enry80

Mer

26

Giu

2019

Il mare.

Sfogo di Avatar di enry80enry80 | Categoria: Altro

In un primo pomeriggio d'autunno, dove il sole ancora caldo, racconta di belle giornate estive, cammino sulla spiaggia deserta lentamente, solo il rumore del mare e del vento tra le onde. Contro gli scogli l'acqua si fa più bianca, in una schiuma che cancella quel blu così intenso in lontananza.
Il vociare della gente che fino a poco tempo fa occupava questa sabbia si é via via attenuato, fino a disperdersi completamente. Posso percepirlo, assieme ai movimenti delle anime che non esistono più. Tenui immagini di giorni trascorsi, sovrapposte, compongono un mosaico che alimenta la mia nostalgia. Ricordo dov'ero, com'ero. Sono un estraneo, da sempre, in ogni luogo lo divento ed in silenzio mi allontano da ciò che prova ad afferrarmi. Così, in questo giorno di solitudine, sicuro di non essere visto, percorro il molo, fino a sentire alcune gocce d'acqua raggiungermi. Attendo il momento esatto per gettare, in questo mare, un altro messaggio chiuso in una vecchia e consumata bottiglia di vetro azzurro. Verrà anch'essa portata dalla corrente, raccolta dopo essersi adagiata sulla spiaggia in un momento dove non sarò presente. Lascio al mare il mio destino, a lui e a chi troverà il mio scritto  il compito di decidere se essere ricordato, la speranza che non sia stato tutto sbagliato, che qualcosa di me, possa aver senso.

Ven

24

Mag

2019

Morire

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Una corsa, un urlo nella testa, sensazioni ovattate, vibrazioni e adrenalina e poi l’imprevisto; Da molti temuto, da alcuni desiderato, il vuoto, istanti di silenzio che portano alla consapevolezza della fine. Una contrazione al ventre, prima la paura, poi rassegnazione davanti all’inevitabile.
Finire così, in un caldo pomeriggio d’estate, in una strada deserta che conosco a memoria, in mezzo all’erba alta che nasconderà i rottami e me. Lontano da tutti, dalla possibilità di essere raggiunto, trovato. Chiuso nella pelle che mi avvolge e nel casco che mi lascia nel mondo sognato. Sorridere alla sorte, pensare che va tutto bene, ed ha un senso. La volontà di scegliere l’ultimo pensiero, aggrapparsi ad un istante di felicità passata, in modo da pareggiare il conto. Tutta la tristezza cancellata, l’equilibrio, calma e pace attorno, e tutto il resto che continua.

Tags: morire

Mar

15

Gen

2019

Istanti di memoria

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Attraverso una vecchia finestra, immagino ciò che non ho mai osservato. 

Tento di far parte di un luogo sconosciuto, in una terra lontana, in un epoca che ho vissuto quando ero senza esperienza. 

In una casa, una bimba curiosa e felice osserva un particolare a lei tenero, dolce, che la fa sentire protetta. 

La complicità di un genitore, la sua comprensione, il suo amore e le difficoltà scolpiscono ciò che sarebbe divenuta negli anni. Ed io, da perfetto estraneo, mi sono affacciato a quel vetro, per osservare com’era, comprendere oggi cosa è rimasto, cosa si è perso. 

A lungo mi sono fermato, in silenzio, in questa visione per cogliere ogni particolare, con la volontà di farne parte e afferrare così qualche momento importante.

La bimba da me immaginata e ancora lì, nella donna che è oggi, incapace di trattenere alcuni istanti sereni, ormai passati e, custoditi nella memoria. 

Tornano in un lampo gli attimi, dopo l’imbarazzo e la complicità, vissuti molti anni prima, per fondersi nel suo sorriso.

A tratti, ostacolato dal timore di perderli ma rincuorato dall’altalena della vita in grado di riportarla nello stesso punto. 

 

...tutto va e tutto torna.

 

Confusissima.

Lun

14

Gen

2019

Il Viaggiatore (seconda parte)

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Lo scricchiolio ed il tonfo alle sue spalle. Il peso del legno accentua e scrive un indelebile chiusura di quell’immensa porta. L’assenza di una maniglia rende chiara l’impossibilità di tornare indietro, ed il percorso dapprima nascosto dalla foschia, ora diradatasi, sembra attirare il viaggiatore. 

