Kraken11
Dom
09
Ago
2015
Quanto tempo...
Eh si, è passato davvero un bel pò di tempo dal mio ultimo sfogo. Nonostante abbia continuato a seguire il sito, non ho più scritto nè commentato.
Per chi si ricorda dei miei sfoghi precedenti e della mia storia, capirà a cosa sono collegate le cose che sto per scrivere. A chi non sa niente, va bene lo stesso, prendetelo come uno sfogo a sè stante.
Lo chiamo sfogo, ma sfogo non è, in fondo. Uno sfogo io lo vedo più come un urlo, una liberazione, un lampo. Questa, più che altro, è una riflessione. Una pioggia leggera, un venticello. Fate conto di stare seduti in riva al mare, ascoltando le onde che si infrangono ritmicamente sulla spiaggia. Ecco, quel rumore sommesso è il mio "sfogo".
E' tutta la vita che mi interrogo sulla natura dei rapporti umani: da cosa nascono, perchè perdurano, in che modo influenzano le nostre scelte. Essendo una persona per natura appartata, ho utilizzato per gran parte del tempo lo strumento dell'osservazione e dell'analisi. C'è in me un'ipertrofia del pensiero, a discapito dell'azione, con tutti i pro e i contro che una simile natura porta con sè, come potete facilmente intuire da soli.
Da questa analisi, una cosa mi è apparsa chiara ed evidente: la maggior parte di questi rapporti, che siano di lavoro, familiari, di amicizia o di amore, è profondamente malata. Malata e velenosa. Perchè? Perchè scrivere una cosa così totalizzante e deprimente? Credetemi, ci ho messo tanto per giungere a questa conclusione e fino alla fine ho cercato di vedere il bicchiere mezzo pieno. Ma, ahimè, inutilmente. Perchè ad essere malati sono i presupposti, ad essere crepate sono le fondamenta stesse di questi rapporti, essi nascono tutti da un sentimento primordiale e potente: la paura. Paura del rifiuto, della solitudine, dell'esclusione. Ditemi, come si può pretendere di costruire un rapporto onesto, arricchente, solido con tali presupposti? Fate mente locale, quante amicizie vedete che si fermano alla mera superficie? Quante famiglie avete visto distrutte da egoismi, idiozia, scarso spirito di sacrificio? Quante storie d'amore sono implose davanti ai vostri occhi?
Ho cercato a lungo di impegnarmi in rapporti di ogni tipo, ma me ne sono ritratto schifato. E, vi assicuro, sono uno di manica larga, non sono "schizzinoso" e non ho pretese particolari. Ma quando egoismo e superficialità emergevano, specialmente nei rapporti d'amore, la manica più larga del mondo non avrebbe potuto sopportare la pressione di questi ego gonfi e malati.
Dal basso della mia giovane età e della poca esperienza che ho fatto, voglio però concludere con un consiglio: scegliete il più possibile, volontariamente, la solitudine. Imparate a convivere con voi stessi. Imparate a conoscere voi stessi. Solo così sarete in grado di costruire rapporti sani, solidi, onesti. Io non l'ho fatto, mi sono fidato delle persone sbagliate e la terra mi è franata sotto i piedi. Risalirò la china un passetto alla volta, e quando sarò di nuovo in cima, sono certo di una cosa: non permetterò più a nessuno di infettarmi con le proprie contraddizioni e i proprio egoismi. E se i casi della vita non mi permetteranno, almeno in amore, di trovare qualcuno con cui costruire un rapporto sano, allora sarò ben felice di vivere da solo per tutta la vita. Una sana solitudine è dieci volte meglio di una compagnia malata.
Scusate i toni pomposi e la filosofia spiccia. Fanno parte di me.
Sab
21
Mar
2015
Curiosità...
