Tag: paradiso

Lun

21

Gen

2019

Il limbo nero di Ozymandias

Sfogo di Avatar di OzymandiasOzymandias | Categoria: Altro

Che cosa viene dopo?

Ricordo bene lo sgomento delle tante notti insonni che turbarono la mia adolescenza.
Il MALEDETTO limbo nero! Mi ci vollero anni per sconfiggere questo apparente paradosso concettuale conciliando una volta per tutte i mei dubbi in modo credibile.

PREMESSA
Ho sempre amato la logica e il ragionamento. Non ho mai aderito alle asserzioni per partito preso.   
Trovo pace solo dalle conclusioni plausibili raggiunte attraverso passaggi chiari ed inequivocabili (un meccanismo molto simile ai teoremi e alle dimostrazioni).
Ritengo il metodo scientifico l’unico vero approccio sensato nella ricerca della verità , sebbene purtroppo io non disponga dell’istruzione necessaria a rispettarlo rigorosamente in ogni suo punto.


DA COSA NASCE IL LIMBO NERO?:
Cos’ha dato origine a quel mostro che mi ha perseguitato (più o meno) dai 13 ai 20 anni?
Nacque dalla necessità di farmi una idea del post mortem che potesse convivere con due conclusioni tutt’altro che comode alle quali all’epoca giunsi abbastanza faticosamente. Di seguito cerco di riassumerle sintetizzando i punti cardine alla base di entrambe:


1) DIO (SE ESISTE) NON PUO’ ESSERE COMPRESO NE’ IMMAGINATO
Come ormai noto, il pianeta terra rispetto al solo universo conosciuto è molto (ma molto) più piccolo di quanto lo sia un batterio rispetto a Giove. La proporzione NON rende giustizia (l’universo è in realtà molto di più) ma facciamo finta che sia sufficiente per semplicità di ragionamento/immaginazione.

- Come si può credere che un Dio in grado di creare l’intero universo somigli all’individuo di una popolazione che vive su una micro particella insignificante come la Terra? Come si può credere che abbia impiegato 7 giorni per crearla (per il resto del cosmo gli ci sono voluti triliardi di anni)? Come si può credere che esista un paradiso fatto a misura d’uomo nella quale un santo (sempre con sembianze umane) ci accoglierà per farci vivere beatamente ed in eterno? Non entro poi volutamente nel paradosso  del libero arbitrio che non può logicamente convivere con l’onniscienza, altrimenti non finisco più di scrivere.
Mi riesce molto più facile accettare cappuccetto rosso ed un lupo (magari geneticamente modificato) con il dono della parola.

- Volendo immaginare una sorta di super entità creatrice dell’universo (che nulla avrebbe a che vedere con le fantasiose, omocentriche e semplicistiche versioni propinateci dalle varie religioni) e volendolo fare attraverso l’ausilio di proporzioni approssimative, sarebbe come accettare l’idea che un micro organismo dotato al massimo di un’autocoscienza minima e primordiale potesse comprendere appieno l’anatomia di un essere umano o il progetto di una nave spaziale. Sarebbe semplicemente al di fuori delle sue limitatissime risorse cognitive. COMPLETAMENTE fuori portata.

Per gli stessi motivi Dio non può esistere così come ci viene descritto, e SE esiste non può che essere qualcosa di tremendamente enorme, complesso e fuori scala da non poter neppure sperare di figurarcelo nella nostra più fervida immaginazione.


2)QUELLA CHE CHIAMIAMO ANIMA  E’ SOLO L’EFFETTO DELLE REAZIONI FISICO/CHIMICO/BIOLOGICHE DEL CERVELLO
Tralasciando la parte fisica, che cosa siamo noi? Cosa riesce ad identificarci in modo NETTO se non le nostre sensazioni, i nostri pensieri, i nostri ricordi e la nostra sensibilità a quel che vediamo, tocchiamo e sentiamo?
Non riesco a definire l’ANIMA in modo diverso da ciò che ho appena descritto, che riassunto in una sola parola si chiama autocoscienza: La complessa consapevolezza di esistere.

