Tag: violenza

Gio

28

Giu

2018

Odio mia madre

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Ira

Odio mia madre per tutto quello che è stata, non estata, e, non e, rappresenta e non dovrebbe rappresentare,

Odio visceralmente la sua ipocrisia, il modo in cui abbindola chiunque abbia attorno e la conosce solo apparentemente con le sue moine, la sua retorica vuota da finta acculturata, la sua emotivita egoista e di bassa lega, il suo sorriso attraverso cui ho imparato a vedere una falsità disarmante di cui non capisco piu manco se si renda conto ormai. È bipolare, bigotta, chiusa, egoista, pigra, violenta verbalmente e fisicamente. Mi giudica costantemente per chi sono, per cosa faccio, per come mi vesto, per la "fettina di culo" che esce dagli shorts e per le foto che pubblico (siamo nel 21esimo secolo cristo e ne ho pieno diritto, non me ne vergogno e è mai me ne vergognerò nonostante mi dica peste e corna, a maggior ragione perché si tratta di bikini, shorts e cosplay, manco fosse lingerie, anche se non giudico in ogni caso neanche chi si mostra in intimo perché non credo lo percepisco come un crimine), per come attacca chiunque tra i miei amici o il mio ragazzo quando mi lascia libera di essere me, mentre li usa elogiandoli quando deve farmi sentire inferiore rispetto a loro, dicendomi che faccio cosí schifo che mi abbandoneranno e disprezseranno tutti perche """lei li conosce e sono persone serie""" (BALLE, SONO PERSONE DELLA MIA STESSA APERTURA MENTALE)...o quando cambia versione è dice che mi usano e basta o mi assecondano per pietà. Odio l'ansia, le insicurezze, le promesse infrante, l'odio che ha portato nella mia famiglia contribuendo a distruggerla, le liti in casa, la solitudine di una bambina che si trovava tra due persona urlanti, a cui arrivavano richieste di aiuto dasuo padte che il giorno prima era esasperato e quello dopo se la sbaciucchiabile sul divano dicendomi di volerle bene.

Non la sopporto. Non sopporto il modo in cui lei sia convinta di conoscere tutto e tutto, ogni fenomeno, ogni causa, ogni processo mentale di persone che lei non comprende, non conosce e mai conoscera. Il fatto che per lei non esista comprensione per gli altri, ma la esiga per lei. Che lei possa dire e fare cose orribili, ma se fai un decimo di ciò che lei ha fatto o non fatto o reagisci sei TU il mostro, e tutti saranno convinti del contrario dal suo pianterello di turno e dalla sua isteria.

 

Odio vederle leccare il culo al prossimo, sapendo che a casa ne dirà peste e corna. La sua saccenza, la sua stupidità, la sua tanto malcelata superficialità. La odio. La odio profondamente. Odio anche il modo in cui ha reso mio padre più frustrato, sessista e irritabile di quanto prima non fosse, facendomi allontanare anche da lui. Odio l'umanità che genera questa feccia. Odio questa feccia che si riproduce andando a generare altra umanità malata. Odio me per soffrire di ciò è avere iniziato a soffrire di ocd e ansia generalizzata, di aver rasentato l'anoressia e meditato più volte il suicidio.

Per amare un ragazzo meraviglioso ma di un'altra citta, che mi costringe a sottostare ai miei genitori pur di avere i soldi per rivederlo . Li odio così tanto. Vorrei svegliarmi dall'altra parte del mondo, morta o anche qui, ma senza di loro.

Lun

12

Mar

2018

Senza Titolo

Sfogo di Avatar di ricardenericardene | Categoria: Ira

Credo di essere arrivata ad un punto di rottura. Credo di non starcela facendo più. O muoio o scappo. La situazione in famiglia è delle peggiori, e forse dovrei dire "famiglia". Un padre non ce l'ho, ho una madre che urla che siamo una famiglia di merda, due sorelle, una che dice lo stesso, e non fanno altro che augurarsi di morire a vicenda. Va avanti da troppo tempo.

 Mi spiego meglio: mio padre se n'è andato di casa 5 anni fa. Ha tradito mia madre, e non solo, ma ci metteva le mani addosso.

Sono stufa. Mi convinco sempre di più che non saremmo mai dovuti esistere come famiglia, che non facciamo altro che farci male a vicenda, e non aspetto altro che andarmene da qui. Sono in terapia da un anno, ho un disturbo alimentare, mi tagliavo, mi drogavo, bevevo, insomma mi sono fatta male in tutti i modi. Una settimana fa ho tentato il suicidio. (Io non lo chiamerei così ma il terapista l'ha definito tale).

Voglio scappare, altrimenti non vedo altro futuro che una bara, per me.

Dom

04

Feb

2018

Credo che mi armerò

Sfogo di Avatar di Uomo94Uomo94 | Categoria: Ira

Sinceramente, mi sono stufato di essere messo un mezzo a tutte le storie che succedono in Italia, che se uno fa una cosa è colpa di tutti gli altri.Credo che mi armerò ed imparerò a sparare, perché non sono sicuro con i pazzi omicida, che girano in Italia ultimamente

Tags: violenza, armi

Mer

31

Gen

2018

Testa o cuore

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Altro

Salve... è la prima volta che scrivo su questo blog ma sentivo la necessità di sfogarmi con qualcuno che non avrà pregiudizi..

ho 20 anni, sono una studentessa universitaria fuori sede, e da 7 mesi a questa parte sono (ero) fidanzata... 

ci siamo conosciuti quasi per caso, tramite un amico in comune..io e lui entrambi studenti fuori sede provenienti da 2 paesini vicini, il destino!!! quando ci siamo conosciuti lui era fidanzato, ma credetemi appena l’ho visto ho pensato “sarà mio”.. Non sono la tipa, perciò ho sempre tenuto per me questo pensiero.. almeno finché non mi ha detto di averla lasciata per me, perché dalla prima volta che mi ha vista non ha smesso di pensarmi... così ci siamo messi insieme, e sentivo di toccare il cielo con un dito.. 

pero purtroppo niente è perfetto, e tantomeno noi...

