Tag: abbandono
Ven
01
Nov
2019
Scappato dopo 5 anni
Dopo cinque anni di relazione in cui io mi sono presa cura di lui (uomo dalla personalità complessa perennemente sofferente e insoddisfatto), l ho supportato e aiutato sempre grazie al mio sempre presente complesso della crocerossina, mi ha lasciata. Anzi è scappato, dicendomi che aveva bisogno di partire, di allontanarsi da tutto e da tutti, di incontrare persone nuove e di viaggiare. Ora è in un altro paese e fa lavoretti dove capita vivendo in solitudine. Sto veramente male, lo amavo tantissimo e avevo fatto molti sacrifici per lui. In tutto ciò lui sa bene come tenermi legata a lui perché mi racconta di essere triste sentirti solo e in colpa per come è andato via e io sto qui a preoccuparmi e a pensare "poverino guarda cosa è dovuto arrivare a fare perché non riusciva ad essere felice". Sento di non aver fatto abbastanza che è colpa mia e questo senso di colpa non mi permette di andare a avanti e di stare meglio.
Dom
13
Ott
2019
Quale effetto
Che effetto vi farebbe vedere quello che vi ha abbandonato, che vi ha detto di lasciare la vostra casa, e non ha detto altro, che effetto vi farebbe vederlo con la nuova compagna con una pancia che sta per scoppiare, appena uscita da una seduta di trucco professionale mentre voi avete la faccia di una che non dorme da una settimana, con le rughe scavate perché è un anno che non avete più un posto dove stare, che non fate una vacanza al mare, che guardate le vite degli altri pensando che la vostra è stata ed è finita?
Che effetto vi farebbe pensare che un tempo quello era il vostro posto, che potevate dormire sonni tranquilli perché facevate parte di qualcosa, mentre oggi vi trovate a sognare pensando che non riuscirete a fare altro? E sarà già tanto?
Mer
14
Ago
2019
Un mare di solitudine
Salve a tutti! Scrivo in questo sito perché mi sento estremamente solo. Sono un ragazzo di quasi 20 anni, frequento l'ultimo anno del liceo e abito in una città di modeste dimensioni. Non vado molto d'accordo con i miei genitori, con loro non mi ci trovo a parlare, siamo su lunghezze d'onda molto diverse e probabilmente il fatto che siano separati incide molto. In effetti, non sento di avere una vera famiglia. Certamente ho altri parenti che mi vogliono bene ma con nessuno di loro c è quell'intesa, quel rapporto di vicinanza. Con nessuno di loro riesco a essere me stesso o a lasciarmi andare. Ovviamente ciò non toglie che io voglio bene a ciascuno di loro nonostante questo mio sentimento e i loro tanti difetti. Di amici non ho praticamente nessuno, o meglio conosco delle persone a cui voglio bene (e che ricambiano) ma che sento solo ogni tanto e con cui non ho un rapporto profondo. Poi ci sono i miei compagni di classe, le persone con cui mi trovo di più ma anche in questo caso con nessuno di loro sono riuscito a stringere una vera amicizia. Con alcune persone( in particolare con l'altro maschio della classe) mi trovo molto bene, mi piace parlare e stare insieme per passare del tempo ma tutto rimane nell'ambito della scuola, non riesco ad approfondire l'amicizia e rimane tutto nell'ambito della semplece conoscenza, del rapporto tra compagni. Eppure io ci ho provato cari lettori! Non so cosa fare. Con questo mio compagni di classe sembrava filare tutto liscio.... ero al settimo cielo ma poi lui si è allontanato da me, ho cominciato a sentire un sentimento di disinteresse da parte sua e questa è stata una ferita al cuore terribile, devastante. Essere rifiutati come amici è un dolore che colpisce la tua autostima e la tua coscienza nell profondo. Adesso che è estate non c è praticamente nessuno che mi contatta più. Il mio problema è che mi sento relegato a un mondo di relazione superficiali e fragili ma io invece voglio un amico vero, qualcuno che sia interessato a me, che mi ami, mi cerchi e mi faccia sentire sempre a casa, qualcuno con cui uscire nel tempo libero, con cui scambiarmi i segreti, con cui andare al cinema anche solo per vedere uno stupido film comico. MI sento solo perché a tutti gli effetti lo sono e non so come uscire... nell'attesa di questo amico tanto desiderato aggiungo l'attesa dei vostri commenti
P. S. possibilmente nessun suggerimento da esci e incontra qualcuno grazie
Lun
05
Ago
2019
Problemi...in classe
Salve a tutti! Vorrei raccontare un problema che mi sta distruggendo. Il ragazzo che amo (un mio compagno di classe) si è fidanzato con una mia compagna di classe e io non ce la faccio più a vederli insieme. Come faccio a sopportare tutti i giorni di vederlo baciarsi e abbracciarsi con quella che tra l'altro non mi sta molto simpatica !!?? È una tortura terribile e non so come uscire da questa situazione. Lui non sa che sono innamorato di lui né che sono gay ma abbiamo (o meglio avevamo) un bel rapporto d'amicizia. Infatti, proprio da quando si è fidanzato, io lo sento distante anche come amico e questo è proprio il peggio del peggio. Tutto sommato sembra proprio che io abbia bisogno di un viaggio a Lourdes, nel frattempo aspetto vostri consigli, pareri, risposte e altri suggerimenti di cure miracolose a questo schifo
Sab
20
Lug
2019
Famiglia di Minchierda.
Allora,la mia famiglia è una merda.Non si salva quasi nessuno.Iniziamo da mio padre.È uno stronzo egoista. La cosa più importante per lui è la sua pensioneche non ha mai condiviso con mia madre. Se si sente un pochino male corre subito in pronto soccorso, ha sempre trattato male la nonna di mia madre e la zia di mia madre. Una volta quest'ultima cadde a terra e obbligò mia sorella a non aiutarla e a lasciarla a terra.Non voleva che la nonna di mia madre entrasse in casa nostra perché secondo lui era una chiacchierona.È un uomo narcisista, ignorante e cattivo. Vigliacco se la prende sempre con i più deboli. Picchiava mio fratello quando era piccolino e una volta ha picchiato anche me quando avevo 12 anni.