Ciò detto, per quanto reputi affascinante l’idea che la nostra anima possa lasciare intatta il corpo e permanere in una non meglio specificata dimensione ultra terrena, non mi convince affatto!

Non mi convince perché SE COSI’ FOSSE dovrebbe rimanere inalterata ed insensibile a trattamenti fisico/chimici, limitandosi solo ad lasciare il nostro corpo una volta morti, ma sappiamo tutti che non è così.

Una persona sottoposta a psicofarmaci, oppure reduce da un incidente con lesioni ad una qualsiasi area cerebrale, non è più la stessa! Viene alterata irreversibilmente proprio la parte più intima che dovrebbe appunto corrispondere all’anima!  L’individuo soggetto al trauma non pensa come prima, non ragiona come prima, non percepisce le cose come prima, non ricorda neppure il passato come prima (a volte non lo ricorda affatto)…  insomma diventa a tutti gli effetti un’altra persona e la sua consapevolezza di esistere diviene via via più debole ed imperfetta quanto più grave è il danno subito.

Il fatto stesso che manipolando fisicamente/chimicamente il cervello si modifichi di pari passo l’autocoscienza per me è già quasi una dimostrazione del fatto che l’insieme delle nostre percezioni altro non è che l’articolato risultato chimico/fisico di ciò che avviene dentro al cranio (sinapsi et similia).


UNIAMO IL TEMA 1 ED IL TEMA 2
Tirando le somme, da ragazzo le conclusioni dei due temi mi facevano vivere nel terrore di un limbo, di un nulla, di vivere una breve vita seguita da un’eternità vuota.

Come avrei fatto ad immaginarmi un “dopo” accettabile? Una teoria che stesse in piedi e che andasse d’accordo con entrambi i punti???? Ci riuscii con la  “teoria dell’inesorabile continuità della vita”, a cui giunsi dopo diversi anni di paranoie.


TEORIA DELL’INESORABILE CONTINUITA’ DELLA VITA.

Io sono nato agli inizi del 1985. Come tutti noi ho ricordi più o meno vaghi a partire dal 1988 (solitamente come saprete si hanno ricordi dai 2-3 anni in su).

Tantissime persone hanno vissuto/stanno vivendo/vivranno nello stesso momento in cui sto lo sto facendo io, intersecando quindi la loro linea temporale con la mia.
Invece un numero immensamente più grande di persone non mi ha mai intersecato, sono cioè nate e morte prima che io nascessi.

Sono cresciute, hanno amato, hanno sofferto, hanno combattuto e sono morte molto prima che io venissi al mondo, e tanti di loro come me hanno passato notti insonni nella paura, nell’ansia e nel terrore di ciò che sarebbe capitato alla loro anima (al loro IO più intimo) dopo la morte.

Tutto questo loro terrore io l’ho forse percepito o sofferto? NO!  Quelli che verranno dopo di me lo percepiranno/soffriranno? NEPPURE!

Ognuno vive la propria minuscola finestra temporale senza accusare minimamente il peso dell’eternità già trascorsa. Una volta che il cervello è clinicamente morto, il complesso mix di interazioni che compone la propria anima svanisce irreversibilmente nel nulla sciogliendosi come una goccia immersa in un oceano dal quale non può più essere riestratta. MA TUTTO QUESTO NON CONTA E NON DEVE ASSOLUTAMENTE SPAVENTARCI!

Non conta perché la vita in generale (non la vita mia del signor Ozy Mario Rossi o dell’altro signor  Sergio Bianchi  ma l’autocoscienza di tutti gli esseri che stanno vivendo in quel preciso istante) permarrà in continuità e non soffrirà del vuoto precedente lasciato da altre vite (sebbene non vi sia alcun legame fisico o mentale fra le stesse).

