Tag: fantasmi

Gio

14

Lug

2016

Vuoto, tristezza,poesia,bellezza, io, voi, gli altri,una dedica, fine! Vita, va via da me, anzi resta!

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Accidia

 

Quanta poesia su questo sito, quanti poeti con l'animo predisposto alla contemplazione, all'aiuto, all'ascolto. Io non ce la farei, le mie corde dell'arpa della sensibilità si tirerebbero troppo ed andrei in tilt e poi piangerei dinanzi un triste sfogo,o che parla di vuoto,dinanzi ad una vita infelice, che magari non sa nemmeno il perché. Ma sono io quella errata, sono troppo sensibile, preferisco la solitudine della penna! Le palle sbatterebbero contro le pareti del mio cuore e mi spegnerei come un vecchio flipper delle sala giochi. Forse solo troppo egoista, sì, il mio egoismo, scriverò un verso! 

Io viceversa da voi preferisco vagare, uscire, fare cose, vivere la vita, amare l'amore, in giro per le vie giorno e notte, e lasciarmi tutto alle spalle, da sola: mia unica amica Solitudine.

Di giorno come un fantasma, indifferente a tutto senza essere vista, oltrepasso la gente, sento le loro emozioni: io sono ladra di emozioni, le tolgo da loro e le conservo in me nel ripostiglio del cuore. Un buffetto a qualcuno, pisto i piedi a qualcun'altro e ne osservo la reazione.  Guardo i loro volti spegnersi nuovamente, tutti uguali, tutti in riga come marionette e mi domando il senso della vita e poi scrivo un verso! Suono un campanello e scappo via, non voglio arrendermi all'esistenza,la vita é la vera poesia, allora scelgo sempre il medesimo citofono, non uno a caso. Mi nascondo dietro l'angolo per aspettare la solita vecchietta che dopo aver detto, :"chi é?", al citofono s' affaccia indispettita alla finestra. Sempre lei, stimolo la sua vita, le sue emozioni, regalarle un tempo che di sicuro rimpiange, per poi rubarglielo subito. Infatti osservo la stizza sul viso rugoso, il segno degli anni. la sento borbottare, chiudere la finestra, ancora una volta ha vissuto,  sorrido e penso a lei nella sua piccola casa con il suo piccolo lumicino i ferri e la calzetta in una mano, sorride per aver vissuto ancora.
 

Tu vita! Sei tu il vero fantasma. Ti presentasti a me, ti burlasti di me, e ora mi costringi a varcare il tempo, a nascondermi all'angolo nel puzzo di piscio dei cani a guardare una vecchietta, regalare a lei l'amore, socrificarmi per gli altri, ma chi sono io che nemmeno mi ricordo del cordone ombelicale che usasti per legarmi a te, obbligandomi al mondo. Maledetta, ti amo e ti odio, più ti odio che ti amo! Equilibrio la mia condanna! Ti amo e ti odio allo stesso modo!

Di notte invece quiete! Vago simile ad un vampiro, un libro in una mano, racconta di una città morta. Nell'altra mano uno scettro, sono la regina di questa sperduta città. Mi nutro della notte e vomito  versi che poi imprimo col sangue della poesia.  Alzo lo sguardo al cielo, trasognante, mi sento così piccola, ricordo un testo di Ligabue, passano in me le parole del poeta romantico Van Fon Sprike, e sorgono in me mille domande, il ricordo di voi, MILLE NICK,ma una poesia solamente:

" L'immensità, quante stelle contiene? Ed io chi sono? Nulla, la meno luminosa di tutte le stelle!"

Il mare, i miei piedi sulla sabbia e scrivo un altra poesia e altre domande

" la sabbia chissà, quanti granelli contiene? Io l'ennesimo gnanello in balia del
vento! Il nulla portato chissà dove!"

Un peschereccio in lontanaza il mare che lo avvolge

" chissà quanta acqua che contiene il mare? Io un'altra goccia!Un peschereccio mi solca la schiena. Indifferenza, apatia,il nulla, tristezza, solitudine".

Fine

Dedicato a tutti voi, non come usava fare un utente tempo fa cioé a uno sì e a uno no!

