Tag: colpa

Gio

16

Ago

2018

Questo peso che porto da anni

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Altro

All'età di 15 anni conobbi un uomo sulla trentina molto affascinante, intelligente e rispettoso, tanto garbato ed eloquente da essere interessante ai miei occhi. A quell'età l'adolescenza ci fa fare cose al limite della pazzia ed io stupidamente ho iniziato a punzecchiarlo. Il mio intento all'inizio era quello di stuzzicarlo per capire le sue reazioni e provare il  brivido nell' essere desiderata ed adorata come una donna. Quindi questo futile giochetto l'ho continuato per mesi finchè non ho catturato la sua totale attenzione ed  è lì che è nato il problema.Mi sono innamorata di lui e l'unica cosa che potevo fare era allontanarlo, pensando che avrebbe smesso, ma in realtà lui ha continuato a corteggiarmi senza mezze misure finchè in me è scattato qualcosa. Quando lui provò ad arrivare dove voleva, non ho provato fierezza ed emozioni entusiasmanti , ma solo un grande vuoto che mi ha accompagnato per mesi, un  malessere che mi ha spinto ad infangare il suo nome in tutti i modi possibili, ritenendolo la causa della mia disperazione e dei miei dolori, ho raccontato parecchie bugie dicendo che era stato lui ad iniziare, ho fatto credere alle persone che lui fosse la sola pecora nera ed io l'agnellino indifeso .Adesso che sono cresciuta ed ho una maturità diversa, so che la colpa è stata anche mia,forse principalmente la mia, tutto infatti è nato da me e dalle mie provocazioni pesanti e quando per strada i miei amici lo insultano, la mia coscienza mi punge a tal punto da darmi fastidio i loro insulti,vorrei urlargli le mie colpe e dire che in fondo sono stata io.

Gio

02

Ago

2018

La mia condotta

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Lussuria

In una pausa di riflessione ho tradito. Non mi sentivo in colpa perché per me la storia era finita. Ma adesso sì 

Dom

17

Giu

2018

Dare la colpa

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Superbia

Non sopporto la gente che invece di prendersi le proprie responsabilità, da la colpa ad gli altri o usa frasi qualunquista o peggio ancora etichetta la gente. 

Mer

18

Ott

2017

Ferire chi si ama

Sfogo di Avatar di WarriorOfLightWarriorOfLight | Categoria: Altro

Sono stato per tre anni e mezzo con la mia ex, ed è stata una relazione profonda e sincera: mai un momento di gelosia, sostegno reciproco, voglia folle di stare insieme e tanta complicità. Poi lei mi lasciò dicendo di non amarmi più ed io, con tempo e fatica, lo accettai. La nostra storia si era arenata da un po' e compresi le sue motivazioni. In ogni caso non c'era rancore fra di noi, anzi c'era ancora molto affetto, la consapevolezza di essere stati importanti l'uno per l'altra e tanti bei ricordi.  

é passato più di un anno dalla rottura ed io sto per trasferimi all'estero per lavoro, così due settimane fa ho deciso di risentirla per salutarla prima di partire. Ci siamo rivisti, abbiamo passato un bella serata confidandoci in maniera molto aperta. Mi ha raccontato di come si trovi bloccata in un lavoro che odia e di quanto sia andata a finire male col tipo successivo a me. Stava male, triste e piena di sensi di colpa e vederla così ha fatto star male anche me. Nei giorni successivi abbiamo continuato a sentirci, mi ha detto che le aveva fatto bene rivedermi e abbiamo preso appuntamento per la settimana successiva. In quei giorni non riuscivo a non pensare a lei e al suo stato d'animo e mi sono reso conto di amarla ancora. Sapevo che non saremmo mai tornati insieme, anche se ci ho sperato per un attimo. Comunque, prima di partire, volevo fare qualcosa per farla stare meglio e preso dalle emozioni ho agito senza ragionare sulle conseguenze. Ho contattato lui, sperando di convincerlo a perdonarla. Che stupidaggine. Lui ovviamente mi ha ignorato, ed io mi sono reso conto di ciò che avevo fatto solo quand'era ormai tardi: se c'era una speranza che tornassero insieme ora è sfumata del tutto. 