Perché CONTINUITA’ INESORABILE mi domanderete? Il perché è ovvio provate a immaginare: cosa accadrebbe se tutte le forme di vita dell’universo si estinguessero improvvisamente? non rimarrebbe più neppure un essere senziente  in tutta l’immensità dello spazio.
Supponete a questo punto di far trascorrere un miliardo di anni, in seguito ai quali un fenomeno spontaneo facesse rinascere un primo e nuovo essere.

Il lunghissimo lasso di tempo trascorso non nuocerebbe a nessuno, proprio perché non verrebbe  PERCEPITO da nessuno. L’autocoscienza dell’ultimo individuo si spegnerebbe, ma IMMEDIATAMENTE si riaccenderebbe quella dell’altro nato un miliardo di anni dopo.
Nessuno percepirebbe/soffrirebbe il peso della pseudo eternità intercorsa , che quindi si esaurirebbe in un istante. Ecco perché parlo di INESORABILE CONTINUITA’. Perché gli eventuali buchi sarebbero inevitabilmente colmati.

CONCLUSIONE

Dopo la mia morte (IMMEDIATAMENTE dopo la mia morte) qualcun altro vivrà, qualcun altro si renderà conto di esistere e vorrà continuare ad esistere così come sarà. Devo solo accettare che quel qualcuno non sarò io e non avrà NULLA a che fare con me. D’altronde a me ha dato forse fastidio non aver nulla a che fare con i miei predecessori?

Giungere alle conclusioni di queste ultime 3 righe mi ha consentito di sconfiggere definitivamente il LIMBO NERO e vivere sereno.
Un sentito ringraziamento ai temerari che sono giunti fino a qui, e scusate come al solito per il pappardellone :- )












Gio

25

Feb

2016

Gioia e dolore hanno lo stesso sapore con te

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Altro

Ciao mi frequento con un ragazzo con 13 anni in più di me. Lui soffre ancora per la sua storia precedente e non vuole una relazione seria. Non frequenta altre donne oltre a me ma ci comportiamo come una normale coppia. Abbiamo un carattere molto simile e perciò ci scontriamo spesso: testardi, permalosi, orgogliosi, determinati...lui dice di non voler nemmeno tentare per la nostra storia ma quando ci vediamo inizia a farmi ridere, a stuzzicarmi per farmi sorridere, inizia a baciarmi...è molto geloso se qualcuno ci prova e spesso se parlo con qualcuno tende a controllare ma non m imoedisce di uscire con amici ecc. Abbiamo litigato un'ennesima volta: io studio e mi alleno e faccio solo questo tutta settiman. Sono molto sono determinata a laurearmi in scienze motorie e come dietista e mi piacerebbe fare la fitness model. Non per questo gli nego di vederci ma ha inziato a darmi della matta perché voglio iniziare la dieta per definirmi, perchè studio tanto...io so gestire il tutto ma il modo in cui me l'ha detto...ha detto che una persona così non gli piace, non vuole rotture di scatole quando lui è stato il primo a sostenermi e quando lui per primo fa 300 lavori e lavora nel mio stesso campo. Ha detto che ha perso molte persone per il suo orgoglio e il suo egoismo ma anvhe quando litighiamo lui non mi ha mai voluto perdere davvero. In genere ho visto che per usvire dalle litigate con lui il mio orgoglio non serve e ho optato per l'intelligenza non gli permetto di offendermi ma nemmeno mi atteggio come lui perchè se parlo con altri oppure faccio indifferente lui "si pente". La situazione è più complicata queste sono alcune cose...io non capisco che fare. Tutti ci vedono bene insieme vedono che c è quel feeling....voi che dite?

