Dom
04
Ago
2019
Fallimenti
Sono stanco di essere l'eterno secondo.
Mi impegno sempre al 100%. Rinuncio ad avere una vita sociale per raggiungere i miei obiettivi, e, se devo essere sincero, a volte ne soffro un po'.
Eppure non riesco mai a raggiungerli, o perlomeno non ottengo dei risultati che rispecchino il mio impegno.
Mi ritrovo circondato da due gruppi di persone:
- chi ottiene dei risultati ottimi, che io invidio tantissimo, talvolta senza nemmeno rinunciare a tutto quello a cui rinuncio io;
- chi si impegna poco, ma conduce una vita soddisfacente, allegra, spensierata, in cui è circondato da un mucchio di persone con cui può divertirsi e che lo fanno sentire amato.
Io non riesco a rientrare in nessuna di queste due categorie.
Non è nelle mie corde rinunciare a un mio obiettivo - come ho detto, mi impegno sempre con anima e corpo per raggiungere uno scopo.
Ma, a quanto pare, sono anche incapace di eccellere, o quantomeno di trovare nei risultati un riscontro delle mie fatiche.
Per le quali ho rinunciato a vivere, ho perso i migliori anni che ora invidio alle persone che li stanno vivendo appieno.
E così rimango solo. Nei miei fallimenti.
5 commenti
troppo perfezionista. troppa severità di giudizio ti impedisce di impegnarti senza stress. se tu non avessi paura e non volessi eccellere a tutti i costi staresti bene, in una teorica via di mezzo fra il primo e il secondo gruppo di persone che hai idealmente rappresentato al punto 1 e 2.
circondato.
calma.
Ma, a quanto pare, sono anche incapace di eccellere, o quantomeno di trovare nei risultati un riscontro delle mie fatiche.
L'ambiente scolastico, liceo, università, master post laurea, ecc. sono gli ultimi posti in cui impegno e capacità sono adeguatamente correlati al merito. Nell'ambiente di lavoro, soprattutto italiano, valgono altre logiche che con capacità ed impegno non c'azzeccano nulla. Inutile stressarsi, soffrire fino ad ammalarsi se l'ultimo dei mediocri passa avanti; il mondo del lavoro si basa sulla logica della relazione e delle conoscenze/segnalazioni/raccomandazioni. Più l'ambiente è grande peggio è. Impegno e capacità possono permetterti di ottenere e mantenere un buon posto di lavoro, garantirti qualche aumento salariale ed una buona reputazione, ma non sono, generalmente, elementi di crescita professionale. Se ci tieni davvero tanto ad una crescita in ambito professionale potresti tentare all'estero, in alcuni paesi anglosassoni, dove l'amata ragnatale delle relazioni italica ha radici decisamente meno radicate. Non prendertela, fai quel che puoi senza eccedere, evita di cercare conferme in ambito professionale, dai il giusto peso al lavoro, migliora il work life balance e goditi la vita che non può coincidere col lavoro.
Chiediti da dove nasca questo bisogno di eccellere. E' qualcosa di diverso dal bisogno di realizzarsi.
Non ti fanno pena quelle persone che, senza nessuna capacità, impegno, merito, competenze, ecc. ottengono promozioni, incarichi di prestigio / rilievo solo grazie a conoscenze, segnalazioni, raccomandazioni o, peggio, a fare i leccapiedi a vita del capo di turno? Non ti fa pena il modello fantozziano che tuttora ben rappresenta la realtà lavorativa italiana?
Il mondo del lavoro, con le adeguate eccezioni nella piccola/micro impresa, è lo specchio dell'Italia alla deriva affondata da corruzione e clientelismo.
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Questo post avrei potuto scriverlo io, tale e quale!
Alla maturità ho preso 58/60, alla laurea 109/110 (non sai quanti 29...)
Al lavoro carriera folgorante, dopo soli 3 anni divenni vice capo del mio reparto. Poi cambiai reparto, e dopo soli sei mesi divenni vice capo anche nel nuovo reparto. Che tu ci creda o no, ormai sono 15 anni che faccio il vice.
Scusa sfogante se rispondo al tuo messaggio con uno sfogo... stanotte non ho dormito e oggi va così