Ho rivisto lei la settimana dopo, si era resa conto dai miei messaggi che mi era partito qualcosa nella testa. Così le ho confessato di amarla ancora, e che, pur sapendo che indietro non si torna, avrei voluto consolarla e farla stare meglio. Lei mi ha detto che lo apprezzava molto, ma che ovviamente non potevo essere io il suo punto di riferimento in questo momento difficile. Con lei non riesco a mentire o a nascondere le cose, quindi le ho detto anche di ciò che avevo fatto. Non l'ho mai vista così arrabbiata. Mi ha detto che non avevo alcun diritto di intromettermi nella sua vita (vero), che ho peggiorato le cose fra di loro (vero anche questo), e di sparire per sempre. é stato il momento peggiore della mia vita. Volevo sinceramente fare qualcosa per lenire la sua sofferenza e invece le ho solo procurato più dolore. Poteva finire tutto con un abbraccio, un ti voglio bene e un bel ricordo della nostra storia e questo poteva darle forza. Invece ho rovinato tutto: lei sta peggio di prima e per di più mi odia.

Dire che ho agito col cuore, senza riflettere, e che in fondo il mio gesto era a fin di bene non sono neanche giustificazioni sufficienti per la mia stupidità. So di aver ferito la persona che amo, so che non vorrà più vedermi, che qualunque traccia di affetto residuo ora è svanita e il bel ricordo che aveva di me è offuscato dal mio ultimo gesto. Questa è la sensazione peggiore che abbia mai provato, il senso di colpa mi sta tormentando e non posso far nulla per rimediare.

Ora voglio solo partire, lasciandomi tutto alle spalle e sperando che con il tempo entrambi dimenticheremo... 

