Gio
15
Ott
2015
Demone -parte seconda-
Il Demone -parte seconda-
Guardo in basso e vedo le mie gambe di bambino, mentre cammino lungo il vialetto di mattonelle rosse, che porta dal magazzino alla casa dove abito. Alle mie spalle il giardino, con il suo buio intenso e intricato, tra i rami delle piante, quasi a formare una grande ragnatela. Il vento soffia verso di me e si infrange contro le foglie della foresta oscura, generando un suono che mi fa pensare al respiro di una presenza ostile. Avevo dimenticato la mia macchinina nel magazzino dove spesso, nel pomeriggio, mi fermavo a giocare. Non potevo chiedere ai miei genitori di accompagnarmi, sicuramente non avrebbero mai assecondato l'esigenza di un recupero immediato, piuttosto un eventuale salvataggio il mattino seguente. Il prezioso modellino è nella mia mano destra mentre, con passo spedito, mi allontano dalla vecchia porta in legno ormai deformata dagli anni e dalle intemperie. Nella sinistra, stringo una vecchia torcia in metallo argentata con una lampadina a filamento che si accende e si spegne continuamente. La agito, ogni tanto, per creare un minimo di contatto elettrico tra le connessioni interne. Inavvertitamente, illumino il grande albero vicino alla casa, il quale, offre riparo per la notte a gran parte degli uccelli che vedevo posarvisi durante il giorno. Alcuni di questi, spaventati, si alzano in volo, battono le ali contro le foglie della magnolia che, cadendo, mi colpiscono. Inizio a correre, i rumori sembrano più forti, insistenti, la notte più scura, ho la senzazione di essere inseguito. Sono poco distante dalla porta a vetri di casa mia e la luce che la attraversa timidamente, va ad illuminare la soglia. La piccola salita realizzata da pietre accostate è scivolosa, cado e purtroppo perdo la torcia la quale, rotolando verso il buio, viene inghiottita dalle tenebre. Lentamente la lampadina si spegne e lascia svanire ogni possibilità di recupero. Il giocattolo è con me, lo stringo forte ma sono attratto dall'infinita tenebra alle mie spalle. Guardo in quella direzione ed il tempo sembra fermarsi, sono bloccato, impaurito, ed incapace di raggiungere la maniglia. Il mio sguardo si perde nel vuoto, nelle tenebre, attirato da quella voce che ruba ogni speranza, chiudo gli occhi...
Osservo la mia mano forte sulla maniglia, chiudo la porta e me ne assicuro. La macchinina, salvata dal mostro che mi inseguiva, porta i segni di quella caduta sulla piccola salita, che mi separava dalla salvezza. Ora si trova nella mia tasca, al sicuro, pronta per il viaggio di ritorno. Guardo in basso, le gambe sono più mature e forti. La torcia con la lampadina a filamento ha lasciato il posto ad una moderna, dotata di led cree. Proseguo deciso lungo la strada, arrivo alla vecchia e grande magnolia e ricordando gli avvenimenti passati spengo la luce per non disturbare chi vi riposa. Non la accenderò più d'ora in avanti. Non ne ho bisogno, ora guardo il buio intensamente, nel profondo intreccio tra i rami, mentre avanzo deciso ad affrontare chi mi spaventò nel passato. Non ho armi, non mi servono. Solo il coraggio assieme all'adrenalina data dalla sfida. Sono vestito con lo stesso mantello di terrore, sicuro di aver preso il posto delle creture della notte; trascino un carico di orrore verso l'ignoto. Nello stesso vialetto, la medesima paura di un tempo, viaggia nella direzione opposta generata da chi un tempo l'ha vissuta. A tutti quei mostri che nell'infanzia mi incutevano preoccupazione, ovunque celati in quelle persone che mettevano in dubbio le mie capacità e forza di volontà. Fingevano di preoccupasi delle mie azioni, dei miei pensieri mettendomi in allerta da mille falsi, possibili, pericoli. Diffondevano il timore, l'incertezza ,l'indecisione, promuovendo angoscia e nutrendosene. Dico di restare in guardia! Mi diverto nell' avanzare lentamente nella fitta nebbia del male, per dare loro modo di assaporare il momento che precede la fine, ed al tempo stesso, con passi sempre più decisi, per non dargli scampo. Se è vero che da fanciullo avevo una speranza di salvezza, correndo verso la luce, è altrettanto vero che oggi questi malvagi sono perduti e senza riparo. Guardate, nel poco tempo che vi rimane, alle vostre spalle; potete scorgere il vuoto di un precipizio senza fine, la terra che si sgretola sotto di voi e davanti, solo le tenebre, cariche come le nubi che avanzano, spinte dal vento, prima della tempesta.
Tutto ritorna. Io sono tornato per voi...
9 commenti
Anche questo mi piace.
Se mi permetti, ti consiglierei di non temere di copiare te stesso nella tensione meglio espressa nel primo racconto, così riesce poi a diventare un genere, quello tuo.
Probabilmente non sei l'unico/a...
Tutta apparemza. Nessuno resta affascinato da queste righe.
Ha fatto più colpo lo sfogo dell'anonimo con un semplice ciao, che il tuo, con questo papiro.
La sintetica?
Hai mai pensato, che in fondo a nessuno frega niente?
Io ti consiglierei EFP fanfiction.
Meaow: il papiro l'ho scritto solo per attirare l'attenzione della mia strega preferita e lei alle 00:54 ha smesso, per un istante, di mescolare il liquame nel suo calderone...
Criseide: Grazie, ci guarderò.
Non mi freghi...
perché il precipizio sarebbe alle nostre spalle?
@farnight
Forse perche' non si puo' piu' rimediare al passato?
Inserisci nuovo commento
Iscriviti!

Ti leggo con attenzione...