Ad agosto (stavamo insieme da 1 mese) eravamo in spiaggia e litigammo per una sciocchezza, con fare scherzoso lo colpii con un racchettone, e lui risposte con uno schiaffo... fu la prima volta che un ragazzo mi picchiava.. e la mia reazione fu scoppiare in lacrime come una bambina... dopo un po’ lui venne da me e mi disse che si scusava, che gli era venuto di istinto senza pensarci e controllare le sue azioni.. così ci passai sopra.. Nel frattempo eravamo diventati inseparabili.. quasi non mi spiegavo come in così poco tempo potesse essere nato un qualcosa di così forse ed intenso...

a settembre siamo tornati entrambi all’universita, e dato che lui abitava solo abbiamo iniziato a trascorrere sempre più tempo insieme... fino al punto in cui era diventata una sorta di convivenza.. e tutto era perfetto, ormai era casa e lui famiglia... ma troppo bello per essere vero... 

e infatti non lo era, o almeno non del tutto... i nostri momenti di serenità venivano rovinati da liti insopportabili, spesso per cazzate (far cadere il caffè ad esempio).. che spesso si concludevano tutte allo stesso modo: lui arrabbiato, io peggio di lui, una parola in più ed ecco che il mio principe si è trasformato un mostro.. si, mi ha picchiata. Non so quante volte sia successo con precisione, ma so che non potevo crederci.. dopo ogni volta lui si è sempre pentito.. mi abbracciava e piangendo mi diceva “perdonami, l’ho fatto ancora... non capiterà più promesso”

così io innamorata persa come sono gli ho sempre dato un’altra possibilità.. però non passava troppo che ricapitava... e sono arrivata al punto di essere così arrabbiata, perché colui che amo spesso dimenticava di amare me, che ho iniziato a rispondere e spesso sono stata la prima ad attaccare..

tutto ciò fino a sabato 27 gennaio: ennesima lite, ennesime mazze, per le solite grida i vicini hanno chiamato i carabinieri (4 volta in 6 mesi che venivano durante una nostra lite) ma con la differenza che stavolta ho fatto la valigia e me ne sono andata.. inizialmente pensavo di aver fatto L cosa  migliore ... ma non è passato quanto è passato che mi mancava già da morire... nel frattempo mi sono sfogata con una mia amica che mi ha consigliato di denunciarlo e di raccontare tutto ai miei genitori... ma come avrei potuto se nonostante tutto per me era chiusa lì la questione.. così ha ben deciso di parlare lei con i miei, che ovviamente l’hanno presa male e mi hanno fatto partire il giorno seguente.. e ora sono passati 4 giorni e nonostante tutto io e lui continuiamo a sentirci e ad essere innamorati... lui mi ripete che starmi lontano gli sta servendo come lezione e che non lo farà più, che riuscirà a controllarsi perché mi ama e non vuole perdermi.. e io non so cosa fare... la mia testa mi dice di chiudere e di non vederlo mai più, il mio cuore non fa altro che riportarmi da lui .... spero leggerete tutto anche se mi sono dilungata un po’,.

Ven

29

Dic

2017

una ragazza abusata

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Altro

Per tempi lunghi da famigliari,fratello,padre...da quali patologie psicologiche sarà poi minacciata??? 

Qualcuno mi può illuminare? È importante, grazie.

Dom

17

Dic

2017

Padre

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Altro

Mio padre..  è un pezzo di merda. Un pezzo di merda vera.

Fin da bambina da lui ho ricevuto botte, insulti, punizioni. Io di lui ricordo solo quello. Tanto che quando prova a darmi un gesto di affetto, io lo spingo via. No, non ti ho perdonato la quello che mi hai fatto, pensavo.

Lui ama i cani, questo fa capire molto sulla sua personalità: un cane obbedisce e sta zitto, e per quante bastonate riceva tornerà sempre dal suo padrone. Io sono un tipo da gatti. Difatti i gatti scelgono se volerti bene, se gli chiedi di fare qualcosa ti chiedono perché, e se li tratti male se ne vanno e non ritornano mai più. Se quell'uomo mi chiede di fare una cosa, prima mi deve spiegare perché. Se vuole che lo aiuti, deve sapere che le cose che interessano a me vengono per prima. Se vuole rispetto, deve prima darlo a me. 

Tutto questo lo rende pazzo. Non sopporta di avere una figlia che gli tiene testa e che si oppone alla sua volontà.

E allora grida, insulta. Quand'ero più giovane picchiava pure. 

E poi si incazza quando lo allontano quando desidera un gesto di affetto. 

Prima che io ti voglia bene, cambia atteggiamento, papà. Sono stufa di subire le tue angherie.

Gio

26

Ott

2017

Ennesima lite, questa volta...

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Altro

...siamo venuti alle mani e ho rimediato uno schiaffo da mio marito. Ok avevo iniziato io a discutere e l’ho provocato, ma arrivare a questo, no.

credo che siamo arrivati al punto di non ritorno  

Tags: violenza

Sab

14

Ott

2017

Niente di nuovo, peggio forse

Sfogo di Avatar di ciabattarociabattaro | Categoria: Accidia

 


Ieri sera sono andato di nuovo con una prostituta, una diversa questa volta, e la preferisco di gran lunga alla scorsa. L'illusione di essere amato e desiderato carnalmente era molto forte, la ragazza sapeva quel che faceva, penso che ci tornerò.

