Sab

25

Ago

2018

ciera una volta

Sfogo di Avatar di farnightfarnight | Categoria: Altro

vorrei formulare nella maniera più completa possibile [considerati taluni limiti di tempo] un pensiero che in passato ho accennato/cominciato più volte

una delle cose che mi spiace non aver compreso nel periodo scolastico elementari/medie/superiori, e forse università, sono i maestri/professori/docenti
il fatto che siano umani, persone con attitudini, preferenze, hobby... una vita, diciamo

sentivo parlare altre persone di 'particolarità' riguardo i loro insegnanti (in genere in maniera negativa), o comunque di "cose"
io non lo so, vivevo la cosa in maniera distaccata, cioè la persona dall'altra parte della cattedra dice di fare qualcosa, fine, non è che sia possibile discuterne o altro
e invece ovviamente non è così, non è che i loro 'ordini' arrivino "dall'alto", incontestabili e assoluti

questo secondo me mostra due problemi di fondo, il più importante è il fallimento dell'istituzione scolastica, credo, o dei professori stessi, nella loro inabilità professionale
questa non vuole essere una critica nel senso che siamo tutti nella stessa barca, loro erano pessimi insegnanti e io ero un pessimo studente, è più una constatazione, una realizzazione
per tanto tempo ho pensato che avrei anche potuto fare l'insegnante in modo da provare a dare almeno a qualche studente un professore migliore dell'offerta attuale; non so se effettivamente sarei stato migliore, però ho ancora contatti con persone che studiano, e vedo ancora grossi errori
incapacità nel rapportarsi (ma questo è complicato, punto e basta; le differenze tra alunni e personale scolastico sono enormi), grossi difetti nello spiegare, problemi nel programma... è una cosa di cui comunque a me importa; ovviamente queste questioni non appartengono a tutti gli insegnanti

altra cosa ovvia è che io noto le parti che conosco meglio e che mi riguardano; non sono di certo in grado di dare valutazioni a 360 gradi... questo non significa che non possa fare la mia parte
faccio un esempio, alle elementari degli studenti facevano il dito medio ad una delle maestre, fuori da scuola; lei non sapeva neanche cosa significasse questo gesto, in realtà
questo sfogo potrebbe diventare molto lungo

mi rendo conto che la quantità di informazioni da dare agli studenti sia enorme, e quindi non si può che tagliare qualcosa... e, di nuovo, tanta gente ha le sue opinioni da dare (o da infliggere), opinioni anche estreme per quanto mi riguarda
altro esempio: le maestre delle elementari non erano state in grado di capire che un compagno fosse dislessico
ma sulle mie elementari davvero c'è poco che è andato positivamente, prendere esempi da lì... diciamo che spero solo non rappresentino il caso medio, e procediamo su altro

altro esempio che mi dà fastidio, è stato quando alle superiori, corso di informatica all'istituto tecnico, ci vengono a dire che per accedere al laboratorio di informatica  dobbiamo comportarci bene perché è un lusso, non ci è dovuto
ora, posso più o meno capire le loro intenzioni, ma in effetti non è così; se non insegni ad usare un computer a degli studenti a) di informatica b) nell'era dell'informatica c) nella città dell'informatica, allora non stai svolgendo il tuo lavoro correttamente, fine
non puoi permetterti che degli studenti escano da lì senza esperienza su un pc

c'è poi il sempreverde rapporto col mondo del lavoro: è noto che la scuola non prepara al lavoro, ma una volta non era così e non deve essere ancora per forza così; le superiori mi sembrano già un periodo in cui è lecito introdurre genericamente cosa significhi lavorare nel senso di fare le cose bene, organizzarsi, gestire rapporti professionali... sono cose assolutamente non banali per certe persone, altre invece ci hanno già avuto a che fare e si trovano a loro agio, ma mi pare stupido lasciare queste cose al caso

