Cinerea
Mer
29
Mar
2017
Le parole-chiave:
Mi è capitato di pensare un paio di volte che le parole-chiave sulla homepage siano un'ottima sintesi di.. non saprei cosa. Preoccupazioni, problemi, vita quotidiana di tante tante tante persone.
"adolescenza, aiuto, amante, amica, amiche, amici, amicizia, amico, amore (in grande), ansia, attrazione, basta, capo, casa, cattiveria, chat, ciao, cibo, cognata, collega, compleanno, confusione, coppia, crisi, delusione, depressione, desiderio, dieta, dolore, donna, donne, dubbi, ex, famiglia, fidanzata, fidanzato, figli, figlio, frustrazione, futuro, gelosia, genitori, invidia, io, ira, lussuria, madre, mamma, mancanza, marito, matrimonio, merda, moglie, morte, noia, odio, padre, paura, problemi, rabbia, ragazza, ragazze, ragazze, ragazzi, ragazzo, relazione, schifo, scuola, sesso (in grande), sfogo, sola, soldi, solitudine, sorella, stanchezza, stress, stronza, stronzo, studio, suocera, tradimento, triste, tristezza, troia, uomini, uomo, vaffanculo, vendetta, vita, voglia."
Dom
26
Mar
2017
Senza titolo
Frittata fredda.
Ridere finchè non fa male.
Passi nuovi in questa casa troppo grande, semivuota, troppo fredda.
Sapere che non sono sola qui dentro, mentre leggo e studio sul divano; sentire una presenza calda, viva, che sfiora il marmo da spaccare.
Guardare il cielo minaccioso che tende alla sera attraverso la finestra socchiusa; le prime gocce che cadono. Ferme, solo perse ognuna nei propri pensieri, appoggiate al muro ed a noi, sul divanetto basso dell'ultima stanza in fondo al corridoio. Quella con il parquet chiaro e la portafinestra, e i muri azzurrini, le tapparelle vecchie. Tutto è così vuoto, pieno solo dell'indispensabile.
Sentire il rumore morbido del cielo, che rimbomba attutito, sordo, nell'eco delle stanze spoglie. Il tepore freddo di marzo che fa rabbrividire, nessuno che si alza per chiudere i vetri.
Bisticciare, fare pace, bisticciare di nuovo, finire per ridere.
Cucinare per qualcuno.
Leggere ad alta voce qualche frase, pezzetti qui e là, ed ascoltare più del silenzio, ascoltare un cuore che parla.
Telefonare ad una madre che s'è lasciata scappare di mano la vita della figlia. Saluti serali, affetto telefonico, sì, ci vediamo presto. Domani passo da voi, sì. Anch'io, ciao.
Ascoltare una telefonata simile in un'altra lingua, con la variante del ci vediamo a pasqua. Troppo lontana per passare domani, lei.
Chiudere la porta dietro a qualcuno perché il giorno dopo c'è da lavorare, da studiare, ma un bel pensiero per addormentarsi.
In quest'anno, qui ho scritto il diario del mio cuore. Me ne rendo conto ora.
Mer
22
Mar
2017
E mo'?
Ricapitoliamo.
Lei divorzia per mille ragioni. Noi smettiamo di avere un rapporto professionale. Siamo solo "io" e "tu". Continuiamo ad avvicinarci, sempre di più; e ci troviamo qui.
E tu, proprio tu, ora che me ne devo fisicamente andare
Proprio tu hai il coraggio di dirmi che ti si spezza il cuore? Che io ti spezzo il cuore? Ma mi prendi in giro?
Non ho pensato. Silenzio. Ti ho guardata e mi sono alzata. Ho pagato l'ultimo caffè e me ne sono andata senza dirti più niente. So che mi guardavi, mi guardavi le spalle e forse speravi tornassi e ti dicessi qualcosa, che anche a me si spezzava qualcosa dentro, o qualche clichè del genere. E invece no. Tanti saluti.
E ora me ne pento.Non volevo farti male, a te di tutte le persone, proprio a te, a te che mi sei così cara. Ma mi sono sentita così frustrata, così presa in giro. Così arrabbiata. Cristo, ma muoverti prima no?
No, lei aspetta. Aspetta di non correre più alcun rischio. Aspetta di lanciarsi quando un sì o un no avrebbero le stesse conseguenze. Lei aspetta che io me ne debba andare e trova il coraggio di dirmi che lei "credeva di". Credevi di avermi trovata? Cosa credevi? Certo che mi avevi trovata, mi hai trovata e mi hai preso l'anima nel momento in cui abbiamo iniziato a bisticciare. Ma dai! Se non fossi tu probabilmente avrei tirato un paio di sporconate, sul serio.