Tags: amore, ex, colpa, ferita

Dom

16

Lug

2017

Laurea over 30

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Accidia

Mi sento schiacciato dal dubbio. Ho 27 anni e ho appena conseguito la laurea triennale in Psicologia. Ho intenzione di continuare e specializzarmi, è quello che voglio fare, arrivare alla fine ed immettermi nel mondo del lavoro, ma allo stesso tempo sono preoccupato per la mia condizione. Nel migliore dei casi avrò 29 anni al momento della laurea magistrale (e il migliore dei casi non si verifica mai), 30 all'iscrizione all'ordine. "Laureato dopo i 30." Questa cosa continua a rimbombarmi nella testa. Ho cercato informazioni in giro per il web (con gli ovvi discordanti e inconcludenti risultati) e tra le mie conoscenze. Sul web passano dal descriverti l'inferno che sarà il resto della tua vita a meno che non molli tutto ed inizi a lavorare ora, adesso, prima dei 30, qualunque cosa purché sia un lavoro, al dire quanto l'età non conti nulla, che anzi a 30 anni sei uno spruzzo di sole appena nato e che puoi prenderti pure fino ai 40 anni per laurearti ed oltre. Tra le mie conoscenze ho trovato invece pareri ed esperienze più rassicuranti ed omogenee: C'è chi a 34 anni non si è ancora abilitato alla professione per vari motivi, ma non condivide le mie ansie sull'importanza dell'età; C'è chi dopo 7 anni di duro lavoro comunque ben retribuito ha onorevolmente deciso di passare al part-time per iniziare un percorso di studi a 27 anni (siamo coetanei) lavorando, andando a lezione, e studiando (è incoraggiante quanto colpevolizzante); C'è chi un percorso di studi non l'ha mai intrapreso, e comunque o non è riuscito ad entrare seriamente nel mondo del lavoro anche in 10 anni, o non lavora affatto; C'è chi si è laureato in tempo e col massimo dei voti, ma non lavora, e chi è nella medesima situazione con il medesimo titolo di studi, ma lavora; E ci sono i fuori corso come me che per un motivo o per l'altro hanno perso 6 anni alla triennale (mi sono iscritto a 21), sentono il peso degli anni iniziare a farsi sentire, e smettono, o si intestardiscono sui loro sogni (il mio maledetto caso). Per prendere 2 piccioni con una fava avevo pensato di iniziare a lavorare durante gli studi, così da essere già dentro il mondo del lavoro a laurea magistrale conseguita, ringalluzzire un po' il mio ego, e guadagnarmi finalmente la tanto agognata indipendenza economica, se non fosse che la mia università ha costellato il corso magistrale di laboratori a frequenza obbligatoria che iniziano alle 9 del mattino e finiscono alle 19, limitando di parecchio le mie opzioni (più di fare il banconista al Mc Donald et similia non penso di poter fare, nonostante non mi dispiacerebbe l'esperienza, adoro fare cose nuove e vivere nuove esperienze e conoscere nuove persone, anche se per poco tempo). È anche un'opzione fortemente osteggiata dai miei finanziatori, i miei genitori, convinti che mi farebbe solo perdere tempo in più e non costituirebbe un vantaggio sul lungo termine, visto che chi assume psicologi non credo che guardi se sai vendere un panino, e mi hanno chiesto di continuare sulla strada del solo studio. Oltre a tutto questo vi sono naturalmente i sensi di colpa. So benissimo che la mia condizione è principalmente colpa mia, e che avrei potuto laurearmi praticamente in tempo se non mi fossi praticamente congelato per 2 anni e mezzo. Ebbi un crollo nervoso, che mi fece perdere pressoché tutti gli amici (ero diventato davvero intrattabile), che mi fece restare solo, che mi fece cadere in depressione, che mi fece perdere la mia fidanzata con la quale avevo una lunghissima storia, che mi fece perdere pure la voglia di vivere, congelandomi per 2 anni, al termine dei quali mi è morto il gatto al quale ero affezionatissimo (non sto scherzando, quel gatto era l'unica cosa vivente che mi era rimasta), durante una sessione d'esami. Adesso ho recuperato quasi tutto, ho la laurea, ho le mie tresche amorose, sono circondato di nuovi amici, ho pure dei nuovi hobby, e non ho intenzione di perdere un secondo di più. In una singola sessione ho dato quello che mi mancava, ho impugnato la laurea e adesso mi sto preparando per l'esame di ammissione... Dovrei essere contento, ma non faccio che ripetermi che si, forse ho toccato il fondo del barile psicologico, e la depressione è una brutta bestia che non auguro a nessuno (non sarai mai più quello di prima), forse perdere città natale (fuori sede), amici, fidanzata, restare assolutamente solo (non ricevere nemmeno un sms per mesi perché non esisti per nessuno è schiacciante), finire fuori corso, e perdere il gatto tutto in sequenza non è stata una rilassante successione di eventi, ma farmi abbattere è stata colps mia, IO ho rinunciato, IO non mi sono nemmeno accorto che stavano passando gli anni, IO, e avrei dovuto essere più forte, c'è chi lo è. Ma non mi posso fermare...e non voglio fermarmi, per nulla al mondo. Non ho paura di fare la gavetta fino a 45 anni, e di dover lavorare di più per farmi valere: quello che c'è da fare sarà fatto. Ho paura che comunque vada il mio destino lavorativo sia segnato ugualmente alla precarietà, indipendentemente da quanto lavorerò, e che ormai sia tardi. Ho paura di guardarmi allo specchio e vedere il colpevole. Ho paura di morire in povertà

Dom

16

Lug

2017

Laurea over 30

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Accidia

Mi sento schiacciato dal dubbio.

Ho 27 anni e ho appena conseguito la laurea triennale in Psicologia.

 Ho intenzione di continuare e specializzarmi, è quello che voglio fare, arrivare alla fine ed immettermi nel mondo del lavoro, ma allo stesso tempo sono preoccupato per la mia condizione. Nel migliore dei casi avrò 29 anni al momento della laurea magistrale (e il migliore dei casi non si verifica mai), 30 all'iscrizione all'ordine.

"Laureato dopo i 30."

Questa cosa continua a rimbombarmi nella testa.