Capita spesso che io e miei due coinquilini ci fermiamo in cerhio a parlare del perchè non abbiamo una ragazza, su come possiamo trovare una ragazza, e sul perche forse non dovremmo trovarci una ragazza e a stilare classifiche sulle tipe piu fighe del corso universitario e altre mille idiozie. Nel frattempo mangiamo schifezze e fumiamo sigarette ascoltando i migliori classici rock del secolo scorso.

Siamo talmente presi da questa cosa delle donne che non si parla quasi mai di studio, di guerra, di politica, e degli altri argomenti pop. Non ce ne frega nulla, o meglio ci frega, ma tanto che si può fare? 

Sembrq che sesso droga e rock n roll sia veramente la triade divina, per quanto nessuno di noi faccia uso di droghe (a parte il tabacco),  o sia un chissa quale grande donnaiuolo, peró il richiamo è forte e il discorso sempre acceso, talmente acceso che gran parte delle nostre energie se ne vanno in ipotesi varie e discorsi filosofici e sociologici molto piu grandi di noi.

In realtà siamo tutti e 3 digiuni di sesso abituale da troppo tempo, solo che loro riescono a frenarsi per non so quale stupido motivo, io non voglio rinunciare al sesso a 21 anni, anche se a pagamento.
Loro ancora sono in qualche modo speranzosi e convinti di trovare una fidanzata con cui si debba scendere troppo a compromessi, con cui stare bene e soprattutto fare del gran sesso. Infatti spesso cercano di fare conversazione con le ragazze del corso, io ho lasciato perdere, anche perche le ultime volte che una ragazza ha cercato di fare conversazione con me finisco sempre per trattarle di merda. E la cosa non migliora con quelle che gia conosco, piu le conosco e piu mi viene voglia di prenderle a cazzotti e cosi finisco per schivarle e trattarle peggio.
Mi sembra di odiare le donne ma di volerle scopare tutte, il fatto è che se le odi tutte non ti scopi nessuna, giustamente.
Sono anni che cerco di vedere le donne come persone alla mia pari mi ci sono sforzato alla grande ma piu ci provo e piu ottengo l'effetto contrario. Non ho curiosità verso le ragazze che ho intorno, non ho desiderio di conoscere i loro pensieri, le loro idee e i loro sentimenti, vorrei solo drogarle pesantemente e saltargli addosso in un delirio orgiastico totale.
Sono proprio stronzo, però sono del tutto consapevole che questa roba non esiste nel "mondo vero", perciò me ne sto buono buono, innocuo in casa. Che gran merda di situazione. Cosa devo fare? 

Comunque, rubadisco ch. Non sono assolutamente in condizione di avere una ragazza, anche se la cosa mi duole, ma sono soddisfatto al tempo stesso di non essere come quegli idioti fidanzati illusi di amarsi e ignari del fatto che si stanno scopando un cesso con le ruote e io una superdonna spagnola.  Scusate 

Gio

07

Set

2017

Sentore d'autunno

Sfogo di Avatar di ColeridgeColeridge | Categoria: Ira

Sabato 2 settembre - Noci fresche. Le ho trovate stamattina al supermercato a un prezzo accettabile considerando che, di solito, queste primizie se le fanno pagare uno sproposito. Ancora umide di mallo. Sfiziosissime, ne mangerei il triplo se non fosse per la seccatura dello spellamento a unghia dei gherigli. Me le sgranocchio nervosamente a tavola, a pranzo concluso. Laura non le ha neanche assaggiate ed è andata su a riposare. Per lei sono ricominciati i collegi docenti e in questi giorni, tra l'altro, non sta bene, quindi era piuttosto provata. Figlio, appena arrivato, è ripartito stamattina per un altro corso di perfezionamento, quindi a tavola sono da solo a sgranocchiare noci, sorseggiarmi un gutturnio dopo tante settimane (d'estate quasi solo birra, poco vino e mai rosso) in attesa di svuotare lavastoviglie sbarazzare tavola riempire lavastoviglie prepararmi un caffè dotarmi di felpa e fumarmi una pipa in terrazzino tempo permettendo. Più autunno di così.


Ci provo ad essere sereno, ma sono un po' avvilito e un po' incazzato. A dire il vero non sono incazzato solo un poco, ero forse un po' incazzato con Laura negli scorsi giorni, ma ora sono molto, ma molto incazzato con me stesso. E sono avvilito. Piuttosto avvilito. Avevo provato appunto a tirarmi su cucinando una pasta e fagioli e allestendo la tavola con il vino e le noci. Laura, come dicevo, appena rientrata ha mangiato svogliatamente un po' di pasta, non ha voluto vino, s'è presa un po' di prosciutto dal frigo ed è andata a letto. Ma, come dicevo, Laura non sta molto bene in questi giorni, mentre io, se non l'avessi detto, sono avvilito e incazzato. Con me stesso.

 

Settimana di vacanza

Era una settimana di vacanza questa. L'avevo preventivata proprio in vista del fatto che Laura avrebbe preso servizio a inizio mese. Avevamo stabilito di non fare grandi cose. Un po' di faccende di casa, un po' di tempo per noi e solo un paio di giorni al mare visto che le nostre vacanze ce le siamo fatte e sono costate pure un botto. Una settimana cominciata sotto i migliori auspici. Ci pensavo giusto qualche pomeriggio fa, nella sala d'attesa del pronto soccorso, mentre Laura era dentro a farsi visitare per un codice verde. Lo scorso fine settimana era ancora estate, estate piena. A questo pensavo. E noi, da soli a casa, avevamo ripreso a fare l'amore anche un po' rumorosamente. La sera, fuori per l'aperitivo, lei sfoggiava abbronzatura, sorriso radiante e umore delizioso. Agitava le spalle con la musica (lo fa di rado, la mia pianista classica), arrivando a sussurrarmi di aver quasi voglia di ballare assieme tra i tavoli.


