Mer
26
Lug
2017
L'ultima volta che ti ho visto
Non riesco a ricordare l'ultima volta che ti ho visto.
Credo sia stato per strada, nei pressi di dove abitavamo, ed abito tuttora. Tu andavi veloce, forse andavi in palestra o da qualche amico o amica, o da qualcuno dei tuoi mille interessi, la musica, il giornale, il teatro. Eri bello. Sei stato bellissimo, alto, coi capelli lunghi e gli occhi scuri e la tua mente eccezionale, che conquistava tutti e che ti faceva soffrire. Poi sei stato brutto, quando ormai malato e patetico eri gonfio, sfatto, ti eri tagliato i capelli da solo e ti eri voluto mettere quegli occhiali brutti, che non ti donavano. Me l'avevi detto tu, che li avevi scelti apposta brutti, quegli occhiali, e che leggevi la bibbia e la bhagavadgita. Io vedevo oltre le lenti, sapevo che dietro, e dentro le tue fisse e la tua sofferenza, c'era una persona che valeva molto.
Sei lontanissimo. Eppure quando passo di là e vedo casa tua, quella che i tuoi poi hanno venduto, o la stazione dove prendevi il treno, ancora penso a te che andavi veloce, riflettendo su mille cose. Con l'ansia di vivere e di fare, senza mai concludere nulla e facendo soffrire chi ti voleva bene, nello sforzo di riuscirci.
2 commenti
Sì @acerbis, sono sempre io. E sono pure meridionale. Grazie per la comprensione, engioi.
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sei la ragazza di ieri vero?
che tipo che dev'essere stato
mi spiace