Ven

18

Ago

2017

Mia nonna

Sfogo di Avatar di Anonimo | Categoria: Ira

Mia nonna ed io non siamo mai andate d'accordo, il primo ricordo che ho di lei è uno schiaffo ricevuto perché mi succhiavo il dito (avrò avuto due anni) ed il secondo una sgridata interminabile in cui mi chiamava "inutile mocciosa" perché non ero stata in grado di stirare una maglietta (a 10 anni). Il nostro rapporto non poteva che peggiorare quando, dieci anni fa, venne a vivere con noi.

L'adolescenza è complicata già di per sé, e dal mio lato avere in casa una persona che ti vessa e ti denigra continuamente perché non sei una brava massaia non era d'aiuto. Quando in casa restavamo solo io e lei era il delirio, lei mi insultava continuamente nonostante provassi a soddisfare le sue "richieste": rilavava i piatti che avevo già lavato io, ristendeva i panni, mi rifaceva il letto, "ordinava" la mia stanza secondo il SUO punto di vista, ovviamente diverso dal MIO. Non importava cosa facessi, per lei era sempre sbagliato ed io dovevo vergognarmi di me stessa, ero un fallimento di figlia e di donna.

Fin qui la situazione può anche dirsi controllabile. Ma quando iniziò a svegliarmi ogni mattina all’alba (perché “le brave ragazze si alzano alle 5”) rovesciandomi l’acqua addosso, ad entrare in bagno quando c’ero io perché “mi lavavo male” (a 13 anni) e a chiamarmi puttana perché mi mettevo gli shorts, iniziai a ribellarmi.

Le urlavo contro, la insultavo, e lei, come un agnellino, riferiva tutto a mia madre. Lei, a sua volta, mi sgridava. Io cercavo di far valere le mie ragioni, ma nulla da fare. Ero solo una bambina disobbediente e la nonna una povera anziana malata. Io dovevo avere rispetto perché era mia nonna e dovevo essere più gentile perché aveva la demenza senile.

Crescendo cercai di abituarmi, ma la sensazione di essere sempre nel torto, di essere costantemente osservata qualunque cosa facessi non mi abbandonava mai.

Poi arrivò il verdetto dei medici. La demenza senile era solo un sintomo: nonna aveva l’Alzheimer. In una forma ancora lieve, ma sarebbe andata peggiorando. Non solo per lei, anche per noi.

Vivere con una persona con l’Alzheimer non è facile, non tanto per la perdita dei ricordi, la progressiva incapacità di fare le cose più normali, come un caffè, o il fatto di dover ripetere mille volte le stesse cose. Non è facile perché vedi una persona trasformarsi completamente davanti ai tuoi occhi. In poco tempo non la riconosci più, e paradossalmente sei tu ad aggrapparti ai ricordi che hai di lei. Non è facile perché mentre una parte di lei scema via, l’altra parte, la peggiore, emerge. La parte che non accetta la malattia, la paranoica convinzione che tutti ce l’abbiano con lei, l’ossessione per il controllo…

Non è facile, perché la morsa che teneva su di me adesso è ancora più oppressiva. I suoi scoppi d’ira sono incontrollabili, mi prende e mi rimprovera senza ragione e, cosa che più detesto, a 22 anni mi tratta come se ne avessi 8.

Ho iniziato a chiudere la porta della mia stanza ogni volta che ci esco (anche quando vado in bagno, o a fare colazione), c’è stato un periodo in cui (stando fuori tutto il giorno per via dell’università) la chiudevo anche a chiave. Ho iniziato ad ignorarla, completamente, a fare finta che non ci sia. Prima quando chiamava mia madre per cavolate, come collegare le cuffie alla TV o trovarle qualcosa, ci andavo io, adesso non oso avvicinarmi a quella stanza, nemmeno se chiama tre o quattro volte.

Non riesco, non ce la faccio, a parlarle senza nascondere il mio astio.

Il suono che odio di più è la sua voce, e ancora di più detesto la sua risata.

Mi ricordo di quella storia del marito anziano che va a trovare la moglie in clinica nonostante lei non si ricordi più di lui. Lui l’ama ancora perché amava la persona che era prima della malattia. Lui riesce ad andare oltre ciò che vede, il suo amore gli da la forza di vedere la donna che aveva sposato.

Mia madre, nonostante ci siano volte che metterebbe le mani addosso a mia nonna da quanto la fa esasperare (prima di giudicare provate. Sfiderei chiunque a non sclerare), ricorda sua madre com’era davvero, e soprattutto, ricorda il bene che le vuole. Evidentemente, ha dei ricordi belli a cui aggrapparsi. Io ho già detto quali siano i miei.