Ho cercato informazioni in giro per il web (con gli ovvi discordanti e inconcludenti risultati) e tra le mie conoscenze. Sul web passano dal descriverti l'inferno che sarà il resto della tua vita a meno che non molli tutto ed inizi a lavorare ora, adesso, prima dei 30, qualunque cosa purché sia un lavoro, al dire quanto l'età non conti nulla, che anzi a 30 anni sei uno spruzzo di sole appena nato e che puoi prenderti pure fino ai 40 anni per laurearti ed oltre. Tra le mie conoscenze ho trovato invece pareri ed esperienze più rassicuranti ed omogenee:

C'è chi a 34 anni non si è ancora abilitato alla professione per vari motivi, ma non condivide le mie ansie sull'importanza dell'età;

C'è chi dopo 7 anni di duro lavoro comunque  ben retribuito ha onorevolmente deciso di passare al part-time per iniziare un percorso di studi a 27 anni (siamo coetanei) lavorando, andando a lezione, e studiando (è incoraggiante quanto colpevolizzante);

C'è chi un percorso di studi non l'ha mai intrapreso, e comunque o non è riuscito ad entrare seriamente nel mondo del lavoro anche in 10 anni, o non lavora affatto;

C'è chi si è laureato in tempo e col massimo dei voti, ma non lavora, e chi è nella medesima situazione con il medesimo titolo di studi, ma lavora;

E ci sono i fuori corso come me che per un motivo o per l'altro hanno perso 6 anni alla triennale (mi sono iscritto a 21), sentono il peso degli anni iniziare a farsi sentire, e smettono, o si intestardiscono sui loro sogni (il mio maledetto caso).

Per prendere 2 piccioni con una fava avevo pensato di iniziare a lavorare durante gli studi, così da essere già dentro il mondo del lavoro a laurea magistrale conseguita, ringalluzzire un po' il mio ego, e guadagnarmi finalmente la tanto agognata indipendenza economica, se non fosse che la mia università ha costellato il corso magistrale di laboratori a frequenza obbligatoria che iniziano alle 9 del mattino e finiscono alle 19, limitando di parecchio le mie opzioni (più di fare il banconista al Mc Donald et similia non penso di poter fare, nonostante non mi dispiacerebbe l'esperienza, adoro fare cose nuove e vivere nuove esperienze e conoscere nuove persone, anche se per poco tempo). È anche un'opzione fortemente osteggiata dai miei finanziatori, i miei genitori, convinti che mi farebbe solo perdere tempo in più e non costituirebbe un vantaggio sul lungo termine, visto che chi assume psicologi non credo che guardi se sai vendere un panino, e mi hanno chiesto di continuare sulla strada del solo studio.

 Oltre a tutto questo vi sono naturalmente i sensi di colpa. 

So benissimo che la mia condizione è principalmente colpa mia, e che avrei potuto laurearmi praticamente in tempo se non mi fossi praticamente congelato per 2 anni e mezzo.

Ebbi un crollo nervoso, che mi fece perdere pressoché tutti gli amici (ero diventato davvero intrattabile), che mi fece restare solo, che mi fece cadere in depressione, che mi fece perdere la mia fidanzata con la quale avevo una lunghissima storia, che mi fece perdere pure la voglia di vivere, congelandomi per 2 anni, al termine dei quali mi è morto il gatto al quale ero affezionatissimo (non sto scherzando, quel gatto era l'unica cosa vivente che mi era rimasta), durante una sessione d'esami.

Adesso ho recuperato quasi tutto, ho la laurea, ho le mie tresche amorose, sono circondato di nuovi amici, ho pure dei nuovi hobby, e non ho intenzione di perdere un secondo di più. 

In una singola sessione ho dato quello che mi mancava, ho impugnato la laurea e adesso mi sto preparando per l'esame di ammissione...

Dovrei essere contento, ma non faccio che ripetermi che si, forse ho toccato il fondo del barile psicologico, e la depressione è una brutta bestia che non auguro a nessuno (non sarai mai più quello di prima), forse perdere città natale (fuori sede), amici, fidanzata, restare assolutamente solo (non ricevere nemmeno un sms per mesi perché non esisti per nessuno è schiacciante), finire fuori corso, e perdere il gatto tutto in sequenza non è stata una rilassante successione di eventi, ma farmi abbattere è stata colps mia, IO ho rinunciato, IO non mi sono nemmeno accorto che stavano passando gli anni, IO, e avrei dovuto essere più forte, c'è chi lo è.

Ma non mi posso fermare...e non voglio fermarmi, per nulla al mondo.

Non ho paura di fare la gavetta fino a 45 anni, e di dover lavorare di più per farmi valere: quello che c'è da fare sarà fatto.