comunque, riprendendo il discorso insegnanti
anche dal punto di vista loro, quando non c'è un rapporto chissacché profondo con gli studenti va a finire che diventano più freddi, meno interazioni, meno fiducia, meno opzioni, in generale meno qualità e meno benessere
questo purtroppo se non c'è nessuno a osservarlo, nessuno con una mentalità aperta e che possibilmente ha risolto queste problematiche, va a finire che rimane tutto così

tipo, alle medie ho avuto due professori con problemi di alcolismo (cosa stavo dicendo sulle elementari?...)
per me non so non significava niente, che ne sapevo io di cosa prova uno in quella situazione
ora, uscito dalla scuola da anni, ho frequentato qualche associazione dei 12 passi e ho potuto capire a cosa va incontro certa gente, cos'ha vissuto, cosa può aver passato; alcolisti, mangiatori compulsivi, nicotina, gioco d'azzardo, narcotici, e altri ancora, e posso dire di comprenderli molto meglio
ma all'epoca, 12~14 anni, sono strani e basta, uno non conosce famiglie distrutte, reputazione, sensi di colpa, ecc

un insegnante era la legge, non era possibile un'interazione, tutto o niente
quando arrivavo a scuola e non avevo fatto compiti o studiato per me non c'era rimedio, era tutto perduto, era un danno irreparabile
col senno di poi questa è una scemenza colossale; posso studiare e presentarmi un'altra volta, possiamo discuterne e trovare una soluzione, ci sono innumerevoli modi in cui possiamo risolverla

ma questo spiega quello che per me è forse il più grosso problema, perlomeno di ciò che è stato il mio rapporto con la scuola, mettendo da parte il mio problema a integrarmi
e cioè che questo atteggiamento è stato totalmente fallimentare, ma fallimentare al punto che in parte è stato più nocivo che altro
anche tralasciando i loro problemi a livello umano e personale, non so come si fossero preparate quelle persone per essere insegnanti, né so se magari fossero state "traumatizzate" dalle nuove ondate di studenti stronzi, non lo so... (inutile negarlo)
però non ne è risultato un ambiente in cui i prof riuscivano a trasmettere qualcosa, per dire, trasmettere la loro passione per la materia, o la passione per l'insegnamento stesso, o trattare gli alunni come esseri che - anche se hanno ancora tanto da imparare - comunque hanno un cervello per ragionare

son stati quanti, 13 anni di mortorio, di travagli, di paura, di attrito
se penso a quello che sarebbe potuto essere, cioè ovvio che c'è da faticare, ma dopo aver visto questo è facile immaginare come altre scuole possano produrre persone creative, persone in grado di competere, di innovare, ecc
e quindi sto valutando davvero quale sia il bilancio di questa esperienza, cosa mi ha davvero dato sia sul livello tecnico che sul livello umano, perché i rapporti umani erano zero, anche coi compagni, e quello che uso ora per lavoro l'ho imparato praticamente tutto nel mio tempo libero a casa
e il lavoro l'ho trovato grazie ad un amico, non grazie alla scuola
non lo so, qualcosa che non va c'è

ps da questi anni escludo l'asilo perché l'ho passato dalle suore
non penso meriti nemmeno una menzione dal punto di vista di un'analisi