Per quanto mi riguarda, io non riesco a smettere di odiarla. So che è sbagliato, ma non ci riesco. Non riesco nemmeno a non sentire una certa soddisfazione quando piange, depressa, perché si sta rendendo conto che sta uscendo di testa. Non riesco a provare pietà per lei. Ci sono momenti in cui devo trattenermi dal saltarle addosso.

A volte, anzi, ultimamente fin troppo spesso, assumo volontariamente comportamenti finalizzati ad infastidirla, o che la facciano stare male. E quando riesco nel mio intento, quando chiudo la porta e la sento piangere, mi sento soddisfatta.

So che è orribile. So che è sbagliato, so che questo mi rende una persona disgustosa. È per questo che sto scrivendo tutto, per farmi rendere conto di ciò che sento, forse nella speranza che qualcuno lo trovi. Di solito chi è colpevole lo fa.

Non so se sono io ad avere un problema, paranoie, ansie, manie di persecuzione o che so io, o se chiunque reagirebbe come sto reagendo io. Se sono io quella sbagliata ad avere certe reazioni davanti a lei o se è normale averle. Non so a chi chiedere, non so con chi parlare di tutto questo.

Tutti mi dicono di avere pazienza, di sopportare e sorridere, ma non ci riesco. Ho provato a non essere astiosa, ad essere gentile e ad instaurare un rapporto cordiale, ma ogni volta l’odio che sento per lei prende il sopravvento. La vedo e vorrei che sparisse, che smettesse di esistere. Non posso dire “vorrei che morisse”, perché sarebbe troppo.

Questa sera resterò a casa da sola con lei. So già che la ignorerò. Non le rivolgerò la parola. Andrò da lei solo se, chiamandomi, sentirò vera urgenza nella sua voce. Certo, se dovesse capitarle qualcosa di veramente brutto quando di guardia ci sono io la colpa ricadrebbe su di me per averla ignorata, e sarebbe fastidioso prenderle da tutti.

Ho qualcosa che non va? Vorrei smettere di odiarla ma non riesco. Sarebbe tutto più semplice se non la detestassi così tanto. Il problema è più nella mia testa che in lei. O almeno, questo è ciò che mi ripete mia madre.

Mi guardo allo specchio e già so che non importa quante persone mi diranno che devo avere pazienza, che sono io che devo cambiare atteggiamento, le cose non cambieranno. La odio, e non posso nasconderlo.

5 commenti

Se lei ti tratta come avessi otto anni (a torto), tu, a maggior ragione, trattala da vecchia rimbambita (a ragione).

Avatar di LottascudoLottascudo alle 16:35 del 20-08-2017

Non sei obbligata ad amarla, anche se sta male.

Del resto ti ha trattata da schifo da quando ero piccola.

I nonni dovrebbero essere il rifugio sicuro dei nipoti, non i loro vessatori.

Anche mia nonna è stata un incubo, e ringrazio mia madre per avermi dato la possibilità di troncare i rapporti con lei da adulta, dato che di lei ho solo brutti ricordi e traumi.

E nessuno avrebbe mai accettato di averla in casa (non avremmo nemmeno potuto farlo perché troppo piccola per ospitare un'altra persona).

Quindi trova un modo per sopportare la situazione e cerca di andare via di casa il prima possibile. .ma il "fa finta di nulla e sorridi" mi sembra proprio una stronzata.

Parla un po con i tuoi quando esagera e sfogati con qualcuno quando ne hai l'occasione.

Avatar di LunaKLunaK alle 05:03 del 21-08-2017

è un discorso che mi tocca da vicino, anche se per fortuna mia madre non ha l’Alzheimer.

non si è mai occupata di me in maniera decente, al suo posto l'ha fatto mio nonna. 

con mia nonna avevo un buon rapporto e ho vissuto con lei fino a quando è morta. negli ultimi tempi mi occupavo io di lei: le cambiavo il pannolone e non mi ha mai pesato; l'aveva fatto lei con me quando ero bambino, ma dovessi farlo per mia madre, in previsione di un suo peggiaramento, non mi piacerebbe. vivo da solo, mia madre vive da sola, ha una persona che l'aiuta, a volte è venuta a casa mia, si è trattenuta qualche giorno, ma non potremmo vivere insieme, o per lo meno sarebbe un grosso sacrificio per me. a ogni minima caxxata, discorso storto suo, mi ricordo di averla dovuta subire per anni e mi incaxxo. 

c'è un'associazione di pensiero: mia madre= brutti ricordi. 

le scritture cristiane dicono onora il padre e la madre ma non dicono onora i tuoi figli. c'è questo sbilanciamento fra le parti che è diventato una morale comune. i genitori e i familiari più anziani hanno sempre ragione e sono sempre giustificati. qualsiasi obbrobrio è per il bene dei figli, se sbagliano lo fanno in buona fede, il mestiere dei genitori è difficile eccetera eccetera. 

ma quale mestiere se non hai fatto una ceppa? 