Ho paura che comunque vada il mio destino lavorativo sia segnato ugualmente alla precarietà, indipendentemente da quanto lavorerò, e che ormai sia tardi.

Ho paura di guardarmi allo specchio e vedere il colpevole.

Ho paura di morire in povertà 

Ven

21

Apr

2017

Io sposata, lui fidanzato

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Lussuria

Ho gia' scritto su questo forum una volta, disperata perche' non riuscivo a dimenticare il tradimento di mio marito, avvenuto appena agli inizi della nostra storia ma scoperto 4 anni dopo. Non sono mai riuscita a perdonarlo. Bene. Sono un'ipocrita del cavolo.

Ora siamo sposati da quasi 3 anni. Io non ho mai tradito, ne ho sempre fatto una questione di rispetto, e in genere ho problemi proprio a tollerare traditori di vario genere. Piuttosto che tradire, lascia la persona con cui stia e vai a divertirti. Ma io non lo sto facendo. Un mese fa circa ho rivisto questo ragazzo. Beh ormai uomo. L'avevo conosciuto 4 anni fa, a una conferenza, dove io ero con una collega e lui con la sua ragazza. Quest'anno, stessa conferenza, eravamo entrambi da soli.  Mi sono sciolta al primo sguardo ma pensavo di essere solo io. Abbiamo passato ogni sera insieme, anche con altre persone a inizio serata, a parlare daventi al fuoco. Parlavamo di tutto, anche dei rispettivi compagni, di lavoro, do cosa vorremmo nella vita. Sempre solo parlato, nemmeno un abbraccio per salutarci perche' la prima sera quando io lo avevo abbracciato prima di andare via lui si era irrigidito e credevo di avergli dato fastidio. Dopo quel contatto, non mi sono piu' avvicinata. Ma stavamo cosi' bene, ci cercavamo a vicenda. Io durante tutti i talk fantasticavo su di lui. Ma pensavo fossero solo fantasie, magari anche dovute al fato che mio marito non mi tocca piu'. Se e' tanto facciamo sesso 3 volte l'anno. E non mi e' nemmeno mai piaciuto con lui, non mi soddisfa, ma quando ho provato a parlarne c'e' rimasto male, mi ha fatto sentire in colpa e cosi' ho ripreso a fingere. Tanto succede comunque di rado. Insomma, a volte mi ritrovo a fantasticare, pensavo non fosse poi cosi' terribile. Anche se di solito le mie fantasie non erano mai su una persona fissa e reale. L'ultima sera alla conferenza ci ritroviamo da soli. Avevo bevuto troppo, perche' lo avevo visto parlare con un'altra durante tutta la sera, ero gelosa, e volevo smetterla di pensarci. Sbagliato tattica in pieno. Davanti al caminetto, gli ho sporto una mano solo per fargli sentire quanto fredda era, e lui dopo averla presa si e' messo ad accarezzarla. Il mio cuore e' impazzito. Ci siamo trasferiti in camera sua, dove in realta' non e' successo molto. Baci e carezze, ci abbiamo anche provato a continuare ma lui era nervoso perche' nessuno dei due era preparato a quella situazione (ovvero niente precauzioni). Ha detto che per lui era la prima volta. ho detto anche per me. Dopo i vari tentativi non proprio andati bene, decisiamo che e' meglio se torno in camera mia. Non so nemmeno perche', ero felice, camminavo sulle nuvole. Non mi sono sentita in colpa per mio marito. Mi giustificavo dicendo che lui mi aveva gia' tradito. Ma la verita' e' che io non lo amo piu' in quel modo da tanto tempo. Gia' quando l'ho sposato sapevo che non sarei stata felice, ma ho fatto quello che mi ero messa in testa da programma, quello che tutti si aspettavano. Ho detto di si. Stupida. Ipocrita e pure stronza. Non ho pensato a mio marito nemmeno per un secondo mentre ero con lui. Il giorno dopo sono stata con lui e altri suoi colleghi. Ci siamo comportati come se nulla fosse successo, anche se per me era strano. E nel pomeriggio ci siamo salutati. Lui vive in un altro continente! Non c'e' solo la distanza, ma anche il fuso orario. Non credevo lo avrei piu' sentito, ma nei giorni seguenti stavo impazzendo. L'ho aggiunto su facebook. Ha accettato subito e ha iniziato a scrivermi che stava per aggiungermi lui. Poi siamo passati a whatsapp. Ci siamo anche sentiti una volta su skype. Lui da dopo la conferenza non vive piu' con la sua ragazza, perche' lei ha un lavoro fisso e lui ha trovato un nuovo lavoro in un altro Stato. Ci scriviamo tutti i giorni, quando io mi sveglio lui va a dormire o quasi. Spesso ci scriviamo solo una serie di buongiorno o buonanotte. 