In un sentiro di vecchie pietre sgretolate, una figura sconosciuta riposa dalla sua sfiancante corsa contro il tempo. I suoi vestiti di pelle consumati mostrano dove è stato, cosa ha passato.  Stanco di scoprire ciò che già sa, rassegnato a una vita che non sente sua, deluso nel trovare sempre la stessa piccola luce, ed infelice del buio che lascia al suo passaggio. Da solo non è più in grado di nutrirsi, assorbe ogni stella che gli si presenta, senza distinzione e senza preoccuparsi. Il Viaggiatore avanza nel suo cammino fino a raggiungerlo, senza sapere di essere l’unico che, può donare pagine di conoscenza per tornare a far brillare gli occhi come un curioso fanciullo. 

Lo sconosciuto non può che accettare l’esperienza del Viaggiatore detestandolo per ciò che oggi rappresenta. 

Non so cosa ti porta qui Viaggiatore, ho corso come un pazzo, tentando di rallentare il tempo, ho cercato ed ho trovato per anni solo quello che già sapevo. Ora, che mi hai portato qualcosa, leggendo quanto hai scritto, sono riuscito ad andare avanti, un piccolo passo alla volta. Sono contento, di poter far tesoro delle tue parole, ho finalmente trovato una fonte di energia che possa alimentarmi.

Leggo ciò che scrivi, mi nutro della tua saggezza. Oggi sei migliore di me, provo invidia per quello che sei e dove sei arrivato, al contrario provo dispiacere per me e per quello che sono. Detesto il tuo essere migliore; vorrei schiacciarti, distruggere la tua forza, ma sono costretto ad arrendermi e leggere le tue parole, più e più volte, come un bambino affascinato dal suo primo libro. Tornerò sempre ad ascoltarti perché sei in grado di portami avanti. 

Il viaggiatore non può che avanzare, accettando ciò che non credeva di poter rappresentare. La sua vita, le sue esperienze, possono essere solo di esempio a chi non trova luce. Le pagine della sua vita possono aiutare altre ad essere scritte. 

 

Continua...

 

Coleridge. 

 

Ven

02

Mar

2018

La tua paura.

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Lenta e calma l’ombra che in principio ti avvolge, dolce e delicata si trasforma nella notte che ti trattiene. L’oscurità diffusa sul tuo corpo ti afferra. La senti, la percepisci e da quel sorriso,che narra di un sogno piacevole, cali nella paura. Ti svegli e piangi, ed io comprendo il tuo pianto, il tuo turbamento. Sono arrivati a spaventarti, si nutrono già delle tue paure. Si avvicinano silenziosamente per trasformare la quiete in terrore dentro di te. Li guardo mentre resto seduto, sul trono che ho costruito con i timori che ho sconfitto. Li lascio avvicinare, li lascio fare, voglio vedere fino dove osano arrivare. Loro lo sanno, temono chi li osserva con quello sguardo così deciso e determinato. Restano in guardia da chi si lascia afferrare al posto tuo nelle notti più buie, per sprofondare e risorgere più forte.  Fuggono da chi gli si scaglia contro, con tanta violenza, da spegnere ogni male. Sono il loro mostro, riposo in una notte più nera della loro, colleziono i loro corpi, respiro i loro spiriti. Hai visto tesoro, sono qui a proteggerti, sono qui per te;  Così, che ad ogni risveglio tu possa trovarti tra le mie braccia. 

 

A mia figlia. E. 

Tags: paura

Ven

19

Gen

2018

Mia figlia

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Vedo una grande stanza piena del mio passato, dove le ampie finestre composte da un infrangibile vetro riflettente, sono in grado di filtrare i raggi solari di un alba invernale. La luce diviene calda e da una sensazione di tepore, in contrasto con quel cielo limpido e terso della stagione invernale. Le cime degli alberi spogli, disegnano filamenti di colore nero che percorrono i colori del mattino in lontananza. Sotto le finestre, un lungo banco da lavoro con molti oggetti che riconosco miei. I raggi del sole mettono in risalto la polvere, altrimenti invisibile, su ciò che è stato mio. Le mie prove, i miei esperimenti, le mie speranze convertite in oggetti, sono a testimonianza di quello che non ho raggiunto. Ripercorro il tempo osservandoli e, di ogni cosa, percepisco nuovamente quella sensazione di speranza svanita e del tempo,apparentemente, perduto. Sono in piedi, ad osservare l’inutilità del mio operato, l’esperienza maturata dagli sbagli pesa, come una vecchia pesante borsa degli attrezzi in cuoio, deformata dagli innumerevoli oggetti, talvolta, trasportati inutilmente. In questa visione di un futuro prossimo, una ragazzina siede su un vecchio divano in pelle nera graffiata e consumata. Osserva il mio passato, e tra gli oggetti impolverati cerca di fare sua l’idea di un mondo che non le appartiene.  