Più che uno sfogo, la mia è una genuina curiosità dovuta ad uno sfogo che ho appena letto... Mi son sempre fatto vanto di capire le persone. Forse di capirle troppo e "sentirle" poco. La mia curiosità è sul rapporto che le donne hanno con la sfera sessuale, che sia in una coppia oppure no. Intendo dire, gli uomini pensano molto a questo aspetto, hanno spesso fantasie varie e il loro giudizio è spesso offuscato di fronte ad una bella donna. Non mi interessa scendere nei particolari, lo troverei francamente imbarazzante, ciò che vorrei sapere è quanto magari una donna pensa al sesso, se anche una donna si può ritrovare con il giudizio offuscato di fronte ad un uomo per cui prova forte attrazione fisica e se è vero che per le donne in generale il sesso ha un'importanza molto minore rispetto agli uomini.
Mer
11
Mar
2015
Erasmus e coppia
Salve, come da titolo, vorrei dire la mia sul conflitto naturale che sussiste fra una coppia (seriamente impegnata) e l'erasmus.
I due sono nemici naturali, come cani e gatti, come gli scozzesi ed altri scozzesi. Come uomini e donne.
Scherzi a parte, vi darò la mia opinione sull'argomento (anche se già l'ho fatto in un altro sfogo) e, più di ogni altra cosa, vorrei sapere il vostro punto di vista, che sia simile al mio o totalmente l'opposto non m'importa, sono solo curioso di conoscere la vostra opinione.
Per farla semplice: erasmus e coppia non possono, secondo me, sussistere insieme. La frase "Se non la/lo lasci andare in erasmus, la/lo privi di un'esperienza e sei egoista." mi fa venire l'orticaria. Dal mio punto di vista, è come dire "Lei/lui ha deciso di darti un calcio sui denti. E' una sua scelta, se glielo impedisci, sei uno/a stronzo/a."
Perchè l'erasmus è una bellissima esperienza, estremamente formativa, aiuta con la capacità di relazionarsi col prossimo e con le competenze linguistiche, oltre a fare curriculum ed aiutare con il punteggio di laurea. Però è, l'ho già scritto e lo ripeto, su stessa ammissione di chi è andato, una specie di lunga vacanza. Gli esami si passano abbastanza facilmente e più che altro (giustamente) ci si diverte.
Quel "giustamente" fra parentesi, però implode e scompare nell'etere nel momento in cui si lascia nel paese natio il proprio, o la propria, partner ad attendere il ritorno dell'amato/a. Le stronzate del "eh ormai c'è internet, eh ormai ci sono gli aerei, eh ormai le distanze si sentono meno..." lasciamole fuori dalla porta, per favore. Perchè fanno puzza. Puzza di ipocrisia. Un rapporto a distanza è problematico, per tante ragioni. Punto.
Il problema è che, SECONDO ME, l'egoismo sta dalla parte di chi parte. E scusate la cacofonia. Se vuoi andare in erasmus, accomodati, ma non lasciare qualcuno ad aspettarti a casa. Perchè possiamo fare tutti i discorsi aperti e moderni che ci pare, ma il "partente" prende comunque volontariamente la decisione di farsi i cazzi suoi facendo qualcosa di non necessario e divertente (per lui/lei). Chiarisco che ci si deve dividere per tot mesi per un'importante offerta di lavoro all'estero o semplicemente in un'altra città il discorso cambia radicalmente. Ma un erasmus no. Mi dispiace.
Ora, sono curioso di conoscere la vostra opinione: prego, commentate.
Dom
08
Mar
2015
Senza Titolo
Salve, per chi mi conosce, sa che sto (ancora) vivendo una relazione particolare.
Avrei una domanda specifica da porre agli utenti del forum. La situazione è la seguente: dovremmo andare in una spa perchè lei ha una free entry, io l'accompagnerei pagando. Questo finesettimana è pieno, il prossimo lei non c'è (va a fare un viaggio con un'amica) e quello dopo è a ridosso di un suo esame all'università, quindi dice che non può. Mi propone a questo punto di andare venerdì, io le dico che durante la settimana è un problema per me, perchè potrei avere revisione per la mia tesi col professore in qualsiasi momento, quindi sarebbe meglio un finesettimana. Lei mi fa il broncio e ora non mi parla...
