Mar
04
Apr
2017
Vale la pena d'intraprendere un percorso di psicoterapia?
La domanda del titolo è rivolta a tutti quelli che hanno avuto un'esperienza, anche indiretta, in merito.
Mi è stata proposta questa cosa, ma io sono riluttante per tutta una serie di motivi:
- ho dei familiari in terapia da anni che hanno avuto miglioramenti minimi, per non dire quasi nulli;
- ho poco tempo e ancor meno voglia d'imbarcarmi in questa cosa;
- non credo di averne così bisogno: è vero che ho avuto diversi episodi recenti di scoppi di rabbia, ma ho sempre posticipato l'esplosione aspettando di rientrare all'interno delle mura domestiche, quindi credo di poterli controllare e, in qualche modo, saperli gestire.
La terapista che me l'ha proposto si è detta preoccupata del mio stato d'insoddisfazione, ma tutti, chi più chi meno, siamo insoddisfatti della nostra vita. Non credo sia un motivo sufficiente per intraprendere un percorso lungo e costoso, senza la minima garanzia di avere dei risultati.
Non mi ha parlato di un tipo di terapia specifico, ma dovrei rivederla a breve e, ora come ora, sono contraria a questa cosa.
Mi sarebbero molto utili i pareri di persone che ci sono passate, perciò se vorrete rispondere, anche in forma anonima, lo apprezzerò moltissimo.
21 commenti
Secondo me è utile se trovi un professionista bravo e competente, altrimenti genera solo ulteriore frustrazione.
Sono stata in terapia per circa sei mesi, dopo un brutto crollo emotivo che mi ha portato ad avere attacchi di panico tremendi, e non ho avuto altra scelta se non iniziare un percorso.
Devo dire che le prime sedute, sarà per la novità ed il desiderio di cambiare, le avevo vissute positivamente, ma più andavo avanti, più mi rendevo conto che lo psicoterapeuta scelto non mi dava la minima soddisfazione, e a maggior ragione tutti i soldi che uscivano mi generavano maggiore frustrazione.
Non appena sono riuscita a prendere un minimo di controllo sulla mia vita, ho smesso di andare, ma col senno di poi ho realizzato che per me sarebbe stato necessario continuare la terapia, seppur con un'altra persona.
Per chi non ha grandi possibilità economiche, infatti, non è da escludere la scelta di passare dall'Asl, si può avere la fortuna di trovare porfessionisti competenti a coso zero.
Soldi buttati.
Rifletti. Se sei insoddisfatto è perché ti manca qualcosa.
Può dartelo la psicoterapia?
Sì-->allora vai
No-->allora non andare
Il massimo che può fare è farti accettare la tua insoddisfazione
Tutto è relativo...per quanto riguarda la mia esperienza personale ti direi di farlo...penso che se mi fossi rivolta ad una psicoterapeuta 10 anni fa certe cose nella mia vita non sarebbero accadute e sarebbe stato solo un bene...ma all'epoca non ero abbastanza coraggiosa da ammettere di averne bisogno..
Adesso ci vado regolarmente da qualche mese in seguito ad un susseguirsi di.eventi 'catasteofici' che mi avrebbero portato al baratro più assoluto..con una perdita di identità irreparabile
La prima esperienza non è stata positiva...Non è scattata nessuna empatia ed ero reticente nel parlare di me...ho abbandonato...
La seconda è andata meglio....ci vuole costanza determinazione voglia di crederci e solo se trovi la persona 'giusta' puoi trarne giovamento..
Ma se il problema unico sono gli scatti di rabbia...beh...chi non ne ha...ti consiglio di fare qst scelta solo quando avvertì la reale necessità.. diversamente spendi questi soldi in altri modi...
Auguri
secondo me, a prescindere dal tuo specifico problema (che comunque dovrai affrontare), se hai tempo e denaro e nei sei convinta, e' sempre utile confrontarsi con uno psicologo. Se pero' pensi che sia una perdita di tempo e non sei disposta a metterti in gioco, lascia stare.
ci vai quando vuoi cambiare
se non hai intenzione di spendere energie per questa cosa allora non buttare soldi
Grazie per le vostre risposte
Il mio pensiero è molto vicino a quello di Lottascudo: una terapia servirebbe solo a farmi accettare la mia insoddisfazione e del fatto che la mia vita non mi soddisfi sono già pienamente consapevole.