Gio

17

Dic

2015

La mia professoressa di fisica

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Lussuria

Probabilmente quelli che leggeranno questo racconto non ci crederanno mai a quello che mi è successo, ma vi do la mia parola che è tutto vero!  Ero al 3 superiore e posso dire di aver conosciuto un angelo in carne ed ossa. La mia professoressa di fisica era una bella donna sulla quarantina. Era bionda naturale, con un viso delicato e la pelle chiara. Io non avevo ancora compiuto sedici anni, quando entrò in classe per la prima volta.Ma la cosa che mandò tutti subito su di giri, fu il fatto che indossava una gonna corta di qualche centimetro sopra il ginocchio. Le sue gambe erano una visione che scatenava molte fantasie in noi maschietti, a quell’età bramosi di sesso come un branco di lupi affamati.I più malandrini pensarono di staccare il pannello anteriore della scrivania, per sbirciare meglio sotto le sue gonne. Naturalmente, tutti cercavano di conquistare la sua attenzione. Ma io diventai presto il suo preferito. La facevo sorridere. Quando spiegava qualcosa alla lavagna, se dimenticava una parentesi tonda in una formula, dicevo a voce alta: "Chiuda la parentesi, professoressa, che fa freddo." E altre cose del genere. Avevo sempre la battuta pronta.Aveva un metodo di insegnamento non ordinario. Fu lei a inventare il V.A.S.. Il cosiddetto "voto a sorpresa". Consistenza essenzialmente in un voto che nulla aveva a che fare con la sua materia. Il voto a sorpresa poteva essere assegnato per qualsiasi cosa. Se per esempio qualcuno arrivava in ritardo, magari atteggiandosi un po’ per far vedere una nuova maglietta, si prendeva un 7 v.a.s.. Se la lezione stagnava e in classe ci si annoiava, una battuta che faceva ridere risollevando gli animi si beccava un 8 v.a.s..Io avevo un bel po’ di 8 v.a.s., ma nella sua materia ero una frana. La fisica non riusciva a entrarmi in testa. Ma visto che ero brillante e simpatico, la professoressa decise di interrogarmi a ogni sua lezione. Quando arrivava in classe, dovevo alzarmi e andare alla lavagna. Lei aveva quattro lezioni a settimana, e ogni volta ero il primo degli interrogati. Talvolta, l’unico.Niente da fare, la fisica non riusciva a entrarmi nella testa. Lei mi faceva qualche domanda e poi sorridendo mi rimandava al mio posto. 3! Ogni volta un 3. Ne avevo collezionato talmente tanti da entrare nei guinness dei primati!. Quando l’anno scolastico stava per terminare il mio rendimento in fisica faceva pena, ma avevo un bella sfilza di 7 e 8 v.a.s., che andavano un po’ a compensare i 3. La media totale, comunque, non superava il 4 e mezzo.Ero il suo preferito, e lei mi disse che se all’ultima lezione avessi preso la sufficienza mi avrebbe promosso ugualmente.Studiai per giorni, e l’ultimo giorno di lezione mi presentai convinto di farcela. Mi fece domande semplici, voleva aiutarmi. "4!" disse alla fine. "Stai migliorando." E sorrise. Era davvero bella, quando sorrideva sembrava che l’aula s’illuminasse.Ero sempre il suo preferito, la facevo sempre sorridere con le mie risposte brillanti, perciò alla fine della lezione mi chiamò da parte e disse che sarebbe tornata il mercoledì per gli scrutini. Prima di riunirsi con gli altri professori, mi avrebbe interrogato di nuovo. "Preparati per bene, e se rispondi ti promuovo."Mi presentai di buon mattino. La scuola era già chiusa. Lei mi interrogò di nuovo. Non c'è nulla da fare. Abbastanza dispiaciuta, disse che mi avrebbe rimandato a settembre. Ma poi aggiunse una cosa che riempì la mia estate di felicità. "Facciamo così, ti darò qualche lezione privata prima degli esami di riparazione." E quindi mi lasciò il suo numero di telefono. "Chiamami, quando torni dalle vacanze" disse con quel sorriso speciale.E così feci. Naturalmente, durante