Tag: bizzarro
Ven
25
Mag
2018
A Roma niente bagni turchi
A Roma niente bagni turchi e niente riscaldamento e suore epilettiche e grassi cardinali con enormi falli di ceramica nascosti nella valigia diplomatica. Dov’è Susan Almond? Il Tulumán ha una media di tre morti al minuto per incidenti stradali. Sono Bill Burroughs e ho una pistola. State alla larga. Il Tulumán è un paese magnifico; bambini feroci, a bordo di tricicli a pulsorazzo, percorrono a tutta velocità le grandi avenidas di Tlaoxaca falciando allegramente gli inermi passanti. Bettina Hoffman non esiste. Grandi camion color confetto, guidati da ermafroditi spericolati, scaricano pile su pile di cadaveri fosforescenti nei grandi cimiteri della città. Copenaghen è la città più triste del Mondo. I conducenti sono tipi a posto; masticano gomma al cinammono senza fretta ed indossano grossi occhiali color piombo. Nei bar gli operai bevono birra in silenzio e ascoltano musica classica. Nei circhi del Tulumán i trapezisti assumono forti quantità di otla prima dei loro numeri – non c’è niente da ridere, Patty Duke – e non usano mai la rete protettiva; a volte mancano la presa. E’ arrivato Kreydenweiss? Non è un bello spettacolo, ma un vero hombre si esibisce senza rete. Jesus Pereira Caballero si veste sempre e solo di rosa e mangia esclusivamente interiora di armadillo fritte. Un consumo eccessivo di alcool abbassa la soglia di assorbimento della paraffina blu. Dove accidenti è finito lo shaker? Senza paraffina blu siamo tutti perduti, Acevedo. Fra tre anni, su proposta del Presidente Ibarruti Garcia, ogni cittadino maggiorenne età sarà obbligato ad assumere almeno sei milligrammi pro die di...Oiga amigos! Oiga amigos! Paco! Enrique! Trecento dollari per influenzare i periti balistici, maledetti messicani! C’è molta confusione, questa sera, a casa di Sydney O’Ryan, la confusione piacevole e un po’ elettrizzante di un magnifico party. Come al solito gli invitati hanno mangiato troppo poco e bevuto un po’ troppo e così i discorsi si sovrappongono, si intrecciano, si incrociano, si ramificano e si confondono (“E’ peggio del Pasto Nudo” commenta qualcuno). Come sempre il volume della musica è troppo alto, ci sono troppe tartine ed almeno due imbucati che nessuno conosce. Siamo a New York, negli Anni Sessanta, nel cuore elegante dell’Upper West Side, all’angolo nord-ovest tra la 72ª e Central Park West; il posto più bello del Mondo, più o meno. Sydney O’Ryan, “la Madame Rambouillet della Controcultura”, è bella, giovane, intelligente e molto ricca. Abita al Foxhound, il più bel palazzo d’appartamenti del Mondo, in una sontuosa residenza di venti stanze. O’Ryan, suo marito, non è un granché; sembra un barista irlandese depresso, scrive versi insignificanti e si lava ad intervalli irregolari e così Sydney s’è presa una bella cotta per William Burroughs. Fa molto freddo, il cielo grigio minaccia neve; il panorama dall’ultimo piano del Foxhound è meraviglioso. Sydney è felice come una bambina; osserva impaziente il cielo sopra il Central Park - è bello aspettare la neve. C’è stato qualche piccolo problema con le ostriche, ma poi tutto si è risolto per il meglio. Il signor Kreydenweiss ha telefonato mezz’ora fa, scusandosi per il piccolo inconveniente; lei è stata magnanima, ha detto che non c’era nessun problema, proprio nessuno - adora essere magnanima con i suoi subalterni. Un giorno Sydney ha detto che vuole tutti i suoi domestici al suo funerale; proprio tutti, nessuno escluso. A quanto pare la servitù di casa O’Ryan è stata prontamente avvertita della volontà della padrona di casa, cui tutti augurano lunga, lunghissima vita. Sydney innamorata di Burroughs? Una storia ridicola e improbabile. Come la mettiamo con O’Ryan? Non è un problema; tra persone civili ci si intende sempre, no? Il punto è, Sydney, che O’Ryan forse non è così civile come sembra. Ma figurati; O’Ryan è terribilmente civile, e poi si tratta di mio marito; vuoi forse insinuare che sarei così incivile da aver sposato un incivile...? Oh, lasciamo perdere. Hai letto le sue ultime poesie? Ho letto Il vaso da notte; francamente non mi sembra un capolavoro. Lascia perdere quel maledetto vaso da notte; era solo un gioco, una lagna simbolista con spruzzatine di Beckett. Una schifezza, più o meno, se vogliamo dirla tutta. Leggi le poesie che ha scritto su di me, leggile; O’Ryan, quando vuole, sa essere irresistibile. Ma non eri innamorata di William Burroughs? Sì, e allora? O’Ryan è, più o meno, un pazzo. Scrive mediocri versi surrealisti, è svogliatamente bisessuale; lo scopo principale della sua vita, in qualsiasi circostanza, è quello di ottenere sempre il massimo risultato con il minimo sforzo. Al termine di un reading sculaccia un’anziana signora che si è permessa un unico, educatissimo sbadiglio a bocca semichiusa. Detesta Eliot. Un giorno si apposta nei pressi della casa del grande poeta; si nasconde da qualche parte e quando Eliot finalmente esce per la solita passeggiata mattutina, lui sbuca dal suo nascondiglio e gli grida “Buuuuh!” come farebbe un bambino di sei anni (ma quando vuole, ripete Sydney, sa essere irresistibile). Si conoscono a Stoccolma, nel ’59. Da due anni lei gira a vuoto intorno a Vladimir Zent; non c’è niente da fare, Sydney è depressa. O’Ryan capisce tutto, subito. Si conoscono da quindici minuti. Vedo un’ombra, Sydney...ti chiami Sydney, vero? Sì, un’ombra. Lascialo perdere. Sì, lascialo perdere. Non so chi sia – è solo una piccola ombra – ma lascialo perdere, intesi? E’ molto più facile di quello che tu creda; lascialo perdere. Gladys Pyle avverte Sidney; stai attenta, O’Ryan è matto come un cavallo. E’ figlio di un droghiere ma sostiene seriamente di discendere dagli antichi Re d’Irlanda.
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