@Luna74 e @zxcvb; in questo momento la determinazione e la voglia di credere nell'efficacia della terapia sono le cose che più mi mancano.
@farnight: magari avessi energie da spendere per questa cosa!
Credo proprio che seguirò i vostri consigli e non butterò soldi e tempo in qualcosa in cui non credo!
Mi sarebbero molto utili i pareri di persone che ci sono passate, perciò se vorrete rispondere, anche in forma anonima, lo apprezzerò moltissimo.
ci sono passato e non ho problemi a parlarne.
ho avuto 2 esperienze di psicoterapia, e con questa intendo colloqui con uno psicoterapeuta senza prescrizione / assunzione di psicofarmaci, ai quali sono contrario, fatte salve le dovute eccezioni: non sono estremista in tal senso, e ci tengo a farlo sapere. in alcuni casi servono, ma in linea di massima è meglio di no.
ho fatto questa precisazione perché nel parlare comune non si distinguono molto bene psicologi e psichiatri (ambedue sono chiamati psicoterapeuti), e in alcuni casi lo psicoterapeuta è sia psicologo sia psichiatra, ma sono contrario alla psichiatria "pura".
la prima volta gratuita tramite asl, nei primi anni 2000, la seconda a pagamento, in corso da un anno circa. è presto per dire se mi darà grandi risultati, ma mi ha aiutato e mi sta aiutando; infine da un po' studio psicologia per conto mio, e la trovo utile nella vita di tutti i giorni, perché mi ha fatto capire come funzionano molti meccanismi mentali, che sono universali, e conoscerli / impararli, mi sta aiutando a gestire meglio la mia vita.
riassumendo sono favorevole: ti consiglio almeno di provare. è importante il rapporto fra terapeuta e paziente: il terapeuta deve piacerti, se non ti piace cambia e vai da un altro terapeuta.
in breve, per quanto riguarda la spesa: di solito il rapporto costo/ beneficio è favorevole. il mio mi fa un prezzo di favore; ho sentito dei prezzi in giro che non potrei permettermi. lo studio della psicologia, invece, è basso. in pratica il prezzo dei libri che decidi di comprare.
La terapista che me l'ha proposto si è detta preoccupata del mio stato d'insoddisfazione, ma tutti, chi più chi meno, siamo insoddisfatti della nostra vita.
Non è vero.
Non credo sia un motivo sufficiente per intraprendere un percorso lungo e costoso, senza la minima garanzia di avere dei risultati.
Io credo che sia un motivo sufficiente per provare. anche un breve percorso o un percorso interrotto dà dei risultati (che restano: se in seguito vuoi ricominciare riparti da dov'eri arrivata).
- non credo di averne così bisogno: è vero che ho avuto diversi episodi recenti di scoppi di rabbia, ma ho sempre posticipato l'esplosione aspettando di rientrare all'interno delle mura domestiche, quindi credo di poterli controllare e, in qualche modo, saperli gestire.
più o meno è un disturbo di rabbia esplosiva. che tu la sappia gestire è bene, sarebbe meglio non averlo. anche per gli effetti negativi sulla tua salute generale (ipertensione arteriosa, stress ecc.).
@oldjoe
Hai qualche libro da consigliare in materia?
x Luna74 - Hai qualche libro da consigliare in materia?
Dipende da quale parte di psicologia ti interessa studiare. Fatte salve le basi, immagino che poi tu voglia leggere libri che riguardino i tuoi problemi specifici. Io ne ho letto uno molto interessante che riguarda i disturbi da stress post traumatico. A me è stato utile, però non so se va altrettanto bene per te. Si intitola The body keeps the score di Bessel Van der Kolk, ovviamente tradotto in italiano.
Poi in psicologia ci sono varie correnti. Quindi scegli i libri a seconda di quella che t'interessa / reputi più valida. Ti consiglio di leggere qualcosa di Alice Miller.
Dopo aver praticato psicanalisi per più di 20 anni in qualità di analista, ha "sorpassato" la psicanalisi diventando un'oppositrice della psicanalisi stessa. Io avevo letto qualcosa di psicanalisi classica tanti anni fa, poi ho letto qualcosa di lei e mi ha conquistato. Finalmente, grazie alla Miller, possiamo considerare la psicanalisi obsoleta. Mica poco.
