Gio
06
Feb
2014
Il calcio
Questa volta ne sono sicuro mi becco un sacco di insulti, tanti insulti tanto merito uahauhauahuaha
Una delle cose che meno sopporto è il calcio! Non che non sopporti lo sport in genere, per carità, solo quelli che come ebeti rincorrendo un pallone da schiaffare in rete, e relativi manager dietro di loro, spesso politici di spicco, riescano ad influenzare la mentalità della gente fino al punto di formarla e dirottarla per i propri interessi.
I manager ovviamente dirigono, gli ebeti invece, contribuiscono a creare mode simboli e status da raggiungere, a patto però che non aprano bocca e solo per questo fioccano fior di milioni sulle loro teste. Devono solo dire e non so perchè hanno la voce tutti uguale, sono felice, sono sereno, sono soddisfatto, il mister è contento. Il tono lo potete immaginare. E poi quei riti da scimmie nel campo, dopo ogni goal, per non parlare dell'aggiunta rafforzativa e fortemente comunicativa a livello subliminale di tutto il gossip che gira intorno. Siamo ormai incapaci, non tutti per fortuna ma è la minor parte, spesso non lo si ammette, di rilegare nel ripostiglio del puro svago lo sport calcio come altri anche se il calcio li supera tutti.
Era uso tra gli imperatori romani, Cesare compreso, indire giochi per appagare il malcontento dei plebei, non tutti sanno però, che quegli uomini di potere, quell'aristocrazia di nobili, patrizi cavalieri e poi lo stesso Cesare, che tuttora si cerca una sibilla che abbia previsto la nascita di un tal uomo, ai manager del calcio moderni gli fanno una pippa! Miracolo della comunicazione e poi di ottimi insegnamenti antichi? Forse! A favore di ciò mai mi sognerei infatti che un solo politico moderno abbia il valore di una sola caccola di Cesare politico e poi uomo.
Un dubbio però mi viene che più semplicemente la causa occorre ricercarla in una analoga similitudine ma fra i plebei del tempo romano, e gli asini di oggi non nella nobiltà e detto ciò tutti ne traggano le conclusioni.
Qualsiasi sia la causa insomma il risultato non cambia perchè a questi plebei moderni li puoi togliere anche il piatto da tavola starebbero zitti, ma provate a togliergli il calcio. Ormai, anche per questo, ma non solo, stiamo sempre più sprofondando nella pupù e quando nel campo-colosseo si fa la ola, o si urla davanti la tv -colosseo, si muove un tale fetore che ogni volta devo chiudere le finestre!
8 commenti
Brigante uno sfogo che mi riguarda da vicino. Tranquillo però...non riceverai da me alcun insulto, perchè nonostante io sia stato un calciatore fino ai 24 anni e nonostante io abbia sacrificato un ginocchio per questo sport, in alcuni punti del tuo discorso mi trovi d'accordo. Non posso dirti cosa spinge un italiano, un francese, uno spagnolo, un tedesco, un inglese ad amare questo sport fino all'esasperazione. Come non posso dirti cosa spinge un americano a impazzire per uno sport come la pallacanestro, il football o il baseball. Sport dove girano molti più soldi che in Europa e dove anche li sono gli stessi atleti ad essere icone di mode, status e atteggiamenti. Del resto dove si crea interesse, crei denaro. E' un dato di fatto e non possiamo farci niente. Non vedrai mai l'intero nostro paese tifare tutto il giorno un atleta che fa sci di fondo o nuoto sincronizzato. Ci limitiamo solo a un timido interesse nel periodo delle olimpiadi ma poi tutto passa nel dimenticatoio. E nel dimenticatoio non puoi fare soldi. E' così....non possiamo farci niente.
Posso però dirti cosa è stato il calcio per me...
Come tutti i ragazzini ho tirato i primi calci al pallone al campetto dell'oratorio e lungo la via dove abitavo quando avevo 6/7 anni. I miei idoli erano Rumenigge, Zenga, Platini, Van Basten, Mathaus. Sono cresciuto come tutti i bambini italiani con un pallone, le scarpe da tennis perennemente distrutte e le ginocchia sempre graffiate. Giocavo con la pioggia, il sole, il caldo, il freddo. Ma amavo rincorrere quel pallone e lo facevo proprio con gioia. Mio padre, stanco di vedermi in strada decise di iscrivermi in una squadra di Milano. Ricordo ancora quando mi portò al negozio di sport e mi comprò il mio primo paio di scarpini con i tacchetti. Quella sera gli avrò provati duemila volte e giravo per casa con mia mamma che urlava perchè rischiavo di rovinare il pavimento. E così iniziai a giocare seriamente, ma sempre con la gioia e la felicità. Senza pensare alla carriera, senza pensare di diventare qualcuno, senza pensare ai soldi....volevo giocare..tutto qui. Gli anni passarono e la mia voglia di giocare era sempre più forte. Ci fu una squadra che mi volle prendere (non era l'inter..cavolo!!) accettai e iniziai una nuova avventura, gli allenamenti sempre più duri. Le partite alla domenica mattina. Studiavo e giocavo. Non mi importava di nulla ma solo di rincorrere come un ebete quel pallone. Finchè una domenica mattina durante un semplice contrasto, il mio corpo andò a destra, ma il mio ginocchio sinistro rimase fermo a sinistra. Rottura del legamento crociato con interessamento del menisco. Ormai avevo 20 anni, ero al primo anno di università. Li capì mentre urlavo di dolore che dovevo fermarmi, che ormai era finita. Il calcio mi fece aprire gli occhi e mi indicava una nuova strada da percorrere. Lasciai quello sport da professionista, ma non lo lasciai mai da amatoriale. Anche se purtroppo da quel momento non è stato facile giocare con un ginocchio andato, lo feci però perchè era la mia passione. Non ho mai visto il calcio come un modo per diventare ricco, ma perchè è stato da sempre il mio modo di passare il tempo con gli amici.
