Cinerea

Mar

26

Set

2017

"Non mi piace litigare"

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Idiozia.  

Ho amato leggere il drama sotto "odio i ciccioni in palestra". 

Qui sono rimasta relativamente per conto mio, tutto sommato, a parte che per la mia corrispondenza con Cole.

santo cielo, ci sono quei momenti in cui ci si dice: omg, mi spiace essere fuori da queste dinamiche. In generale, quando le persone di un gruppo litigano. 

Perchè?

Perchè, cazzo, adoro battibeccare.  

Cioè, non lo dico per questa cosa vostra nello specifico, mi riferisco ad una cosa ad un livello ampio/generale.  

Sono io un tremendo essere umano o è una cosa comune? Ditemi che è la seconda, vi prego, lol

Mar

19

Set

2017

Oh wow

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Ho vent'anni e una valanga di problemi. Piango per tutto. Letteralmente, non riesco a concentrarmi su niente e mi basta pensare ad UNO di quelli che ho che ciao, una cascata. In privato, per fortuna.

E la salute che va al diavolo, e gli studi che dovrei far andare meglio, e i rapporti con le persone che si sono fottuti (per colpa quasi mia), e questo, e quest'altro, e gnagnagna, mi dò fastidio da sola.

L'una volta che mi sono mostrata così vulnerabile e triste (ed istericamente piangente) con qualcuno sono successi disastri.  

Mi viene quasi da ridere. 

E intanto c'è chi ne ha di seri, di problemi, lì fuori. 

Lun

18

Set

2017

Mi manchi

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... Che scocciatura. 

Lun

18

Set

2017

Adoro

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Adoro non avere social. 

Mi risparmio tutti i "no, ma ha visualizzato, però ha fatto e ha detto, e non ha detto e ha commentato, e ha messo il cuore il like o quel che è, però poi l'ha tolto, blablabla"

La gente che voglio vedere la vedo. Gli altri, se non ci sono rimasta in contatto, pazienza, si vede che non eravamo così fondamentali gli uni per gli altri. Eventualmente ci rincontreremo se le cose andranno come andranno, e vabbè. 

E non è che io sia qui a dire "io sono migliore e un fiocco di neve speciale perché sono diversa". Sto solo considerando, stasera, dopo aver ascoltato l'ennesimo psicodramma della mia amica, che CAZZO come sto bene! E quanto! 

Avevo facebook, non ce l'ho più. Instagram, mai avuto. Twitter men che meno. 

Mamma quanto si sta bene! 

Sab

09

Set

2017

quasi off-topic, i problemi seri della vita insomma

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A.Paart: tredici minuti di Salve Regina tutto uguale.

Tutto. Uguale. Mi sarei tirata un colpo all'incirca verso i sette minuti.

Commento sotto: "Il più grande compositore del nostro secolo".

 

Abbiamo ascoltato due cose diverse, direi. Sono stati tredici minuti interminabili.

"E perchè l'hai sentito tutto?!", direte. Perché almeno posso dire che sì, l'ho sentito tutto, ed è orrendamente noioso. Da ogni singolo punto di vista.

Mi sale il crimine perché va bene che sono gusti (in questo caso), ma che sta gente (e non solo loro, eh!) dica che "Stravinsky è sopravvalutato" mi fa del male all'anima. Uno in particolare che mi tira anche un sacco di insulti perché a quanto pare il 900 è stato "un secolo quasi buio" per la "vera musica classica" - quasi letterale (ma cosa caz-).

Ti brucio. Giuro.

I problemi seri, insomma. E io che perdo il mio tempo e mi intestardisco a fare polemica su internet, pure. Non ha prezzo. 

All'opinionista dell'ultima ora con cui ho litigato: Ma vai via, vai  

Sab

09

Set

2017

Aspetto

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Hai degli occhi che bruciano l'anima. Hai un riso che brilla e scompare, rimbalza sulle pareti e corre via. 

Nell'aria intorno a te risuonano i tuoi pensieri, sei una di quelle persone che illuminano le strade e sorridono a se stesse tra un passo e l'altro. 

Sei facile da amare, e tu sei tante cose. Assomigli a tutto, ma anche solo a te stessa. E sei bellissima.

Ma tu hai dei problemi.

Ti ho molto amata, ti amo ancora, e probabilmente per molto tempo ti amerò. Sei ovunque ed altrove, il tuo fantasma riempie ogni vuoto; io dovrò aspettarti, perché non posso farne a meno. 

Ma tu hai dei cazzo di problemi. 

E se ti aspetto, non vuol dire che ti aspetti incondizionatamente. 

Ciao, mia cara; attendo te e le tue scuse. Altrimenti aspetterò che mi stanchi di aspettarti, e vorrei già essere stanca, perché sto soffrendo, per quanto mi costi ammetterlo.

Nel mentre, io lascio passare il tempo. Ed aspetto.  

Ven

21

Lug

2017

Non so che titolo inventarmi

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Sono spaventata, per quanto possa sembrare stupido. 

Ma il mio esofago brucia, la gola è in fiamme, la voce mi si spezza ogni giorno. Mi fa male il torace. 