qualche altro pensiero
È successo che un'insegnante, quella di italiano e storia, visti i miei problemi si fosse rivolta a me una volta quasi fuori dal suo ruolo e da un punto di vista personale, e questo credo sia l'unico esempio che posso portare.
Posso comprendere che un prof sia depresso dopo che il sistema [ndf per i complottari, questa vuole essere un'accezione molto leggera del termine] per cui lavora lo porta a formare studenti senza personalità, senza voglia di studiare, con cui non riesce a relazionarsi, e che statisticamente non saranno mai nessuno nella vita, e che quindi non porteranno né risultati né orgoglio ai responsabili della loro istruzione.
Riguardo passioni, ambizioni, e altre possibili connotazioni positive del corpo insegnanti, queste è possibile vederle di più probabilmente all'università, dove è più probabile trovare persone che fanno ricerca, persone che sono lì perché è bello esserci e perché sanno di poter dare qualcosa, e magari addirittura sono intellettualmente agili. La mia esperienza con le scuole precedenti a quella è per la maggior parte con persone che son rimaste a ciò che avevano imparato 20-30 anni prima, senza nessun interesse a progredire. Non sono nozioni per forza errate, ma eventualmente sono obsolete. Tutta un'altra cosa è una persona che sa rendere interessante la materia, arricchirla, e magari con cui si può discutere di piccoli progetti magari come interesse personale.
E simile al punto precedente è anche quello che vado ad elaborare, cioè l'apertura mentale di chi si prende l'onore e onere di tentare di inculcare qualcosa nelle zucche vuote e caotiche delle piccole persone di cui sta in compagnia per ore al giorno. Non è solo il bagaglio di esperienze personali che fa la differenza, ma anche il (quello che dovrebbe essere classico) confronto con realtà differenti e persone differenti, l'attitudine ad affrontare le situazioni con risoluzione, ecc. Perché dico questo? Spiegare una lezione è relativamente semplice, la parte complicata arriva quando uno alza la manina e dice "non ho capito". Lì non solo deve aver capito il concetto chi sta tentando di spiegarlo, ma è possibile ci sia il bisogno di formularlo in una maniera adatta al destinatario. Questo richiede il comprendere un minimo la sua visione del mondo, che può essere una tecnica, una umanistica, una artistica, e altre ancora. Senza aver preventivamente fatto esperienza con queste categorie non si può pretendere di ottenere il successo necessario. Da qui il discorso può proseguire quasi all'infinito. Basti pensare al dovere della pulizia di discorso e dell'onestà intellettuale, cioè fare ordine quando vengono messe sul tavolo opinioni randomiche o quando si affrontano temi con un importante livello di incertezza. O temi verso cui qualcuno è sensibile.
Ok, penso di poter finire di blaterare qui.

Tags: zercher

2 commenti

Ciao Farnight. Da insegnante (delle medie/superiori) mi sento chiamata in causa o comunque interpellata dal tuo sfogo quindi proverò a darti il mio punto di vista. Premetto che non ho mai insegnato in Italia (vivo e lavoro all'estero), quindi i sistemi scolastici sono diversi, ma su molti aspetti le dinamiche alunni-insegnanti sono abbastanza universali, proprio perché si tratta innazitutto di rapporti umani.

1) Essere o non essere umani? In parte è vero, ci viene insegnato che dobbiamo interpretare un ruolo, quello dell'insegnante appunto, isolare quelli che possono essere i nostri difetti, le nostre paure, e agire da professori, senza tuttavia trasformarsi in persone completamente diverse. E' un equilibrio molto delicato, anche per chi ha tanta esperienza. Mi capita a volte di chiedere ai miei alunni, quando sono malata, di avere un po' più di pazienza, ma certo non andrei a raccontare loro i miei fatti personali, perché sono un'educatrice, un'insegnante e non una loro amica. E' anche un discorso di auto-tutela, perché ci sono adolescenti che sanno essere molto pungenti, non perché abbiano necessariamente qualcosa contro la persona che si cela dietro l'insegnante, ma perché, nella maggior parte dei casi, odiano stare a scuola e odiano tutti i membri del sistema scolastico. Conosco ragazzi che hanno accusato (mentendo spudoratamente) insegnanti di averli aggrediti fisicamente, molestati o anche solo di essere stati ingiusti nel loro confronti (l'adolescenza è il regno dell'ingiustizia!). Dietro i ragazzi spesso si celano orde di genitori agguerriti pronti a mettere in discussione qualsiasi scelta pedagogica e didattica, pronti a lapidarti e a metterti in croce, dimenticando completamente che anche gli insegnanti sono, appunto, esseri umani, che possono sbagliare o che semplicemente non sono perfetti. Dovremmo tutti ricordarci più spesso che ci rapportiamo con altri esseri umani, ciascuno con le proprie esperienze, fatiche, bisogni. Io cerco di farlo con i miei alunni, a cui voglio molto bene. Spero che i miei alunni lo facciano con me, ma nella maggior parte dei casi sono ancora troppo giovani per sapersi mettere nei panni di un adulto. Prego che lo facciano i genitori, che siano disposti a parlarmi civilmente prima di difendere i figli a spada tratta. Ovviamente non sempre ci si riesce. Ovviamente a volte me la prendo troppo e do troppo peso ad aspetti che probabilmente sono irrilevanti nella crescita di un ragazzo. E quindi però viene il mio secondo punto.