Mia madre aveva un lavoro una volta.Faceva la ragioniera.Ma il capo l'ha dovuta mandare via ( non è mai stata assunta) perché si assentava troppo spesso a causa di mio padre che la metteva in ansia. Quindi lei adesso non ha una pensione. Non ha niente. Lei usa la pensione d'invalidità di mio fratello, circa 750 euro. È diventata una gattara è ha circa 40 gatti da sfamare. Solo in casa noi ne abbiamo 19.
Mio fratello frequenta ora un'associazione per disabili. Lui ha un leggero ritardo. Parla meglio di me e cammina benissimo, ma ha il 100 per cento di invalidità più l'accompagnamento. Sta tutto il giorno al cellulare a rispondere ai messaggi su FB o a parlare con i suoi amici. Si lamenta molto spesso con i miei perché vorrebbe avere una vita normale, lavorare o uscire da solo, ma non sa neanche allacciarsi le scarpe. Si trova brutto ed inferiore agli altri ragazzi della sua età.
Mia sorella mi trattava male quando ero piccola. Non l'ho mai dimenticato.Ho paura a dirle la verità in faccia. Che è una stronza egoista. Quando non aveva un figlio ha fatto il caz.zo del comodo suo. Si sarà scopata mezza città e non ci voleva tra i piedi.Anche se ogni tanto uscivamo insieme.Ora che ha un figlio, avuto da un ex tossico dipendente, vuole che io stia sempre con lei, visto che il marito lavora tutto il santo giorno tranne sabato e domenica grazie a Dio, non capisce che io vorrei stare tanto per i cavoli miei perché stare appresso a lei e a mio nipote che tra l'altro è autistico, è un'impresa della madonna.Starci tutta la giornata dalla mattina alla sera 5 giorni a settimana e veramente stressante. Poi lasciamo perdere i suoi suoceri..
Mia nonna da parte di mia madre è una persona assai particolare. Non abbiamo mai potuto chiamarla nonna perché non le piace e le da fastidio. È come se la mamma ti proibisse di chiamarla così perché le da fastidio. Cioè, che problema hai?Mia nonna a 14 anni ebbe mia madre da un ragazzo di 18 nell'anno 1954. Uno scandalo per l'epoca. Mia nonna non ha mai sentito figlia mia madre e mio nonno dovette andarsene via dalla città perché non era accettato in famiglia.Quando mia madre chiamava "mamma" sua madre,lei non si voltava mai. Mia madre ha sofferto un abbandono tremendo.Molto tempo dopo, nel 1982 mia nonna ebbe un'altra figlia da un altro uomo che non sopportava mia madre in quanto figlia non nata da un matrimonio. A questa figlia è stato dato tutto.Ha frequentato l'università, suona il pianoforte e adesso insegna musica a liceo, oltre ad insegnare privatamente a casa e a fare concerti in giro per l'Italia.A lei tutto e a mia madre niente.A lei è stato intestato tutto ciò che c'è,case,soldi.terreni. E a mia madre niente.Mia nonna ha una sorella, che sarebbe la zia di mia madre.Quest'ultima ha due nipoti che adora. Farebbe qualunque cosa per loro. Ha messo dei soldi da parte per loro da quando sono nate 18 anni e 13 anni fa. Loro due sono trattate come principesse, mentre noi come l'ultimo degli zerbini.Mia madre è più giovane di sua madre di soli 14 anni,ma sembra più vecchia di lei, pesa solo 47 chili e non riesce ad ingrassare. Ho paura che muoia. Non voglio perderla. Io chiamo solo lei "mamma".Non pronuncio più la parola "papà" da tantissimi anni. Non ho mai pronunciato "nonna" o "zia/o".
Io ho un problema con le persone. Ho difficoltà ad uscire di casa. Prendo antidepressivi da 3 anni. Non ho ancora la patente e non ce la faccio più a vivere così ho pensato più volte che vorrei morire. Mia madre rifiuta di essere aiutata. Le ho detto di parlare con qualcuno di come viene trattata da suo marito (perché viene trattata malissimo da lui) ma lei non vuole perché ha paura che se poi lo fa lui potrebbe arrabbiarsi e portarci via i gatti. Io non ce la faccio mi sembra di vivere in un incubo. Anch'io voglio bene ai miei gatti, lo so che sono troppi, ma li abbiamo salvati e nessuno li ha voluti quando abbiamo messo annunci, e nel gattile non ce li mandiamo neanche morte, abbandonarli non se ne parla neppure.Ecco qua, io mi sento una pezza da piedi e non so proprio che fare.
Gio
13
Giu
2019
Quando un amico se ne va....
Salve a tutti! Sono un ragazzo di 19 anni e scrivo in questo sito per raccontare una situazione molto spiacevole e dolorosa in relazione a una storia d'amicizia. È da circa un anno e mezzo che mi sono molto legato a un mio compagno di classe, siamo diventati amici, abbiamo cominciato a parlare di più, a scherzare, a stare più tempo inseme durante le lezioni, a chattare tutti i giorni e abbiamo anche cominciato a confidarci molte cose. Mi sentivo al settimo cielo quando ci siamo avvicinati... sono una persona piuttosto sola e speravo che la sua sincera compagnia mi avrebbe aiutato, ci credevo con tutto il mio cuore. In effetti, per questo ragazzo nutrivo (e nutro forse tutt'ora) una grande ammirazione, tanta fiducia e un profondissimo affetto... non riesco a descrivere il bene che gli voglio... pertanto il mio più grande desiderio era quello di diventare un suo buon amico, volevo che entrambi potessimo cominciare ad uscire, ad andare al cinema, a frequentarci al di fuori della scuola ... volevo approfondire quel legame che ci univa. Tuttavia, ben presto tutto è cambiato. Lui si è fidanzato con una mia compagna di classe e,per certi versi, ora mi sembra cambiato, quasi ho cambiato idea su di lui...ma soprattutto ci siamo allontanati...non scherziamo più, passiamo sempre meno tempo insieme, durante le lezioni lui sta sempre con quella p*****a, anche il sui atteggiamento è diverso ... è piu distaccato e meno affettuoso. A me manca da morire e tutto questo mi provoca un dolore al petto che non posso piu sopportare. Ho provato a parlargliene ma non lui non se ne rende proprio conto, non capisce. D'altra parte forse sono io che pretendo troppo e forse quel sentimento che io provo va al di là della semplice amicizia. In ogni caso la sua lontananza mi distrugge e quello che mi fa più male e che sto cominciando a disprezzarlo per alcuni suoi comportamenti. Non so come fare, vorrei tornare a prima che lui si fidanzasse, vorrei per una volta nella mia vita che stringesse dicendomi "da adesso ci sono io e non ti lascio ". Grazie per lo sfogo, vi prego datemi dei consigli
Mer
20
Mar
2019
Abbandono
Premetto che si tratta di uno sfogo in piena regola, un papiro in cui compiango me stesso e la mia situazione. Non cerco approvazione, compassione e magari nemmeno ascolto. Lo scopo per cui butteró giù un po’ di righe così amare è potermi liberare da un peso psicologico che, purtroppo, nessuno puó aiutarmi a lenire. Non avendo amici, essendo escluso dalla normale vita che un 17enne cone me dovrebbe avere, non posso scaricare tutta la tensione di un avvenimento della mia vita se non qui, almeno. Quindi io condivido con voi questa parte di me senza pretendere nulla, solo rispetto per un essere umano che soffre.