Mentre tutto questo svanisce, torno al presente, e immerso nelle mille inutili parole che ho sentito in questi mesi, mi chiedo se piangerò vedendoti il primo giorno. Forse, ma di sicuro non per quella felicità pronunciata, dalla comune massa, per aver compiuto ciò che è nella nostra natura di esseri umani. Lo farò, senza mostrarlo, per averti involontariamente donato anche parte di ciò che, ho capito negli anni, essere sbagliato di me.

A mia figlia. 

Tags: figlia

Mer

10

Mag

2017

Dolce malinconica

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Si abbassa e sfiora con la mano lo stipite della porta, mentre la chiude e impedisce al gatto di uscire, incuriosito ed attratto dal mondo esterno. Sola sulla soglia, cerca di lasciar andare quello che non può più trattenere. Una dolce ragazza che dietro al suo sorriso disponibile, ha sempre nascosto una tristezza ed una malinconia a tutti sconosciuta. Deve chiudere, girarsi ad andare avanti, voltarsi e cancellare il timore che ha nei confronti del futuro che l'attende. Uscire di casa, per proseguire in un nuovo giorno che conserva tutto quello che c'è dentro di lei. La citta, il quartiere, le persone che conscono in verità solo il suo sorriso; fanno da cornice alla vita, ai suoi pensieri, ai treni presi, a quelli persi, al tempo passato a rifugiarsi tra le coccole di un caldo maglione, a un libro che l'accompagna nel suo cammino malinconico, nell'inciampare nelle pozzanghere di tristezza che le si presentano davanti, nelle poche cose che  ha, e a tutto quello che vorrebbe avere. La vedo in un tiepido autunno inoltrato, in una moltitudine di colori caldi e leggermente sbiaditi, immortalati in un rullino estratto da una nikon F2. In una grande città che la accoglie, la fa sentire a casa. Lei, nei suoi sorrisi e nelle cose che sente sue, nella sua paura di non essere veramente voluta ed amata, lei che cammina in quelle foto piene di un torpore d'immagine che non esiste più e non ho mai potuto vivere. Te le vorrei regalare, in modo che tu possa un giorno, guardandole, sorridere ripensando ad un timore ormai scomparso.
SantaDubito