Lunedì mattina partenza per le Cinque Terre. Albergo carino in centro paese, ci attrezziamo per farci il primo tratto di camminata del celebre sentiero che unisce i cinque borghi sul mare, su e giù per i costoni di roccia. Non proprio una passeggiatina amena, sotto il sole a picco. All'arrivo, nel primo pomeriggio, ci concediamo un meritato bagno a mare, un pezzo di focaccia col pesto e ce ne torniamo in treno all'albergo. Ci facciamo la doccia e restiamo a poltrire in accappatoio sul copriletto. Lei manifesta anche un proposito vagamente birichino ma è un po' in conflitto con la preparazione per la serata che è già in fase avanzata con capelli lavati e crema viso. Dopo qualche tentativo comico (i capelli!! fa gli occhiacci e ride) decidiamo di rimandare alla sera e ce ne andiamo in giro a bighellonare tra negozietti, anticipi di aperitivi, selfie sul molo, progetti per l'autunno, progetti per il futuro di Figlio, pettegolezzi su amici e passanti. E passa il tempo, passa talmente che tutti i ristoranti interessanti sono stracolmi di turisti. Si sa che i migliori sono in posizione sfigata, ma non vorremmo rinunciare alla vista mare, così troviamo un buon compromesso con un ristorante vicino al molo: sembra molto turistico ma il profumo non è male e si è appena liberato un tavolino all'esterno in posizione interessantissima. E' nostro. Servizio non speditissimo ma abbastanza compatibile con la quantità di gente. E poi non abbiamo fretta. Optiamo per il mezzo litro di bianco della casa. Di solito va più che bene. Non questa volta, E' un intruglio slavato dal gusto indefinibile. Chiediamo il cambio e prendiamo una bottiglia. Verso generosamente ad entrambi, lei protesta debolmente, ma poi lo beve tutto a stomaco vuoto. Non sempre le fa un buon effetto, dipende da come gira la conversazione. E la conversazione, per motivi insondabili, non stava prendendo una buona piega.

 

Cenetta

Non male gli spaghetti allo scoglio. Porzione per due. Molte cozze, che qui chiamano muscoli. Laura però non le mangia più da quando, alcuni anni fa, ne ha beccata una marcia che le ha provocato una tremenda indigestione. Quindi siccome tocca a me sbrigare la pratica mi do da fare, visto che sono anche piuttosto affamato. Lei mi guarda con un'espressione quasi schifata e sibila un commento che mi lascia basito. Mangi come fai sesso. Un po' le chiedo spiegazioni con gli occhi, un po' cerco di riportare la conversazione su tematiche più compatibili con un ristorante affollato. 


Suona il cellulare. E' il mio. Mia madre. Cazzo, non la sento da giorni e l'ultima volta l'ho pure liquidata sbrigativamente senza poi richiamarla. Avevo provato a chiamarla io nel pomeriggio. Non ha risposto e mi richiama, come al solito, al momento meno indicato. Devo rispondere. Le dico subito che sono a cena con Laura e che poi ci saremmo sentiti con calma. E tuttavia mi sento un po' in colpa a riattaccare così dopo l'ultima volta. Come va? Le chiedo con un tono sbrigativo, sottintendendo che non si andasse troppo oltre i convenevoli. Inutile. Attacca con un diluvio di lamentazioni a getto continuo che non riesco ad arginare in alcun modo. Se provo a interromperla non mi sente nemmeno e non posso alzare la voce. Imploro con gli occhi la comprensione di Laura che è pochissimo indulgente quando si tratta di mia madre. Non si parlano da anni. E' visibilmente contrariata. Comincia ad agitarsi. Parla a mezza voce con me, ma senza rivolgersi a me. Alza leggermente il tono. Minaccia di andarsene se non riattacco subito. Se ne va. Io finalmente riesco a trovare un varco nel profluvio di parole prive di un contesto intellegibile e, finalmente, riesco a chiudere la telefonata. Non mi muovo. Tanto le chiavi della stanza ce le ho io. Non per molto. Dopo qualche minuto Laura torna indietro, doppiamente incazzata per essere stata costretta a farlo. Reclama le chiavi senza neanche sedersi. Gliele do con ostentata nonchalance e resto seduto al mio posto. Dopo un po' arriva una sua telefonata. Riattacco. Faccio lo stesso anche ai successivi tentativi. 


La ragazza che ci aveva servito arriva cinguettante per proporre il menu dei dolci e dei liquori e capisce subito l'antifona. La signora torna? Non credo. Va via un po' delusa. Le stavamo simpatici. Di solito siamo particolarmente cordiali, soprattutto quando, a servire ai tavoli, troviamo ragazzi che si pagano gli studi. Quando siamo in buona naturalmente, e non era più aria. Pian piano il numero dei clienti si assottiglia. Pago il conto ma resto al tavolo a finire la bottiglia di bianco. Faccio segno alla ragazza che può sbarazzare. Alla fine resto l'unico ciente sul tavolino di plastica che sta fuori dal plateatico sul ciglio della strada. 