Mi è sempre stato difficile fare amicizia da piccolo. Era come se tutti mi odiassero in silenzio, per chissà quale ragione. Tutto mi fu più chiaro con il bullismo delle medie. Insomma, sono sempre stato il tipico ragazzo a cui tutti chiedevano favori ma che allo stesso tempo tutti evitavano, criticavano ed emarginavano.
Mi sembró incredibile che dopo 16 anni ai margini, dopo essermi aperto con un mio compagno di classe rigurado la mia depressione, finalmente avessi avuto un amico. Non gli nascondevo nulla di me, non potevo mentirgli del resto. Lo amavo autenticamente, lo ringraziavo ogni volta che potevo di essermi stato accanto quando nessuno sarebbe stato disposto, condividevo i suoi interessi, mi sentivo finalmente più vivo e felice. Sapevo di avere una spalla su cui piangere, un corpo da abbracciare, un amico, vero, finalmente. Lui lo era per me e io lo ero per lui.
Ma la narrazione è all’imperfetto, no? Purtroppo dopo 6 mesi mi disse per messaggio che si era stufato di me, che era mio amico solo perchè gli avevo fatto pena, e che era già da tempo che aveva intenzione di non essere più mio amico. Sembra un fatto banale, ma mi crolló il mondo addosso. Mi sentivo come un senzatetto a cui avevano appena dato un assegno di €100000 e subito dopo glielo avevano tolto dalle mani per sempre.
È inevitabile che nella mente di chi sta leggendo questo possa balenare l’idea che io sia stato un po’ troppo appiccicoso, pressante, invadente forse, ma mai, mai ingrato. Del resto era la mia prima e unica amicizia, o per lo meno pensavo che fosse autentica. Non avrei mai potuto compromettere di mia iniziativa l’unica cosa che mi aveva finalmente reso felice e l’unica persona al mondo a cui tenessi veramente. Tra amici c’è dialogo, confronto, e se da un lato io non avevo problemi a fare osservazionioni sul nostro rapporto, lui ha sempre finto che andasse tutto bene. Di conseguenza mi viene da pensare che fosse tutto un atteggiamento di facciata, mentre nel profondo per me non provava niente.
Dopo un anno, continuo a soffrire per questa cosa. La mia depressione si è aggravata spaventosamente, diventando una bestia indomabile, ma questa è una cosa che racconteró in seguito. Basti sapere che da allora la mia testa è sferzata da pensieri di nostalgia, rimorso e rimpianto, il mio petto mi da una costante sensazione di vuoto. Ogni volta che lo guardo in classe, il mio cuore fa un salto, ma lui mi ha negato la parola, e purtroppo anche io non riesco a controllare una nota di rabbia nelle mie parole verso di lui, quando rarissimamente gli parlo per necessità scolastiche.
Ho pensato infinite volte a come sarebbe potuto andare, a dove avrei potuto fare meglio, a dove io ho fatto un errore di cui non mi ero resoconto: la mia conclusione era una, ovvero che non c’era motivo di abbandonarmi in un modo simile. Non lo dico per presunzione, davvero, ci ho pensato per mesi e moltissime volte mi sono accusato e punito per aver fatto errori che, riflettendoci, non avevo mai commesso, ma che lui aveva impiantato nella mia me te, sfruttando la fiducia che nutrivo verso di lui.
Ho passato ore delle mie giornate a scorrere le vecchie chat, a pensare come e perchè, a piangere sul ricordo di quel breve ma bellissimo periodo di amicizia, ad immaginarmi un finale diverso. La mia testa ribolle ogni giorno per questi pensieri. Fa male alzarsi dal letto, fa male mangiare, fa male respirare.
Posso essere preso come il re dei vittimismi per questo racconto. Io conosco la mia verità, i sorrisi che sono diventati indifferenti, l’affetto che è diventato allontanamento, le belle parole che sono diventate una cacciata dal luogo di felicità che mi ero tanto faticosamente costruito, la sincerità diventata menzogna, un amico diventato, improvvisamente un estraneo. E chissà, se a volte, lui mi pensa quanto lo penso io.
Il dubbio della mia coscienza è sempre stato se perdonare, dimenticare o tentare di ricostruire insieme. Tutto è bloccato da un silenzio disarmante. L’unica volta che presi il coraggio per cercare un contatto fui malamente ricacciato, quindi non riuscii più a farci nulla da allora, se non pensarci in modo maniacale.
Non augurerei a nessuno di trovare un simile tesoro dopo una vita di solitudine, per poi scoprire che era solo una montatura. Non augurerei a nessuno una simile frustrazione. E se pensate che io mi stia solo lagnando di una persona che ha esercitato solo la propria libertà di scegliere le proprie amicizie, vi faccio appello per la fiducia, costruita in sei mesi, e poi demolita in un giorno. Non è una questione di perdite che non si possono recuperare, ma di ferite che non si possono risanare, e questo evento mi accompagnerà in questo modo per tutta la vita.