Dom

07

Mag

2017

Il Demone -parte terza-

Sfogo di Avatar di enry80enry80 | Categoria: Altro

Mi sveglio nel cuore della notte, rimango in attesa pochissimi secondi quando all'improvviso arrivano i ricordi delle esperienze passate. S3nsazioni forti, adrenaliniche, un respiro profondo e un battito più deciso cancellano il sonno. L' abat-jour è ancora li a suo posto, spenta e l'interruttore a portata di mano, questa volta, non attira la mia attenzione. La luna illumina la porta, aperta, della stanza da letto. Mi indica la via, forse, vuole mostrarmi la direzione. Non accendo la luce, il buio è il mio alleato, chi sa muoversi nelle tenebre non teme chi le genera ed al tempo stesso le sfrutta per incutere terrore. Non so chi mi verrà a cercare questa volta, demoni passati an2iosi di consumare la tanto desiderata vendetta? Ho alcuni istanti prima che tentino di inverstirmi con la loro furia distruttiva, posso prepararmi al combattimento.  Ma non è come sembra, il tempo passa e non succede nulla, tutto tranquillo e irreale, il silenzio di tomba incombe nel mio appartamento, la luna si nasconde dietro le nubi fitte, improvvisamente comparse, ed un cielo plumbeo compare tutto intorno , come a formare un anello via via più stretto con il passare dei minuti. La città é completamente al buio, le strade deserte, silenziose, prive di pers9ne e di veicoli fanno pensare ad un imminente brutto avvenire. Il vento si alza, porta le nubi a chiudere completamente il cielo, l'odore particolare dell'aria, carica di ozono, è sempre più insistente. Pochissimi istanti di quiete e poi la pioggia, in principio leggera e delicata, successivamente battente, incessante. Guardo, fino a dove è possibile ed In lontananza scorgo una strana concentrazione di fulmini, tra le nubi, alcuni di questi arrivano a terra ma c'è qualcosa di più. le nubi assumono un colore tendente al giallo, cariche di energia, scagliano fulmini in un unico punto generando una sfera sempre più alta , somgliante ad una cupola, delimitata da un bordo netto, di colore che sfuma tra il viola ed il blu. Incur1osito e nemmeno minimamente spaventato, mi incammino per raggiungere questo luogo misterioso.Questa volta la mia guerra non è tra le mura di casa, si è spostata altrove e forse nemmeno in questo tempo. Avanzo nell'avventura incurante dei pericoli che in essa possono celarsi, rassicurato al tempo stesso dall'esperienza di vecchie battaglie. Mi lascio guidare dall'ignoto fino a raggiungere la mia scuola elementare: la strada percorsa appare ricca di improvvisi ricordi ed  in mezzo alla pioggia, scorgo un passato a me molto caro. Una proiezione  di  una giornata di sole, tranquilla, serena.  Mi rivedo; ho circa otto anni, sto uscndo dal cancello della scuola elem3ntare, le lezioni sono appena terminate, ho la mia bicicletta con il telaio blu metallizzato ed i parafanghi gialli.  Mio padre è venuto a prendermi, mi  indica la strada del ritorno. Mi guardo dirigermi verso casa. Seguo con nostalgia questi instanti quando, tutto si interrompe. Vengo investito dalla furia di un essere che, veloce come il vento, corre nella direzione opposta alla mia. Cado, un ginocchio a terra e la mano in una pozzanghera, è ancora notte, la pioggia sempre fitta cade su di me, tra i ciotoli della strada  scorre l'acqua in senso opposto alla pendenza. Il demone si ferma,  attira a se lentamente  tutte le gocce che stavano cad3ndo. Ogni cosa rallenta poi, silenzio intorno, tutto immobile , congelato. Posso ancora muovermi, immerso in un istante che sembra eterno. Il mio sguardo verso di lui, non ha un viso, o perlomeno non riesco a distinguerlo. E' di un nero così intenso che sembra infinito, forte, denso, compatto, assorbe la luce, l'energia. Il suo corpo, coperto da un mantello, non si appoggia sul terreno, rimane sospeso e fluttua leggermente. Emette un suono simile ad un respiro, continuo e con una frequenza molto b2ssa.I fulmini viaggiano verso il mostro della notte, il quale aumenta di dimensioni, sembra caricarsi di questa energia però diventando, al tempo sesso, meno denso ed io, quasi posso vedere attraverso di lui. Sembra una fitta nebbia che mi avvolge. Un nuovo passato irreale si presenta davanti ai miei occhi;  lungo la strada verso casa, nella stessa giornata di sole, la mia bicicletta blu schiacciata da un'auto e la folla in silenzio impietrita davanti alla terribile scena. Cerco di raggiungere il luogo dell'incidente ma improvvisamente torno a correre nella strada deserta, bagnata dalla pioggia. E' ancora notte ed avanzo senza voltarmi finchè raggiungo la casa dove abitavo, abbandonata da tempo, cadente, in rovina. L' edera sui muri si è arrampicata per anni raggiungendo le finestre con i vetri rotti. Entro e trovo solo macerie, polvere, grandi ragnatele pendere dal soffitto. La visione è perfettamente chiara e nitida come se improvvisamente la luce del giorno mi mostrasse ogni singolo dettaglio. Ritrovo le stanze con i mob1li che conoscevo a memoria , in una di queste un anziano signore sistema e si prende cura dei miei giocattoli.  