheggiato la macchina e sono scoppiata a piangere, cosa succederà? Potrò comprare almeno da mangiare per mio figlio? Ci prenderanno la casa? Maledico ogni giorno chi ci ha fatto questo,ha distrutto la mia famiglia e le lacrime che verso ogni giorno vorrei ti affogassero. Non sono stata con le mani in mano, anch'io ho creato un nuovo lavoro che non va assolutamente bene, anzi, sono sotto in banca anche con quello...
Cosa accadrà? Sono sull'orlo di un baratro e il mio piede è già dentro, ho paura. ..
Dom
16
Lug
2017
Laurea over 30
Mi sento schiacciato dal dubbio. Ho 27 anni e ho appena conseguito la laurea triennale in Psicologia. Ho intenzione di continuare e specializzarmi, è quello che voglio fare, arrivare alla fine ed immettermi nel mondo del lavoro, ma allo stesso tempo sono preoccupato per la mia condizione. Nel migliore dei casi avrò 29 anni al momento della laurea magistrale (e il migliore dei casi non si verifica mai), 30 all'iscrizione all'ordine. "Laureato dopo i 30." Questa cosa continua a rimbombarmi nella testa. Ho cercato informazioni in giro per il web (con gli ovvi discordanti e inconcludenti risultati) e tra le mie conoscenze. Sul web passano dal descriverti l'inferno che sarà il resto della tua vita a meno che non molli tutto ed inizi a lavorare ora, adesso, prima dei 30, qualunque cosa purché sia un lavoro, al dire quanto l'età non conti nulla, che anzi a 30 anni sei uno spruzzo di sole appena nato e che puoi prenderti pure fino ai 40 anni per laurearti ed oltre. Tra le mie conoscenze ho trovato invece pareri ed esperienze più rassicuranti ed omogenee: C'è chi a 34 anni non si è ancora abilitato alla professione per vari motivi, ma non condivide le mie ansie sull'importanza dell'età; C'è chi dopo 7 anni di duro lavoro comunque ben retribuito ha onorevolmente deciso di passare al part-time per iniziare un percorso di studi a 27 anni (siamo coetanei) lavorando, andando a lezione, e studiando (è incoraggiante quanto colpevolizzante); C'è chi un percorso di studi non l'ha mai intrapreso, e comunque o non è riuscito ad entrare seriamente nel mondo del lavoro anche in 10 anni, o non lavora affatto; C'è chi si è laureato in tempo e col massimo dei voti, ma non lavora, e chi è nella medesima situazione con il medesimo titolo di studi, ma lavora; E ci sono i fuori corso come me che per un motivo o per l'altro hanno perso 6 anni alla triennale (mi sono iscritto a 21), sentono il peso degli anni iniziare a farsi sentire, e smettono, o si intestardiscono sui loro sogni (il mio maledetto caso). Per prendere 2 piccioni con una fava avevo pensato di iniziare a lavorare durante gli studi, così da essere già dentro il mondo del lavoro a laurea magistrale conseguita, ringalluzzire un po' il mio ego, e guadagnarmi finalmente la tanto agognata indipendenza economica, se non fosse che la mia università ha costellato il corso magistrale di laboratori a frequenza obbligatoria che iniziano alle 9 del mattino e finiscono alle 19, limitando di parecchio le mie opzioni (più di fare il banconista al Mc Donald et similia non penso di poter fare, nonostante non mi dispiacerebbe l'esperienza, adoro fare cose nuove e vivere nuove esperienze e conoscere nuove persone, anche se per poco tempo). È anche un'opzione fortemente osteggiata dai miei finanziatori, i miei genitori, convinti che mi farebbe solo perdere tempo in più e non costituirebbe un vantaggio sul lungo termine, visto che chi assume psicologi non credo che guardi se sai vendere un panino, e mi hanno chiesto di continuare sulla strada del solo studio. Oltre a tutto questo vi sono naturalmente i sensi di colpa. So benissimo che la mia condizione è principalmente colpa mia, e che avrei potuto laurearmi praticamente in tempo se non mi fossi praticamente congelato per 2 anni e mezzo. Ebbi un crollo nervoso, che mi fece perdere pressoché tutti gli amici (ero