Lun
17
Dic
2018
Finalmente mi sento libera
Sono stata anni amica di una ragazza che si è tramutata in una stronza manipolatrice.
Dall'essere altruista, cordiale e amabile (2013/14) a diventare bugiarda, manipolatrice con manie di persecuzione e stronza (2015 a ottobre di quest'anno).
Aveva sempre la mania di spiarmi gli SMS, le chat, soprattutto di decidere come dovevo scrivere e a chi scrivere. Un esempio?
"A tua madre hai messo un'emoji cuore? Ma che, sei cogliona forse??" e subito dopo mi rubava il cellulare per cancellare ogni forma di affetto (nomignoli, faccine eccetera) nel testo e inviarlo quando era abbastanza sicura di farmi sembrare stronza come lei.
All'inizio non davo peso alle sue forme di gelosia (dal rimanere con il muso tutto il giorno e offendermi, oppure ignorando) perché, essendo lei più grande di me alle prime offese, mi sembrava anche palese farle capire che un comportamento così infantile non era accettato, sopratutto da lei (essendo più grande di me di 1/2 anni, ma mentalmente ero io più matura di lei). Ma dopo, cominciò ad essere più cattiva:
Offese pesanti incentrate in problematiche personali (es: "sei una bambinetta piagnucolosa di merda" sapendo che sono ancora molto emotiva e mi impegno molto a tenere una certa compostezza) eccetera, una volta ha persino cercato di picchiarmi perché non volevo andare a farle la spesa mentre lei se ne stava beata sul letto con il cellulare.
Ogni volta che cercavo di vivere la mia vita o di prendere decisioni, mi minacciava che si sarebbe suicidata, che si sarebbe tagliata le vene, che mi avrebbe abbandonata come amica (e io avevo solamente lei)
Mi ero resa conto solo alla fine che, in quegli anni di sola amicizia con lei, mi aveva rallentata moltissimo. Anche perché, per mia g rande "fortuna", l'avevo anche come compagna di classe...e cercava in tutti i modi pur di farmi prendere voti brutti perché così lei fosse avvantaggiata rispetto a me. Mi minacciava che, se avessi stud iato, lei avrebbe abbandonato la scuola (e in quel periodo non avevo abbastanza soldi per comprarmi i libri), dunque, ero anche costretta a subire tutto ciò...(come vedrete, mi esprimo in maniera elementare...o almeno, credo di star scrivendo in maniera troppo infantile. E ora ho 19 anni...)
Evitava che avessi contatti con altri nostri coetanei, cercava di mettermi contro la mia famiglia per suo piacere di vedermi sottomessa e giù di morale, cosicché lei potesse fare la finta "amica" e mi facesse crescere risentimento contro i miei genitori.
Lei doveva essere il mio punto di riferimento. Finché un giorno mi resi conto di essere sempre stata emarginata, da sola, ignorata...per quale motivo?
Lei. Lei aveva fatto allontanare le persone che avrebbero voluto parlare con me. E io, stupida ragazzina, avevo lasciato che accadesse. Le persone si limitavano solo al "ciao, come stai?" perché avevano tutte disgusto di lei. E io, in quel periodo, ero di "sua proprietà". Dunque nessuno voleva avvicinarsi a me (l'ho scoperto grazie a delle persone che ora che sono " libera" da lei, hanno riagganciato i contatti con me)
C'è stato un periodo in cui mi diede orari per andare a casa sua, e, se ritardavo o non andavo ai nostri "appuntamenti" si sarebbe messa a giocare con la mia emotività con frasi del tipo:
"Lo sapevo. Non ci tieni a me, sei solamente un'egoista. Che razza di amica ignora le uscite con la propria migliore amica? Mi deludi."
Nell'ultimo periodo mi sentivo ansiosa e giudicata ogni volta che uscivo con lei. Mi si formava un nodo in gola ogni volta che volevo fare un qualcosa, che poi sapevo che "la mia amica" non avrebbe mai approvato.
Smisi di vivere, insomma.
Smisi di parlare con le persone, cominciai ad essere spesso aggressiva verbalmente per paura di avvicinare qualcuno, perché avevo ansia e timore che lei minacciasse nuovamente di suicidarsi.
I suoi genitori non sapevano nulla, perché ogni volta che mi chiedevano qualcosa avevo sempre il fiato di lei nel mio collo, a rispondere per me e a zittirmi. Stessa cosa gli insegnanti.
"Guai se dici qualcosa."
È la frase che ripeteva quando gli adulti notavano il mio essere taciturna (e tutti mi conoscono come una ragazza chiacchierona).
Era un fottuto incubo. Mi sentivo in trappola ed ero diventata ansiosa persino a fare le cose di tutti i giorni perché avevo nella mente il pensiero di lei che si suicidava se facevo qualcosa che non fosse stato giusto nei SUOI standard.
Fino a che, finalmente, diedi ascolto ai miei genitori.
I miei genitori si accorsero subito che qualcosa non andava, e dunque, mi diedero la spinta per potermi ribellare.
Come ho scritto in precedenza, riuscì a mandarla a quel paese. Mi minacciò che se lei fosse rimasta da sola, lo sarei rimasta anche io perché ero bugiarda e manipolatrice.
Heh, esatto. La colpa cadde su di me.
Per circa quattro settimane non mi cercò perché, a differenza m ia, lei aveva molti conoscenti e amici online ed io ero sola come un cane (nel fra tempo avevo lasciato aperto solo la sua chat facebook, il resto l'avevo già bloccato e cancellato). Poi, sbucò lei.
"Noto che vivi bene senza di me. Mi manchi. Sono sola. Ti voglio bene"
Certo. In quattro anni ero l'unica a dirle che le volevo bene. Mi ero assolutamente stancata di starle dietro. E poi quella cretina postava felicemente nel suo profilo con i suoi amichetti.
Le rinfacciai tutte le offese e le manipolazioni che usò contro di me in quegli anni. E lei disse solamente:
"Non è vero, non l'ho mai fatto. Sai che ti voglio bene, mi manchi. Resta con me."