Il locale chiude e la ragazza mi saluta cercando di celare un filo di sconcerto. Laura prova a chiamarmi ancora e poi mi manda un messaggio dicendosi preoccupata. Le rispondo subito dicendo che sono lì esattamente dove mi ha lasciato. Mi augura la buona notte. E' un braccio di ferro sterile che mi vede perdente. Sono fuori dal B&B e non ho le chiavi del portone, quindi mi deve aprire lei e il telefono si sta scaricando. Le comunico assertivo che sto tornando, quindi di aprirmi. E' l'una e mezza passata quando rientro e mi infilo nel letto senza dire una parola. Alle 2 mi addormento. Alle 4 mi sveglio, stanco morto ma con una rabbia sorda che mi impedisce di dormire. Mi alzo, mi vesto con gli stessi indumenti rintracciati a tentoni ed esco. Non c'è una vera e propria hall. Mi metto sul terrazzo col computer, Non funziona nemmeno il trucco del lavoro. Di solito per prendere sonno elaboro cervellotiche procedure che mi sfiniscono. Non questa volta. Troppa adrenalina. Le sei. La strada chiusa al traffico di giorno è attraversata di continuo dai furgoni dei fornitori e dai camioncini della nettezza. Comincia a fare giorno e decido di andare sul lungomare a passeggiare. Ripercorro le stesse strade deserte attraversate la sera prima passeggiando mano nella mano. Verso le 8 mi manda un messaggio chiedendomi di tornare in stanza. 

 

Precipitoso rientro

L'idea originaria era quella di passare l'intera giornata a mare e rientrare con calma nel tardo pomeriggio. Tutto saltato. Si torna a casa immediatamente: ognuno di noi ha minacciato l'altro e ci si è quindi trovati sorprendentemente d'accordo. Mentre vado a prendermi un cappuccino e scegliere una brioche da tutta la generosa colazione del buffet, lei decide di preparare già i pochi bagagli invece di raggiungermi. Pago il conto al titolare che in modo circospetto mi chiede se la signora farà colazione anche lei. Il tono della nostra prima discussione mattutina deve essere giunto alle sue orecchie. Gli rispondo che credo di sì. In realtà usciremo dalla stanza solo per dirigerci, con i bagagli, direttamente al parcheggio. Non dopo esserci urlati nuovamente i nostri rispettivi disappunti. La nostra rabbia è tanta. L'inconfessata consapevolezza di essere in fondo due imbecilli, capaci di rovinare tutti i momenti più belli con le proprie mani, peggiora le cose. 


Lei è fuori dalla grazia di Dio. Ammette di avere esagerato il giorno precedente ma mi incolpa di non aver voluto arginare l'escalation negandomi al telefono, e poi chiama in causa tutta una serie di mie mancanze, sia storiche, sia recenti. Tralasciando le prime mi accusa di aver concesso che la telefonata con mia madre durasse più del dovuto durante una cena a due e, poi, di averle versato da bere troppo e di averlo fatto nonostante le sue rimostranze, ma cosa pensavo di fare, farla ubriacare per disinibirla? Ma che stai dicendo Laura. Sì, perché c'è questo tuo modo di porti così fisico così... da porco. Non ci sto e le chiedo se non sia impazzita. Non sto contribuendo a calmare le acque e questo ha su di lei il solito effetto. Urla, si avvicina, agita le mani. Usa le mani. Un colpo in testa. Siamo alle solite ma io sono esasperato. Le prendo le braccia, gliele metto dietro la schiena e la avviso, a brutto muso, di mettere in atto quello che da tempo minaccio di fare. Laura io un giorno ti darò un ceffone, uno solo, ma te lo ricorderai per un bel pezzo. Devi tenere le mani a posto. Raccattiamo le ultime cose e ce ne andiamo. Partiamo di buon mattino per andare a casa, dove avremmo passato l'intera giornata che avevamo deciso di trascorrere a mare.

 

Parlando di sesso

Il tecnico di laboratorio ha detto che c'è perdita ma che devo aspettare la dottoressa. Me lo comunica via WhatsApp Laura. La mattina successiva è voluta andare da sola all'appuntamento con la specialista, fissato al pronto soccorso il giorno prima. Accolgo la notizia con apparente calma, chiedo qualche spiegazione in più e poi, con la stessa calma, mi dirigo in cucina e assesto un pugno al lampadario di alluminio spaccando la lampadina. Ma torniamo al giorno in cui abbiamo lasciato l'albergo.


Dopo queste sfuriate la nostra modalità di sblocco è sempre la stessa. Io me ne sto chiuso a riccio senza spiccicare parola ad aspettare che il suo nervoso sbollisca ottenendo l'effetto esattamente opposto, fino a quando non si arriva ad un nuova litigata che si esaurisce per sfinimento e porta entrambi a più miti consigli. Stavolta mi accorgo un po' per tempo e prendo io l'argomento già in macchina, approfittando anche del fatto che sta guidando lei (le mie due ore di sonno non favoriscono alternative). I toni si distendono un po', anche se siamo molto distanti da una riappacificazione. Le frasi smozzicate, le frecciatine velenose rendono evidente che c'è dell'altro e che la sostanza è proprio tutta nel taciuto. Continuiamo a parlare per tutta la giornata. Parliamo di aspettative tradite. Di fraintendimenti. Di taciti accomodamenti e celate insoddisfazioni. Di tutto quello che in questi anni non ci siamo mai veramente detti, che non abbiamo mai veramente approfondito. I ricordi restituiscono un vissuto distorto e piegato alle proprie aspettative deluse. Non esiste una verità dei fatti. Esistono desideri inespressi e non capiti. Incomunicabilità. Superficialità e incapacità di calarsi nei pensieri dell'altro. Ma non è assurdo che proprio adesso, quando il sentore d'autunno della nostra esistenza comincia appena ad essere avvertito, non si riesca ad apprezzare la meraviglia di un tempo d'estate che ancora, nonostante tutto, è vivo e presente, talvolta anche con un tepore più avvolgente e piacevole rispetto al vigore dei nostri trent'anni?

 

E così discutiamo. Torniamo sugli episodi recenti e remoti facendo balenare all'altro una versione dei fatti inedita quando si riesce a fare capolino tra i vari fammi finire, parli sempre tu, ma se non sai cosa voglio dire ecc. ecc. Parliamo soprattutto di sesso. 