"Dopo aver a lungo appoggiato e praticato le tecniche proprie della psicoanalisi, Alice Miller è divenuta una delle più tenaci critiche del metodo psicoanalitico come terapia psicologica, nonché della prassi stessa di molti terapeuti. Ella ritiene infatti che il metodo psicoanalitico, anziché incoraggiare e sostenere i pazienti nella ricerca dei traumi che hanno dato origine ai disturbi e ai problemi della propria personalità, agisce piuttosto come tecnica per evitare di affrontare realmente la verità su questi traumi, che molto spesso risiede nella storia familiare del paziente e negli abusi da esso subiti nell'infanzia. Lo stesso Sigmund Freud, secondo Alice Miller, avrebbe utilizzato in questo modo la psicoanalisi innanzitutto su sé stesso (la Miller affermò infatti che in alcuni casi, come quello del celebre "Uomo dei Lupi", Freud avesse proiettato le proprie paranoie sul paziente).
Alice Miller critica il metodo psicoanalitico delle associazioni libere. Inoltre non ritiene valide le seguenti scoperte: la sessualità infantile (vd. L'infanzia rimossa, 1996 pp. 152), il Complesso di Edipo (vd. Il bambino inascoltato,2004, pp. 151–202) e l'esistenza della pulsione di morte agente fin dai primi istanti di vita (critica al lattante crudele di M.Klein ibid.). Secondo Alice Miller tutti questi concetti svolgono una funzione di offuscamento della verità, in quanto impediscono ai pazienti di rivivere i sentimenti provati durante l'infanzia (unica strada per incontrare il proprio vero Sé) e al terapeuta di sentire empaticamente, nelle parole del suo assistito, il bambino sofferente."
Alice Miller - Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Alice_Miller
Oldjoe Come sei preparato....grazie dei consigli....
Dipende, io ho avuto 2 esperienze entrambe fallimentari e che mi sono costate un sacco di soldi. Conosco, invece, 2 persone che ne hanno tratto enormi benefici. Una di queste, però, sinceramente ne è uscita irriconoscibile. Ha risolto i sui problemi, ma non è più la persona che conoscevo.
Se te lo puoi permettere, tentar non nuoce.
@OldJoe allora sei un collega: anch'io psicologo faidate, no Alpitour.
Scherzi a parte. Io diversamente da te non ho mai intrapreso un percorso di psicoterapia, e non perché non abbia i miei lati oscuri che meriterebbero i suoi secoli di approfondimento.
La mia ricerca di una soluzione, però, è sempre avvenuta nel contesto della problematica interazionale: problemi di coppia, familiari ecc. Da lì ho scoperto, studiando e approfondendo un po', che esiste una scuola (la scuola di Palo Alto) che riconduce la quasi totalità delle nevrosi, ma anche la gran parte delle patologie più gravi, al contesto relazionale di riferimento (famiglia, scuola, lavoro, ecc.). Il primo studio, rivoluzionario in questo senso, risale addirittura agli anni Cinquanta: Toward a Theory of Schizophrenia. Partendo dall'ossevazione e lo studio dei comportamenti delle famiglie con un soggetto patologico, questo studio, e molti altri che si sono susseguiti, segnalano che non solo il 'paziente', ma tutto il contesto familiare denuncia dei comportamenti schizofrenici. La patologia del soggetto sembra limitarsi ad innescare una serie di interazioni che alla fine denunciano tutte indifferentemente delle caratteristiche 'disturbate'. Da un certo momento in poi sono proprio questi comportamenti che diventano i principali responsabili della patologia del soggetto, in un gioco di specchi che non permette più di determinare quale sia la causa e quale l'effetto.
I concetti che ormai sono diventati patrimonio comune come le profezie che si autodeterminano e quello ancora più importante di doppio legame si devono tutte a quest'orientamento di studi.
Il mio autore di riferimento è Paul Watzlawick. Il suo Pragmatica della comunicazione umana è stabilmente sul mio comodino ed è in condizioni pietose da quante volte l'ho letto.
ciao
io personalmente non credo molto negli " strizza cervelli" ma ammetto che a volte possano aiutare. ma penso anche non possano risolvere. Solo tu puoi farlo.