E dopo mi inviò un messaggio vocale dove cercava di prepararsi le lacrime finte e la voce singhiozzante pur di farmi pena.
Dopo quel messaggio, la bloccai.
È da un mese che non sono più sua amica, da poco un vecchio gruppo di amici che conoscevano entrambe si sono riavvicinati a me. Mi fanno compagnia, sono gentilissimi, e mi hanno detto che sono un'amore di persona...ma che ero, in pratica come un uccellino in gabbia.
Con loro posso essere me stessa, vestirmi come voglio, truccarmi e parlare liberamente. Ciò che la mia ex amica non mi lasciava fare.
Ora, posso capire che molte persone non possano credere alle mie parole, che vorrebbero ascoltare anche l'altra parte della storia...
Ma, vi do' parola che sono sincerissima al 100%. Vi consiglio anche di non subire MAI in questo modo...se vedete che la situazione peggiora, ditelo subito a qualcuno che vi possa aiutare!
Grazie di aver letto il mio sfogo :)
Dom
05
Ago
2018
La mia odissea, perdita di speranza verso l'umanità e me stesso.
Il mio sfogo comprende vari vizi capitali, quindi alla fine l'ho buttato in altro.
Sono invidioso per chi nella mia stessa situazione ha potuto di più, magari in termini economi o di dove è vissuto, permettendosi vie più semplici, di chi ha ricevuto affetto nella propria vita e riesce ancora a sentirsi compatibile con le persone.
Accidia, perché nel mio stato attuale e visto le uniche scelte che posso fare preferirei mille volte abbandonarmi a me stesso e non fare nulla.
Ira, per le istituzioni che non mi hanno mai calcolato, verso qualsiasi scherzo del destino che ha peggiorato la situazione con mio padre e tutte le persone (alunni, professori) colpevoli ormai della mia misantropia e desensibilizzazione verso il rapporto sociale.
Voleva essere uno sfogo pieno di risentimento verso questo mondo, e tutto il negativo che continua a rinconcorrermi, ma a un certo punto è diventato estenuante tanto da trasformarsi in una cronaca dei fatti. Ma mi sono sfogato.
La mia è una situazione abbastanza particolare, a seguito di atti di bullismo piuttosto pesanti ma non necessariamente gravi (la colpa è anche la mia, sono sempre stato una persona troppo sensibile e non inteso in senso positivo) passo i miei 3 anni delle medie a pelo con tante assenze, anni in cui ho probabilmente sviluppato anche la maggior parte dei miei meccanismi antisociali, nonostante sia rimasto per tutto il periodo sempre il "primo della classe". Già da allora non avevo nessuna ragione in particolare per studiare, ma il mio essere abbandonato a me stesso, l'essermi abituato ad essere quello che studia e la mia inesistente vita sociale mi ha fatto passare tutti i pomeriggi di quegli anni sui libri, così da eccellere anche senza essere particolarmente intelligente. Ironicamente ciò mi ha portato la maggior parte degli asti della classe, rendendo poi in futuro lo studio un trauma per me.
Iniziate le superiori, stavolta mi ritrovo a che fare col bullismo fisico e contemporaneamente, a seguito di una malattia fulminante, mio padre diventa infermo mentale. Siamo sempre stati tre in famiglia, quei pochi parenti esistevano soltanto dalla parte paterna e quindi ci siamo ritrovati completamente soli. I miei hanno iniziato a spostarsi per cliniche psichiatriche servite dal SSN, ritrovandomi da solo a casa. Da quel momento in poi ho vissuto completamente da recluso, abbandonando la scuola (senza mai aver ricevuto visite da assistenti sociali) fino ai miei 18 anni. Parliamo quindi di un periodo di circa 4 anni. La situazione in casa era brutta, ma ero solo, mia madre era già depressa di suo. Dai 14 e mezzo ai 17 anni - anche perché la nostra situazione economica era ed è ancora da mani nei capelli, sopravvivendo grazie a qualche soldo messo da parte negli anni - tutto ciò che ho avuto è stato questo portatile cui regge ormai a malapena Chrome e la connessione ad Internet. Non avendo quindi un computer con cui videogiocare ho passato i primi anni della reclusione semplicemente guardando quantità industriali di serie tv, poi anime (la mia passione più grande ma forse anche la mia rovina finale, per le aspettative che mi ha creato durante quella particolare fare dell'adolescenza verso la vita vera) e qualche film. Il tutto dormendo alle 10AM e svegliandomi a caso dalle 15-18PM. Non mi interessava avere contatti sociali, ne avevo pieno le scatole, e non riuscivo a trovare nemmeno luoghi in italiano in cui includermi online. Così il resto dei miei svaghi era visitare imageboard, reddit, qualsiasi sito in lingua inglese lurkandoli per ore intere senza mai partecipare alla discussione. Anche perché a furia di alimentare questo vizio, sono arrivato a capire quasi completamente l'inglese scritto di getto, ma non saper comporre due frasi più profonde.
Verso i 16 anni ho iniziato a sviluppare una profonda depressione, non ne potevo più, iniziavo a sentire le ansie del mondo esterno (sempre grazie ad Internet) ma allo stesso tempo ero paralizzato. Da lì un vuoto totale. Verso la fine dei 17 anni ho iniziato a dormire soltanto qualche ore a notte, disperato ho trafugato ansiolitici di mio padre e sia per colpa loro che grazie a loro appena sono scattati i 18 ho festeggiato fiondandomi nel CSM della mia città.
Un mese dopo sono riuscito ad avere il mio primo appuntamento con lo psichiatra, mio primo ricordo lui a telefono che si lamentava dei turni in più da fare al Centro a causa di un corso d'aggiornamento svoltosi di recente, tutto davanti a me quando già da solo mi sentivo di troppo. Il colloquio durò cinque minuti, solita coppia di antidepressivo+benzo e sei colloqui psicologici. Finì al Diurno, un gruppo di ragazzi tutti esuberanti e senza freni che gettavano ombra su di me. Tutto ciò che facevamo erano delle passeggiate per le vie del centro con due infermiere che stavano aspettando la promozione in modo da finire in qualche ospedale, ero invisibile, non mi facevo sentire, abituati a quelle persone così esasperate nell'esporsi io sembravo al confronto già guarito. Le "visite psicologiche" consistevano soltanto nel raccontare cosa sperimentassimo al diurno e non riuscì ad avere più contatti con lo psichiatra, costringendomi a smettere con l'antidepressivo visto la nausea che mi portava.
