Raffy74

Mar

01

Ott

2019

IL MIO CICISBEO

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Sul tavolino di legno tre bicchieri di succo d'arancia ben freschi e tre fette di torta fatta in casa. In una giornata settembrina ancora pervasa da un caldo estivo, all'ombra del glicine, conversavo con Euridice e Gastone.

Chi è Gastone? Lui è il mio cicisbeo.Lui è l'amico che mi segue e mi aiuta nelle mie attività di volontariato, viene con me al canile e alle serate di beneficenza e al cinema, colui con cui mi sento sicura nelle mie passeggiate cinofile nei boschi,  insomma in tutte quelle attività in cui mio marito si guarda bene dal coadiuvarmi.Gastone è un abile conversatore, sa quando intervenire nelle discussioni per far risaltare il contenuto delle mie parole alle orecchie degli interlocutori

A un certo punto però Euridice ha gettato la maschera e ha manifestato tutto il suo disappunto per questa presenza troppo persistente nella mia vita. All'ombra del glicine si è palesata la tigre che è in lei e a fronte di una carineria di Gastone nei miei confronti, le è partito uno schiaffo tale da gettargli gli occhiali a metri di distanza. Da lì è iniziata una baruffa che con difficoltà sono riuscita a placare. Ho fatto come re Salomone, ho suddiviso le colpe metà per uno e li ho mandati a casa entrambi.

Oggi sono qui da sola. Com'è difficile essere una padrona con due Arlecchini. Non so come gestire la vicenda e tenermi stretti la mia tigre e il mio cicisbeo.

Dom

15

Set

2019

ROMA, AGOSTO 2019

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Quando vorresti bagnare le tue dita sotto quella stessa acqua immaginata dal Bernini e un gilè giallo ti fischia e ti dice che è indecoroso; quando, stanca e desiderosa di conforto, vorresti sederti sui gradini di una scalinata, grembo della Madre della tua civiltà, un altro gilè giallo ti dice di alzarti perché non è decoroso. 

E poi ci sei tu che vorresti intingere le tue dita tra le mie labbra ma ti fermo perché non è decoroso, che vorresti sederti sulle mie gambe e stringerti al mio seno ma ti allontano perché indecoroso.

E ci sono io, io che a quarantacinque anni gira la testa, presa nel turbinio del vorrei ma non posso, del potrei ma non voglio.

Mi prendi la mano e la stringi per dirmi "grazie di esistere" e io non so far altro che struggermi perché stringere a mia volta non sarebbe decoroso. Le mie lentigo solari sulla tua pelle bianca come ricotta e le tue labbra rosse come sangue sarebbero indecorose.

Intanto, in questa calda domenica settembrina, seduta all'ombra della tuja, con la sola compagnia delle zanzare tigre, ti penso e digitando con due dita, spalmo le mie emozioni sul bianco luminoso di questo schermo. Per ricordarmi chi sei.

Mar

30

Lug

2019

GUARDO LA FOTOGRAFIA

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"È improvvisamente mancato all'affetto dei suoi cari". Leggo questa consueta frase sul manifesto appiccicato al muro; guardo la fotografia, non sembra neppure un ladro. Lui sorride in un'immagine ritagliata la cui provenienza non è intuibile, forse un documento d'identità? Una foto di gruppo? Forse fuori dall'inquadratura c'è un figlio, una moglie, un padre? Ma con quel sorriso non sembra neppure un ladro, non c'è la mascherina della Banda Bassotti, non ci sono le cicatrici di Scarface a segnarne le guance, non ci sono neppure i  tatuaggi delle gang. C'è un sorriso e gli occhi di un uomo, un padre, un figlio, il figlio di un ladro. Chissà cosa proverà un  padre al pensiero di un figlio morto seguendo il suo esempio? Morire in un lampo per qualche bracciata di metallo, che fine assurda. Guardo la fotografia, non sembra neanche un ladro, Lombroso aveva torto.

Mer

17

Lug

2019

EMMEQUARANTANOVE

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Emmequarantanove, quando la brama di libertà supera ogni barriera. Come Birdy anche tu sei "volato" oltre la tua gabbia nonostante le scariche da 7000V e adesso vaghi cercando di ricongiungerti alla natura tua amica lontano dai tuoi nemici.

Lo so, lo so, che il tuo destino è segnato ma a me piace sperare e sognare. Auguri, feroce orso ma leggero come   Papillon, io tifo per te. 

Mar

05

Feb

2019

LXXI

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Trovare una causa, un batterio o un virus, che nella sua microscopicità sia stato il responsabile della morte della ditta di mio marito, è impossibile. Si è trattato piuttosto di tante piccole infezioni, di tanti piccoli acciacchi, che in un tempo relativamente breve, hanno portato alla morte del paziente. Così la ditta che fu di suo padre e che lui rese florida, si è sbriciolata sotto i colpi dei troppi clienti insolventi, dei costi di gestione, del personale, lo stato, il fisco, della crisi economica, del cambio delle priorità di spesa della clientela, dello strapotere della grande distribuzione, si fa per dire, a basso costo, dei suoi errori, non solo di gestione.


