Dom
04
Ago
2013
Idillio amoroso di una stupida adolescente
Sono da circa quattro anni platonicamente innamorata di un uomo di quasi sessant'anni che nemmeno mi conosce di persona, che ho una volta incontrato in una libreria ed il cui massimo contatto con me si è manifestato attraverso sporadici "mi piace" su social network (sapeste che prova di audacia: dopo due anni di considerazioni e palpitazioni sono persino riuscita a chiedergli un'amicizia virtuale!).
LUI è talmente perfetto da avermi spinta a credere in Dio solo per trovare un'entità con la quale poterlo mettere a confronto, e tuttavia " LUI" è talmente bello che
ho poggiato il cursore su questo rigo venti minuti fa e non ho trovato un metro di paragone adeguato per descrivere la sua solarità;
a volte penso a lui tanto intensamente che mi immagino possa sentire la mia voce che lo chiama da lontano nonostante i duecentotrentatrè chilometri che ci separano;
a volte sento che la mia vita dipenda da lui al punto che mi metto a calcolare su Google Maps quanti chilometri ci separano;
a volte lo amo così tanto da pensare che il cuore prima o poi smetterà di reggere, e continuando a battere all'impazzata mi risalirà in gola come un pranzo indigesto;
a volte chiudo gli occhi e rivedo così chiaramente la sua immagine, le sue mani, il suo cappotto, il suo berretto - nonostante i milletrecentodieci giorni trascorsi dalla prima ed ultima volta che l'ho visto dal vivo- che credo che mai e poi mai riuscirò a dimenticarli, nè mai smettero di fare cose stupide come contare le distanze temporali e spaziali che lo tengono nascosto ai miei sensi.
A volte mi rendo conto di aver capito così tanto a fondo cosa sia l'Amore da ritenere che nessun essere vivente potrà mai essere empatico quanto me nei confronti di Dante, di Petrarca e di chi con loro spese tutta la propria esistenza in allegorie e componimenti per oggetti del desiderio amoroso sposati ad altri, non a loro volta innamorati o perfino morti.
A volte mi rendo conto che nelle considerazioni che faccio su di lui, l'espressione "a volte" è completamente fuori luogo, data la sua onnipresenza in tutto ciò che riguarda le mie attività cerebrali.
Una volta provai a spiegare a me stessa con paragoni plausibili cosa provassi pensando a lui, e ne dedussi che i segnali della sua presenza provocano in me una sensazione a metà fra una folgorazione e quello che proverebbe uno che soffre di vertigini ad aprire la porta di un ascensore al sessantesimo piano e non trovarcelo dentro.
A volte penso ore ed ore al motivo per cui nella mia vita io sia dovuta essere tanto fortunata da incontrarlo e la spiegazione più logica e razionale che riesco a darmi è che Dio o qualcuno di a lui molto vicino mi voglia tanto bene e cerchi di rendermi felice in un modo in cui nessun altro è stato mai felice prima.
Quando penso a tutti quelli che ogni giorno hanno a che fare con lui e non se ne sono ancora innamorati, mi viene in mente la storia di quel diamante sudafricano trovato da una piccola stracciona in una discarica, forse perchè a centinaia prima di lei avevano scavalcato e calpestato quella pietra senza fermarsi ad osservarla; ed io stessa mi sento proprio come fossi in possesso di una pietra preziosa e tutti lo sapessero e fossero pronti ad approfittare di un mio momento di distrazione per rubarmela.
Ho passato un'ora a scrivere questo sfogo solo per il puro gusto di rievocare il ciclone inarrestabile di sentimenti che mi assale quando penso a LUI, e no, non me ne pento. E tuttavia mi preoccupo, sì che mi preoccupo.
Ti amo, ti amo tanto.
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