Ho la pressione troppo bassa per reggermi in piedi, il cuore salta i battiti. Ed ogni volta che mi alzo vedo nero, la realtà si allontana, e sono in alto e galleggio, galleggio nell'aria con i polmoni che si riempiono e svuotano, tranquilli. 

Ho sputato sangue, in tazze di porcellana in innumerevoli bagni innumerevoli volte. Ho smesso di contarle. Mi sento una miserabile. Sono una miserabile, sono miserabile ogni volta che sono costretta a pulire tutto con la carta igienica ed a cercare ogni residuo di succhi gastrici. Che schifo, penso sempre. 

Sono una miserabile con i segni dei denti sulle nocche, con l'anulare segnato da due cicatrici da acido, e le unghie corte. Perchè una volta mi sono anche graffiata. 

Ed una volta ho sentito il cuore fare silenzio, dopo avere vomitato anche l'anima in un bagno di un ristorante, e ho avuto il terrore di non sentirlo più battere. Per un solo momento ho pensato che forse cadere e non rialzarsi più non sarebbe stato che una conseguenza naturale, solo un movimento conseguente alla catena. Lasciare che le ginocchia cedessero e basta. 

Il mio corpo sta lentamente smettendo di funzionare a dovere, il mio peso sta precipitando, nello specchio non ci sono più io, non c'è più la mia sagoma, non ci sono più nemmeno i miei occhi. L'anima l'ho sputata tutta, penso spesso, quando non sono di fretta o di buonumore. Quando non ho da fare, quando sono sola. Di me non c'è che l'ombra, eppure l'ombra imita i miei movimenti. Si incolla a quello che dovrebbe essere il mio riflesso e mi storpia, mi scimmiotta, fissa l'espressione vuota di quando mi studio freddamente. 

E penso che non voglio morire. Di notte fisso il buio sopra di me, in silenzio. Non voglio morire.

Sto solo aspettando l'emorragia, l'effetto del presto o tardi che mi costringerà a cessare. Cessare in un modo o nell'altro, dipende. Ma io non voglio morire.

E me lo ripeto migliaia di volte. E ancora, e ancora. E di nuovo. Non voglio morire. Devo fermarmi prima. 

E il giorno dopo sono di nuovo lì, che esco da un bagno sorridente e con gli occhi lucidi, una voce allegra ed un sorriso stampato in faccia, che mento spudoratamente. Tutto bene, ho mangiato, sto benone, dovevo solo fare pipì.

I disturbi del comportamento alimentare sono una fabbrica di bugiardi. Io non faccio eccezione. 

Ven

21

Lug

2017

Ma io

Sfogo di Avatar di CinereaCinerea | Categoria: Ira

Ma io direi che stavolta voto per un sano "ma vaffanculo anche a te!". 

Cazzo, giuro che se stavolta non mi chiedi scusa tu io non muovo un dito per cercarti fino a nuovo ordine

Dall'alto dei tuoi cinquant'anni (c i n q u a n t a) mi fai cadere dall'alto le tue lezioni di vita in un rapporto che esigo essere alla pari? Fottiti! Stavolta te lo dico io! Fottiti! 

Cinquanta e non sentirli!  

Ti amo tanto, e se potessi ripararti dal male del mondo mi farei in quattromila, ma c'è bisogno che tu collabori! Se tu vuoi tutto senza venirmi un minimo incontro (dai, aiutami ad aiutarti!!!), io sono impotente, tesoro mio (luce della mia vita, fuoco dei miei lombi, hah). 

Sei bellissima, sei meraviglia, sei luce, sei infinite cose; ma cazzo se ti avrei presa a testate!

Tanto poi va sempre a finire uguale e siamo daccapo. Che "dobbiamo parlarne e risolvere i problemi" e ci scuoiamo.

CHE NERVI CHE MI VENGONO

Gio

06

Lug

2017

Piatti e spaghetti

Sfogo di Avatar di CinereaCinerea | Categoria: Altro

Certi giorni ci tireremmo i piatti, se non costassero così tanto e non ci fosse così tanto amore. 

Anche perchè il mio, di piatto, è quasi sempre vuoto.

Mangia, mi dice, mangia un po' di pasta Cinerea, non fare stronzate. Stessa scena, ogni singolo giorno, da qualche tempo a questa parte. Routine.

La scena:

Le ho riempito il piatto e ho depositato una forchettata di spaghetti nel mio, giusto per fare scena. Una forchettata di rappresentanza. Ho rimesso giù la pentola: vuota, perché ho smesso di farne, per me. E tu? Mi ha chiesto. Non ho fame. Risposta standard. 

Mi sono seduta al tavolo, fingendo di non sentire la sua rabbia che iniziava a crescere. Ho fissato intensamente i miei tre spaghetti come fossero stati un universo da scoprire.

Cinerea.

La sua voce. Secca.

Quando ho alzato lo sguardo, ho visto il suo che lanciava fulmini. Quegli occhi felini che a suo tempo mi hanno folgorata mi stavano letteralmente incenerendo. Se gli sguardi potessero uccidere, insomma.