Tesoro, bella, cara, mia amata infine, tutti questi nomi che mi hai affibbiato "seriamente" troppo tardi, mi irritano tremendamente e nello stesso tempo mi trafiggono il cuore e mi impediscono di avercela con te; ma solo con il tempo, il tempo, il tempo! E i chilometri, ora che ho un treno da prendere per andare in tanta malora, lontano lontano e AAAAAAAAAAAGRHRRerhwesdDS
Cosa dovrei fare, dire che no, niente, non vado più perchè un certo qualcuno s'è finalmente deciso? Le persone mi direbbero a loro volta un bel: "ma mi prendi in giro?" ornato magari da qualche insulto.
Quante volte ti avrei abbracciata e adorata e ti avrei detto tutto ciò che avresti sempre voluto sentirti dire, quante dannate volte avrei voluto riversare tutti i miei sentimenti su di te, avrei teso una mano verso di te, verso tutto ciò che sei, verso la tua anima e verso di te che sei così dannatamente bella. Tu che mi hai abbracciata e che ora penso avrei dovuto stringere di più, che avrei dovuto salutare quel pomeriggio mostrando tutta la gioia che mi procurava quel ciao, quell'arrivederci, tu. Avrei dovuto, avrei avrei avrei. Del senno di poi.. eccetera. E tu, lo pensi? Che "avresti dovuto"? Eh?
Incazzata? Certo che sono incazzata. Non ho nemmeno guardato il telefono mentre camminavo. Solita falcata, venti minuti, tre piazze attraversate. Sapevo che mi avresti chiamata, che mi stavi chiamando. E che non ti avrei risposto, oh, questa volta no. Ora mi pento, sì. Ora sono io che "avrei dovuto". Ho guardato il telefono, le chiamate perse. Alla fine non ho fatto niente. E "avrei dovuto", invece, richiamarti e dirti tutto, quanto ti ho amata, quanto tutto. Chi sei tu, chi sono io, chi siamo "io" e "tu", forse un noi, forse un mai.
E mo'? Ti chiamo o no? Dimmelo tu, dai, dimmelo tu. Silenzio stampa. Buio.
E mo'?
Dom
12
Feb
2017
Il libretto delle istruzioni
Indosso le aspettative altrui come un cappotto con le spalle troppo larghe.
Sono a cavallo della mia ambizione lirica, trascinata da una volontà che mi sfugge di mano spesso e volentieri; e sono sempre sul punto di cadere, cadere e poi.. chissà.
Sono diventata un riflesso di me agli occhi di chi mi è intorno. Ho partecipato a qualsiasi cosa solo quando ero sicura che avrei vinto: ed ogni volta che ho vinto ho ingrandito questa proiezione distorta di me.
Ma ora che le cose si complicano, ora che si aggiunge tutto e tutto insieme, ora forse sono già caduta e non me ne sono accorta.
Ora che la malattia mi sta schiacciando, ora che sono spintonata dalla mia passione per l'opera e gentilmente tirata per la mano da "lei" (sempre lei, sempre lì torniamo), ora che non vedo più dove sto andando; ora che invece vedo la scala degli errori che devo ancora commettere prima di arrivare ad un nuovo livello e la guardo dal basso della mia cocciutaggine, ora che devo fare i conti con le mie cicatrici, ora che i farmaci mi stanno divorando, ora che sto per crollare, ora che sono svelta a giudicare ed altrettanto nel sentenziare, ora che devo fare?
Mi hanno attribuito aggettivi lusinghieri, certo: brava, carina, forte, tutto ciò che vuoi. Se solo mi vedessero davvero.
Non mi hanno dato il libretto delle istruzioni. Tutto ciò che mi è piovuto dal cielo è stata, al limite, una serie infinita di foglietti illustrativi.
Gio
09
Feb
2017
Random + pseudo-domanda
Cose belle che ho visto oggi:
- Un gatto che è volato in un giardino balzandomi davanti
- Due vecchiette che spettegolavano da un balcone all'altro
- Un pallone di spugna perso vicino ai binari del treno
- Un signore che si è fermato per fare attraversare una bambina con lo zaino
Abitudini strane che ho:
- Ringrazio ad alta voce le auto che si fermano
- Sorrido ai cani - non ai padroni, proprio ai cani
- Ogni tanto alzo gli occhi e vedo le cime delle case rendendomi conto che non le guardo mai, perchè voglio sempre vedere dove metto i piedi
- Ogni cento passi saltello e interrompo la falcata-incazzosa-col-silenziatoreTM
Di cosa vivo:
Gatti, aria fresca, libri e mele dolci. + musica, ma quello era sottinteso.
E voi?
Lun
06
Feb
2017
Cosa sei?
Solito scenario, variazioni sul tema.
