Gio
31
Lug
2014
non mi interessa del titolo
è un po' che non mi sfogo.
Stanotte è stata difficile, mi ha preso uno dei miei rifiuti all'addormentarmi...non voglio svegliarmi in un giorno nuovo.
Solitudine, incomprensioni, noie, invidie, rabbia che non si sfogare perchè non c'è un colpevole; vorrei po' di normalità, almeno quella basilare.
I miei fastidi fisici cronici non mi danno pace, c'è paura, e me ne vergogno.
Sto facendo la muffa dentro e fuori.
Potessi fregarmene del passato e del futuro sarebbe tutto più fattibile, più vivibile, ma la vita non funziona così, ci sarà sempre un minuto successivo a questo..e a questo...e a questo..da quanto li sto contando?
E mi viene da pensare a lei: così attraente e simpatica, dolce, e guardo le sue foto e video su facebook; ma non c'è possibilità, abitiamo lontano e per lei sono solo uno dei tanti tipi conosciuti su internet.
E penso anche a quell'altra: lei è stata l'ultima occasione che mi sono dato prima di arrendermi, tante belle parole di affetto, ci tenevo all'amicizia ma ormai siamo meno che conoscenti, nemmeno un bacio, nemmeno una possibilità.
La gente è egoista, ed è verissimo, anche io penso a me stesso, ma il mio pensare a me stesso è dedicato agli altri; quanto vorrei conoscere qualcuno che mi sappia mettere a mio agio, che mi faccia entrare nella propria vita entrando nella mia.
Mi piace piangere sdraiato nel letto a pancia sopra, le lacrime calde che scorrono attratte dalla gravità mi danno la sensazione di sanguinare.
Le solite domande: che ci faccio ancora qui? quanto manca?
voglio scendere
inutilità..inutilità...condanna..
43 commenti
questo è il massimo della positività che riesco a spremermi.
Non c'è nulla su cui potresti avere un atteggiamento più 'menefreghista', per scaricare qualche responsabilità da te stesso? Hai paura di abbandonare certi pensier?
Mi sono alleggerito di così tante questioni, e di tante persone, che negli ultimi tempi sono immobile, e solo.
I pensieri non si abbandonano, sono continuamente prodotti; si possono semai abbandonare i tormenti che li creano.
Era necessario abbandonare così tante cose? O_o
Ma immagino tu stia intendendo anche una certa intenzionalità non tua.
Certo che alcuni pensieri si possono abbandonare, me l'hai suggerito anche tu, di recente ;)
La mia vita in generale era una scatola con le cose sistemate male difficile da portare, l'ho svuotata per poi rimetterle una per volta dentro ordinatamente, ma nemmeno così riesco a farcele stare tutte, quindi le almeno le questioni più basilari cerco di tenermele e di migliorarmele.
ma affrontare la quotidianità fà oscillare continuamente la scatola, e la scombina.
Proseguendo la metafora, si scombina solo se le cose non son ben incastrate.
Sono tanti i motivi: nessuno sa consigliarmi come incastrare bene le questioni perchè non conosco/trovo chi mi capisca e sappia consigliarmi; le difficoltà continuano a sballottarmi la scatola (difficoltà che sbalotterebbero la scatola di molti); la gente mi costringe a usare una scatola che non è della forma che vorrei.
Ormai non voglio più sistemarla che tanto mi si scombina sempre, quindi.
Forse è anche una questione di imparare qualcosa da soli.
La scatola non è flessibile?
Ma siamo tutti esseri umani, e imparare ed agire non sempre bastano.
La scatola è rigida, e di un modello standardizzato su certe persone, io sono fuori standard.
Trova qualcosa di più duro della scatola e usalo per rimodellarla.
A sto punto allora vorrei usare il contenitore che voglio io; ma la realtà, il passato e le persone me lo proibiscono, e più di tanto non è adattabile la scatola su di me.
Dubito te lo proibiscano su tutti i fronti, probabilmente su alcuni sei tu che te lo proibisci.
Mi proibisco quello che per mio carattere non è giusto e non è la mia strada.