E proprio per questo penso che l'empatia che hai con il medico sia la cosa più importante. Lui ti aiuta a risolvere da sola i tuoi problemi. e se non ti senti a tuo agio con lui cambia medico. Questo te lo dico da quello che posso aver visto. a volte ti aiuta di più un amico di cui hai stima piuttosto che uno spicologo che reputi un cretino. E sicuamente il medico ne sa di più dell'amico però quanto una persona che stimi ti parla tu lo ascolti diversamente.
Personalmente penso che i nostri problemi non siano legati tutti al nostro cervello e forse i nostri problemi sono essenziali nella nostra vita per proghedire a livello animico.
esatto io penso che oltre al nostro cervello ci sia ben altro, un anima? corpo astrale chiamalo come vuoi. Ma rimane il fatto che non penso sia tutto nella nostra testa, quindi chi analizza solo quella si perde una gran fetta del resto.
A volte penso anche che le mie sfighe e i miei problemi con il senno di poi siano mamma dal cielo e necessari per essere arrivato come sono oggi. Qualsiasi cosa mi accada la vedo come una cosa positiva, o almeno cerco di farlo sempre, anche se a volte è difficile.
non penso che ti possa aiutare ciò che ho scritto, ma ti auguro di risolvere tutti i tuoi problemi.
ciao ciao
x Coleridge
Grazie per la dritta. Ho cercato info sul libro, sull'autore e sulla Scuola. Sembra interessante, e non è escluso che lo legga anch'io. Avanzi un caffè. Anzi come diceva l'articolo sui 40-50enni in rete? Kaffèèèèèè?
Vabbè:Buongiorrrrrrno!
PS: x Coleridge - about Fai da te and No Alpitour
"La mia ricerca di una soluzione, però, è sempre avvenuta nel contesto della problematica interazionale: problemi di coppia, familiari ecc. Da lì ho scoperto, studiando e approfondendo un po', che esiste una scuola (la scuola di Palo Alto) che riconduce la quasi totalità delle nevrosi, ma anche la gran parte delle patologie più gravi, al contesto relazionale di riferimento (famiglia, scuola, lavoro, ecc.). Il primo studio, rivoluzionario in questo senso, risale addirittura agli anni Cinquanta: Toward a Theory of Schizophrenia. Partendo dall'ossevazione e lo studio dei comportamenti delle famiglie con un soggetto patologico, questo studio, e molti altri che si sono susseguiti, segnalano che non solo il 'paziente', ma tutto il contesto familiare denuncia dei comportamenti schizofrenici. La patologia del soggetto sembra limitarsi ad innescare una serie di interazioni che alla fine denunciano tutte indifferentemente delle caratteristiche 'disturbate'. Da un certo momento in poi sono proprio questi comportamenti che diventano i principali responsabili della patologia del soggetto, in un gioco di specchi che non permette più di determinare quale sia la causa e quale l'effetto.
I concetti che ormai sono diventati patrimonio comune come le profezie che si autodeterminano e quello ancora più importante di doppio legame si devono tutte a quest'orientamento di studi.
Il mio autore di riferimento è Paul Watzlawick. Il suo Pragmatica della comunicazione umana è stabilmente sul mio comodino ed è in condizioni pietose da quante volte l'ho letto."
- - - - - - - - - -
Premesso che la Scuola di Palo Alto è molto famosa, si tratta sempre di materiale piuttosto datato. Semplificando molto diciamo che siamo sempre nel ramo "classico".
Visto che abbiamo quasi la stessa età, immagino che tu abbia iniziato a leggere di queste cose, come me, negli anni 80. Io l'ho fatto allora, poi sono tornato sull'argomento e ho scoperto che negli anni 90 e 2000 ci sono state tantissime novità. Mi sembra di capire che ti sei approcciato alla materia studiando la parte relazionale, sulla quale non sono molto ferrato, però ti suggerisco, se non l'hai già fatto, di interessarti anche alla psicologia dell'età evolutiva. E' su questa parte che ci sono state molte novità: in generale in questi ultimi tempi la psicologia dà molta più importanza che in passato all'infanzia e alle relazioni familiari, stante il fatto che la maggioranza dei problemi che accusiamo in età adulta ha radice nei nostri primi anni di vita. Ho trovato molto interessante lo studio sulle ACE (Adverse Childhood Experience), gli scritti di Alice Miller, e il libro di Van der Kolk, che sono tutti post anni 90 - 2000. Insomma mi interessano più le novità dei classici, ma ben venga la tua segnalazione. Grazie e a risentirci.