E adesso che c'è da rinascere ci sono anch'io, come c'ero nella buona, adesso per lui ci sono nella cattiva sorte. Il Cumenda è morto, viva il Cumenda.


Sab

12

Gen

2019

DIORAMI

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“Guarda Euridice, lo vedi quello strano incrocio tra una zebra e un cavallo?”

È appena entrati che ci accoglie il quagga e subito ci getta addosso la tristezza della sua estinzione per mano dell'uomo. Chissà se anche lui avrà percepito il desolante dolore di sentirsi l'ultimo, unicamente solo in un mondo in cui non c'è più posto, e tempo, per quelli come te.

Poi vengono i minerali e a seguire i fossili, con il besanosauro cristallizzato nel momento della sua morte con dentro di sé gli embrioni di una vita mai sbocciata: povera madre che seppur morta, per chissà quale motivo, 240  milioni di anni fa, ha su di me lo stesso impatto emotivo della mia gatta morta di parto quand'ero bambina.


“Euridice, guarda che meraviglia: un diorama!” Attraverso il vetro un alce, i castori, la foresta, il Canada e come bambine guardiamo estasiate quel frammento di mondo, quella sorta di fotogramma,  che racconta l’attimo di una storia. Ci sembra di essere lì, invisibili voyeur di uno scorcio di vita che non ci appartiene.


“Guarda Euridice, quelle siamo noi!” Siamo noi, nude e distese in lontananza su una spiaggia sarda, mentre in primo piano campeggia una scogliera con gli uccelli marini.

“In questa vetrina invece ci sono io con la Lola a passeggio nella brughiera” . Euridice guarda il tasso e la volpe tra le ginestre e l'erica e infine mi vede, dipinta sul fondale, insieme alla mia cagnolina.

Passiamo oltre e nel diorama bianco di neve, io con le ciaspole ignoro, perché a me invisibili, la pernice, la lepre e l'ermellino. Euridice mi abbraccia per istinto, per scaldarmi.


Infine, due passi più in là, c'è un liquidambar e una donna seduta in riva a un laghetto con le carpe koi. Sembro io ma non mi riconosco: forse troppo vecchia, stanca, intristita? Non so, forse sì, son io nel diorama del futuro.

Euridice mi prende per mano e mi conduce all'aperto. C'è una bella giornata di sole oggi ai giardini di Porta Venezia e mi dice “tranquilla, non c'è paura che rimanga dopo un bacio e una carezza”. Questa volta è lei che mi bacia le lacrime asciugate poi dal caldo favogno. Eh si, ha ragione lei: eppure il vento soffia ancora.

Tags: diorami

Gio

03

Gen

2019

EURIDICE

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Cosa resterà dei giorni passati? Potrà questo turbinoso vento di föhn dissolvere, come polveri sottili, il lieve ricordo di emozioni così intense da rischiare di non sedimentarsi nella nostra memoria? Come pioggia torrenziale che troppo violenta e impetuosa, non penetra nella terra assetata e scivola via rotolando in mille rivoli?

Meglio evitare questo vento di favogno e rimanere prudentemente rintanata al riparo di familiari mura.


Euridice è ormai lontana, ma le particelle del suo corpo, sotto forma di odore, profumi ed energia, sono ancora ben presenti tra le stanze della casa. Tengo ben chiuse le finestre affinché nessun refolo di vento diluisca il ricordo di quegli immensi giorni.


Davanti al camino, illuminate dalla tremolante calda luce delle fiamme, mi guardo le mani segnate dalle rose recentemente potate. L'ultima volta che le avevo osservate è stato mentre accarezzavo il viso di Euridice nel momento dell'addio, le sue lacrime, le labbra, le sue sottili rughe d'espressione e quell'abbraccio, quel bacio, quei baci.


 

Mio marito, in sala sta guardando un film con una donna che si finge uomo. Anch'io avrei voluto un paio di baffi posticci per poter baciare, da uomo, Euridice, ma da donna non ho potuto far altro che appoggiare le labbra alle lacrime dei suoi occhi profondi.

Adesso si è fatto tardi, è ora di dormire. Chissà se in sogno Euridice danzerà con il mio cuore, riscaldandolo? Si, chiudo gli occhi, sonno, sogno, Morfeo.

Lun

10

Set

2018

LE DRIADI

Sfogo di Avatar di Raffy74Raffy74 | Categoria: Lussuria

C'è silenzio nella brughiera, un silenzio che in realtà non è assenza di rumore, ma è quell’armonia di suoni che li fa scomparire, svanire nella dolcezza avvolgente di madre natura. C'è il cinguettio costante dei piccoli uccelli, il gracchiare, dall'alto degli alberi, dei corvi al nostro passaggio; a un punto s’ode il buffo richiamo di una volpe e miei due cani staccano il naso dallo strame per ascoltare l'ignoto guaiolare; un coniglio selvatico fugge fra gli alberi mentre dei rovi invadenti sfrisano e bucano la pelle delle mie braccia.


Sono a letto e guardo la pelle segnata dalle spine, sembrano arcaici graffiti. Mio marito neppure ha fatto caso ai segni che porto: lui è stato tutto il giorno al golf, ha avuto altro da fare e ha altro a cui pensare.