Il mio ragionamento è il seguente: considerate due scelte di cui una è scomoda per lei e una per me, è giusto che lei si aspetti che sia io ad adattarmi, a tal punto che se non lo faccio mi si incazza?
Non voglio necessariamente sentirmi dire che ho ragione io, vorrei solo ricevere pareri da punti di vista esterni, perchè magari sono io che sono così egoista da non rendermi conto di determinate dinamiche.
Lun
23
Feb
2015
Consigli pratici per difendersi dagli altri
Sembra un titolo simpatico, in parte lo è, ma scrivo oggi più che per sfogarmi, proprio per ricevere consigli.
Sono giovane e sono cresciuto in una famiglia disfunzionale, in un clima di guerra e tensione continuo, dove non c'era tempo nè spazio da dedicare alle mie esigenze, alle mie aspirazione e ai miei sogni. Che non solo venivano ignorati ma addirittura ostracizzati. Non sto facendo del vittimismo, perchè francamente per il resto mi sento una persona serena. Sono fortunato, solo solo perchè non ho problemi di salute, ho una buona testa e non ho problemi seri di nessun tipo di cui preoccuparmi. C'è sempre qualcuno più sfortunato di noi, è una cosa che dovremmo ripeterci spesso...
Comunque, ciò che intendo dire è che non ho mai avuto una guida, non ho mai avuto nessuno che mi mostrasse come relazionarsi con le altre persone, l'ho dovuto imparare da solo.
Sono circondato nella famiglia e negli affetti da persone egoiste. Da persone che professano amore e disinteresse nel dispensarmi consigli, quando altro non vogliono che semplicemente io faccia ciò che loro vogliono, come loro vogliono, quando loro vogliono. E mi criticano aspramente, con una violenza inaudita (non sto esagerando) quando faccio presente che anche io sono una persona, ed ho un mio pensiero, delle mie ragioni e dei miei desideri. Parlare, urlare o litigare non serve. Sto parlando di persone chiuse, incapaci di dialogare.
Scrivo qui perchè, essendo giovane e non avendo mai avuto qualcuno che mi insegnasse come difendermi da queste persone, spero che ci sia qualcuno che possa darmi, letteralmente, dei consigli pratici su come difendersi da queste persone.
Magari la cosa aiuterà anche altri nella mia condizione.
Gio
15
Gen
2015
Un bravo ragazzo
“Sono un bravo ragazzo…”. Quante volte ho letto questa frase. Non so perché, nella mia testa questa frase viene sempre pronunciata con tono lamentoso. Gorgoliante. Patetico.
Che amarezza.
Sapete che vi dico? Sono un bravo ragazzo. Proprio così. Volente o nolente, faccio parte di questa triste categoria. Però non ho mai detto “sono un bravo ragazzo”. E la prima volta che mi scappa, in realtà lo scrivo.
A proposito di scrivere, dove voglio andare a parare io? Io vorrei accompagnarvi nel mondo dei bravi ragazzi, vorrei mostrarvelo.
Prima di tutto, mi preme fare un distinguo: ci sono i bravi ragazzi e poi ci sono i “sono un coglione ancora attaccato alla gonnella della mamma, senza palle, senza un contegno e senza iniziativa, però a me stesso ed al mondo dico che sono un bravo ragazzo, perché suona meglio.”. Ecco spiegata la mia reticenza ad affermare che “sono un bravo ragazzo”.
Detto questo, lasciate che questo bravo ragazzo scriva per voi. Ma bravo per davvero. Non sono quello che tutte si vogliono sposare, ma nessuna si vuole scopare. Quello non è un bravo ragazzo. Sono più quello che tutte si vogliono sposare e, perché no, anche scopare. E sono entrambi desideri sani. Ok, forse uno dei due è più sano dell’altro…
Vi suono pretenzioso? Detto fuori dai denti, non mi importa. Sono consapevole delle mie qualità e dei miei difetti e vi posso assicurare che i secondi superano le prime di diverse lunghezze, ma non siamo qui per parlare di me. Non proprio.