tutta l’estate non pensai neanche lontanamente ai libri. Il manuale di fisica non era entrato neppure per un momento nei miei pensieri. Dopo ferragosto la chiamai, mi diede l’indirizzo e andai a casa sua.Era una casa molto diversa dalla mia. Non sapevo come potevano essere le case delle professoresse di fisica, ma la sua mi sembrò un’abitazione fantastica. Non c’erano formule appese ai muri, come mi ero immaginato, ma bei quadri e stampe antiche alle pareti, molti libri, e più d’un tappeto sul pavimento."Vieni" disse. E mi portò in quello che doveva essere il suo studio. Anche lì una grande libreria, una capiente scrivania, diverse sedie e un divano. La casa non mostrava la presenza di altre persone. "Sono separata" disse, come per rispondere a una mia muta domanda. Feci un gesto con il capo, come per dire che capivo. In realtà, non sapevo nulla di separazioni. A quel tempo pensavo che se un giorno mi fossi innamorato e poi sposato sarebbe stato per sempre.Indossava una gonna celeste a piegoline e una T-shirt di una tonalità più chiara dello stesso colore, tanto scollata da provocarmi delle vertigini se ci andavo con gli occhi sopra, cosa che cercavo con tutta l’anima di non fare. Eravamo quasi della stessa altezza.Mi fece accomodare accanto a lei e aprì il libro. La sua vicinanza mi provocava un certo nonsocché di indefinibile. Non le ero mai stato così vicino. Le nostre gambe quasi si toccano, e continuavo a fare una fatica bestiale per non guardare dentro la scollatura della T-shirt. Lei era perfettamente consapevole del mio imbarazzo. Avevo sedici anni e la mia esperienza sessuale consisteva essenzialmente in un numero imprecisato di baci con due o tre ragazzine, alcuni toccamenti piuttosto calorosi su una panchina del parco, e, solo per una volta, una sega che mi fece una ragazzina di quindici anni, senz’altro molto più esperta di me, vista la facilità con cui tirò giù la lampo degli jeans e la destrezza con la quale in poche mosse mise il mio uccello all’aria, cominciando a smanettarlo sempre più velocemente finché non venni tra le sue mani. La prima volta della mia vita che venivo tra le mani di una donna. Anche se dire "donna" riferito a una ragazzina di quindici anni oggi mi pare una parola grossa. Allora mi sembrava normale. Ma era una ragazzina facile e io non ero certo il primo al quale faceva il servizietto, visto il codazzo di maschietti che sbavavano dietro di lei.Su quell’episodio ci campai per mesi. Nel senso che per mesi mi feci delle seghe, ripensando alla sborra che colava tra le mani dell’amichetta.Ecco, se queste erano state fino ad allora le mie esperienze sessuali, immaginate cosa potessi provare stando vicino a una bella donna di quarant’anni. Un complesso di Edipo all’ennesima potenza, anche perché aveva giusto l’età di mia madre.La prima mezz’ora di lezione passò quasi tranquillamente. Dal canto mio cercavo di concentrarmi sulla materia, gli occhi fissi sul libro e su un quaderno dove lei ogni tanto scriveva qualcosa."Facciamo una pausa" disse, posando una mano sulla mia gamba. "Ti preparo una spremuta di arancia."Riuscii a mugolare un sì stentato. Quella mano mi aveva sconvolto. La sera, a casa, mi feci una sega, ripensando alla sua mano, al seno che s’intravedeva sotto la maglietta, alle sue gambe. Desideravo la mia professoressa di fisica più d’ogni altra cosa al mondo. Avrei voluto sposarla. Sì, avrei voluto sposarla e stare per sempre accanto a lei. Decisi seduta stante che sarei diventato un grande fisico, da premio Nobel, così anche lei si sarebbe innamorata di me.Il giorno seguente, la professoressa di fisica indossava una gonna di seta leggermente più corta e una magliettina più aderente dell’altra ma altrettanto scollata e, per quanto potevo vedere, non aveva reggiseno.Ci sedemmo alla solita