L'ansiolitico però stava agendo, non avevo più troppa ansia ad uscire di casa da solo, bastava non dovessi parlare con nessuno, e dopo qualche mese la mia fuga dal CSM e l'impossibilità a detta del medico di base di frequentare altri posti convenzionati (qualche altro Centro magari) se non della mia città, chiesi a mia madre il sacrificio e iniziai a vedere uno psichiatra privato.
Mi prescrisse un altro tipo di antidepressivo e un ansiolitico più potente, dovendo mettere una pezza e sostituire Xanax e Tavor che ormai nel casino generale prendevo assieme entrambi massima dose. Stavolta l'antidepressivo fece il suo effetto, incominciai a voler uscire di casa, prendevo il treno per visitare qualche città vicina che gradivo, sedermi in qualche parco ecc... ma allo stesso tempo mi castrò completamente a livello sessuale e iniziai a provare sempre meno emozioni. All'improvviso ho aperto gli occhi verso un sacco di cose, ma ciò mi ha portato ad invidiare tantissimo quelle poche persone che conoscevo o potevo conoscere. In 19 anni della mia vita non sono mai andato a fare una vacanza con i miei genitori, nemmeno al di fuori della provincia della mia città. Non ho avuto gli effetti di un parente, nonni, zie.. tuti inesistenti. L'auto non c'è mai stata, non avevo mai avuto la possibilità di partecipare a quei pochi eventi culturali della provincia visto che tutti i mezzi dopo le 21 sono fuori uso. Parchi divertimento, luoghi turistici, culturali, di scambio sociale.. nulla, ero vuoto, come appena nato. E per la prima volta ho iniziato a rosicare forte per ciò, chiunque conoscessi era stato almeno 3-4 volte all'estero, chi con la passione di Anime e Manga si faceva varie fiere italiane, appassionati d'arte ai circoli di Van Gogh, di musica ai concerti, un parco divertimenti... nulla di niente, e oltre alla brutta invidia ero anche povero di esperienze, nulla da raccontare, il mio io non esisteva più. Ora mi ritrovavo a desiderare quelle cose, ma ancora naturalmente impossibilitate a farle a causa della situazione economica, ed in più mi ritrovavo pure castrato. Non ché abbia mai avuto un particolare interesse nel fidanzarmi a breve, soprattutto conoscendo la mia situazione e sapendo di non poter offrire nulla ad un eventuale partner, oltre a non sapermi relazionare con un dottore figuriamoci con una fidanzata, ma quell'effetto in più metteva definitivamente fine ad un altro aspetto della mia vita. Inoltre il mio carattere è sottomissivo, volevo essere io la ragazza da proteggere, iniziai a provare invidia verso i bei vestiti che potevano indossare le ragazze e le attenzioni che ricevevano. Magari invece il giorno dopo volevo apparire elegante in giacca e cravatta. Un casino, su quest'argomento mi fermo qui.
A detta dello psichiatra mi serviva una psicoterapia, ovviamente al CSM ci ero già passato quindi via anche lì di privato. Online se ne trovano tantissime, tra cliniche, a metodi, che ti promettono di sbloccarti anche dalla più forte ansia sociale di questo pianeta, ma i soldi già è tanto che li stavo facendo uscire (sono consapevole di quel che ci è rimasto da parte e dell'entrate della pensione di mio padre) quindi sono finito in un piccolo centro privato della mia città a "basso prezzo" (meno di 150 euro al mese, 1 volta a settimana). In due mesi ho capito di aver fatto una cazzata, siamo partiti dal fatto che ero già a buon punto perché l'approccio che sembra essere più usato adesso è quello cognitivo-comportamentale, e riscontrando in me una capacità analitica di livello molto alto, praticamente era fatta. Il problema è che posso rifletterci anche mesi interi su "questo non è così perché ovviamente non fanno questo ragionamento ecc.." ma la mia paura, ansia, è proprio istintiva. Arrivati al punto mi blocco, divento un pezzo di ghiaccio, invisibile. Al ché quindi siamo partiti da cose come vai in questo negozietto e comprati qualcosa, magari scambiando due chiacchiere col cassiere, cosa che più o meno riesco anche a fare (se so di star andando lì a spender soldi). E lì la rivelazione, seguendo questo metodo di terapia e vista la mia situazione bisogna per forza partire così lenti, facciamo finta anche soltanto un anno, quanti soldi dovrei spendere? Di colpo mi sono pentito della scelta ed infatti ho intenzione di non presentarmi più dopo le ferie. Allo stesso tempo avevo smesso di contattare del tutto lo psichiatra, sempre per soldi, e così ho iniziato a dismettere da solo l'antidepressivo che mi stava facendo impazzire. Il calo di umore si è sentito contemporaneamente al ripristino parziale di alcune facoltà sessuali, e all'iperattività diminuita. Gli ansiolitici sono rimasti lì perché senza non dormo nemmeno 30 minuti e ho paura di poter fare qualcosa di grave con un periodo di insonnia così a lungo termine.
Da qualche anno il fenomeno degli "Hikikomori" ha avuto un medio momento di notorietà grazie a qualche organizzazione fondata di recente, ma appunto esso si isola volontariamente, io in realtà oscillo di nuovo anche su ciò ma ovviamente tutte queste strutture (sempre al Nord, poi) prevedono che siano i tuoi genitori dietro ad esserci, perché appunto devono essere loro a volerti fuori e non tu di tua spontanea volontà, quindi sono tagliato fuori.
Il resto, riabilitazioni NEET tramite associazioni (ho visto qualcosa anche per chi ha la terza media, che appunto puntava molto fortemente anche alla riabilitazione sociale) o scuole superiori sperimentali sempre su questo verso sono tutte situate Torino-Milano.