2) Sulle regole e sui divieti. Anche qui ci vorrebbe solo un po' di sano (e difficile) equilibrio. Non sono una fan delle regole date "tanto per", perché quando una regola viene percepita come assurda è molto probabile che non sia rispettata. Ciò detto, a volte è importante imporre regole (e annesse punizioni) perché spesso i ragazzi a quell'età non hanno la maturità sufficiente per sapere quando e dove fermarsi. Tu parli del discorso compiti. In effetti non succede nulla se per una volta non fai i compiti. Ma se l'insegnante non sanziona questo comportamente, il messaggio implicito che passa è quello del "massì, puoi anche non farli" e quindi gli alunni meno diligenti cominceranno via via a smettere di fare i compiti, di studiare, di capire cosa si sta facendo in classe, con tutte le conseguenze negative che questo ha sul loro rendimento e sull'ambiente classe. Ecco, io non dico di traumatizzare i ragazzi, ma bisogna avere regole chiare e sapersi attenere, senza dimenticare il lato umano di cui abbiamo parlato. Faccio un esempio: una volta pesco per l'interrogazione di inizio ora uno dei migliori della classe, un ragazzino diligente, che fa sempre i compiti e che lavora bene in classe. Lui viene alla lavagna e scoppia a piangere. Siccome sono un essere umano e sono anche molto affezionata ai "miei" ragazzi, la reazione istintiva è stata quella di rassicurarlo, di dirgli che non era successo niente, che non avrebbe avuto senso interrogarlo in quello stato e che quindi poteva tornare al posto. Nello stesso tempo, per evitare che passasse il messaggio "se fai una scenata poi puoi fare quello che vuoi" gli ho fatto capire che era comunque un'eccezione e che mi aspettavo che si proponesse come volontario la volta dopo. Così è stato ed è andato tutto bene. Ripeto, è tutto una questione di equilibri e di scelte, scelte che l'insegnante deve fare sul momento, a caldo, spesso senza avere il tempo di riflettere su cosa sia meglio. 

3) Wonder men/women. Finché uno non si trova a dover insegnanre di fronte a 25-30 ragazzi/e, non può immaginare la mole di abilità che un insegnante deve maneggiare. La gestione della classe innanzitutto: riuscire ad ottenere il silenzio (idealmente anche l'attenzione) di adolescenti che probabilmente stanno pensando al fidanzatino, ai problemi a casa, alla partita di calcio, e non certo alla "bellissima" lezione che hai preparato per loro. Essere sempre vigile, mai voltare le spalle, controllare con la coda dell'occhio tutti i movimenti, le parole bisbigliate, perché il rischio del bullismo è sempre dietro l'angolo (bullismo anche contro gli insegnanti...). Insegnare qualcosa, quindi, come dici tu, saperlo comunicare in modo efficace, in modo che tutti lo capiscano. Poco importa che nella classe ci sia chi non la quasi leggere e scrivere a 12 anni e chi invece ti fa un monologo di 2 minuti in inglese. Devi proporre qualcosa che sia ugualmente interessante per tutti, oppure operare la famosa "differenziazione", che poi vorrebbe dire sdoppiarsi/striplarsi e insegnare due/tre/quattro/ventisei lezioni diverse a seconda degli alunni che hai davanti. Devi portare avanti il programma e quindi comunque prima o poi sarai costretto a lasciare indietro qualcuno dei tuoi alunni. Perché se anche fossi Superman e avessi creato una lezione personalizzata per ogni studente ci sarà sempre l'alunno che semplicemente non ha voglia di studiare e che si rifiuta anche solo di aprire il quaderno e tirar fuori una penna. Poi ci sono le verifiche, le interrogazioni, che devono essere eque, frequenti, che devono coprire tutti i diversi aspetti da valutare e che adesso mettono insieme voti numerici e competenze, perché tanto la vita dei prof era già facile prima ;) Ah, ovviamente poi ci sono i consigli di classe, le riunioni e tutta la dimensione di rapporto tra colleghi e con i capi. I fattori in gioco sono molti e sono davvero tante le cose che possono andare male, perché in fondo siamo solo esseri umani. 