Vedete, un bravo ragazzo è una tipologia di maschio che si palesa solo nell’interazione diretta con il “gentil” sesso. Si palesa, intendo dire, solo all’atto pratico. No, non è necessariamente vestito elegantemente, no, non porta necessariamente i capelli corti e pettinati e no, non è necessariamente un impiegato. Per stanare un bravo ragazzo, non c’è altro modo che vederlo all’opera.
Se ancora non l’avete capito, ve lo dico io: questo è un racconto che se la prenderà con le donne. Si, perché io sono nel profondo un rompiballe a cui piace dire quelle verità che ormai questo mondo è troppo delicato da ascoltare. Contro le donne, quindi. Non tutte. Ma decisamente troppe, concedetemelo.
Ma per voi, rappresentanti del “gentil” sesso che stanno perdendo il loro prezioso tempo a leggere questo inutile sfogo, voi che ora forse state affilando i forconi, per voi vorrei specificare che se la prenderà anche con gli uomini. In particolare, con i “veri uomini”. Quelli che piacciono tanto a voi, per capirci.
Non ho bisogno di una donna che mi descriva il suo ideale di bravo ragazzo, lo so da me. Un bravo ragazzo è silenzioso, di solito. Non parla molto, ma parla bene. Che non significa in modo forbito, ma che ciò che dice ha un significato e non è solo energia dispersa fra gli strati d’aria.
Un bravo ragazzo è romantico. Sa cosa fa piacere ad una donna. Già questo lo mette diverse lunghezze davanti al maschio medio. Non è una mammoletta senza palle (mi spiace, veri uomini), è solo più sveglio della media. Sa che il romanticismo è una rosa regalata al momento giusto, non una rosa ogni era gelogica, né una rosa sette volte al giorno.
Un bravo ragazzo, udite udite, sa anche sopravvivere da solo in casa con un’invidiabile efficienza per essere maschio: non ha bisogno di una donna in casa, non gli serve in realtà. Non è un bambino che cerca un surrogato di madre per essere accudito. Sa cucinare, lavare i piatti, fare una lavatrice, passare la scopa e, a volte, addirittura stirare. E farà queste cose che voi donne viviate con lui oppure no. Non le fa per zerbinismo (termine che trovo francamente degradante), lo fa perché lo fa. Niente di più elementare, Watson.
Un bravo ragazzo pagherà per voi, invariabilmente. Potrà smezzare con voi lo scontrino della spesa, ma non vi farà mai pagare un conto di una cena. Neanche un biglietto del cinema.
Un bravo ragazzo è paziente. La pazienza è probabilmente la caratteristica più importante. Lo status quo. Pazienza, questa sconosciuta. Una caratteristica così sottovalutata nel mondo pateticamente frenetico di oggi.
Un bravo ragazzo è… Beh, è tante altre cose, ma per ora accontentiamoci di queste qui.
Ah un’ultima cosa: un bravo ragazzo è anche un essere umano. Il che vuol dire che ha anche dei difetti, che nasconde delle paure, che, nonostante la pazienza ed il silenzio, è in grado di provare rabbia, che presenta tutte quelle contraddizioni, quelle debolezze, che rendono gli umani…. Umani.
Essere bravi ragazzi non significa essere perfetti. Giammai.
Ora, vorrei porre una domanda alle signore del pubblico: cosa fate, cosa avete fatto voi quando e se avete incontrato un bravo ragazzo?
Scherzavo, è una domanda retorica: non fate niente. Non ci fate niente.
Si perché ormai la donna è emancipata: ormai esistono solo donne con le palle. Donne in carriera, donne che “figli ora? E chi ha tempo?”. Vi paiono discorsi retrogradi e maschilisti? Beh non lo sono. Lo sapete, voi donne in carriera, emancipate, anti-figli, che il tasso di depressione femminile è aumentato dall’emancipazione sociale femminile ad oggi? Ma non vi accorgete che tutte le stronzate che vi passano come discorsi moderni ed aperti hanno portato la donna ad esser strappata dalla sua posizione senza fornire alla donna stessa un’altra posizione valida?