Certo potrei andare in giro e provarci con tutte, e trattarle male pur di rimanere nei loro pensieri; potrei andare in giro a fare truffe per raccimolare soldi; cattiverie gratuite insomma.
potrei mandare a fanculo tutti, così per informare questi delle mie considerazioni.
Senza finire per forza nell'estremo, potresti provare a sbagliare, qualche volta.
Beh, se non ottengo quello che voglio significa che già sto sbagliando; forse dovrei variare dalle mie consuetudini, sbagliare in quel senso.
Non è detto che sbagli metodo, potrebbe essere che non sia realistico quello che vuoi.
Quando andavo alle superiori prendeva il pullman con me un ragazzo che studiava elettronica all'università. Lui era un forte sostenitore del provare sempre qualcosa di diverso per evitare la routine quotidiana. Si creava sempre qualche piccolo evento inaspettato per avere una giornata diversa. E ti dirò che mi sembrava felice.
No, è realistico quello che voglio, ma non è realistico per me.
A me non dispiace la routine quotidiana, se è una bella routine.
Uscire dalle proprie abitudini crea più occasioni di "vita", ma non è sinonimo di appagamento, ne di felicità; è come tutto, dipende quello che capita.
Ok, ma non capita quasi nulla vivendo sempre la stessa vita, non uscendo dalla routine quotidiana. L'appagamento viene dopo, sfruttando le occasioni.
Se "non è realistico per te", ti sei chiesto che cosa lo è?
Non è vero che non capita nulla di nuovo nella routine, e cmq se io sto già bene con ciò che mi da la routine, perchè devo cercare altro? Per me è realistico quello che c'è e che accade; tutto il resto è fantasia.
Come puoi dire che stai bene nella tua routine si ti lamenti? :|
È realistico quello che accade, ma questo dev'essere interpretato da noi, dal momento che c'è molta mancanza di informazione.
Quando ho scritto -se io sto già bene- era l'ipotesi di una situazione in cui ho una routine appagante; e no che io l'ho già adesso.
La realtà è oggettiva, ognuna ha una interpretazione soggettiva.
Intendevo che è possibile e presente nel mondo quello che vorrei, ma non è "roba per me", nel senso che non saranno e non capiteranno a me.
Ah ok, non avevo capito. Eh a volte capita che pensi di stare bene e poi invece non è così. In ogni caso, cercare qualcosa di più o di diverso lo stesso un modo per capire e godersi di più la vita.
Tu sei sicuro di sapere quello che vuoi? Ti sei mai informato su altre persone nella tua situazione?
Io ti spingerei sempre verso una passione, trovatene una. Qualsiasi cosa che possa distrarti, che possa motivarti un po'.
Io so quello che voglio; voglio stare bene, ma non posso dire che, per esempio: se avessi una relazione sarei felice,perchè magari lei è una poco di buono; o x esempio: non posso dire che se avessi un lavoro sarei felice, se poi è un lavoro stressante che non imparo e magari ci perdo dei soldi; non posso dire che sarei felice se avessi una casa tutta mia, se poi non ho i soldi per mantenerla.
So che tutto può andare bene come può andare male; e visto che tanta roba mi è andata male (e mi sta andando male) sono a corto di energie per buttarmi, e demotivato.
Sai quello che vuoi
Sai che vuoi stare bene e fai un elenco di situazioni desiderabili, con un problema di fondo diverso per ciascuna. Esattamente come e' la mia vita e forse quella di chiunque altro. Non possiamo essere felici a causa delle circostanze esterne perche' non sono mai perfette a quanto pare (magari c'e' qualcuno la' fuori che se la spassa a causa di circostanze esterne, chi lo sa). Possiamo pero' scegliere di stare bene a prescindere dalle circostanze esterne. Mi sembra di capire che sia l'unica cosa che possiamo decidere. Il resto non dipende da noi. E' una decisione personale, o per lo meno lo e' per me che ho grossi problemi nella vita per i quali non posso certo fare i salti di gioia (anzi). Ma se devo utilizzare le mie energie, dopo qualche anno mi sono stufata di utilizzarle per fomentare il malessere. Non mi serve a niente. A parita' di sforzo immane voglio utilizzare le mie energie per stare bene in questo momento e minimizzare il malessere, non so se mi spiego.