Ricordo ancora la prima volta che mio padre mi portò allo stadio. Era il 1988 l'inter avrebbe vinto lo scudetto quell'anno e lui, grazie al fatto che era nella polizia, mi regalò una domenica speciale. Avevo 8 anni e per la prima volta vidi quel campo immenso, verde, San Siro era ancora quello vecchio (l'avrebbero modernizzato con il mondiale del 1990). Mio padre si sedette vicino a me. Mi indicò dove sarebbero usciti i giocatori e intorno a me sentivi i cori della curva, persone che non avevo mai visto e conosciuto esultare con me e mio padre per un goal della nostra amata squadra. Ero imbambolato....osservavo tutto, facendo mille domande a mio papà, il quale rispondeva a tutte senza mai scocciarsi. Ridevamo insieme, urlavamo insieme. In quel momento mio padre divenne qualcosa di più del semplice genitore. Tornai a casa e raccontai a mia mamma e mia sorella le emozioni che provai. Da quel giorno abbiamo seguito insieme le partite io e mio papà, appena poteva mi portava allo stadio. Ma quella domenica del 1988 ancora adesso la custodisco dentro di me come un gioiello prezioso.
Ora è tutto diverso lo so, ora il denaro muove tutto con troppa esasperazione. I tifosi vedono la domenica per sfogare le loro debolezze con la violenza. Ora vedi correre i nuovi giocatori e capisci che lo fanno non per gioia, non per passione (almeno non tutti) ma per denaro. Girano in ferrari, a stento riescono a dire una frase di senso compiuto e in rarissime occasioni ti rispondono correttamente su chi sia il nostro presidente della repubblica. Che vuoi farci brigante.....è così!!
Io non posso dirti il perchè l'Italia impazzisce per questo sport....posso dirti perchè a me fa impazzire......semplicemente perchè ha saputo darmi la forza di reagire quando ero a pezzi, a saputo tirarmi fuori il carattere, ma soprattutto ha saputo regalarmi un amico in più.....mio padre!!
A questo sport devo molto e se il mio ginocchio è stato il prezzo da pagare lo accetto da uomo e se per 90 minuti passerò per un ebete che urla e impazzisce per la mia squadra del cuore.....ne sono strafelice!!!
Scusatemi se non ho saputo essere più sintetico.....ma mi sembrava giusto spiegare il calcio per come lo intendo io.
harley,da calciofila quale sono,ti confesso che mi hai commossa!ciò che hai espresso è meraviglioso :) ps:brigante anche io non mi arrabbio,il mio compagno è super tifoso del rugby,lo ama visceralmente,però ci rispettiamo.lui mi ha preso in giro per i miei urli strozzati quando guardavo la roma giocare la coppa ed io gli ho reso pan per focaccia nella partita scozia-irlanda :p
Brigante condivido tutto però almeno i Romani come dice Rosen davano pane et circenses....qui il panem minimo non c'è e i circenses si pagano e strapagano pure in TV.
Meno male che a marito fa schifo....
Ma...purtroppo la formula 1 gli piace e io agonizzo sul divano 70 pallosissimi giri.
Harley, veramente bello quello che hai scritto, se avresti ridotto ancora il tuo commento si sarebbe perso molto del tuo sentimento. A me piace lo sport, ma solo quello praticato, capisco quali sono i meccanismi che scatenano i tifosi ma non li condivido. Certe scene mi inorridiscono, solo per questo non sono mai entrato in uno stadio, nemmeno vuoto. Già penso a quello che è successo tempo fa a Roma ma anche nella mia città che forse è stato più grave, e per me è roba incomprensibile, roba da schizzati. E quando mi è capitato di persona a qualcuno l'ho pure detto. Presi uno per uno sono buoni ma in branco sono incontrollabili. Ti dicono che sono sportivi, ma di che ?
Se avessero il cervello funzionante.
Quando girano troppi soldi il vero significato dello sport sparisce,e il risultato e' quello che si vede.ma Brigante,magari gia' lo segui.ma se ancora non segui il rugby.prova a guardare una partita. le sei nazioni sul canale di max.domenica se non sbaglio l'orario alle 15:30 c'e' francia italia.li si che c'e' da saltare sul divano.c'e' vero spirito agonistico e rispetto.tra l'altro sabato scorso galles italia abbiamo perso ma con onore
Grazie harley per il bellissimo commento.ovviamente non contemplavo questo modo di vedere che tu in modo superlativo hai espresso con tanta passione e lucidità. Mi riferivo ad un sostanzioso spaccato di società ottuso e deleterio per tutti che non ha nulla a che vedere con la passione ma solo col fanatismo più becero
Non ho mai visto una partita di calcio!
Detesto il calcio! Non vedo neanche la finale dei mondiali. Odio sentir parlare di calcio.
Sono un uomo, ma preferisco parlare di cucina e di vini
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panem et circenses