Ha piantato la forchetta nel piatto, con una faccia buia come il cielo dei temporali d'estate, attraversata solo da un furioso lampo fulvo. Prendi un po' della mia. 

Si è alzata e mi ha piazzato sotto il naso metà del suo piatto. E io, con un sorriso: ma no, davvero, non ho fame. Mangia pure. 

Silenzio da parte sua, è tornata a sedersi ed ha iniziato a mangiare. Il suo imperativo era rimasto sospeso nell'aria, e io lo stavo ignorando con la massima nonchalance possibile. 

Altro silenzio, io che fissavo il mio piatto, lei che fissava ora il suo, ora il mio, ora me. Lei ha finito e si è piantata lì a fissarmi. 

Nel frattempo avevo leeeeeeentamente mangiato uno spaghetto. Due spaghetti. Trrreeee.. (uno alla volta..... avvolgendoli intorno alla forchetta...... un pezzettino alla volta.......... esasperante). Quaaattttt.. 

Mangia quegli spaghetti e non fare cazzate. Sono molto seria. Guardami. 

No che non la guardavo, perché quando vedo quell'espressione dura mi si ferma il cuore.

Cinerea.

Silenzio mio. Ho alzato gli occhi ed ho guardato la sua mandibola serrata, i muscoli contratti. La rabbia che le forava le pupille, come un fascio di spilli rivolti verso di me. 

Lì le cose sono degenerate, perché mi è salita quella rabbia stupida che monta quando si depriva qualcuno della sua personale droga, della sua dipendenza. Frustrazione e odio cieco, rivolto verso tutti e verso nessuno, forse anche verso di sè, verso di me. 

Smetti di cercare di infilarmi le cose in gola. Tanto lo sai come finisce, lo sai che è inutile. Lo sai che sputo tutto. Cos'è, vuoi costringermi? Cazzo. Non puoi. Basta. Piantala di insistere. Cazzo.

Voce venata di isteria.

Silenzio da parte sua.

BAM, sua manata frustrata sul tavolo. Non è una donna esile, ed è un colpo che ha ferito anche me. Non fisicamente, ma il suo riverbero mi ha riempito il cuore, suonando vuoto. 

Lei non ha detto più nulla. Si è alzata e ha messo giù il piatto (con cura, perché se non ce li possiamo tirare di certo non li possiamo sbeccare). Me ne vado.

Silenzio. La mia rabbia ottusa (ed ingiusta, perchè ho scaricato tutto addosso a lei e non avrei mai, mai, mai voluto) è sparita in un istante. Oddio, scusami. Scusami.  

Stai sparendo, mi ha detto. Ti prego, mangia qualcosa. Non voglio che tu sparisca. O che cada, o che ne so. Hai perso troppo. Quanto, cinque, sei, sette chili? In quanti giorni? Meno di un mese. Cosa cazzo stai facendo? 

Silenzio.

Fammi un favore e mangia quegli spaghetti. 

L'ha detto con un'espressione di dolore, di rabbia frustrata. Ha preso le sue cose ed è uscita davvero, perché sapeva che rimanere non sarebbe servito lo stesso.  

Mezz'ora dopo l'ho mangiato, alla fine. 

Inutile dire com'è finita.

 

Tags: spaghetti

Ven

31

Mar

2017

Ti prego

Sfogo di Avatar di CinereaCinerea | Categoria: Altro

Lo so che sei di natura crudele. Lo so, perché sei simile a me. Sei giudice, spietata, narcisista, rancorosa, so che sei mille cose e so che ti ho ferita. Lo so. Ho accettato tutto, di e con te, amica mia. Pacchetto completo, a mio rischio e pericolo.

Il rapporto con te è stato uno dei più importanti della mia vita. Tre settimane di silenzio, io che non ho il coraggio di riapparire per i crolli emotivi che ti ho mostrato quel dannato giorno, la mia mancanza di spiegazioni (cretina che sono). Giovedì metto insieme un po' di palle e ti contatto. Mi mandi un messaggio da brividi. Passivo-aggressivo. Io mi scuso in ogni modo. Tu sei arrabbiata, mi rispondi brevemente e con parole che cadono dall'alto - come pietre. 

La voce non mi consola, il mio amore, lei - luminosa per natura - nemmeno; voglio solo il buio ed il silenzio.  

E mi dispiace, mi dispiace sempre più ogni minuto che passa. E ho paura di rivederti, domani. La concessione dell'udienza, l'ultima possibilità. E so che se non fossi stata io mi avresti chiuso la porta in faccia come niente.

Non volevo ferirti. Non volevo, non volevo, non volevo.. E ti prego, perdonami. Posso pregare solo te, posso solo affidarmi alla pietà. La tua pietà. Ed ecco perchè ho paura. Io non ho pietà, anche se vorrei averne perché è virtù, e grande. E tu sei come me. Giudizi pesanti.

Ho rovinato tutto. Come Attila, dietro di me terra bruciata. 

Cosa ho combinato, cosa ho combinato.

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