Sì, te hai ragione; ma poi uno arriva al limite, i malesseri esagerano e tracimano.
Dopo di un po' finisce l'energia per stare bene nonostante l'esterno avverso.
Aldilà della questione di capire i dolori per poterci curare, poi uno comincia anche a coccolarsi con questi pensieri/corrosioni interne/suggestioni, perchè magari sono rimaste le uniche parti che ci fanno sentire ancora vivi.
Il limite
A me e' successo l'opposto. Sono arrivata al limite, ci sono rimasta a lungo, nel fondo. Quel sottobosco di corrosione nel quale mi coccolavo, anestetizzata rispetto a tutto il resto, mi ha nauseata al punto tale che mi sono stufata, eppure non credevo sarebbe mai successo, ne ero certa. Credo che quello che ha fatto scattare il meccanismo sia stato: piu' in basso di cosi non si va, dopo tutto questo tempo siamo ora di fronte al bivio massimo. Costretta a scegliere, qualcosa mi ha spinta in superficie. Un non avere niente da perdere e il non riuscire a sopportare una quantita' cosi' grossa di dolore. Il limbo e' peggio. Certo e' che, riaffiorata in superficie, non sono la stessa persona di prima. Mi spiego: ad un certo punto e' come se dovessi rinascere. Da quel momento e' come se avessi una dispensa con dei cassetti nei quali tengo dentro i miei motivi di dolore. Li guardo, li apro. Li osservo bene perche' voglio che siano nitidi e definiti, e non che si espandano a loro piacimento. Riaffiora la nausea e li chiudo. Quei dolori non sono la mia identita', il disgusto ha fatto si che non volessi che lo fossero. La mia identita' si definisce oggi nella capacita' di amare qualche cosa, qualche momento, o anche una persona soltanto. Nella ricerca del bello. Tutto questo non ha senso? Il dolore ne aveva di meno. Tutto questo e' troppo poco? Cosi' sembra all'inizio. E' una sorgente che si auto-alimenta e mi fa prendere le distanze da quel dolore, a far si che non mi si appiccichi addosso accecandomi.
Sulla questione di toccare il fondo si potrebbe aprire un dibattito infinito: qual'è il fondo che ci fa scattare l'istinto di risalire? in che condizioni ci si ritrova? e se quando raggiugiamo questo fondo la situazione è talmente compromessa che c'è ben poco da recuperare risalendo?
Per come la vedo io, c'è sempe un peggio peggiore del peggio; e quindi qual'è il peggio possibile? cioè il vero fondo? ritrovarsi malati da soli per strade sconosciute, credo lo sia.
Ipotizziamo che il fondo è soggettivo (quindi varia da persona a persona); io il mio fondo non l'ho raggiunto.
C'è palesemente chi sta peggio di me, quindi sono loro il mio fondo?
Aldilà di questo discorso astratto; dipende molto dalle tipologie di dolore; da cosa sono dovuti, da quanto vanno avanti, da che tappe della vita, sono dolori che si possono confinare nel passato, o hanno strascichi effettivi nella vita quotidiana?
Ci si sente colpevoli o vittime dei proprio sbagli? Anche quando siamo stati vittime, ne abbiamo avuto un po' colpa anche noi?
E anche sopportando tutto, rinchiudendo i nostri dolori, accettando il caso, rinascendo, dopo tutto questo abbiamo ancora abbastanza forza/voglia di lavorare (cercare lavoro)? socializzare? amare? trovare ciò che ci può piacere? tutto senza la sicurezza di un risultato favorevole?
Ecco, io non ho più energie in questo senso; anche perchè se sono in una certa situazione qualche motivo c'è, e questi motivi non spariscono semplicemente quando li tolgo dalla mia testa.
Possiamo trovare il bello nella vita e nel mondo, la pace di vivere nel presente; ma i soldi serviranno sempre, la salute servirà sempre, la società ci limiterà sempre, dovremmo sempre fare i conti con la realtà....dopo tutti gli sforzi sarei al punto di partenza.
sono piuttosto fatalista.