scrivania, e facevo fatica più del giorno prima a seguire la lezione. Ero continuamente distratto dal suo seno che ogni tanto sfiorava il mio braccio. Quando poi tendeva la schiena all’indietro per sgranchirsi le spalle, la gonna di seta scivolava lungo le sue gambe scoprendole quasi del tutto. Già pensavo che quella sera mi sarei fatto una sega memorabile.Ero sudato, e non solo perché quell’agosto faceva un caldo insopportabile."Senti" disse. "Tu non riesci a concentrarti, che hai?"Cosa potevo rispondere? Cosa poteva rispondere un ragazzino di sedici anni?"Niente" risposi. "Fa caldo.""Hai caldo? Anch’io ho caldo. Vieni con me" aggiunse, posandomi di nuovo una mano sulla gamba, stavolta pericolosamente vicino all’inguine.Ebbi una reazione immediata. Il mio uccello guizzò e mi premette con forza sugli jeans. Lei se ne accorse."Ah, birichino" disse, dandogli un leggero colpetto, come a un ragazzino sorpreso a compiere una marachella.Sudai ancora di più. Dovevo certamente avere il volto paonazzo. Ero in piena crisi d’imbarazzo.La professoressa si alzò e mi prese per mano. Andammo in cucina, aprì il freezer e cacciò fuori una vaschetta di gelato, riempiendo poi due bicchieri. Mangiammo il gelato con piacere, anche se io non riuscivo a essere brillante come mio solito. D’altra parte, come potevo esserlo. Mentre portava il cucchiaino colmo di gelato alla bocca, gliene cadde un poco sul petto. Lei lo raccolse con un dito e lo leccò. Quel gesto mi fece girare la testa. Il bicchiere per poco non mi cadde in terra. Al colmo dell’imbranataggine, me lo rovesciai completamente sulla maglietta e sui pantaloni. Lei si fece una gran risata.Mi condusse in bagno e mi sfilò la maglietta e quindi mi disse di togliermi i pantaloni."Li sciacquerò, in meno di un’ora saranno asciutti. Hai detto che avevi caldo, no? Ecco, ora in mutande ne avrai meno." E rise, come solo lei sapeva fare. "Anzi, sai che facciamo? Ci facciamo una doccia" aggiunse, mentre già si toglieva la T-shirt.Rimasi a bocca spalancata, quando il suo seno si mostrò in tutta la sua bellezza. Non avevo mai visto un seno così pieno, colmo. Quelli di due ragazzine che avevo potuto sbirciare erano appena in boccio. Niente a che vedere con quello florido, di donna matura della mia professoressa di fisica. Il complesso di Edipo ebbe il sopravvento, quando lasciò cadere la gonna ai suoi piedi, sfilandosi subito dopo anche gli slip.Era l’incarnazione di una dea."Ti piaccio?" mi domandò.Se mi piaceva? Non avevo mai visto niente di più bello!Ero un bambolotto nelle sue mani. Mugolai un sì, ma ero in pieno panico, quando mi ordinò, sì, mi ordinò di togliermi anche le mutande.Quando fummo nudi mi prese di nuovo per mano e mi portò nella doccia. Era abbastanza capiente da accoglierci entrambi. Regolò il getto dell’acqua e io chiusi gli occhi. Mi sembrava di vivere un sogno. L’acqua tiepida ci scivolava addosso, attenuando forme e rumori. Lei prese una saponetta e la rigirò tra le mani fino a ricoprirle di schiuma. Mi fece voltare e iniziò a strofinarmi la schiena, con movimenti rotatori. Poi scese lungo i fianchi, e risalì, ripetendo il movimento più volte. Quindi prese a massaggiarmi le natiche e subito dopo le gambe. Ero in uno stato di eccitazione incredibile, quando mi fece voltare. Guardò il cazzo. "Sei un uomo" disse. "Il cazzo di un uomo in un ragazzino." Lo disse sorridendo, come faceva di solito.S’inginocchiò e prese a massaggiarmi l’inguine, girando lentamente intorno agli organi genitali, con delicatezza, fino all’interno delle cosce. Il mio cazzo mi sembrò terribilmente grosso e teso, come non lo era mai stato fino a quel momento della mia vita. Come se si fosse sviluppato di qualche centimetro in quei pochi minuti. Mi attaccai alla parete, perché temevo di cadere da un momento all’altro. Avevo