Nel mio paesino c'è giusto un serale, potevo scegliere fra industriale (elettronica-elettrotecnico) o moda, e non se ne parla molto bene.., anzi. Non ci sono nemmeno i fondi per il biennio ma nemmeno quelli per un piccolo corso in modo da passare al terzo anno direttamente, quindi in qualche modo, conoscendo anche qualche 50enne abbastanza messo male che parteciperà sicuro alla classe, finiremo magicamente tutti direttamente al triennio.
Io è come mi sentissi su una frequenza differente rispetto agli esseri umani ma sfortunatamente o fortunatamente sia perché mi presento abbastanza bene (coi farmaci sono diventato da sottopeso a normopeso), sia perché è come che agissi sempre in terza persona, tutto il mio malessere interiore non si nota. Quei pochi che ho conosciuto magari al CSM facendo il paragone con i loro figli mi hanno pure detto, se non ce la fai tu come potrebbero farcela loro. Eppure il mio è un malessere che corrode, d'incomprensione, come se interagisse un robot al posto mio durante una conversazione. Fingo, mento su tutto. L'aver avuto mio padre in quelle condizioni mi ha sempre represso, quando veramente sono arrivato a limiti estremi non ho mai tentato brutti gesti pensando a mia madre, e dico brutti qua quasi automaticamente perché è come che fosse la norma farlo ma in realtà non lo penso davvero, oppure richieste d'attenzioni forti quando ero adolescente come scappare di casa, dalla disperazione. Tutto ciò mi è rimasto, persino con la mia terapeuta sono bastate due sedute per poi entrare in un circolo vizioso facendogli capire che ci stavo provando e non penso alla mia vita ormai come finita o su come sia insostenibile tutto quel percorso.
Mi vedo vuoto, con quei piccoli desideri irrealizzabili, e altri tre anni da sopportare in un posto che già so mi toglierà tutte le speranze di questo mondo, preferirei mi dicessero vieni in una prigione dove si studia duramente dalla mattina alla sera e vivere come un robot. Invece dovrò reggere mentalmente e mi viene da ridere perché soltanto pensando a come vedo io attualmente l'esistenza, mi sembra tutto così senza senso. Perché le persone continuando ad andare avanti? Cosa le spinge? Chi magari lavora 15 ore giusto per sopravvivere e non ha una famiglia. Io dopo 10 anni sto impazzendo, lo sento. Per me sarebbe impossibile, ormai ogni minima interazione è uno stress mentale. Ora sono tutti partiti per le vacanze, ma anche uscire quelle poche volte con un piccolo gruppo di conoscenti per mangiarsi una pizza (avevo ristabilito qualche contatto delle elementari) per me era uno stress mentale incalcolabile, oltre a sentirmi fuori contesto in questa società dove sembro incontrare sempre qualcuno che più o meno ha iniziato a credere in qualcosa, e cerca di vivere la sua vita, io mi sento come un osservatore che non ha nemmeno più la voglia di partecipare.
Ah, al serale mi sono iscritto anche se la tentazione di chiudermi a riccio nei miei anime (tanto chi mi verrebbe a dire nulla) e "non vivere" fino a quando non sarò impazzito del tutto, visto le alternative, è sempre lì presente come una gazzella che fissa la sua preda.
Lo so, sono stato prolisso, è mia abitudine.
Mar
31
Lug
2018
Gelosia e invidia. Due bastarde che mi hanno sempre rovinato la vita.
Ciao, sono qui per sfogarmi...
Inizio col dire che, già da bambina, ero la classica pulce solare che amava giocare con gli altri bambini(chi non lo era?) . crescendo, però, le cose cambiarono...
Mi spiego meglio:
Sono nata prematura ed entrambi i miei genitori sono bassi di statura. Genetica vuole che, prendendo sopratutto la corporatura bassa e formosa di mia madre, crebbi bassottina ma proporzionata al mio corpo. (non pensate che io sia cicciona o altro. Ho dei fianchi molto larghi, ma sono in peso forma. È proprio la mia corporatura.)
Che c'entra questo, vi chiederete...
Crescendo, cominciai a capire cosa fosse la Gelosia e L'invidia.
Il mio corpo mutò prima delle altre mie compagne di scuola. Ovviam ente mi presero di mira per questo motivo.
Non voglio Stare a spiegare cose che potreste già immaginare (depressione, niente amici eccetera), dunque ve lo risparmio.
...
Non sono quel tipo di ragazza che si fa notare. anzi. Odio essere trattata in modo speciale dagli altri. Io cercavo solamente di starme ne per le mie, cercando di non intralciare nessuno. (Addirittura si lamentano che sono "troppo modesta". Ma se non mi vedo così brava e non me la tiro... non è una cosa positiva, invece?)
Ma la colpa non è la mia...La gelosia e invidia delle altre persone ha sempre rovinato i miei rapporti.
Ho 18 anni. E in tutti questi anni cercavo almeno un amico con cui parlare. Ma niente.
Ogni gruppetto che riuscivo a fare, andava a finire che mi prendevano in antipatia perché, per loro, ero " troppo immatura e troppo noiosa".
Sì, non fumo e non mi drogo. e dovrei essere immatura?
Oppure, tra di loro, si facevano la guerra per vedere a chi tenevo di più.
Bene, qui inizia la storia...
Ieri sera ho perso la mia unica migliore amica. Per via della sua gelosia.
mi sento male solo a pensarci...
È successo che, per vari motivi, la mia classe è stata chiusa per pochi iscritti (e per troppa immaturità). Ero in 3° superiore, e il preside, vedendo che ero l'unica ad aver voti sufficienti, mi aiutò a poter andare quest'anno direttamente in 5° superiore (ovviamente dopo aver fatto gli esami integrativi.)
La mia migliore amica ha abbandonato la scuola, ma io ho pensato bene di finire almeno la 5°, per poter avere almeno il documento.
Io e lei siamo amiche da ormai 7 anni. Alle medie l'avevo aiutata a superare il bullismo e altre problematiche. Ci volevamo tanto bene, ma verso la prima superiore (sono stata bocciata) cominciò ad avere piccoli atti di gelosia nel confronto delle mie "amiche" dell'epoca.