Solo una volta ho avuto del buonsenso, dopo la telefonata, e gli ho chiesto di lasciarmi stare per un po'. Mi sentivo in colpa. Provavo qualcosa che non pensavo avrei piu' provato. Lui mi ha chiesto se quello che provavo era qualcosa di positivo o negativo. tipo senso di colpa o amore. Gli ho detto quale sarebbe stata meglio, secondo lui, e ha risposto la prima. Al che ho ammesso che forse per quello non lo volevo dire. Lui ha chiesto se quindi da qualcosa di negativo poteva nascere qualcosa di positivo, e gli ho risposto che considerando il fatto che io avevo un marito e lui una ragazza, qualsiasi cosa fosse non poteva essere definito positivo. Mi ha dato ragione e ha detto che capiva, non voleva farmi soffrire e accettava la mia decisione di non cercarmi per un po'. Abbiamo retto un giorno senza sentirci. Da quella volta non ci ho piu' riprovato. Quando non lo sento mi veogno gli attacchi di ansia, guardo ossessivamente il cellulare, non mi concentro sul lavoro.

In tutto cio', mi sento una persona di m...a. Mi sono confidata solo con una persona, mia madre. Perche' aveva capito che non stavo bene. E io non riuscivo piu' a non parlare con nessuno. Giustamente, lei mi ha fatto notare che il lui di turno non deve essere un problema principale, che prima devo concentrarmi sulla storia con mio marito e capire cosa fare. Io gli voglio un bene dell'anima, ma lo vedo cone un fratello minore. Anche se e' piu' grande. Ma e' totalmente dipendente da me, e io sono stufa di averlo a carico. Pero' l'ho trascinato per mezzo mondo, per seguirmi col mio lavoro, e sono stata io a cambiarlo. E sono stata io a fargli pesare quel tradimento come un inferno... E ora, cosa mi meriterei io? Sono un mostro. E sono anche peggio perche' in realta' so che questa e' la cosa giusta da fare, lasciare mio marito, gli devo almeno questo, senza farlo sentire umiliato o ferito piu' del necessario. Ma non mi interessa. Non mi interessa nulla che non sia lui. Nella mia testa, una piccola vocina mi dice che nelle favole sarebbe possibile. Che anche lui e' preso da me come io lo sono da lui. Che se riesco a mollare mio marito poi lui lascera' la sua ragazza e potremo stare insieme. E non voglio senire ragioni quando mia madre mi dice che non accadra' mai, che lui non lascera' mai la ragazza, che se era in crisi lo avrebbe gia' fatto, e che io sono solo un cagnolino scodinzolante che pompa il suo ego.

Quindi, sfogo a parte, si accettano tutti i commenti piu' cattivi, onesti e spietati possibili, nella speranza che mi ritorni un po' di sale in zucca e riesca a concentrarmi sulla cosa giusta da fare, lasciando da parte dei sogni impossibili. Spero che sentire piu' di un'opinione, oltre a quella di mia madre, possa aiutarmi a ragionare.

Gio

23

Giu

2016

Io e il senso di colpa siamo una cosa sola

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Altro

Sono una ragazza benvoluta da tutti e do sempre il mio meglio nei rapporti con la gente, sebbene abbia una situazione familiare difficile, un passato oscuro alle spalle e un peso che non mi lascia mai...il signor SENSO DI COLPA.