il ventre teso in avanti e gemevo. Aspettavo che accadesse qualcosa che non avevo mai immaginato. Lei mi passò la mano sullo scroto, risalendo fino all’ano. Il mio cazzo si drizzò ancora di più, e la professoressa finalmente lo afferrò con l’altra mano, iniziando un dolce movimento di va e vieni. Il sapone che le ricopriva il palmo favoriva a meraviglia lo scivolamento. Si muoveva con delicatezza, lentamente. In modo molto diverso da quell’unica sega che mi aveva fatto tempo prima l’amichetta quindicenne. Su è giù, sempre lo stesso gesto. Poi si sciacquò le mani e fece scorrere l’acqua della doccia sul mio cazzo. Quando tutto il sapone si fu tolto, lo fece sparire nella sua bocca. Non avevo mai provato un piacere simile. Era qualcosa che faceva sparire ogni pensiero dalla mente, il mondo intero spariva insieme al mio cazzo nella bocca della professoressa di fisica. Avevo intensi brividi in tutto il corpo. Non so quanto durò, persi completamente la dimensione del tempo. Alcuni istanti o un’eternità passò, prima che con grida rauche mi liberavo nella sua bocca. Avevo sborrato nella bocca della mia professoressa di fisica. La prima donna a farmi un pompino nella mia vita. Inutile provare a raccontarlo, pensai stranamente quando ripresi fiato, nessuno mi avrebbe creduto."Ti è piaciuto?"Se mi era piaciuto? Mi sembrava di essere stato in paradiso. Riuscii soltanto ad annuire. Lei chiuse la doccia."Adesso devi fare una cosa per me" disse. A quel punto ero pronto a gettarmi sul fuoco, per lei.Si distese sulle piastrelle della doccia e quindi sussurrò: "Inginocchiati tra le mie gambe."Ubbidii. Non sapevo di esserlo in quel momento, ma ero un semplice giocattolino."Baciami tra le gambe" ordinò.Baciarla tra le gambe? Negli usuali consulti di sesso con gli amici, talvolta s’era parlato di baciare la fica alle ragazze, ma siccome a nessuno era mai capitato, non eravamo giunti a nessuna conclusione. In sostanza, non sapevo se sarebbe stata una cosa piacevole o no.Quando mi chinai, la mia professoressa mise le gambe sulle mie spalle. Guidato da un istinto naturale, tirai fuori la lingua e la posai sulla sua fica. Lei s’inarcò bruscamente. Mi sentii all’improvviso un grande amatore. Le leccavo la vagina con regolarità, ogni tanto stringendo tra le labbra quella che doveva essere la clitoride. Le mie conoscenze in anatomia sessuale femminile erano molto scarse."Lì, sì, lì!" mugolava. "Continua così, non ti fermare!"Quindi scese con le mani sulla fica e ne aprì le labbra. "Vai dentro con la lingua. Dentro, fino in fondo! Non ti fermare!"Continuai a leccare e a baciarla, mentre lei si dimenava nel piccolo spazio. Facevo quasi fatica a trattenerla. A un tratto, spostò le sue mani sulla mia testa e la spinse con forza contro di sé. La sentii gridare di piacere, non avevo mai sentito degli urli di piacere di tal genere in una donna. Un attimo dopo la mia bocca si riempì dei suoi umori. Erano caldi, piacevoli. Un sapore di miele, solo un po’ aspro.Molto tempo dopo, quando si fu ripresa, mi fece sollevare, quindi si alzò anche lei e uscimmo dalla doccia. Io fissavo ogni suo movimento, come in adorazione. Ci asciugammo."Saprai tenere la bocca chiusa?"In uno slancio di sincerità, risposi: "Tanto nessuno mi crederebbe."Lei annuì.La mia iniziazione sessuale durò per tutte le due settimane seguenti. La professoressa di fisica mi fece provare ogni possibile emozione. Fu lei a mettermi il mio primo preservativo. Fu lei a insegnarmi come fare durare più a lungo l’atto sessuale. Come soddisfare una donna. Come donarle piacere.All’esame di riparazione non andai affatto bene. Prima di congedarmi, lei mi disse: "Non hai studiato abbastanza. Meriti un 5. Ma siccome hai preso un bel 9 v.a.s. sul resto, ti promuovo con 7. Sei contento?"Sì, nei fui contento.