Perché scrivo queste cose? Perché un bravo ragazzo avrebbe trovato posto, forse, in un mondo dove le donne erano donne e non aspiranti uomini. Perché, forse, sono così esasperato di incontrare donne stronze, egoiste, problematiche, che attribuisco la colpa, anziché alla sfiga, alla società. Forse.
Sono sempre stato rispettoso di ogni donna che si è avvicinata a me, sempre paziente e presente. Mai servile, mai uno zerbino. Semplicemente, sono sempre stato, almeno a detta loro, di queste donne, uno scoglio a cui aggrapparsi. Non le ho mai fatte soffrire, non le ho mai tradite, non le ho mai messe in secondo piano. Sapete cosa ho ottenuto in cambio? Cenere.
E a voi, donne di oggi e del domani, donne in carriera, donne indipendenti, “stronze come un uomo”, a voi donne che volete la totale indipendenza e che vedete il matrimonio solo come un’altra conquista personale, a voi volevo dedicare questo mio sfogo. Io me ne scendo da questo palco. Non posso cambiare ciò che sono, io sono e rimarrò “un bravo ragazzo”. Ma vi lascio da sole: ai vostri egoismi, alle vostre contraddizioni, alle vostre pretese assurde. Trovatevi un “vero uomo”. Uno di quei cavernicoli in giacca e cravatta, con tanti soldi e zero principi. Trovatevi uno che quando sarete scadute, vi rimpiazzerà con la segretaria, uno che si guarda la partita con le scarpe sul divano, ignaro che l’avete appena pulito. Trovatevi uno così. Poi veniteci a cercare, a noi bravi ragazzi. Non ci troverete. Perché la verità è che un bravo ragazzo è bravo per una ragione. Se ne è andato senza far rumore e per voi ora è solo un posto vuoto, un ricordo, una malinconia. Lo troverete fra le braccia di una brava ragazza, una donna vera. Allora, forse, capirete che un vero uomo non è uno che se piove vi copre col tettuccio del suo quattro per quattro, partendo poi sgommando verso lidi sconosciuti. Un vero uomo è uno che si leva la giacca e vi copre con quella se piove, inzuppandosi tutto. E non vi porta verso lidi sconosciuti, ma a casa.
Oppure lo troverete da solo, ma a quel punto sarà per voi comunque troppo lontano. Un bravo ragazzo sta bene anche da solo.
Ad onor del vero, la maggior parte li troverete da soli. Forse è meglio. Non c’è più posto per i bravi ragazzi. Meglio che scompaiano uno dopo l’altro nella notte.
Eppure io mi chiedo, forse perché sono un bravo ragazzo e non colgo il senso dell’egoismo, ma quando tutti i bravi ragazzi, tutti i gentili, i romantici, i rispettosi, i silenziosi, i pazienti, saranno spariti dalla faccia della terra, a voi, senza noi “coglioni”, che cosa donerà la vostra arida, triste, grigia vita?
Ven
19
Dic
2014
"I veri uomini non lavano i piatti" (MOLTO LUNGO)
Innanzitutto, prima che una marea di femministe rabbiose mi assaltino con la bava alla bocca, desidero specificare che il titolo di questo sfogo è fra virgolette perchè è una citazione, che ci avrà la pazienza di leggere capirà.
Sono un ragazzo di 25 anni che si avvia alla conclusione dei suoi studi in economia. Circa 4 anni fa incontrai una ragazza che poi sarebbe diventata la mia attuale fidanzata. Lei ha la mia stessa età e, come me, si sta avviando alla conclusione del suo percorso universitario. Questa premessa l'ho fatta giusto per inquadrare il contesto generale.
Non vi annoio con frasi del tipo "all'inizio era tutto bello", "eravamo sempre felici", "scherzavamo e ridevamo sempre", perchè sono frasi dette e ridette. Frasi banali che inquadrano l'ovvio: ogni relazione sembra la relazione perfetta, la migliore del mondo, almeno all'inizio.