Il fondo è soggettivo: è quanto riesce a sopportare ognuno di noi.
Il fondo e' una sensazione improvvisa. Un fondo non e' moralmente o logicamente piu' accettabile di un altro, e' un limite interno e personale di sopportazione all'interno del quale si vede un bivio obbligatorio che impone un punto di non ritorno, in meglio o in peggio. Al peggio non c'e' mai fine ma anche al meglio, il meglio ha un elemento di interesse perche' secondo me e' frutto di una scelta, mentre a volte ho la sensazione che noi esseri umani, se inerti, tendiamo naturalmente al peggio.
I soldi e la salute fisica sono importanti. Senza moralismi, e' cosi'. I soldi, tra l'altro, aiutano di molto la salute fisica che ci piaccia o no. La salute mentale/dello spirito pero' e' la prima condizione necessaria per poter operare uno sforzo che porti denaro, ma in realta' anche altre cose importanti. Anche quando siamo in trappola ed e' la cosa meno facile da fare, e' la piu' potente perche' in un certo senso viene prima. Cambiare punto di vista o addirittura contesto e agire diversamente da come si e' sempre fatto puo' essere utile a preservare la salute mentale e dello spirito secondo me. Quando ero completamente bloccata, plasmare il mio cervello e le mie azioni in modo mirato (mentre, a causa del mio malessere, erano fermi o andavano a caso) mi ha dato una forte spinta.
sta venendo fuori una bella discussione.
Il fondo lo riconosci al momento, come quando arrivi abbastanza vicino ad una persona per dire :- è lui! -, anche se fai la conoscenza del fondo proprio in quel momento.
Io credo che sia il meglio che il peggio siano "a scelta", tipo vedere -bicchiere 1/2 pieno- o -bicchiere 1/2 vuoto-; certo l'inerzia e la statisticità hanno un odore di peggioramento.
La salute mentale è molto, però ecco, per come la vedo io, magari riesce a compensarsi appunto se c'è già la salute e i soldi; ma se la salute e i soldi scarseggiano, la testa dopo di un po' non ne può più; anche perchè cambiare/plasmarsi non è la soluzione, è solo il da farsi.
C'è chi non c'è la fa, ecco, non mi do per vinto (non almeno completamente) ma se ci rinuncio non significa che non c'ho mai provato.
Da un punto di vista logico il tuo ragionamento non fa assolutamente una piega: se la salute e i soldi fossero il punto di partenza sarebbe meglio. Poi, pero', vedo persone con un bel po' di soldi e salute che stanno male perche' hanno perso la salute mentale a causa di altre sofferenze inaspettate o persino di stupidi errori di superficialita' e mi dico che la situazione ideale non ci raggiunge proprio mai. Della serie, Anche i ricchi piangono. Sembra quasi che la sofferenza sia una condizione imprescindibile dell'esperienza umana e che quindi vere e proprie soluzioni universali non esistano.
Come dici tu, e' solo il da farsi. Un po' come vivere: e' il solo da farsi. Siamo qui e francamente non lo abbiamo chesto a nessuno, l'unica cosa che possiamo fare e' essere creativi e dare ciascuno un proprio senso come se stessimo creando un'opera d'arte. Uso questa metafora perche' le opere d'arte sono colme di assurdita', di contraddizioni ma di bellezza e dell'anima di chi le ha create.
In alternativa, che altro mai avremmo da fare? Ah si, stare male. ;-)
Scherzi a parte, c'e' una frase del Dalai Lama che non dimentichero' mai: "Diversamente dal nemico esterno, il nemico interiore non puo' raccogliere forze nuove e lanciare un nuovo attacco una volt che sia stato distrutto dentro di noi".
Della questione -anche i ricchi piangono-; di base ogni essere umano vorrebbero migliorare la propria situazione, poi scatta subito l'insoddisfazione perchè ci si accorge di avere dei limiti; che poi si deve cercare ciò che si vuole o ciò che si ha bisogno? perchè spesso non coincidono.
