Sab
19
Nov
2016
Adoescenza sprecata, quindici anni sprecati
La verità è che deprimersi è la via piú dolorosa, ma anche quella più facile, ed è questo il vero fallimento. Piangersi addosso per poi ottenere nulla non ha senso, è lottare che rende forte una persona, e io non lo sono. “Siamo noi stessi solo quando stiamo male”, e io quando sto male penso alla morte come via piú facile, ma è qualcosa che non voglio, perché io voglio vivere, ma lascio vincere ai miei disagi mentali, ai miei complessi che non mi fanno vivere davvero, a questi tre anni passati nell'inferno che si è formato nella mia anima, alla gente che non è capace di capirmi, a chi non è mai stato capace di spronarmi, al fatto che voglio cambiare la mia vita, che voglio cambiare le mie amicizie, ma penso sempre che sia troppo tardi ormai. Mi trovo per l'ennesima volta a sfogarmi dietro a uno schermo, nella più completa solitudine, con le cuffie alle orecchie, una canzone ad alto volume e mia mamma che si lamenta dalla cucina. Ma le do ragione. Chiunque si lamenterebbe di avere una figlia come me, anch'io lo farei. Una figlia che ha già perso quasi tre anni delle scuole superiori, una figlia che sta sempre a casa, una figlia che mangia, ingrassa e dopo va a lamentarsi di quanto fa ccia schifo il suo fisico. Una ragazza di quindici anni che esiste senza vivere, una persona che vorrebbe vivere, che vorrebbe scontare tutto quello che non ha fatto negli anni precedenti, perché non si rendeva conto di star crescendo. Quella persona imprigionata in sé stessa, e in quella prigione, c'è una piccola parte di lei da bambina: quella bambina che si sentiva sola, quella bambina senza amici, che passava giornate a casa, che si sentiva a disagio ovunque, quella bambina complessata che dopo è diventata una ragazza con complessi non superabili facilmente, quella ragazza che non crede all'esistenza di una via d'uscita, quella ragazza che vuole cambiare, che ha bisogno d'aiuto. Quella ragazza adesso si odia, odia sé stessa e odia la fallita che è diventata, odia la sua città, vorrebbe sparire da qui, ma prima vuole sparire dal suo demone interiore e per quello ci vuole coraggio. Ho questo vuoto che non riesco a colmare, mi mancano tante cose...
7 commenti
fino al XIX sec a quindici anni si era pronti per il matrimonio e per figliare (tentare di farlo visto l'alto tasso di mortalità)
nel XX sec a 15 anni si era nell'età che si stava sui libri a studiare, speranzosi di un futuro migliore, la crescita demografica poteva ancora essere assorbita
nel XXI sec i figli di quei quindicenni della generazione del futuro migliore, non hanno un cazzo da fare e una beata minkia da pensare visto che il libro è considerato una cosa noiosa a prescindere se non è quello dei manga (perché i loro genitori li hanno allevati con l'idea sbagliatissima di dover dar loro tutto ciò che essi non hanno avuto, i genitori che volevano prendersi la rivincita, la rivalsa rispetto alla loro patetica vita da semi-ignoranti) e vanno in totale paranoia
Mi spiegate come una persona di quindici anni abbia fatto a perdere ben tre anni di superiori? Io dopo tre anni di superiori, cioè in quarta, avevo 17 anni ed andavo per i 18.
Potrebbe compiere sedici anni il mese prossimo. Scrive che ha perso quasi tre anni di scuola, quindi potrebbe già aver accumulato due bocciature e star andando male anche quest'anno.
Con un po' di fatica, i conti tornano; oppure sta trollando. Ricordo altri sfoghi simili a questo e credo sia sempre la stessa persona a scriverli. Penso dica vero.
Penso dica il vero*
di a tua madre che hai bisogno di essere supportata , e lascia la scuola per un istituto professionale . Se non sei portata per lo studio , non e' un reato , e' un reato invece passare la tua vita chiusa in casa a mangiare e rovinarti , svegliati , non sei piu' una bambina , devi imparare a prendere delle decisioni , devi decidere tu per la tua vita ed i tuoi genitori ti devono essere di sostegno .
in bocca al lupo
...e in culo alla balena.
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Tua madre non ha ragione a lamentarsi: dov'era quando eri una bambina complessata che si sentiva a disagio ovunque?
Cos'ha fatto in questi tre anni, mentre perdevi un anno scolastico dopo l'altro?
Invece di odiarti dovresti prendertela con lei o con i tuoi genitori. Non parli di tuo padre, quindi non so se ci sia, ma non si può lasciare un figlio in balia di se stesso e poi limitarsi a lamentarsene.
Esci dalla tua camera e valle a dire che è giunto il momento che faccia il genitore! Può darsi, anzi è probabile, che rigiri il discorso dando a te tutte le colpe, ma almeno ti sarai sfogata come si deve.