In agosto siamo stati in Sardegna: nulla di particolare, senonché alcuni giorni li abbiamo passati ospiti di Gennarino presso il suo “stazzu” ristrutturato e di cui già parlai anni fa. Non eravamo soli, c'erano anche la sua fidanzata, una sua amica e un tale che non ho capito chi fosse e che c'entrasse con tutti noi. Il lato buffo della vicenda era che sembravamo i partecipanti a un reality di qualche televisione locale.


Sono stati giorni strani, Gennarino, tutto preso dal suo nuovo amore, è stato molto sulle sue: sempre cortese, niente da dire, però… però…

In compenso l'amica della sua fidanzata, Euridice, non mi ha ignorata per nulla, anzi, ovunque andassi e qualsiasi cosa  facessi non perdeva occasione di starmi vicina.

Sono stati giorni bucolici, molto armoniosi, in una natura poco manipolata dagli  uomini. Mio marito si è annoiato, io al contrario ho vissuto giornate ricche di emozioni. Come driadi, io e Euridice, facevamo parte della vegetazione, desiderose solo di perderci serenamente tra la voluttuosa e primordiale sensualità dell'età dell'oro.


I graffi dei rovi sulle braccia sono quasi scomparsi, mio marito è in salone a fare chissà cosa, io chiudo gli occhi e rimembro Euridice: i giorni e le notti della confusione interiore sono ormai lontani, adesso è tempo di sognare.

Sab

06

Gen

2018

PANTA REI OS POTAMÒS

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Come cambiano le cose; la vita, nel suo fluire come l'acqua del fiume, a volte erode la sponda di qua, a volte quella di là, si creano nuove anse e nuovi tracciati, nuovi percorsi che invadono territori mai visti prima. Poi succede che una frana inaspettatamente devii il tracciato del fiume della vita di chi ti sta accanto e qualcosa d’un tratto cambi: il campo di grano viene invaso dalle acque e il vecchio alveo si prosciughi via via lasciando solo un solco vuoto e brullo.

È passato quasi un anno da quella notte in cui mio marito ebbe l'incidente. Di ciò che successe allora nei parlai così tanto che adesso è inutile starlo a ricordare ancora. Però da allora il “suo” fiume non è stato più lo stesso, la frana, che caduta sul suo percorso di vita, ne ha deviato man mano il tracciato. Se dalle rive il suo fiume sembrerebbe sempre lo stesso è nel suo profondo che ho visto un mutamento. Prima dell'incidente era un fiume impetuoso e gorgogliante, adesso mi sembra un delta di acque lente e sparpagliate in una contorta miriade di rami secondari. Prima doveva frenare le sue piene con dighe e vasche di laminazione che avevano le sembianze della segretaria, adesso mi pare un rigagnolo che nasce da una fontanella al parco. Prima per evitare di essere travolta dalle sue ondate impetuose capitava, non sempre per la verità, di dovermi rifugiare in cima all'argine, adesso, tuffandomi, rischierei di picchiare il capo. Durante queste vacanze l'ho visto ulteriormente assente. L'ho cercato più volte e lui non si è sottratto ma il fiume in piena che abbatteva ponti e argini non c'è più. Adesso è come uno di quei rubinetti a pulsante che schiacci, esce il getto d'acqua che improvvisamente smette prima che tu abbia finito di lavarti lasciandoti lì a metà con le mani grondanti di schiuma.

Non so cosa fare. Vorrei parlargli, vedere se con uno specialista si potrebbe fare qualcosa perché così, insomma, non è che sia molto soddisfatta. Ma ho paura, conoscendolo, che si possa risentire anche in virtù di tutto quello che è successo con l'incidente… Adesso è un marito sempre presente, quel tipo d'uomo che ogni donna vorrebbe, ascoltatore e sempre pronto a soddisfare ogni mia esigenza… si è messo pure, nel tempo libero a fare giardinaggio con me e quando può mi segue anche al canile per portare a spasso i cani. Ma nell'intimità è diventato quel tipo d'uomo che nessuna donna vorrebbe avere… Sono triste e ho paura per lui, per me, per noi.

Mer

24

Mag

2017

Le fave secche

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Una busta dimenticata da tanto tempo in una scatola, su un ripiano di uno scaffale, in un angolo buio di un locale in disuso. Una busta di fave secche. Semi scaduti da anni, forse ormai improduttivi e inutili. Che farne? La logica e la consuetudine direbbero di gettarli, troppo vecchi e rinsecchiti, non c'è più nulla a cui potrebbero servire… Ma logica e consuetudine sono cattive consigliere e disobbedire loro suscita sempre un certo non so che. E da quelle fave secche, finite profonde nell’aiuola delle rose, ora sono nate floride piantine che protese verso il cielo, son sicura, raggiungerano le nubi e oltre, fino al castello del gigante. Il suo tesoro sarà premio per tutti noi che ancora crediamo nella fantasia e nel consolatorio suo potere. Dai diamanti non nasce niente, dalle fave nascono i fior.

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