diventato davvero intrattabile), che mi fece restare solo, che mi fece cadere in depressione, che mi fece perdere la mia fidanzata con la quale avevo una lunghissima storia, che mi fece perdere pure la voglia di vivere, congelandomi per 2 anni, al termine dei quali mi è morto il gatto al quale ero affezionatissimo (non sto scherzando, quel gatto era l'unica cosa vivente che mi era rimasta), durante una sessione d'esami. Adesso ho recuperato quasi tutto, ho la laurea, ho le mie tresche amorose, sono circondato di nuovi amici, ho pure dei nuovi hobby, e non ho intenzione di perdere un secondo di più. In una singola sessione ho dato quello che mi mancava, ho impugnato la laurea e adesso mi sto preparando per l'esame di ammissione... Dovrei essere contento, ma non faccio che ripetermi che si, forse ho toccato il fondo del barile psicologico, e la depressione è una brutta bestia che non auguro a nessuno (non sarai mai più quello di prima), forse perdere città natale (fuori sede), amici, fidanzata, restare assolutamente solo (non ricevere nemmeno un sms per mesi perché non esisti per nessuno è schiacciante), finire fuori corso, e perdere il gatto tutto in sequenza non è stata una rilassante successione di eventi, ma farmi abbattere è stata colps mia, IO ho rinunciato, IO non mi sono nemmeno accorto che stavano passando gli anni, IO, e avrei dovuto essere più forte, c'è chi lo è. Ma non mi posso fermare...e non voglio fermarmi, per nulla al mondo. Non ho paura di fare la gavetta fino a 45 anni, e di dover lavorare di più per farmi valere: quello che c'è da fare sarà fatto. Ho paura che comunque vada il mio destino lavorativo sia segnato ugualmente alla precarietà, indipendentemente da quanto lavorerò, e che ormai sia tardi. Ho paura di guardarmi allo specchio e vedere il colpevole. Ho paura di morire in povertà
Dom
16
Lug
2017
Laurea over 30
Mi sento schiacciato dal dubbio.
Ho 27 anni e ho appena conseguito la laurea triennale in Psicologia.
Ho intenzione di continuare e specializzarmi, è quello che voglio fare, arrivare alla fine ed immettermi nel mondo del lavoro, ma allo stesso tempo sono preoccupato per la mia condizione. Nel migliore dei casi avrò 29 anni al momento della laurea magistrale (e il migliore dei casi non si verifica mai), 30 all'iscrizione all'ordine.
"Laureato dopo i 30."
Questa cosa continua a rimbombarmi nella testa.
Ho cercato informazioni in giro per il web (con gli ovvi discordanti e inconcludenti risultati) e tra le mie conoscenze. Sul web passano dal descriverti l'inferno che sarà il resto della tua vita a meno che non molli tutto ed inizi a lavorare ora, adesso, prima dei 30, qualunque cosa purché sia un lavoro, al dire quanto l'età non conti nulla, che anzi a 30 anni sei uno spruzzo di sole appena nato e che puoi prenderti pure fino ai 40 anni per laurearti ed oltre. Tra le mie conoscenze ho trovato invece pareri ed esperienze più rassicuranti ed omogenee:
C'è chi a 34 anni non si è ancora abilitato alla professione per vari motivi, ma non condivide le mie ansie sull'importanza dell'età;
C'è chi dopo 7 anni di duro lavoro comunque ben retribuito ha onorevolmente deciso di passare al part-time per iniziare un percorso di studi a 27 anni (siamo coetanei) lavorando, andando a lezione, e studiando (è incoraggiante quanto colpevolizzante);
C'è chi un percorso di studi non l'ha mai intrapreso, e comunque o non è riuscito ad entrare seriamente nel mondo del lavoro anche in 10 anni, o non lavora affatto;
C'è chi si è laureato in tempo e col massimo dei voti, ma non lavora, e chi è nella medesima situazione con il medesimo titolo di studi, ma lavora;
E ci sono i fuori corso come me che per un motivo o per l'altro hanno perso 6 anni alla triennale (mi sono iscritto a 21), sentono il peso degli anni iniziare a farsi sentire, e smettono, o si intestardiscono sui loro sogni (il mio maledetto caso).