Introduco dicendo che sono stata imbottita di sensi di colpa sin dall'età più tenera: dai piccoli ricatti da bambina fino al disagio adolescenziale di frequentare un liceo assolutamente inadatto a me, finendo per piangere sui libri perché odio tutto quello che ho studiato, durante i primi anni avevo persino sviluppato dei disturbi e una fortissima ansia...ma ogni tentativo di ribellione era vano. Dovevo pensare ai sacrifici di mio padre, piccolo imprenditore in crisi senza un soldo, che si accontenta di fare lo splendido con amici e clienti perché ha mandato la figlia nella scuola più prestigiosa della città. E vabbè. Non faccio e non dico niente, sennò passo per l'ingrata, ancora una volta.

Ora il senso di colpa passa a un livello successivo, acquisisce il vero senso della parola (o meglio, della locuzione): ho ferito una persona di importanza fondamentale, peccando di ingenuità. La mia reazione è sempre la stessa, fortissima; lacrime, rabbia e malesseri a non finire. Io mi sento una persona orribile...ma non voglio sentirmi così.

E in fondo, sono consapevole di non esserlo: come detto all'inizio, io sono quella che si fa in quattro per gli altri. Però, anche tra i miei amici (in tutto questo, ho anche un problema con il parlare agli altri dei miei sentimenti, quindi loro non sanno nulla della mia situazione) sento continuamente roba del tipo "basta, io non riesco a perdonare", "l'altro giorno Tizio mi ha cercato implorandomi di perdonarlo, ma io l'ho mandato a fanculo, le sue sono lacrime di coccodrillo!"...e io mi sento tremendamente in soggezione...e mi chiedo: perché la gente parte così prevenuta sul perdono?

Perché non capisce che oltre alle "lacrime da coccodrillo", i "finti pianti", esistono anche pentimenti sinceri? Io non dormo la notte...il giorno lo passo sperando nel suo perdono; darei la vita per averlo. Ma ho capito anche che con il senso di colpa non si va da nessuna parte: se vuoi veramente il perdono da parte di qualcuno devi prima liberarti di questo peso...il problema è che devo capire come devo fare perché ce l'ho da una vita.

Sono stanca. Sono tanto stanca. Vorrei tanto dimostrarti che a te ci tengo, però non so da dove cominciare se so solo fare la disperata e leggere articoli della serie "grazie al cazzo" sul come abbandonare il senso di colpa. Non leggerai mai, ma sappi che mi manchi, ti penso e credo in te. 

Dom

20

Dic

2015

Mea Culpa

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Superbia

Per una volta uno sfogo da pentita. Mamma m'ha fatta bella. Ma bella che non lo dico io, pur egocentrica, ma lo dicono gli altri. Lo dicono tutti. Ci credo? Sicuro, anche perché se lavoro di più da modella che da traduttrice, un motivo ci sarà. Non credo perché le mie traduzioni fanno schifo. Non avrei neanche un lavoro, in quel caso. Ma insomma, mea culpa mea culpa mea maxima culpa, sono bella. Tanto. Me lo dite "voi". Grazie. Sopporterò quest'onere.

Mar

08

Dic

2015

Ho buttato tutto all'aria

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Ira

E' una relazione a distanza. stiamo insieme da più di un anno, io gli dico una cagata che gli fa dubitare di me.

Evita di parlarmi da due giorni e io continuo a insistere, fino a quando, presa dalla frustrazione, dico a un amico che sono stanca di piangere e di non parlargli perchè mi manca da morire. Il mio amico, sebbene gli avessi ribadito duemila volte di non farlo, lo contatta e gli dice tutto, pur essendo a conoscenza del fatto che un episodio simile (io sto male per lui/un altro amico lo contatta incazzato) è successo quest'estate e siamo quasi finiti per lasciarci. Adesso è doppiamente incazzato con me, perchè anche se stavolta è avvenuto in maniera più lieve (l'amico in questione lo è di entrambi e gli ha parlato con toni più pacati), gli ho dimostrato di aver fatto il solito, stupido errore e di aver sputtanato lui e le dinamiche della nostra storia.

Ha detto che è finita, non mi vuole parlare, è completamente irraggiungibile. Tra meno di un mese avremmo dovuto vederci, ma ormai non vuole venire più.

Io lo amo da morire e odio me stessa, il senso di colpa di aver buttato una relazione imperfetta, ma fatta di tantissimo amore, per un motivo così stupido mi sta mangiando viva. Voglio recuperare...ma non ho idea di come cominciare. Non vuole farsi parlare in nessun modo.