Perché ti sei fermato l'altro giorno. Sai che non mi piace quando mi prendi da dietro. Sai che detesto quando mi baci dietro e mi infili la lingua nel culo! A volte esageri anche quando lo fai davanti. Mi hai fatto venire, bravo ci sei riuscito, e allora perché non hai finito? No, dovevi prendermi anche davanti, dovevi vedermi in faccia, ma cosa pretendevi, di baciarmi dopo che mi hai baciato il culo tutto il tempo? 


Come cambiano i punti di vista. Le stavo facendo un massaggio sulla schiena. Avevo virato su questa modalità hot e lei sembrava gradire molto. Ogni tanto si ritraeva e poi si riapriva. Il coito da dietro è sembrato il naturale esito. Più volte, in passato, mi aveva detto che in questo modo non godeva, se non con un aiuto davanti. Ho pensato che ero io a sbagliare indugiando troppo su un movimento lineare. Così avevo privilegiato quello rotatorio con un effetto che sembrava aver decisamente apprezzato. Così, dopo il suo orgasmo, avevo deciso di cambiare posizione e sceglierne una più gradita a lei che, però, avendo un tipo di orgasmo molto 'mascolino', visibilmente non aveva più voglia. Quindi non ho avuto più voglia nemmeno io. Le dico che non avevo minimamente capito che la cosa le avesse dato fastidio. Ho provato a dirtelo, ma tu insisti, cosa avrei dovuto fare? Un po' vedo che fa piacere a te, un po' probabilmente mi piace anche in quel momento, ma in un modo animalesco, che poi mi fa sentire a disagio. Forse non sono io la donna per te. Guarda, forse dovresti trovarti qualcuna con cui fare sesso, te lo dico davvero, capisco che non riesco a soddisfarti. See, come no Laura.

 

E comunque a me piace quando veniamo insieme, mi dice. Il giorno prima eravamo stati benissimo, come non stavamo da tempo. Per quale motivo hai avuto necessità di prenderti la pillolina il giorno dopo. Eh, forse proprio perché il giorno prima ho avuto la sensazione di esserci arrivato per il rotto della cuffia. Laura, le cose per me sono cambiate in questi ultimi mesi. E' avvenuto tutto al di fuori del mio controllo e della mia volontà. Non posso ribadirle troppo che adesso l'unica cosa che davvero mi provoca un'erezione è l'odore del suo collo e la tenerezza del suo abbraccio. Certo che le farebbe piacere, ma quell'adesso, implica che fino a pochissimo tempo fa le cose non erano proprio così. Che un sedere tornito in palestra, che fa gli esercizi esattamente davanti ai miei occhi, prima mi provocava qualche accenno di tumefazione, mentre adesso posso tutt'al più ammirarlo con il distacco estetico di un pittore. Che il mio personale sentore d'autunno sta imboccando un percorso tortuoso, a metà tra l'erotomania dannunziana e una remota pace dei sensi che ha un che di malinconico ma anche di profondamente placido. 


Non mi masturbo più. Questo glielo dico. Prima lo facevo regolarmente durante i lunghi periodi in cui non avevamo rapporti. Ma anche quando li avevamo. Il giorno dopo. Una sorta di celebrazione. Lo dico come la cosa più naturale di questo mondo e non mi avvedo di aver squarciato il velo di Maya su uno dei taciti segreti che più frequentemente caratterizzano il menage di una coppia sposata da anni. Ma i segreti di Pulcinella non andrebbero mai svelati. Cioè tu in tutti questi anni hai continuato a masturbarti. Preferivi fare questo invece che stare insieme, invece che cercare di riavvicinarci. Non è così. Provo a spiegarglielo. Da soli è una cosa diversa, più intima e più banale, meccanica: non soppianta in alcun modo lo stare assieme. Non lo capisce. Sembra completamente fuori dal suo orizzonte comportamentale.

Io non so più chi sei, mi dice. Ogni volta esce fuori qualche sorpresa. Ma tu ti ricordi quando i primi tempi io volevo stare assieme e tu mi dicevi che non è detto che si deve fare ogni sera. Quando ti ho detto una cosa del genere? Una sola volta, che poi è basatata a non farmi più riprovare. Non me ne rammento minimamente. Però ci può stare. In tutti questi anni sono tante le cose che sono successe. Le sensazioni provate. Le tensioni per i figli e il lavoro. E' capitato sì che non avessi voglia io.


E quindi adesso si spiega tutto. Lo dice rompendo un momento di silenzio. Prima ti sfogavi da solo e adesso scarichi tutte le tue voglie su di me. Prima ti guardavi i porno e adesso vorresti farli con me. Ma cosa dici, stai isolando spezzoni di discussione, elementi isolati e li stai rimontando in una sorta di realtà parallela. Questo è quello che mi arriva Coleridge. Come al solito hai rovinato tutto. Come al solito, quando inizio a fidarmi salta fuori qualcosa che mi trascina giù di nuovo.

 

L'hai detto e l'hai fatto

E allora? La porta di casa s'è appena richiusa e la raggiungo in sala. Cosa ti ha detto? Ha confermato quello che ha detto il tecnico di laboratorio. Cioè? Abbassamento abbastanza evidente della percezione sulla regione grave, infatti mi dànno fastidio i rumori di sottofondo come il motore della macchina. Tutto mi rimbomba in testa e domani iniziano i consigli. Guarigione? Ci vorrà un mese e mezzo: nel 90% dei casi si rimette tutto a posto da solo, altrimenti bisogna intervenire chirurgicamente. Naturalmente l'orecchio deve stare completamente all'asciutto, quindi attenzione in doccia e niente più bagni in piscina. E poi continuare con le gocce che mi ha prescritto ieri al pronto soccorso. Ho un controllo tra una decina di giorni, e poi un altro paio.