Ven

02

Ott

2015

un discorso senza k...

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Ira

...lo sfogo che sto per fare forse sarà cestinato o criticato in lungo e in largo...fumando una sigaretta ho cominciato a pensare sulle azioni compiute nella mia vita e anche le sfighe,ho pensato alla gente che mi sta intorno,quella che ho conosciuto nel mio cammino in 30anni...vorrei sapere se il"Boss" esiste.vorrei sapere il perché di tutte le mie sfighe,cosa posso avergli fatto di così male...ho pensato anche:se la terra fosse il nostro purgatorio,se fossimo tutte anime,le quali dobbiamo scontare tutte le piccole avversità quotidiane per poi andare in paradiso?tante anime incastrate in corpi a scontare pene per il tanto elogiato paradiso...e se il paradiso fosse ancora peggio di qua???se in paradiso devo essere ancora così sfigata come qua?se...se...se...i5minuti della sigaretta sono finiti e ritorno alle faccende domestiche a scervellarmi la testa sui soldi che non ci sono,a non far pesare ai bambini i problemi economici...e intanto in tutte le faccende terrene penso al "Boss" che se dovesse esistere quando morirò un gg(si spera lontano perché nonostante tutto la vita é bellA)andrò nel suo ufficio e gliene dirò 4perché non é giusto soffrire così tanto nel mondo...ma forse ora che vado nel suo ufficio avrà ricevuto tante altre persone che volevano reclamare per la loro vita terrena...CMQ ERA UNA SIGARETTA QUELLA CHE MI SONO FUMATA É CHE A VOLTE IL CERVELLO CA...

Tags: dio, paradiso, boss

Mar

10

Dic

2013

NON C'E' LA FACCIO PIU'.......................

Sfogo di Avatar di dolcevioladolceviola | Categoria: Invidia

NON CI RIESCO PIU' A  STARE CON TE COSI' .....HO BISOGNO DEL TUO AMORE, DI VEDERTI ,DI SENTIRTI...LO SO CHE  STANNO CAMBIANDO MOLTE COSE ....MA IO. NN RIESCO A NON SENTIRE LA TUA VOCE..... STO MALE ....LO CAPISCI..............STO MALE ....E' COME UNA DANNAZIONE ................IL PROBLEMA E' CHE PREFERISCO 1000 VOLTE L'INFERNO CON TE ..........CHE. IL PARADISO CON UN ALTRO................

TI AMO ..........SEMPRE ...........NONOSTANTE TUTTO................ 

 

Mar

10

Dic

2013

NON C'E' LA FACCIO PIU'.......................

Sfogo di Avatar di dolcevioladolceviola | Categoria: Invidia

NON CI RIESCO PIU' A  STARE CON TE COSI' .....HO BISOGNO DEL TUO AMORE, DI VEDERTI ,DI SENTIRTI...LO SO CHE  STANNO CAMBIANDO MOLTE COSE ....MA IO. NN RIESCO A NON SENTIRE LA TUA VOCE..... STO MALE ....LO CAPISCI..............STO MALE ....E' COME UNA DANNAZIONE ................IL PROBLEMA E' CHE PREFERISCO 1000 VOLTE L'INFERNO CON TE ..........CHE. IL PARADISO CON UN ALTRO................

TI AMO ..........SEMPRE ...........NONOSTANTE TUTTO................