Io sono cosciente di fare tanti, forse troppi errori. Sono davvero rare le volte in cui esco dalla classe e mi dico "cavolo, oggi è andata proprio bene!". Sono molte di più le volte in cui ho la sensazione che i ragazzi non mi abbiano ascoltato, che non sia riuscita a spiegarmi bene, che non abbia gestito bene la classe. La scuola ricomincia tra poco e ho ricominciato a fare gli incubi sulle lezioni, sogno di non essere pronta, sogno che i ragazzi mi insultano, che scoppia il caos in classe. E fidati, non sono la sola. A volte si diventa stronzi per istinto di sopravvivenza, perché se si è troppo coinvolti il rischio è di rimanerne schiacciati. Potrei passare ore, settimane, mesi su una sola lezione se volessi renderla perfetta. Ovviamente non c'è il tempo, non c'è mai abbastanza tempo, per preparare le lezioni, per conoscere davvero i ragazzi. A meno di non vivere solo per il lavoro e anche il quel caso il tempo e le energie non basterebbero. Si fa quel che si può (se si è intellettualmente onesti e se si ama davvero questo mestiere), consapevoli del fatto che falliremo, sotto tanti aspetti, ma che comunque ci stiamo provando e che siamo solo una piccola parte del cammino di crescita dei nostri ragazzi.

Avatar di Pan DoraPan Dora alle 15:14 del 25-08-2018

"son stati quanti, 13 anni di mortorio, di travagli, di paura, di attrito"

 

Sono fresco di diploma. Ho studiato come una macchina negli ultimi 5 anni. Non so quanto mi sia rimasto dentro, nè sento di essere cresciuto mentalmente. Fino ai 16, dubito che abbia considerato le relazioni interpersonali in maniera seria. Sono contento di essermene uscito bene... ma non credo di essere un individuo molto brillante. Soprattutto, sono curioso di vedere come la mia personalità reagirà al clima dell'ormai imminente università.

Sento di essermi costruito un sacco di ansie, forse mi sono beccato persino un po' di impotenza (il contesto è l'apprendimento :P) appresa. Devo sempre dare e incamerare il massimo, o non valgo nulla. Alcuni insegnanti nella mia scuola trattavano gli studenti sulla base dei loro voti. In pratica, non valorizzavano l'indipendenza o l'originalità di pensiero (perché di gente più spiccata di me ce n'era), ma solo i numeri, per tale motivo un idiota sapiente come me non ha mai dovuto preoccuparsi di nulla, una volta che prendi due 10 in filosofia, sei automaticamente un filosofo provetto, un appassionato, come se non mi limitassi a leggere un libro e memorizzare. Ah, non facevo quasi mai i compiti, studiavo e basta, se facevo domande si scatenavano lunghe discussioni concatenate di cui poi la professoressa si lamentava con me.

 

Senza contare che alcune parti del programma le abbiamo fatte da cani. La nostra professoressa di storia e di latino, proprio non sapeva insegnare. Le lezioni iniziavano dopo quaranta minuti, tutti gridavano e parlavano, non sapeva imporre la disciplina etc...

Alla fine sai come abbiamo fatto l'orale di storia, che era in commissione? Ci siamo preparati le domande in anticipo, in accordo con lei, ecco quanto presi male eravamo! 

Avatar di ScarsoFecciaScarsoFeccia alle 19:50 del 26-08-2018

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