Ven
01
Mar
2019
Pensieri sulla delusione (dal letame nascono i fior)
Sto meglio, anche se sono un po' stanca. Sento che alcuni pensieri mi rubano le energie mentali, ma voglio guardarli in faccia. Altrimenti fatico a concentrami su altro, su ciò che mi da leggerezza, fiducia e mi riempie il cuore.
È difficile concentrarsi sullo studio quando sono pre-occupata di qualcosa d’altro.
Ma voglio approfondire. Non voglio fermarmi. Voglio attraversare queste emozioni, anche se portano dolore. Ma mi permettono di mettere ordine e fare i conti con me, con quello che sono e ho vissuto. Per superare certi ostacoli NON insormontabili, anche se difficili da affrontare. Per capirmi e volermi bene.
Sono contenta che qualcosa dentro di me si sia mosso e che io ieri sera mi sia sentita delusa. Questa piccola crisi ha fatto sì che riemergessero dei piccoli tasselli, che ho la necessità di rimettere in ordine. Sento necessario farli riaffiorare e affrontarli consapevolmente. Voglio scioglierli. Voglio attraversare con coraggio questo dolore e viverne anche tutte le emozioni connesse. Ho voglia di crescere.
Cosa mi ha fatto riflettere questa mattina:
Pensieri sulle mie amiche del liceo. Sono state vicine a me, per lo meno materialmente e forse anche emotivamente, a modo loro. Ma non si sono rese conto del male che mi hanno fatto. So che ervamo piccole, a quell'età cerchi di decodificare il tuo mondo e cio' che ti sta accanto. Credo che mi abbiano anche voluto bene e su alcune cose non abbiano fatto apposta, ma io ho bisogno di tirare fuori alcuni pensieri.
Io ero sempre considerata la bruttina del gruppo. Quella non abbastanza. Si, simpatica, quello si… dovevo puntare su quello, altrimenti a cosa avrei mai potuto aspirare, proprio io? Al mio correspettivo maschile, ovviamente, al ragazzo considerato bruttino, grassottello ma proprio simpatico del gruppo degli amici maschi.
Loro non lo sanno immagino, ma io mi sono sentita svilita. Non abbastanza.
Da un lato ringrazio una di loro, di avermi detto che quella persona che ci aveva provato con me quella volta lo aveva fatto per… scommessa. Per una scomessa con i suoi amici e davanti a tutti loro. Umiliata. E io che ci ho creduto. Certo, mi era sembrato strano… ma alla fine… perché non sarebbe potuto succedere?
Dall’altro lato odio la leggerezza (che fosse effettiva o meno, IO l’ho percepita) con cui la mia "amica" me lo ha detto e il modo in cui gliel’ho lasciato dire. Magari voleva solo e mettermi in guardia, ma io non ricordo parole di conforto e vicinanza quando me lo ha detto.
Ho percepito il non rispetto. Avevo paura di cosa? La responsabilità è anche mia, non avrei dovuto permetterglielo.
Anche oggi capita che mi ridica che è strano che, proprio io, sono l’unica che adesso sono fidanzata tra il gruppetto di noi 3 amiche (sottotitolo: visto che noi eravamo fighe e fidanzate a 14 anni e tu cessina con poche speranze, è davvero strano). L’ultima volta le ho risposto che avevamo 15 anni (mio sottotitolo: è più normale la mia situazione, che a 30 anni sono prossima al matrimonio, che la tua che alla stessa età non sai ancora cosa vuoi nella tua vita sentimentale).
Ma voglio eliminare i sottotitoli per la prossima volta e, se dovesse venire fuori l’argomento, dirglielo in faccia. Io non sono la sfigatina del gruppo. Ho un fidanzato d’oro che mi ama per quello che sono, ne più ne meno. La persona davvero più speciale che abbia mai incontrato.
Ma quello che è stato, è stato. Quello che è, è. E' inutile dare colpe e fare dietrologie ruba-energie che non portano a niente. Cerco solo le cause temporalmente più vicine, le cause che hanno fatto riemergere in me questi pensieri.
Adesso guardo avanti e so di avere le risorse per sciogliere questi dolorosi nodi dell’anima. La sfida è avvincente e trovo stimolante fare i conti con questi anfratti emotivi. Solo io conosco certe ferite. Non le voglio nascondere, non voglio metterle sotto il tappeto. Le voglio tirare fuori, metterle li’, davanti a me.
Non posso negare che esistano queste mie emozioni e non lo voglio neppure. Per questo le voglio guardare in faccia, anche se fanno paura e se fanno male. Ma poi scopro che esce in me un leone, una forza che mi restituisce fiducia.
...E scrivere questi pensieri è la mia nuova medicina.
Si chiama bullismo, e per quanto gli anni siano trascorsi, le tracce ti rimarranno dentro indelebili forse per sempre. Ma non perché tu non sia migliorata da allora, è ovvio che sì. Solo che in te permarrà sempre il rimpianto di aver subito passivamente una cattiveria, senza aver reagito o almeno provato a difendere te stessa. E per cosa poi? per insicurezza e paura. Purtroppo ora è troppo tardi, e alla tua età non avrebbe senso rivangare apertamente episodi così distanti. Dimostreresti di essere ancora la ragazzina che eri, debole e indifesa. Una persona frustrata, che col doppio degli anni, ancora rimugina sul passato. Non dare loro questa soddisfazione. Una cosa però puoi farla, ed è cioè usare quell'umiliazione e la tua passività come moniti per il futuro, Affinché ti ricordi sempre di non subire più e di esprimere la tua rabbia al momento. Anche perché se lasci passare tempo senza fare nulla, quella rabbia ti resta dentro e ti logora giorno dopo giorno...Quanto alla tua amica, è palesemente invidiosa della tua stabilità sentimentale e del matrimonio. Il problema è che con quella frase ti ha nuovamente sottovalutata, colpendo sempre il tuo punto debole, che è l'insicurezza sul piano estetico. Per questo ora ti scattano questi pensieri. Dovresti sia lavorare su te stessa, rafforzarti,sia allontanare le persone tossiche che ti hanno fatto soffrire nella vita, per sostituirle con gente nuova che possa apprezzarti per come sei diventata ora.