Stanco ... Triste e con la paura nel cuore

"Quello che non mi uccide, mi fortifica"Sarà banale ma questo è diventato il mio mantra. Non so neanche immaginare come possa essere la vita con una malattia come la tua, non sono nenanche un medico, ma da quel poco che so, ora esitono dei farmaci che permettono di tenere sottocontrollo il virus.Non starò qui a compatirti, ti dico solo di cercare di tirare fuori le palle. Avrai commesso molti "errori" nella tua vita ma il prezzo che stai pagando è davvero molto alto e il mio biasimo va alla tua famiglia che ti giudica in base alle tue preferenze sessuali, però vedila così, potevano buttarti in mezzo ad una strada e non l'hanno fatto.In questo spazio virtuale fai una domanda "Come faccio?" non siamo noi, ne tanto meno io, ad avere la risposta ma tu. Ragionando in termini pratici, la tua priorità è la salute (dici di essere molto cagionevole ma non ho capito se lavori o meno, insomma se hai uno stipendio), la seconda priorità è ricominciare da te, ricominciare a vivere, la tua vita non è finita si è solo interrotta per tua volontà, ora sta a te se continuare a stareimmobile o ricominciare a muoverti. Sappi che siamo noi a decidere della nostra vita, certo, alcuni eventi esulano dalla nostra volontà, (incidenti, malattie, perdita del lavoro) ma siamo sempre noi a gestire quello che faremo in  relazione a questi eventi.C'è una poesia, (una delle mie preferite che rileggo molto spesso) che vorrei che tu leggessi, la stessa che Nelson Mandela ripeteva a se stesso durante gli anni della sua prigionia. E' nota come Invictus, che in latino vuol dire "mai sconfitto".In realtà, la poesia di William Ernest Henley non ha titolo, non parla di un super uomo, ma di un uomo affetto da Tbc che subì l'amputazione della gamba (stiamo parlado della fine della seconda metà dell'800)e lottò sempre per la sua salute cagionevole ma mai, mai, si diede per vinto e proprio per questo non fu mai sconfitto. Non ha mai lasciato che la malattia o le circostanze gli impedissero di perseguire i suoi obbiettivi, di realizzare i suoi sogni.La poesie di cui ti parlo, Henley, la scrisse in ospedale. Cercala e leggila credo sia davvero perfetta per te, quei versi sono dotati di una forza straordinaria, spero che anche tu possa percepirla.Ps: mi scuso se ti ho cancellato la mail che avevi lasciato, ma è per la tua sicurezza. Ciao. 

Inutile dire che non ho bene idea di come affrontare una cosa del genere... Hai fratelli/sorelle? La tua famiglia è chiusa mentalmente, per questo che non ti accetta? Come ti trattavano prima dei tuoi 17 anni?

vai da uno psicologo, altri consigli sono inutili.

nessun consiglio è inutile e gli psicologi spesso non risolvono proprio nulla, probabilmente ha già tentato quella strada.