Cominciò a dire che, sicuro, l'avrei abbandonata. E che trattavo le altre ragazze come migliori amiche pur essendo lei come una sorella per me.
Ora dico: Non ho mai voluto fare a preferenza. Perché so' che è orribile sapere che le altre persone preferiscono altri a posto della tua compagnia. Ma vi assicuro che la maggior parte del mio tempo e delle mie attenzioni la davo alla mia migliore amica.
Qui penso che sia stata anche colpa mia. Perchè mi ritrovai a prestare attenzione solo a lei. Il mio mondo era incentrato su di lei.
Evitavo di uscire con altre persone perché, all'epoca, la mia migliore amica aveva poca autostima. E io cercavo di aiutarla. Non volevo che soffrisse come ho sofferto io, e dunque non volevo farle pensare che non mi importasse niente di lei...
All'inizio, come ho detto, ebbe attacchi di gelosia con le altre persone. (Cioè, è normale. Anche io sono stata gelosa varie volte) ma MAI come lei...
In pratica, usava la tattica della vittima per far passare me nel torto.
Tre/quattro anni fa, capii che la mia "adorata migliore amica" si comportava in maniera immatura. Ma non solo immatura; si comportava da grandissima ipocrita.
LEI doveva essere al centro dell'attenzione.
LEI aveva sempre ragione, anche se aveva torto marcio. E se non le davi ragione si metteva a fare il muso e ad augurarti le peggio cose, facendo capricci da bambina di sei anni.
Lei ha un comportamento ossessivo compulsivo di lavarsi (pur essendo una persona sporca... Mi dispiace da morire dirlo, veramente. Ma non mi lascia altra scelta...) e ha un 'odio estremo nei confronti delle sue zie (sì. Ciao. Sono la stessa ragazza dello sfogo della migliore amica credulona di magie eccetera...)
Ieri le ho fatto notare che il suo comportamento malato e ossessivo le stava rovinando i rapporti con la sua famiglia. Le chiesi del perché di questi atti, ma lei andò subito sulle difensive.
Qui comincia il bello, ve lo assicuro.
Io in questi giorni sto studiando per prendere la patente. E ieri sera cominciò ad augurarmi di venir bocciata a scuola guida.
(Wow, da notare la maturità di una ragazza maggiorenne.)
Io, cercando di mantenere la calma, cercavo di essere ragionevole. Le spiegati con calma che il suo comportamento stava diventando estremo. Malato. E che le avrei anche mostrato che tutte le sue credenze riguardanti i malocchi eccetera sono solo suggestioni.
Niente.
Cominciò ad essere più aggressiva. Usando la carta della vittima. "Tu non mi capisci", "Ti fai notare dagli altri", " Sei una bambina perfettina". Cazzate del genere. Da qui potevo leggere l'invidia quando ha cominciato ad offendermi.
Le dico che voglio solamente cercare di capire e di aiutarla. E lei che fa?
Mi blocca la chat. Come una brava bambina piccola. A posto di rispondere ad una semplice domanda.
Passano le ore, ma lei non mi sblocca. La chiamo per parlare.
Mi chiude il telefono in faccia.
Aspetto altre ore, chiamate su chiamate, messaggi su messaggi...fino a che non ce la faccio più e scoppio in lacrime durante la notte, con il cellulare ancora in mano.
Cosa c'entrerebbe la gelosia con questo?
Prima di bloccarmi mi rinfacciò che, lei, " poverina", aveva deciso di ritirarsi da scuola mentre io sono rimasta. Aveva deciso di non prendere patente, e io la sto prendendo.
Sentivo la sua gelosia e invidia. E io volevo cercare di creare una mia vita. Cominciando a pensare più ai miei desideri.
Volevo prendere patente per aiutare i miei e per essere indipendente.
Volevo finire la scuola per sentirmi soddisfatta.
Oh, quanto l'ha fatta incazzare questo.
Esatto.
Tutto questo tempo era mia amica (sicuramente) perché aveva solo bisogno di una persona che la riempiva di attenzioni. Se lei non faceva una cosa, non la dovevo fare nemmeno io.
È vero. Non ha un buon rapporto con la sua famiglia, mentre io ho un bel rapporto di fiducia con la mia. Ma non per questo deve essere stronza e cominciare a farmi venire i sensi di colpa perché LEI sta rovinando la sua vita. Mentre io sto per le mie.
Lei voleva che fossi, alla fine, solo uno zerbino. Le servivo solo per aver ragione. Per sentirsi """ amata""". La elogiavo, le dicevo che era fantastico e che ero felice per lei ad ogni suo traguardo.
Ma non è mai successo il contrario. Sminuiva sempre i miei traguardi. O rispondeva come se non fosse una cosa così importante.
Se vedeste come si comportava con me e come invece si comportava con gli altri, vi sareste accorti che elogiava più gli altri che me. E non usava mai la carta della vittima con nessuno dei suoi amici.
Io l'amavo come una sorella di sangue. E ora mi trovo da sola, senza amici, perchè sono stata così cieca a sacrificare una vita sociale solo per poter far felice una persona.
Ipocrita. Stronza. Ti sei approfittata della mia gentilezza.
Io mi fidavo ciecamente di te. E tu mi blocchi e mi cancelli dalla tua vita così?! Semplicemente senza pensarci?!
Ho problemi a fidarmi della gente, perché da quando ero piccola le persone mi usano per loro comodi. Ora non so che fare, perché sicuramente lei non tornerà a scusarsi. Ha l'ego troppo smisurato per farlo.
Ragazzi, voglio consigliarvi una cosa...
Non state solo con una persona. Cercate di farvi altri amici. Non voglio che altre persone soffrano come sto soffrendo io.
Ammetto di essere stata una cretina a dare tutto il mio amore, la mia "fedeltà" a lei. Ma era la mia prima e unica migliore amica con la A maiuscola.
...almeno, prima di questo...
Scuso di sembrare una stupida, ma sto malissimo...ho sempre voluto bene ad una persona alla quale non importava un emerito cazzo di me...mi sento usata, delusa...e ora non so come uscire da questo senso di abbandono...
Iscriviti!