Laura insegna musica. Sta tutto il giorno tra classi di ragazzini e consigli. Quest'anno inizierà finalmente dei corsi per direzione d'orchestra per intraprendere i quali da anni le sto facendo una testa così. Questa situazione è una iattura, e speriamo che non si trasformi in una tragedia.

 

Il giorno dopo il nostro rientro e dopo le eterne discussioni che hanno preso il posto di quella che doveva essere una giornata di vacanza, gli animi sembrano un po' rasserenati. La buona dormita sicuramente ha aiutato. Intraprendiamo attività di manutenzione casa. Deve passare il tipo a rimontare le zanzariere, io ho un po' di faccende in banca e posta, dobbiamo sistemare lo sgabuzzino con un armadio da smontare e portare in discarica. All'ora di pranzo decidiamo di fare una pausa e andare in piscina. Le parte l'embolo esattamente mentre stiamo raggiungendo la piscina in macchina, facendo un giro più lungo per un strada bloccata. Non ci posso pensare a quello che mi hai detto ieri. Ma chi sei? Ti rendi conto che non so più chi sei? Non so chi ho avuto accanto in tutti questi anni? Ma dovevi proprio dirmele quelle cose, non potevi tenerle per te? Sbraita. Urla. Non si dà pace. E quando arriviamo al parcheggio di nuovo diventa manesca. Mi faccio una nuotata per rinfrescarmi le idee e togliere occasioni in pubblico, mentre lei prende il sole. Torniamo a casa dove avevamo lasciato i lavori a metà. Devo smontare l'armadio che lei ha svuotato la mattina. Ma la situazione non è rientrata. La discussione riprende più virulenta di prima e lei è già entrata in modalità Super Sayian. Strabuzza gli occhi, urla, mi sputa addosso. Faccio quello che mi è già capitato di fare in situazioni del genere, ossia mi chiudo in bagno per far abbassare la temperatura. Lei va fuori di testa. Mi da' del vigliacco, pesca a piene mani da tutto il repertorio di insulti a cui è in grado di accedere. Io aspetto che si calmino le acque ed esco. Le acque non si erano affatto calmate. Si torna di nuovo alle mani. E allora cambio approccio. Mi avvicino a lei e le tengo le braccia. Poi tiro indietro la mano destra con un gesto inequivocabile e una minaccia che esprimo con gli occhi in un attimo sospeso in cui mi chiedo se darle seguito o al contrario, come al solito, farla sfumare. Opportunamente.

 

Ma quanto ci mette? Ho già sfogliato tre o quattro riviste. Ogni tanto passeggio in su e in giù. Un'umanità varia sta lì, in bilico tra 

l'annoiato e l'impaziente. Qualcuno è stato fatto accomodare sulla sedia a rotelle, qualcun altro fa la spola con il distributore di bibite. Che vergogna. Dal vetro, poco dopo essere arrivati, vedevo lei che raccontava all'infermiere di una dinamica totalmente inventata. Fatti venire in mente qualcosa da dire, mi diceva mentre la portavo al pronto soccorso. Fino a pochi minuti prima mi stava urlando che mi avrebbe denunciato. Io sconvolto le ho replicato che mi sarei autodenunciato io, ma di andare perché qualcosa era successo. La sua reazione alla sberla che non ricordo neanche quando avevo deciso di darle, era anomala. Ricordo solo che in un attimo di lucidità avevo solo cercato di far caso a non colpirle l'orecchio. Evidentemente non c'ero riuscito. La sua rezione sorpresa e incredula era anomala, urlava, diceva che avvertiva un soffio continuo, le davano fastidio tutti i rumori.

 

Finalmente esce. Allora? Ha detto che deve vedermi domattina e che fino ad allora non si sbilancia. Devo prendere queste gocce. Ma come stai? Cosa ti ha detto? Mi guarda. Hai sempre detto che la volta che mi avresti dato una sberla me lo sarei ricordato. Sei stato di parola. Mi hai sfondato il timpano.

 

giovedì 7 settmbre: tra qualche giorno la prima visita di controllo. La situazione sembra molto migliorata. La mia vaga sensazione di essere una merda d'uomo, oltre tutte le possibili giustificazioni, mi accompagna a distanza ma non mi abbandona


Mer

23

Ago

2017

Voglio andare via di casa e ricominciare una nuova vita

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Altro

Ho 15 anni. Forse adesso mi giudicherete per la mia giovane età, penserete che saranno scenate di disperazione adolescenziale, capricci, vittimismo, ingratitudine verso mia madre che mi ha sempre pagato la scuola e le attività e che ha lavorato dalla mattina alla sera per poter mantenere me e mio fratello, la sua famiglia. Penserete che sarà colpa mia, anch'io lo penso, che forse l'ho resa io così infelice perché dice di essere un vegetale, di non avere più un'identità di donna, che tutti i suoi sogni sono andati in frantumi il giorno che mi ha messo al mondo, che doveva lasciare che mio padre, costantemente ubriaco, mi picchiasse quando ero piccola, che avrebbe dovuto abortire, che adesso sto rovinando la vita a lei e al suo fidanzato, che si vergogna di dire in giro che sono sua figlia, che doveva abbandonarmi in Ucraina dove sono nata. Che sono una stronza, una ritardata, un'idiota, che sono uguale a mio padre violento e nella vita farò la puttana perché non so fare altro. Io, in tutto questo sto zitta. Quando provo a ribellarmi ricevo solo schiaffi e pugni in testa, quando grido dal dolore dicono che voglio solo attirare l'attenzione, che io in verità non sto soffrendo dentro, che fingo e recito, che anzi sono un'assassina. Dicono che sono una pazza da manicomio, che merito di non esistere. Che non ho diritto ad alcuna libertà.