Per prendere 2 piccioni con una fava avevo pensato di iniziare a lavorare durante gli studi, così da essere già dentro il mondo del lavoro a laurea magistrale conseguita, ringalluzzire un po' il mio ego, e guadagnarmi finalmente la tanto agognata indipendenza economica, se non fosse che la mia università ha costellato il corso magistrale di laboratori a frequenza obbligatoria che iniziano alle 9 del mattino e finiscono alle 19, limitando di parecchio le mie opzioni (più di fare il banconista al Mc Donald et similia non penso di poter fare, nonostante non mi dispiacerebbe l'esperienza, adoro fare cose nuove e vivere nuove esperienze e conoscere nuove persone, anche se per poco tempo). È anche un'opzione fortemente osteggiata dai miei finanziatori, i miei genitori, convinti che mi farebbe solo perdere tempo in più e non costituirebbe un vantaggio sul lungo termine, visto che chi assume psicologi non credo che guardi se sai vendere un panino, e mi hanno chiesto di continuare sulla strada del solo studio.
Oltre a tutto questo vi sono naturalmente i sensi di colpa.
So benissimo che la mia condizione è principalmente colpa mia, e che avrei potuto laurearmi praticamente in tempo se non mi fossi praticamente congelato per 2 anni e mezzo.
Ebbi un crollo nervoso, che mi fece perdere pressoché tutti gli amici (ero diventato davvero intrattabile), che mi fece restare solo, che mi fece cadere in depressione, che mi fece perdere la mia fidanzata con la quale avevo una lunghissima storia, che mi fece perdere pure la voglia di vivere, congelandomi per 2 anni, al termine dei quali mi è morto il gatto al quale ero affezionatissimo (non sto scherzando, quel gatto era l'unica cosa vivente che mi era rimasta), durante una sessione d'esami.
Adesso ho recuperato quasi tutto, ho la laurea, ho le mie tresche amorose, sono circondato di nuovi amici, ho pure dei nuovi hobby, e non ho intenzione di perdere un secondo di più.
In una singola sessione ho dato quello che mi mancava, ho impugnato la laurea e adesso mi sto preparando per l'esame di ammissione...
Dovrei essere contento, ma non faccio che ripetermi che si, forse ho toccato il fondo del barile psicologico, e la depressione è una brutta bestia che non auguro a nessuno (non sarai mai più quello di prima), forse perdere città natale (fuori sede), amici, fidanzata, restare assolutamente solo (non ricevere nemmeno un sms per mesi perché non esisti per nessuno è schiacciante), finire fuori corso, e perdere il gatto tutto in sequenza non è stata una rilassante successione di eventi, ma farmi abbattere è stata colps mia, IO ho rinunciato, IO non mi sono nemmeno accorto che stavano passando gli anni, IO, e avrei dovuto essere più forte, c'è chi lo è.
Ma non mi posso fermare...e non voglio fermarmi, per nulla al mondo.
Non ho paura di fare la gavetta fino a 45 anni, e di dover lavorare di più per farmi valere: quello che c'è da fare sarà fatto.
Ho paura che comunque vada il mio destino lavorativo sia segnato ugualmente alla precarietà, indipendentemente da quanto lavorerò, e che ormai sia tardi.
Ho paura di guardarmi allo specchio e vedere il colpevole.