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nel caso della sfogante la situazione è più complessa e si va sul piano legale di cui so ben poco: a chi spetta ocuparsi del "vecchietto dove lo metto"? se non ci si prende cura di loro scatta l'abbandono d'incapace (se qualcuno ne sa di più chiarisca: ripeto che ne so poco o nulla e potrei sbagliare), ma quest'obbligo riguarda i figli, non si estende ai nipoti (o no?).

sono quasi sicuro che i nipoti non abbiano obblighi in tal senso. 

e se non ce ne sono di legali, nel caso in questione di certo non ce ne sono di morali. 

la nipote può benissimo lavarsene le mani, e se prova odio nei confronti della nonna non dovrebbe sentirsi colpevole. 

diverso è trattarla male e molestarla (A volte, anzi, ultimamente fin troppo spesso, assumo volontariamente comportamenti finalizzati ad infastidirla, o che la facciano stare male. E quando riesco nel mio intento, quando chiudo la porta e la sento piangere, mi sento soddisfatta.). legalmente non lo so, ma moralmente, almeno per me, è ingiusto.

tecnicamente questo comportamento dovrebbe derivare da questa convivenza forzata. in più lo stare in famiglia (con la madre) a mio parere le conferisce degli obblighi (il turno di guardia). quello se sta lì le tocca, salvo diversi accordi coi familiari. 

e a proposito: Certo, se dovesse capitarle qualcosa di veramente brutto quando di guardia ci sono io la colpa ricadrebbe su di me per averla ignorata, e sarebbe fastidioso prenderle da tutti.

ti picchierebbero?

Mi ricordo di quella storia del marito anziano che va a trovare la moglie in clinica nonostante lei non si ricordi più di lui. Lui l’ama ancora perché amava la persona che era prima della malattia. Lui riesce ad andare oltre ciò che vede, il suo amore gli da la forza di vedere la donna che aveva sposato. (parli del libro di Nicholas Sparks, Le pagine della nostra vita?)

insomma, alla fine, il problema dell'assistenza a persone malate di demenza senile è grandissimo e non ci sono facili soluzioni, ma la nipote, a mio parere, non ha nessun obbligo.

hai intenzione di andartene da casa? o senti il dovere di aiutare di tua madre?

cosa pensi in tal senso? rinunceresti a sposarti o a convivere o andare a vivere per conto tuo fino a quando lei resta in vita? lo chiedo perché mi sembra un sacrificio gigantesco e ci sono varie scuole di pensiero. di seguito le principali:

  1. la vita te l'ha data dio e non è tua
  2. la vita te l'ha data mammà e appartiene a lei e a tuo padre
  3. la vita è tua.

personalmente credo nella 3.

 

 

Avatar di OldJoeOldJoe alle 06:53 del 21-08-2017

Mi dispiace per quello che stai attraversando, hai il mio supporto. Per come la vedo io non ha più senso che te la prendi con tua nonna, ormai è l'ombra di se stessa, quindi ignorala e basta. Dovresti prendertela invece con chi ha forzato la vostra convivenza per tutti questi anni, ovvero tua madre: avrà avuto le sue ragioni, ma esistono soluzioni alternative in questi casi. Avrebbe potuto prendere una badante o far ricoverare la nonna in un ospizio, ma per questo ci vogliono parecchi soldi; senza contare che trovare una persona o una struttura affidabili è ancora più difficile e se vuoi la qualità i costi aumentano. Tutto ciò per dire che qualunque scelta avesse fatto tua madre tu avresti comunque dovuto sacrificare qualcosa, forse saresti cresciuta più serena senza la nonna in casa, ma saresti stata anche più povera. Ormai è andata così, ora pensa al tuo futuro e a diventare indipendente.

Avatar di KintsugiKintsugi alle 15:03 del 22-08-2017

Se non altrl l'Alzheimer è una malattia terminale, non dovrai sopportarla ancora per molto.

Avatar di AnonimoAnonimo alle 20:44 del 22-08-2017

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