Fuori è buio e freddo, ma il corso è un teatro; gli incontri si intrecciano e si sciolgono continuamente in una trama complessa. O forse nemmeno c'è, una trama; e il caso gioca a dadi.
Solito bar, solito tavolo nell'angolo. Lei mi guarda ed è un'espressione diversa dall'usuale, quella che le è calata sul viso. È impenetrabile e pungente. Mi guarda tra le ciglia, lanciando fulmini castani nella mia direzione. Ma tace.
Io ho, mio malgrado, un'aria vagamente colpevole. Studio con fare concentrato la mia tazza di tè troppo zuccherato, e dissimulo male il mio disagio. A me il tè piace nero, come il caffè.
"Non preoccuparti. Ci metto lo zucchero, promesso."
Ultimamente ogni volta che mi vede mi squadra da capo a piedi e decreta: hai perso peso. Ogni volta che mi vede, ormai, cerca di darmi del cibo. All'inizio scherzando, poi sempre più calcando la mano. Ed ora, nel bar, non si dà pace finchè non ho mangiato dei biscotti davanti a lei. Sanno di burro e di calorie.
Tace.
Cerco di distrarla con fiumi di parole, e ogni tanto ci riesco. Ma il ciclo torna sempre lì: sì, ma ora mangia, dice.
In questo posso obbedire solo a te, mia cara, a te che sei così simile a me. Abbastanza da capire prima di sapere, da leggermi attraverso; senza avere bisogno di formulare un pensiero definito, semplicemente dal fondo dell'anima.
Ci teniamo in palmo di mano. Ogni parola di una è direzione dell'altra, il gioco si rafforza nel tempo; e solo tu, forse, puoi salvarmi da me stessa. Chissà.
Ci avvolgiamo, ci tiriamo, ci spingiamo, siamo sempre più strette nei fili di un rapporto che ha saltato i confini della normalità.
La tua mano sulla mia, gli occhi piantati nei miei ed una frase che non è un ordine: è un invito categorico. Torrenti d'affetto, fiumi di parole, desideri che sono ordini reciproci, superando con ogni possibilità ciò che è "sano".
Andiamo a destra? A sinistra? Che ne dici di andare diritte? Dritte senza esitazione. Mi hai anticipata.
Volontà è volontà.
Un'inafferrabile simmetria perfetta.
Tira i fili, ed io li legherò; cingerò con quel tessuto ogni mio desiderio, finchè lo vorrò. Per un tempo indefinito io tirerò i tuoi, finchè vorrai tesserne la trama e gli incroci.
Ti conosco da poco in termini di anni, ma è come se qualcosa in me ti avesse sempre aspettata.
Sorrisi spontaneamente speculari, spalle larghe ed un'indefinibile attrazione dell'anima.
Cos'è? Chi sei?
Cosa sei?
Mer
01
Feb
2017
Complice
Dicono che un amico vero sia quello che ti aiuta a seppellire un cadavere.
Non ho cadaveri sottomano. Ho solo scheletri, spesso non miei, da tenere chiusi nell'armadio.
Va bene lo stesso, amica mia?
Tu mi hai detto sì; ed eccoci qui, facce di cera ed un patto di cui è vietato parlare. Sguardi sorpresi (falsi come Giuda) e parti imparate a memoria; bugiarde perfette.
Tanto la natura degli scheletri è quella di cascare con gran fragore fuori dai ripostigli; e quando succede, quando è successo, noi non abbiamo visto. Non c'eravamo. Non sappiamo; "oh cielo, che è successo?"
"Davvero? Ma seriamente? Non l'avrei mai immaginato!"
Intanto il sapore della vendetta mi quieta l'anima, dopo anni di rancore. Paga, tu che mi hai umiliata in un momento di debolezza. Lasciati schiacciare dalla consapevolezza generale, lascia che gli altri ti vedano per chi sei davvero.
Pensavi davvero che avrei perdonato e dimenticato? No, cara. Tu hai tirato fuori la mia parte crudele, quella che giaceva sul fondo e sussurrava. Sussurrava, sì, negli anni passati. Poi ha parlato, sempre più insistente, bussando alle porte della mia coscienza; e la tua sfacciataggine le ha letteralmente aperto i battenti. Non è facile incattivirmi. Affatto.
Quindi, ora paga.
Non mi sento in colpa. Non ancora; forse non me ne pentirò del tutto. E nemmeno la mia amica, pare, che ha una coscienza più controllata della mia. Perché dovrei? Perché dovremmo?
Noi complici ci guardiamo in silenzio, seguendo l'onda del mormorare diffuso. La osserviamo dibattersi nelle correnti di parole e mezze occhiate, e tacciamo.