É magro ma tonico, pochi capelli e con la barba bianca ben curata.  Mi avvicino incuriosito, ogni tanto mi osserva senza dire nulla,  cura lo stato e  la posizione dei miei tesori d'infanzia, in particolar modo una macchinina a me molto cara , questa é distante dalle altre, in una posizione privilegiata, come se fosse più importante o avesse un significato particolare.Mentre osservo il modellino lui mi guarda e sorride, ha un'aria serena un po' compiaciuta come se nella sua mente fosse tutto chiaro e semplice. Nessuna conversazione, solo qualche sguardo, mi allontano e con un cenno della mano lo saluto, lui annuisce. Uscendo dalla casa mi sembra di riconoscere me stesso nei suoi occhi e nella pelle consumata dal tempo.Ripenso a quel modellino, ma non trovo un significato a tutte le scene vissute.All'esterno Il vento aumenta sempre di più, è veramente faticoso avanzare, un fulmine cade poco distante ed a questo punto il demone riappare, la scena é simile alla precedente. Grazie ai suoi poteri sono nuovamente nella giornata di sole, dove stò pedalando e vengo investito dall'auto. Vedo l'auto arrivare e lo scontro, poi ancora  la folla attorno a quel bambino immobile. Questa volta guardo la scena con aria più distaccata e fortunatamente riconsco l'auto: la macchinina era uguale, la stessa mostratami da me anziano, nella casa. Certo le dimensioni, sono completamente diverse ma le fattezze identiche. Un tempo avevo un modellino simile; un pomeriggio lo dimenticai nel magazzino vicino alla casa dove abitavo, e la sera tentai il recupero. Ricordo di avere avuto molta paura e l'impressione di essere inseguito da un mostro.La scena dell'incidente termina, si smaterializza ed ovviamente  torno nel presente. Sono sotto la pioggia isolato, inizio a pensare che probabilmente c'è un collegamento tra me oggi e gli altri due me stesso, del passato e del futuro. Devo muovermi, occorre tornare indietro. L 'adrenalina sale, la consapevolezza di aver almeno capito in che direzione andare mi da fiducia. Prima di tutto voglio ritornare alla c4sa, dove prenderò la macchinina custodita da me stsso anziano per portarla a me bambino, forse sono un tramite, e il giocattolo simboleggia la conoscenza, l'esperienza, la consapevolezza oppure, semplicemente, dirò a me stesso di non avere paura. Sono nuovamente dentro la casa, salgo le scale in fretta , raggiungo la stanza e prendo il modellino rimasto incustodito. lo ripongo al sicuro nella mia tasca, pochi passi nella direzione opposta ed un forte rumore si propaga nell'abitazione, il pavimento inizia a rompersi, crepe sempre più accentuate corrono lungo i muri ed il soffitto,  grandi calcinacci si staccano ovunque. Alcuni di questi mi colpiscono, con il baccio mi proteggo la testa mentre corro verso la scala, anch'essa in pessime condizioni. Riesco ad uscire pochi istanti prima che crolli tutto. Rimango in mezzo alla strada per non essere investito dalle macerie e dalla polvere proveniente dal crollo. Il demone non tarda il suo arrivo e, senza esitazione, mi riporta nel passato. Sono nella direzione giusta, già esperto conoscitore dei fatti, corro verso l'io del passato anticipando di poco la macchina che sta per investirmi, la macchinina nella mia mano brilla di luce mentre la sua sorella di dimensioni maggiori, si avvicina. Raggiungo me stesso bambino con passi decisi portando una tranquillità mai trovata prima. Consegno la macchinina con la raccomandazione di non dimenticarla nel magazzino prima di cena. Non una parola, ma l'intesa è forte, non c'è bisogno di dire nulla. Tutto è subito chiaro e naturale. Un sorriso ed un cenno con la testa , questo è il massimo del saluto, poi torno sui miei passi. Mentre cammino nella direzione opposta allontanandomi dalla scena esco dal passato lentamente. Ritorno nel mio tempo, consapevole di aver fatto il mio dovere. Smette di piovere, l'asfalto bagnato br1lla in lontananza illuminato dalla luna piena che finalmente si è liberata dalla morsa delle nuvole minacciose. Il vento apre completamente il cielo ed io cammino solitario. Mi godo lo strascico che ogni temporale lascia dopo di se e, qull'odore particolare che mi fa capire che il maltempo è terminato Questa sera non torno a casa, mi fermo ancora un po', voglio gustarmi la notte, soffermandomi sulla miriade di stelle ora visibili. I lampioni sono ancora tutti spenti, le case prive di corrente, nessuna finestra accesa; e la mia abat-jour? si accenderà nelle prossime notti? Non mi interessa, non  ne ho più bisogno, credo che rimarrà spenta d'ora in avanti. Noto un signore che mi saluta in fondo alla strada , tiene per mano un bambino, non riesco a vedere bene i loro volti da questa distanza ma, credo proprio di conoscerli...   