Di fatti non mi fanno mai uscire di casa, adesso non so nemmeno cosa significa avere degli amici, da tanto che non li vedo né sento. Mi hanno portato via la maggior parte dei vestiti, mi chiudono in camera a chiave senza computer o libri, mi riempiono di lavoro domestico. La mia privacy è costantemente violata, guardano le mie chat di whatsapp e scrivono ai miei compagni di classe, rivelando dei segreti sul mio passato, sul nostro passato tormentato. Quando volevo che la mia compagnia di amici conoscesse un'altra me, che a scuola è sempre con un sorriso e un'espressione serena in volto, che sa stare tranquillamente al mondo, che ha dei sogni da perseguire, delle persone su cui contare e che potessero contare su di lei. Volevo essere, all'esterno, una ragazza come tante, con tanti progetti e ambizioni, che ride e scherza con gli altri e non ha problemi a dire "mi piacerebbe venire al tuo pigiama party, grazie per l'invito". Volevo essere riservata e nascondere i miei sentimenti.

Poi tornavo a casa e vivevo una vita parallela, fatta di violenza e abusi, sia fisici che psicologici. Come si fa a vivere così. Questo non è vivere, è semplicemente esistere. Mi assumo anch'io le colpe dell'infelicità di mia madre, certo, sicuramente l'avrò delusa e ferita nel profondo, l'avrò fatta impazzire, perché ammetto anch'io di non essere una ragazza facile, anche se non capisco perché già all'eta di 5/6 anni mi dicesse che non valgo niente perché mia cugina parla bene il russo e io a malapena sapevo dire qualcosa in italiano. Non parlavo mai, ero taciturna, sola con i miei pupazzi e giocavo in silenzio con loro, ma questo la infastidiva e la faceva alzare le mani su di me. Non parlavo perché non ci riuscivo, era un mio difetto, ho iniziato tardi a comunicare: era ancora peggio però quando le maestre a scuola notavano i miei lividi e quando mi chiedevano spiegazioni, rispondevo ingenuamente che la mamma si era arrabbiata. Allora lì erano guai, ma non sapevo, allora, che dire la verità comportasse essere puniti.

Quindi, da allora, ho capito che dovevo mentire su quello che succedeva a casa. 

Mi sto dilungando molto, dubito che qualcuno leggerà questo sfogo. Voglio semplicemente andare via di casa, e volevo trasmettere il messaggio che questo non è solo uno sfogo: è un grido di aiuto. Mi rendo conto che non ho un posto dove andare e ovviamente non voglio farmi ospitare dai miei amici, disturbando le loro famiglie. Mia cugina, le mie zie e mia nonna abitano in Ucraina e mio padre ha perso la patria potestà, non voglio andare a stare con lui perché è la persona più schifosa del mondo per me. Mi sento persa e abbandonata, sola. Andare via di casa vuol dire stare da sola, al freddo e a digiuno tante volte, ma sono pronta anche a questo; voglio solo dimenticare il male che sto sopportando. Mi tengo tutto dentro, non so nemmeno se è giusto scrivere una cosa del genere, online tra l'altro, ma voglio solo buttare fuori il veleno che c'è nel mio cuore. Voglio solo guarire le mie ferite, vorrei qualcuno che mi volesse bene al punto da dire "non importa che abbia fatto degli errori nella vita, io ti voglio bene comunque e voglio proteggerti". Non chiedo altro.

Ho una media scolastica molto alta (liceo linguistico) e il mio sogno è quello di frequentare l'università in UK o USA e viaggiare tantissimo all'estero. Mi hanno detto che viaggiare rende liberi, e la libertà per ora è un lusso che posso solo sognarmi. Magari sono più libera di altri bambini nel mondo, ma certamente non sono felice. Voglio essere felice.

Tante volte ho pensato di togliermi la vita, ma poi riflettendo valgo di più di un suicidio. I miei professori dicono che ho tanto potenziale e qualità, che dovrei tentare di entrare in prestigiose facoltà perché sono una ragazza con la testa sulle spalle e meriterei di essere ammessa, ma soprattutto, ce la potrei fare. Ho pianto quel giorno, e la mia prof di inglese non capiva la mia commozione. Ovvio che non capisce, perché non sa, che le sue parole mi hanno salvato la vita. Letteralmente. I prof delle superiori mi hanno dato la forza, inconsciamente, di andare avanti. 

Ma non so per quanto resisterò ancora. Ancora tre anni, mi ha detto la mia psicologa, e poi sarò maggiorenne. Ma non posso sopportare, scusatemi, non ce la faccio. 

Voglio pensare a me stessa, mi dispiace lasciare mio fratello, ma se ci vogliamo così bene troveremo l'occasione, fra qualche anno, di rivederci, ognuno con la propria vita. Da grandi. E io gli ho promesso che l'avrei cercato sempre. Non so perché mio fratello lo adora, gli consente tutto, anzi dice che se non ci fossi lei si potrebbe dedicare di più al loro rapporto. Scusatemi.

Non voglio gettare via il mio futuro, sarò eternamente grata a mia mamma per i soldi investiti nella mia educazione e l'amore, nel suo modo, che mi ha dato. Ma lei adesso mi sta facendo del male, giorno dopo giorno, e devo allontanarmi da lei. Così avrà la vita che aspetta da tempo, e auguro solo che realizzi tutti i suoi progetti e trovi la felicità. 

La domanda è: dove vado? Fra due settimane inizia la scuola. Ma la scuola non è rifugio per la notte. E tutti sanno che di notti arrivano gli incubi.

Ho paura, tanta. Ma solo così potrò essere una donna forte nella vita...