Passiamo direttamente alla parte dove mi sfogo.
Ora, prima di tutto vorrei chiarire una cosa: non è vero, nella maniera più assoluta, che gli errori in coppia si fanno in due. E' un'enorme stronzata di cui il partner "colpevole" vi convince per manipolarvi.
Mi spiego meglio: il primo errore in una coppia è fatto da uno dei due. Il "peccato originale", se così vogliamo chiamarlo, tanto per ridere, è sempre commesso da una persona sola. E' sempre uno che varca la linea, seguito logicamente a ruota dall'altro. Detta semplice: siamo in due, va tutto bene, ma ad un certo punto tu, magari perchè sei nervoso/a, magari perchè hai avuto una giornata di merda, o semplicemente perchè ti sei svegliato/a male quel giorno, vieni da me, che sono la prima persona che ti capita a tiro e mi tiri un cazzotto di quelli belli sonori sui denti. Ecco, quello è l'errore originale, fatto sempre da uno nei confronti dell'altro. Ovviamente la vittima del cazzotto reagisce come non dovrebbe: si incazza a sua volta (chissà perchè!) e tira un cazzotto ancora più sonoro sui denti del partner. Da questo momento diventa tutto una roulette di errori da parte di entrambi. Idealmente, il partner vittima del cazzotto (a questo punto spero abbiate capito che non parlo di un cazzotto vero e proprio), dovrebbe reagire incassando il colpo, facendo capire con calma al partner pugile che non è quello il modo di reagire e calmarlo, coccolandolo per il suo umore storto. Ma questo, appunto, idealmente. Parliamoci chiaro signore e signori: siamo esseri umani, santi ed eroi lasciamoli alle storie ed alle fiabe, ed un cazzotto ci fa male, ci fa soffrire, ci fa riflettere e quello che vi pare, ma alla fine il sentimento preponderante sarà innegabilmente uno: rabbia. E la rabbia è tanto maggiore quanto maggiore è la fiducia ed il sentimento che riponevamo nella persona che ci ha ferito.
Questa riflessione di cui sopra mi è costata molto tempo e fatica per essere completata dentro di me. Ci ho messo molto a capirlo. Volevo condividerlo con voi per ascoltare il vostro parere, ma anche per fornirvi la mia esperienza personale. Non sono depositario della verità universale, per carità, ma è la mia piccola verità e in fondo solo confrontando i nostri piccoli mondi possiamo crescere ed arrichirci insieme. Il confronto costruttivo è la linfa vitale della società.
Ora, veniamo a me. Come dicevo, vorrei saltare direttamente al motivo per cui scrivo qui: circa 3 anni fa presi casa con questa ragazza. Alla fine, cercavamo casa in un periodo in cui quasi tutti gli appartamenti per studenti sono ormai pieni e trovare casa non era facile, quind decidemmo di prendere casa insieme, come coinquilini, ma in quella che a tutti gli effetti era una convivenza.
Io non fui affatto intimorito da questa prospettiva. Non sono vecchio anzitempo, anzi. Mi piace uscire con gli amici, divertirmi e sparare quattro cavolate davanti ad una birra in un pub, ma francamente odio l'atteggiamento di tanti ragazzi della mia età: a 25 anni fanno finta di essere grandi, continuando ad uscire in branchi di 9-10 persone, urlando, cantando a squarciagola, bevendo come disperati (anche io ogni tanto bevo, ma se devo farlo ogni volta che esco perchè sennò non mi diverto c'è qualcosa di patologico no?) e tentando disperatamente di proseguire situazioni ed atteggiamenti tipici del liceo. Nei loro occhi è facile vedere una paura nera di crescere. Di ammettere che a 25 anni si è giovani, per carità, ma non è come avere 16 anni e il fatto che purtroppo campiamo ancora sulle spalle dei nostri genitori non è una scusante per non cominciare a pensare in maniera più adulta.