Io come voglio/posso rendere la mia vita un'opera d'arte? devo cmq stare alle restrizioni della realtà; se quello che io vedo come arte/realizzazione di me stesso gli altri lo considerano sprecare la vita? chi potrà ammirarmi? chi la capirà? solo io? serve a poco allora crearla.
Poi qua conta anche se si è credenti o no; io personalmente non credo, quindi qualsiasi opera d'arte sia la mia vita poi dopo morto, niente.
Per quanto riguarda quella frase, io credo che il nemico interno rimanga sempre, anche se ci sembra sconfitto basta poco per avere una ricaduta quando meno ce lo aspettiamo; è come un ex-alcolizzato, si è sempre a rischio; e per quanto ci possiamo creare degli anticorpi come fosse una malattia, nessuno è invincibile.
Concordo con te con il commento sulla mia frase del Dalai Lama:si ricomincia tutti i giorni secondo me. E' una scelta che si fa ogni volta che la sveglia suona. Anch'io sono atea e non ho nemmeno figli, pertanto non mi importa di cosa sara' di me quando non ci sono piu'. Il fatto che' che io adesso ci sono. Diciamo che il mio spazio me lo prendo alla faccia della casualita' che ha voluto che io fossi qui e alla faccia delle restrizioni, lo faccio per me ora senza motivi trascendentali (e quando subentrano persone che si amano, successivamente lo si fa insieme e l'uno per l'altra). L'opera d'arte la crei per abitarla, e' la tua casa... Intendo la tua opera d'arte come la tua identita', il tuo momento presente vissuto a modo tuo, ecco.
E' un po come quando ascolti una canzone o mangi una torta al cioccolato. Perche' lo fai? Potresti anche non farlo, tanto un giorno sarai morto. Potresti fissare un muro vuoto per i prossimi 70 anni oppure fare altre cose.
E per il resto, le persone che non trascorrono la vita a fissare un muro hanno un ulteriore vantaggio: hanno sempre piu' qualcosa da dirsi, da dare e da scoprire. Einstein (di famiglia ebraica), Leonardo Da Vinci (forse autistico), Beethoven (progressivamente sordo)... Quante biografie di personaggi che hanno avuto restrizioni enormi (e quasi sempre anche a livello umano perche' per studiare e' necessaria solitudine) e che si sono impegnate cosi' tanto solo perche' volevano vivere cosi'. Quante cose che hanno potuto offrire agli altri, probabilmente in cambio hanno ricevuto ben poco o forse il dono di vivere come volevano loro nonostante tutto e in fondo cosa si puo' volere di piu'.
A me piacerebbe avere figli, per dare continuità alla mia famiglia, per lasciare qualcosa, per creare qualcuno che dipenda da me, per formare una persona brava e felice; ma non sto a pensarci visto che non frequento nessuna e non ho soldi x niente.Piano piano che muoriamo noi e chi ci ha conosciuto, si perde il ricordo di noi; mi piacerebbe diventare famoso per un qualcosa di "forte", ma è difficile trovare -la mia opera d'arte-, e cmq poi anche la razza umana finirà, quindi...
Io mi sento un 'po alla Leopardi allora, ma il massimo che trovo di far leggere i miei pensieri è qualche sito/forum in internet. Io ultimamente infatti faccio sempre meno cose, non fisso un muro, ma magari è lo schermo del pc, magari un quadernino, una penna, le mie mani; perchè appunto fra quando faccio o non faccio non noto differenza, non ci guadagno niente; mi scatta la rinuncia. Ma per caso sei la stessa anonima dell'altro mio sfogo?
Perche', cosa abbiamo in comune io e quest'altra anonima? Sono curiosa :-D
Che scrivete in anonimo, in orari adiacenti, e che entrambe mi piace ciò che scrivete.
ma non ne preferisco una rispetto all'altra.
...STICHESPIRALIDOSO :-D
dubito che avrò un successo strepitoso...
hahahahaha!!!!!
>So che tutto può andare bene come può andare male;
Ma l'unico modo in cui può andare bene è cogliere le occasioni.
L'occasione è neutrale, poi quello che succederà decreterà se è andata bene o male.
Un po' di positività ci voleva.