Ho paura di morire in povertà
Dom
17
Lug
2016
Amiche false e opportuniste
E' inutile, io da quando sono nata non ho mai e dico mai avuto un briciolo di fortuna e mai lo avrò nel farmi le amicizie, tutte le "amiche" o conoscenti che ho avuto o che ho anche adesso ma che non posso considerare veramente amiche al 100% visto che davanti fanno sempre tanto le amiche,tutte parole gentili, buone da persona gentile e disponibile in ogni momento, fanno tanto le persone oneste,sincere e dopo dietro sono l'altra faccia della medaglia!!Le odio da morire,le detesto,vorrei tanto non essergli più amica, vorrei tanto non doverci mai più parlarci perchè non mi fido per niente di loro e neanche loro non è che mi danno molte occasioni o opportunità per potermi fidare. Che sconforto,cha rabbia, che nervoso enorme che c'ho!!!Non è per niente giusto che ogni volta che faccio amicizia con una persona, tutte le volte che ho conociuto qualcuno e ne sono divenatata amica quella persona era sempre falsa,egoista, opportunista e che lei ha deciso di diventarmi amica perchè io le servivo per i suoi comodi, per i suoi favori personali. Sono stufa marcia,non è giusto, tutte le altre persone che vedo intorno a me sembrano mille volte più fortunate di me nel farsi le amicizie. Io evidentemente sono troppo cogliona,buona e gentile con la gente e dopo loro naturalmente se ne approfittano,scusatemi il termine, ma tutte le persone e le falsissime "amiche" che c'ho sono tutte quante false come Giuda,stronze,bastarde,figlie di puttana, egoiste da morire,pensano sempre e soltanto a se stesse. C'è una persona che conosco che mi rifiuto categoricamente di definire amica perchè non lo è per niente: ogni volta che parlo o mi capita di chiacchierare con lei durante la conversazione o anche dopo che l'ho salutata c'ho come il presentimento,una sensazione,un impressione forte che è molto falsa,io di me gli dico tutto,forse sono anche troppo aperta, ma lei di sè non dice assolutamente niente ad esempio. Mi sono accorta che ad esempio l'argomento ragazzi (abbiamo entrambe 22 anni) a mi dà tantissimo l'impressione che con me quell'argomento lo vuole evitare,non vuole assolutamente nominarlo perchè non si fida di me. Ad esempio mi sono accorta che con me parla soltanto di argomenti molto superficiali,banali come se fossimo due estranee mentre invece con un altra nostra "amica" a lei gli dice tutto,qualsiasi cosa, ogni volta che va a ballare nei locali,o si è baciata oppure si sta vedendo con uno a lei gli dice tutto,qualsiasi cosa tutti i dettagli,gli dice praticamente qualsiasi cosa. E a me adesso mi è venuto il dubbio che fa le preferenze nel gruppo (è come se lei pensasse di me male,non si fida per niente, e io a lei evidentemente gli servo soltanto quando deve andare a fare i suoi giri, le sue commissioni lì però fà tanto l'amica,lì però gli servo,gli sono utile perchè da sola non gli piace andare e così gli serve qualcuno per fargli da dama di passeggio,ma vaffanculo và!!) Ad esempio ieri era il mio compleanno,è stato uno dei giorni più brutti della mia vita in assoluto. Le uniche persone che mi hanno fatto gli auguri sono state mia madre (con cui non vado per niente d'accordo,la odio tantissimo per un sacco di motivi che adesso non sto a scrivere perchè sennò non finirei più)e una mia conoscente che mi sta iniziando a stare parecchio antipatica, perchè è troppo invadente,ficcanaso,impicciona e poi ha sempre quel sorriso da ebete 24 ore su 24,sorride in continuazione,continuamente e a me questa cosa mi dà un pò fastidio. Ogni volta che parlo con lei sembra che non è seria,non mi sta prendendo sul serio visto che sorride 24 ore su 24 ogni secondo della giornata. Forse fa così perchè è solare di carattere,ma io non lo so,mi dà parecchio fastidio sta cosa, mi sa tanto di persona ipocrita. Poi un ultima cosa; ieri era il mio compleanno e ci sono rimasta di merda perchè speravo che su Facebook quelle schifose persone che si definiscono mie amiche, che faccia tosta che hanno, le detesto un sacco mi avrebbero fatto gli auguri,almeno quello, Sì,due di loro mi hanno scritto auguri,degli auguri molto molto freddi,distaccati. Quella schifosa falsississima come non so che cosa quando era il compleanno di una di loro gli ha fatto un sacco,tantissimi auguri,baci e abbracci,un sacco di emoticon, di scritte,gli ha