Io, dicevo, non fui intimorito dalla prospettiva di vivere con la mia ragazza: mi fidavo di lei, vedevo che c'era feeling e c'era un modo di pensare comune costruttivo. Mi impegnai davvero molto per questa casa: seguii le stesure del contratto di affitto e mentre lei era in Calabria dalla famiglia mi spaccai la schiena per trasferire tutte le sue e le mie cose dalle vecchie case a quella nuova, spacchettando e sistemando tutto per farle trovare tutto perfetto quando sarebbe tornata qui dove studiamo. Lo feci con piacere.
Lei poi tornò su dalla Calabria e cominciammo così la nostra convivenza. Io ero sempre allegro, sempre vitale: non sono un cerebroleso, sia chiaro, ma sono convinto che la felicità, o, almeno, la serenità, sia davvero una conquista quotidiana, viviamo in una società che, se lasciata agire, si insinua dentro di noi come un cancro e ci spegne. Essere felici è davvero una scelta consapevole, non uno stato d'animo.
Lei però, piano piano, era sempre più nervosa e insoddisfatta: non andava bene la casa che era troppo piccola (per inciso, è un appartamento nuovo in una palazzina molto carina: una rarità come sistemazione per due studenti universitari), non andava bene la zona, il proprietario era antipatico, i suoi colleghi all'università non le piacevano, i professori erano poco professionali etc etc... Ora, io condivido molte delle sue critiche nei confronti del sistema universitario italiano, ma se fai di ogni pensiero negativo un pensiero ossessivo, la tua realtà divverrà quella: una realtà fatta solo da difetti e insoddisfazione.
La sua insoddisfazione e le sue critiche cominciarono poi a colpire anche me: e lì arrivarono i primi "cazzotti".
Io ho molti difetti: sono molto silenzioso, parlo poco, sono orgoglioso e mi è difficile chiedere scusa, sono tendenzialmente pigro e chi più ne ha più ne metta. La lista è lunga. Però sono anche consapevole di alcuni miei piccoli pregi: in una relazione, infatti, sono il classico "bravo ragazzo". Sono presente, romantico e disponibile. Da quando ho preso casa con lei mi sono impegnato a diventare il più indipendente possibile con le faccende di casa: passo la scopa e lo straccio, so fare la lavatrice e posso stirare, pulisco settimanalmente i bagni e vi posso giurare che è almeno un anno che lei non apparecchia, sparecchia o lava i piatti perchè insisto sempre per farlo io. Non è servilismo perchè sono consapevole che se magari io lavo i piatti, lei ha fatto la lavatrice e io non ci avevo pensato, oppure ha spolverato....
Io penso che in una coppia ci voglia coraggio per affrontare la quotidianità. Trovare tutte le sere la forza di cucinare al proprio, o alla propria, partner. Affrontare la fatica delle lunghe giornate di lavoro e trovare comunque la forza di accoccolarsi insieme davanti ad un telefilm, ridendo insieme, commentando le battute e parlando della propria giornata. Ci vuole coraggio.
I film ci hanno insegnato l'amore sbagliato, il cosiddetto "amore hollywoodiano": è facile essere felici e pensare che si starà sempre insieme se stiamo andando a cavallo sotto la pioggia, o stiamo pattinando sul ghiaccio o stiamo a cena fuori vestiti perfetti e senza un filo di grasso o rughe sul tetto di un grattacielo, senza un pensiero o un problema. E' troppo facile. I momenti così ci devono stare in una coppia, ma molti hanno la concezione sbagliata che debba essere sempre così. La gente si crea aspettative irrealistiche e quando queste aspettative vengono puntualmente e logicamente deluse, si incazza con gli altri anzochè con sè stessa.
Non saprei da dove cominciare per elencare la valanga di accuse e critiche che ho ricevuto dalla mia ragazza: stai ingrassando, i tuoi capelli non mi piacciono, la macchina è sporca, metti meno miele nella camomilla, lava meglio i piatti... E queste sono solo le più banali. Le vere "pugnalate" sono state altre.