Ragazze acqua e sapone, il libro di filosofia in mano. Il crimine perfetto.
Lun
30
Gen
2017
Come le cose sono andate a finire
Sono strani i rapporti che si creano fra le persone. Inafferrabili, e troppo complessi per essere spiegati senza banalizzarli.
Le cose sono andate così: ci siamo sempre più avvicinate, in un modo o nell'altro. Un'allegra (circa) chiacchierata dietro l'altra, e via.
Una stagione dietro l'altra, quello che è cambiato sono i vestiti e le espressioni.
I nostri linguaggi corporei per qualche motivo si sono leggermente infiltrati l'uno nell'altro. Il mio tic nervoso ha trovato uno specchio nelle sue mani, il suo leggero inclinarsi in avanti nell'ascolto ora traspare dalla mia postura. Quando me ne accorgo mi raddrizzo.
Se n'è accorta lei per prima.
Da qualche mese ha iniziato a prendere il caffè nero, come me.
Parlavamo d'amore, delle sue gradazioni. Relazioni interpersonali, cose del genere.
E, lei ha detto, c'è qualcosa che ci lega. Qualcosa che ci spinge l'una verso l'altra, tirandoci un po' con le buone e un po' con una certa forza. Una somiglianza di fondo, un voler dare che non muore. E così via. Discorsi lunghi, al solito.
Sintesi: sono ricambiata. La nostra (fa strano scriverlo, "nostra") è una cosa platonica, naturalmente.
Che serenità, infine.
Lei è un ossimoro ambulante, e probabilmente è parte del suo fascino. È come se fosse fatta di vetro, ed ogni emozione le si riflette all'istante sul viso. Eppure.. percepisco sempre quel filo scuro in fondo ai suoi pensieri, che la trascina altrove; e che mi osserva attraverso i suoi occhi, teso come una corda pronta a schioccare. Intanto lei mi parla, di sè e d'altro, ascoltando in silenzio e studiandomi, lo sguardo piantato nel mio.
Mia cara, per te indosso il mio sorriso più luminoso. Ti sei accorta delle mie minuzie e dei miei capricci, e con un sorriso hai sempre volatilizzato i miei sbalzi d'umore.
Grazie.
Dom
27
Nov
2016
Perdendo la voce
Sono stanca.
Farmaci su farmaci.
Malattia, squilibri, non se ne esce mai. Ed effetti collaterali su effetti collaterali, naturalmente.
L'ultima novità è un mal di gola devastante, oltre a tutto.
Senza la voce non mi resta niente.
Ho buttato tutto il mio tempo, tutto il mio amore. Che vita mi rimane? Non me ne faccio niente.
Lun
24
Ott
2016
Un augurio per te
Per te, mia cara saputella dell'ultima ora, ho un augurio speciale: ti auguro di rimanere a cuocere nella tua mediocrità per il resto dei tuoi giorni. Di non migliorare mai, compiaciuta di te e tronfia come sei, e di continuare a crederti al di sopra di noi poveri, poveri e stupidi comuni mortali.
Ma, d'altronde, dei miei auguri non hai bisogno; bastano i tuoi "amici" a volerti male, ci pensano abbondantemente loro. (Dagli amici mi guardi..)
Tu e il tuo vocino da gallina.
Promesso: alla prossima tirata sulla mia condotta (ma che ca*** te ne frega a te di quando e cosa consegno e di che voti prendo), ti tiro il collo. Perché si fa così, con i polli.
Soprattutto con i polli che:
Nel caso in cui il voto del pollo sia più alto del mio: "Che voto hai preso? .. Ah... (sorrisetto malcelato) .. Io ho preso nove!"
Nel caso in cui sia invece più basso: "Eh, ma tu hai fatto questo questo e quest'altro.." + una serie di lamentele su quanto sia stata brava lei e quanto io abbia sbagliato nel fare le cose come diamine mi pareva;
Ma invece di fare le pulci a me su cosa faccio io, perché non cerchi i tuoi, di errori? Ah, no, giusto. Tu sei perfetta.
In sintesi: dalla fine di quest'anno in poi, non voglio più vederti. Abbi una vita felice, tutto quello che vuoi, MA LONTANO DA ME.
Perchè non sei solo una persona mediocre. Sei una persona cattiva e falsa, e sei circondata da persone altrettanto false. Io con te, con voi, non voglio avere a che fare più dell'indispensabile. PUNTO.
E smetti di sparlare di me, una buona volta. Se vuoi sapere cosa devi studiare, chiedi. Io non ho il dono della telepatia, e se cerchi una scusa per attaccare lite, non ce n'è bisogno. Mi fai già venire i brividi.
Sorrisi e merda a palate. Che schifo.
Iscriviti!