Oldjoe ho preso un biblioteca la fiducia tradita di alice miller...ti farò sapere...mentre di van der kolk non avevano niente...me lo fanno arrivare....biblioteca fornitissima quella del mio paese.....
Luna74
Bene, Sono ottime letture, non garantisco che ti piacciano, ma lo spero. A risentirci.
Eccoci vecchio joe.
No, io negli anni 80 stavo sì insieme a una studentessa di psicologia, ma mi occupavo solo ed esclusivamente di musica. In realtà io sono arrivato a leggere questa roba solo da un paio di anni, ma il mio interesse è partito da un realtà italiana molto più recente e controversa, intorno alla quale ho avuto notizia una quindicina di anni fa. Anzi, la sede principale si trova proprio non distante da te: è la Scuola di Terapia Strategica di Arezzo. Il suo fondatore Giorgio Nardone, è considerato un po' il guru delle metodologie Problem Solving in ambito aziendale e per questo è guardato con molta diffidenza da colleghi non solo di orientamento psicanalitico, ma anche comportamentista e cognitivista classico. Personalmente io ho un'ottima opinione di lui. Il suo centro ha il merito di aver messo a punto una serie di protocolli che, soprattutto per alcune patologie quali i disordini alimentari, si sono rivelati estremamente efficaci. Inoltre ha avuto proprio il riconoscimento di Watzlawick.
L'approccio al problema di tipo strategico è in qualche modo opposto a quello psicanalitico classico: si interviene sul sintomo per agire indirettamente sulla causa, senza proporsi né di indagarla né di scoprirla, ma solo di neutralizzarne gli effetti in modo tendenzialmente permanente. Questo mi fa scontare un pregiudizio ideologico sulle letture che suggerisci. Ma, intendiamoci, è solo una mia rigidità da 'tifoso' che vedrò di superare alla prima buona occasione ;)
Ho letto i vostri nuovi commenti
Volevo ringraziare tutti, in particolare OldJoe, i cui interventi sono sempre esaustivi e Otello per avermi offerto una nuova prospettiva su cui riflettere.
Cinque anni fa anch'io ho fatto dei colloqui con una psicologa tramite la ASL, ma all'epoca serivirono solo per farmi accettare una situazione non modificabile. Quando la dottoressa cercò di scavare più a fondo non approdammo a nulla, credo in parte perché avevo la percezione di non piacerle e questo mi frenava, in parte per una mia difficoltà ad autoanalizzarmi.
Da allora non credo di essere migliorata da questo punto di vista: ci posso provare, ma non riesco ad andare in profondità e il pensiero che questa terapia, se intrapresa, si concluderà con l'ennesima frustrazione della mia vita mi spinge a rifiutare.
x Coleridge
"L'approccio al problema di tipo strategico è in qualche modo opposto a quello psicanalitico classico: si interviene sul sintomo per agire indirettamente sulla causa, senza proporsi né di indagarla né di scoprirla, ma solo di neutralizzarne gli effetti in modo tendenzialmente permanente. Questo mi fa scontare un pregiudizio ideologico sulle letture che suggerisci. Ma, intendiamoci, è solo una mia rigidità da 'tifoso' che vedrò di superare alla prima buona occasione ;)"
sto avendo anch'io lo stesso problema. a quanto pare siamo tifosi due squadre avversarie: finora ho sempre creduto che fosse più importante la causa del sintomo. non mi resta che promettere di valutare con imparzialità le due correnti di pensiero.
Inserisci nuovo commento
Iscriviti!

La terapista ti ha detto che sei insoddisfatta..se hai molto ( in termini affettivi e materiali) e sei abbastanza insoddisfatta ( in maniera costante ed evidente) ha ragione la terapista. Sono sicura che non è così quindi per la terapista è bisness .. lascia perdere