Tags: demone

Lun

10

Apr

2017

Il viaggiatore

Sfogo di Avatar di enry80enry80 | Categoria: Altro

l'inferno 
Strada di polvere e pietre, macerie, miste a rocce nere fuligginose, lamiere contorte con residui di vernice scrostata, mescolata alla ruggine data dal fuoco. Il tempo è immobile, congelato in un istante di delirio e frastuono. Un forte vento caldo  ruota attorno a lui, creando un turbine di detriti che a mezz'aria accompagnano l'insistenza di un rumore costante, una frequenza simile ad una risonanza magnetica. Forte, martellante, instancabile.Non può vedere da dove proviene ne dove é diretto. Sguardo basso su un sentiero che pare infinito,  senza orme di un viandante precedente, solo l'altalenanza dei passi che lo rendono viaggiatore di un inferno inesplorato. Alle narici un zolfo caldo soffocante come un fuoco acceso troppo vicino, Non può sentire i suoi passi, per via dei lamenti e, scricchiolii di metalli che si deformano con la temperatura. Echi di esplosioni, colpi sparati in guerre passate, in armonia con grida di morte ripetute innumerevoli volte a testimonianza di tutti gli avvenimenti passati indelebili, innegabili. Non si ferma, cammina per la via principale dell'inferno, sopporta, avanza alla ricerca di un momento migliore un posto migliore. Il mondo di terrore lo accompagna, cerca di ingannarlo costantemente, mostrandogli sempre la stessa vista terrificante. I chilometri si allungano, come il tempo, ma la polvere e la perseveranza del viggiatore non possono più nascondere le due porte che presto troverà davanti a se. Alte imponenti, in una la possibilità di andare oltre; nell'altra, la certezza dell'inferno.
Coleridge

Gio

06

Apr

2017

Il Conte (parte seconda)

Sfogo di Avatar di enry80enry80 | Categoria: Altro

Alza gli occhi ed osserva il neon che lampeggia, pensa che dovrebbe cambiarlo, mettere ordine in quella stanza ricca di trofei dimenticati; ma preferisce sentire il rumore del tappo della sua bottiglia di Rum. Lo scricchiolio del sughero sul vetro, si fonde con il rumore del liquido versato nel bicchiere. L 'alone dell'alcool nella parte interna del vetro scivola più lentamente del poco liquido rimasto. Un altro sorso, per cercare di non pensare a tutto il male che è accumulato dentro di se. Lo sguardo perso, sull'etichetta graffiata più e più volte con l'unghia del pollice, quasi a voler punire la bottiglia per non essere stata in grado di stordirlo abbastanza. All'improvviso un leggero balzo indietro della testa; viene attratto da un cambiamento. Avverte un odore dolciastro e pungente, l'aria carica di ozono lambisce le narici,  riempie i suoi polmoni. Il temporale corre inesorabile, portato da un vento gelido del nord che preme sulla finestra socchiusa. Sbattono le ante, il sibilo preannuncia l'apertura improvvisa della porta poi,  la violenza della natura inizia a cambiare le cose. Lui rimane fermo a respirare l'aria carica di energia, impassibile di fronte a tutto quello che inizia a spostarsi, rovesciarsi. La stanza prende vita, le prime gocce  d'acqua entrano, bagnano la sua scrivania, la vetrinetta dei trofei cade spinta dalla furia del vento frantumandosi a terra. La polvere depositatasi sui trofei viene parzialmente rimossa nell'urto. Non tocca nulla, sa che non può contrastare questo avvenimento, non se ne preoccupa e lo accoglie, lo asseconda, si lascia andare al volere della natura. Ora ne fa parte, lascia la giacca e scende incurante della distruzione che il vento provoca nella stanza. La pioggia insistente cade ed entra dalla finestra, bagna, purifica ogni cosa. Ma per lui non è più importante ormai.Nel vialetto d'ingresso si ferma e con lo sguardo deciso, sfida ciò che un tempo lo avrebbe preoccupato. Anche il più terribile temporale ha una fine, ed è proprio quando le nubi più cupe sovrastano il cielo, il grigio fitto e denso minaccioso, così basso da voler immergere tutto quello che si trova sotto, che un lampo lo illumina, lo indica, vincitore del cambiamento che sta per avvenire. Il tuono, l'ultimo del temporale determina la fine. Sente il cuore battere più forte, attende il diradarsi delle nuvole, l'adrenalina cancella lo stordimento dell'alcool. Sorride, perchè sa che dentro la stanza, la distruzione di tutte quelle cose vecchie e pesanti possono portare solo ad una nuova prospettiva. Un nuovo inizio. Un nuovo giorno di sole.

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