Questo é il tempo della grande bellezza, della grande creazione, spero vi piaccia la mia dedica grazie

Una poeta qualunque,

Mar

08

Mar

2016

Fantasmi?

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Altro


Conservo un nitido ricordo dell estate che passai da mia nonna in Puglia, credo dovessero essere gli anni 90, avevo circa dieci anni. A quei tempi mio padre non se la passava molto bene, ma per non farmi mancare le vacanze decise di lasciarmi per qualche settimana da sua madre che viveva in una vecchia casa non molto distante dal mare, adagiata sul fianco di una collina.
I primi giorni, trascorsero serenamente. Ero felice di poter giocare a mare, dove trascorrevo delle ore, ma devo ammettere che mi sentivo piuttosto solo in quel luogo. L'abitazione era un edificio rurale distante alcuni chilometri dal paese più vicino, e non c'erano tanti bambini da conoscere, così finivo per trascorrere interi pomeriggi a gironzolare da solo tra i campi, mentre mia nonna si appisolava durante le ore più calde.
C'era un vecchio capanno sul retro della casa, per lo più era pieno di ciarpame polveroso e attrezzi arrugginiti, che tuttavia suscitavano un incredibile fascino nei miei occhi da bambino annoiato; sebbene mia nonna mi avesse espressamente proibito di avvicinarmici non potei resistere alla tentazione, così decisi di entrarvi nella speranza di recuperare qualcosa con cui fosse divertente giocare. L'interno del capanno era fatiscente, una forte odore di umidità impregnava le pareti e il pavimento di quel posto, in cui si gelava nonostante fuori ci fosse un caldo torrenziale. Bastò poco per far ricadere la mia attenzione su una vecchia sega ad arco che giaceva appesa ad un gancio a pochi passi da me. Estasiato, protesi il braccio per afferrarla ma una gelida presa mi tirò indietro. "Stai attento!" udii distintamente una voce squittire dietro di me. Quando feci per girarmi non vidi nulla, ma poi nell'angolo qualcosa si mosse, si era una bambina, come me, si era nascosta dietro ad un vecchio scaffale, e sporgeva con metà del corpo da dietro di esso. "Come ti chiami? Che ci fai qui?" le chiesi. Non mi rispose, ma continuò a fissarmi. Mi resi conto solo allora di come il suo volto chiaro ed emaciato il suo sguardo vitreo, contrastassero nettamente con la sua chioma corvina, quel luogo cominciava a spaventarmi e sembrava che l'aria fosse sempre più fredda. "Vattene da qui, è pericoloso." disse. Stavo per replicare quando scorsi con la coda dell'occhio un ombra scura muoversi alle mie spalle e poggiarsi sulla mia spalla gelandola. Reagii d'istinto e corsi verso l'uscita del capanno ritrovandomi dopo pochi istanti lontano tra i campi sotto la tiepida luce del sole.
Quella sera pensai di non parlare a mia nonna dell'accaduto, considerando la possibilità di una punizione a cui sarei andato senz'altro incontro, ma ero ancora agitato per l'accaduto così le chiesi di dormire con lei nella sua stanza quella notte. Acconsentì. Dopo cena, feci per distendermi sul lettone quando una foto sul comodino attirò la mia attenzione. Era una bambina, incredibilmente somigliante a quella che avevo incontrato nel capanno. Presi la foto e la mostrai a mia nonna chiedendole chi fosse quella bambina, ella mi guardo con aria cupa e si accomodo sul letto accanto a me con aria mesta ed accarezzandomi il capo prese a parlare. "E' mia sorella, da bambina amava starsene da sola nei campi, ma un giorno, non so perché entrò di nascosto nel magazzino sul retro di questa casa e purtroppo...ebbe un terribile incidente, con gli attrezzi nel capanno. Uno dei tuoi zii, ritrovò il suo corpo straziato dopo poche ore, riferendoci che una sega si era staccata da un gancio tranciandole di netto la testa."
Passai la notte in bianco. Il mattino seguente chiamai mio padre, che in giornata passo a prelevarmi. Trascorsi il resto delle mie vacanze, nella mia rassicurante casa in città.


Ok, non è uno sfogo e questa è in buona parte inventata, spero comunque che qualcuno si sia goduto la storia...A proposito...voi ci credete? 

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