Una volta era così nervosa con la madre che se la prese con me per come stavo piegando uno scatolone: mi urlò contro, mi diede dell'idiota, del ragazzino incapace. Non certo per lo scatolone, ma perchè la madre l'aveva fatta incazzare ed era in ritardo sulla tabella di marcia per studiare un esame (fra l'altro, non ti lamentare che l'esame non ti piace e non riesci a memorizzare, perchè se sei in ritardo e non hai voglia, la colpa è solo tua... ma vabè).
Mi ha dato più volte dell'egoista, dell'immaturo, ma quando le chiedevo dove ravvisava in me egoismo e immaturità non mi sapeva rispondere.
Ultimamente, ha insinuato che ho preso casa con lei non per maturità, ma perchè ho paura di stare da solo (cosa non vera: sono abituato a stare da solo a causa di genitori assenti e immaturi e la solitudine mi è piuttosto congeniale).
Nella stessa occasione, ha detto che tutte le cose che faccio per lei, dal lavare i piatti alla rosa rossa che le regalo ogni tanto, le faccio solo perchè ho paura di perderla e non perchè mi va.
Infine, l'altro giorno, mentre lavavo i piatti, mi fa:"ma perchè non usi i guanti?", e io, scherzando, le ho risposto:"i veri uomini non usano i guanti".. Allora lei ha assunto quell'aria di superiorità sprezzante e mi ha risposto:"i veri uomini non lavano i piatti". Magari non voleva dire niente, ma forse a causa di tutte le altre ferite, la cosa mi ha fatto male.
Come ciliegina sulla torta, i nostri rapporti sessuali sono praticamente assenti e questo è un problema che c'è da sempre: ogni volta che lei prepara un esame o è nervosa non facciamo sesso. E io non sono così fissato, è difficile esasperarmi da questo punto di vista, ma quando fai sesso una volta ogni 40 giorni, la mancanza la senti. Una volta ho provato a parlarle e lei ha detto "lo sai, quando sono nervosa non ho voglia". Punto. E intanto niente rapporti da più di un mese. Di nuovo. Non vorrei neanche, in fondo, che lei lo facesse con me più spesso. Vorrei solo che, per una volta, lei venisse da me a dirmi "scusami se sono frigida e grazie di comprendermi". Solo questo. Così, giusto per avere una misera prova che tutto quello che faccio per lei non finisce dentro un buco nero.
La terribile verità è che lei mi ama davvero. Lo so. Ma è anche una persona egoista e immatura. E che dio o chi per lui non voglia mai che una persona egoista si innamori di voi. Una volta ho letto che per un'egoista una coppia è fatta da una persona che LO ama e una persona che SI ama. Quando stai con un'egoista sei peggio che solo: sei invisibile.
Io ormai sono l'ombra di me stesso: sono apatico, sempre stanco, sfiduciato. E' come se non esistessi più, come se fossi un guscio vuoto. Sono gonfio di rabbia e risentimento ma sono anche troppo depresso per farla uscire. Tuttavia, sono piuttosto sicuro che tutto abbia un prezzo nella vita, tutto. E che per ogni cosa che facciamo o diciamo prima o poi il conto ci viene presentato. Non nego che provo un certo perverso piacere, condito da tristezza, a pensarla mentre striscia e mi implora di rimanere, perchè so che dietro tutta quell'arroganza e quell'egoismo si cela una bambina fragile. Ognuno ha le sue ombre, ma il punto è esserni consapevoli ed evitare il più possibile che quelle ombre parlino per noi. E lei questo sforzo non l'ha fatto. Non ci ha nemmeno provato.
E' una persona distruttiva, destinata a vivere per sempre insoddisfatta, con una fame inestinguibile. Non importa quanto perfetta potrà diventare la sua vita, non sarà mai abbastanza per lei. E magari, un giorno, fra tanti anni, si fermerà un attimo a riflettere, riuscirà miracolosamente a ridimensionare il suo ego per qualche minuti e si guarderà attorno: vedrà solo terra bruciata. Allora si sentirà sola e si accorgerà di quanto, nella sua furia distruttiva, nel suo egoismo cieco, ha buttato nel cesso. E magari a me in quel momento fischieranno le orecchie.
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