scritto un sacco di cose e ieri a me invece mi ha fatto gli auguri solo perchè una di loro se nè "wow,si è miracolosamente ricordata che esisto e che oggi compio gli anni" e per questo ha scritto "ah ma oggi se non sbaglio non è il compleanno della Rita?"e lei ha risposto "ah sì è vero,tanti auguri!e poi finita lì,e si è messa a parlare con quell'altra persona. E poi la cosa che mi fa incazzare tantissimo è che lei, fatta eccezione per ieri che mi ha fatto degli auguri parecchio distaccati,freddi,impersonali, lei non mi ha mai fatto gli aguri, ci conosciamo da quattro,cinque anni credo e lei non è che lei non me li faceva perchè se lo dimenticava,no no no!!Lei non me li faceva apposta gli auguri,volontariamente proprio,non è che non me li faceva perchè se lo dimenticava, è che proprio se ne sbatteva il cazzo,non gliene poteva fregar di meno e io cogliona come sono ci rimango malissimo, perchè con quell'altra ragazza fa tanto l'amica,la chiacchierona,quando arriva il giorno in cui compie gli anni gli scrive un sacco di cose,gli racconta un sacco di cose di sè personali che con me invece non lo fa,secondo me non si fida di me. Ma poi mi sa tanto di persona falsa e opportunista,mi dà quell'impressione,quel presentimento,quella sensazione e io di solito non sbaglio mai. Ma poi molto spesso quando parla con me capita spesso che sparla male di una ragazza nel gruppo,mi parla di lei e mi dice cose brutte su di lei, che lei,questa ragazza si comporta male con me,insomma mi racconta,mi parla un pò male di lei,una volta mi aveva detto che gli avrebbe detto qualcosa,non mi ricordo che cosa perchè aveva fatto una cosa sbagliata quella lì e gli avrebbe detto qualcosa e alla fine non ha fatto niente. Tutte le volte che con me sparlava male di lei il giorno dopo che uscivamo tutte insieme si comportava come se niente fosse, era tutta sorrisi,baci,abbracci,si comportava come se non ne avessimo mai parlato. Una volta mi aveva detto che se un giorno si sarebbe fidanzata la prima e unica persona alla quale l'avrebbe detto sarei stata io,non l'avrebbe detto a nessun altro e invece è successo tutto il contrario. Io non lo sapevo neanche che lei stava uscendo con questo ragazzo,ero venuta a sapere leggendo nella chat condivisa che è uscita con un sacco di ragazzi che ha conosciuto,e che si stava vedendo con uno in quei giorni,che la relazione stava andando avanti e io non lo sapevo neanche, perchè con me l'argomento ragazzi lei lo vuole evitare,non lo vuole nominare. Mentre invece con questa qui gli racconta qualsiasi cosa,tutto quanto. Non lo so,a me mi da tanto l'impressione che sia parecchio falsa,ma molto!Sono stufa marcia e stanca di questa situazione, sembra che c'ho scritto sulla fronte "cogliona" a caratteri cubitali e che per questo le persone stronze,bastarde e false vengono sempre tutte da me,mi è capitato un miliardo e mezzo di volte di conoscere questo genere di persone qui. In tutti questi 22 anni di vita, non ho mai conosciuto una persona che fosse sincera,onesta,gentile,che non fosse falsa,con cui avessi in comune un sacco di cose,di cui potessi fidarmi per davvero. Tanto è inutile,io sono parecchio sfigata per quanto riguarda le amicizie,nel farmi le amiche che si rivelano sempre un enorme delusione,alla fine è meglio soli che male accompagnati,parole sacrosante!!
Mer
27
Ago
2014
Sono diversa da loro e lo odio.
Odio il dover sempre giudicare, etichettare ogni singola cosa, disprezzare tutto quello che è diverso... E si, odio l'essere così diversa da tutti i miei famigliari e amici. Ho delle idee personali sulla decenza, sull'amore sulla religione...Sto pensando di convertirmi ma non mi sento libera di farlo. Qui posso anche dirlo, perché è una religione "scomoda",perché tutti si accontentano della televisione. Sto pensando di diventare musulmana, tutte le loro credenze sono sempre state radicate in me fin da quando ero piccola. Cara famiglia, non centra il mio fidanzato, non mi influenza come dite... Mi avete mai vista in leggins o minigonna? Mi avete mai vista bere alcol? Sembra che non vedano quello che sono sempre stata! Quanti si sono mai informati, andando oltre al semplice "Terroristi1!!11!" o al "Sottomettono le donne!11!11" ? Io non ne conosco nessuno... Mi sono sfogata, insultatemi quanto volete.
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