Gio
07
Feb
2013
Io non volevo essere Cyrano
Non so bene cosa scrivere, o come cominciare. Posso solo dire che quello che so fare non mi va bene, e vorrei quello che, in realtà, non so fare. Sono una scontenta frustrata.
Io ho sempre voluto cantare. Volevo cantare e fare teatro, l'ho fatto, con buoni risultati, ma mai eccellenti: sono - diciamoci la verità - una professionista normotipo, come ce ne sono tante in giro. Dopo anni e anni di lavoro, di sforzi, di fatica, di impegno e disciplina, ho capito che il mio limite sono io. Non ho quel gran talento che credevo di avere, ecco tutto. Nelle compagnie non venivo mai scelta come protagonista, sempre coprotagonista un poco in ombra; ho cantato da solista, sì, ma non ho una grande voce, nè una presenza straordinaria.
Rimango lì, sempre, a un passo dall'essere qualcosa, ma senza mai eccellere. Vengo considerata seria, preparata. Ma non posso essere la primadonna che volevo; che tutti quelli che fanno il mio mestiere, intimamente, vogliono.
Credo di essere arrivata a un'età in cui, se non lo si capisce, beh... tanto vale darsi all'ippica.
Ed ora la nota dolente. In realtà c'è qualcosa che so fare molto bene: scrivere. Al di la delle quattro cazzate che sto scrivendo in tutta fretta ora, quando mi metto sotto so scrivere davvero bene. Sono molto creativa, conosco la letteratura, so giocare coi generi e con le parole; posso essere ironica, divertente, drammatica, surreale, disperata. Raramente quello che scrivo non riscuote successo. Ho anche vinto un premio, una volta, a un concorso letterario. Ora mi sto dando alla produzione teatrale, abbiamo rappresentato alcune cosette che ho scritto, funzionano bene.
Sembra una bestemmia dirlo, ma io non lo volevo. Io non volevo essere intelligente, acuta, ironica, non volevo essere Cyrano, anche se lo amo ed è uno dei miei eroi preferiti. Io non volevo essere l'ombra che presta i suoi pensieri a bellissimi Cristiani: volevo essere Cristiano, vuoto, bello, pieno di carisma sul palcoscenico. Volevo essere la bocca vana che si schiude e rivive grazie agli arrovellamenti di qualcun altro: non volevo prendermi la responsabilità di arrovellarmi io stessa!!!
Certe volte penso a Richard Burton, attore dei tempi d'oro di Hollywood, che si vergognava di recitare (lui, vincitore di fior d'oscar), e avrebbe voluto scrivere. Mi chiedo perchè la natura non ci abbia accontentati. Lui voleva essere uno scrittore, ma ha recitato. Perchè sapeva farlo, solo per questo. Io non volevo essere Cyrano, ma lo sono. Non sono una cantante, un'attrice: sono una scrittrice, una drammaturga. Non vorrei, e certe volte mettermi davanti al foglio mi disgusta e mi fa paura. Volevo tanto essere qualcosa che non sono. Volevo essere un'aquila, e sono una civetta; volevo essere uno squalo, e sono un pesce sole; volevo essere una zucchina, e sono una melanzana.
Uno ci può provare fino alla morte, ma se sei una melanzana, zucchina non diventerai mai.
9 commenti
che poi, visto che per te l'aquila è l'attore e non lo scrittore, potresti sempre interpretare tu i ruoli delle tue commedie. chissà perchè burton avrebbe voluto essere scrittore e non attore... ma un'idea me la son fatta.
Ero venuta qui pensando - sperando - di trovare qualche buon consiglio, un pò di conforto, ma mi sono solo sentita giudicata.
grazie, non mi affaccerò più
Mi spiace che ti sia sentita offesa...
Sono quasi certa che Lazarevo non intendesse affatto giudicarti, ha semplicemente espresso la sua opinione. Per lo sfogo ti assicuro che in molti vivono la tua situazione: io sono portata per lo studio, sono, a detta di molti, intelligente, determinata ed ambiziosa, ma naturalmente io preferirei realizzarmi come la brava moglie e madre, non come la virile donna in carriera. Fare entrambe le cose? Impossibile, dal mio punto di vista. Quale consiglio vuoi ricevere? La morale è sempre quella: accettarsi per quello che si è, trovando il giusto compromesso tra doti e ambizioni.
grazie 345, infatti il mio non era un giudizio. quando le ho consigliato di dedicarsi nuovamente alla recitazione non l'ho fatto con astio o cattiveria, ma pensando sinceramente che debba farlo se non si sente realizzata scrivendo. le altre parole, lo ammetto, sono stata punta sul vivo perché io scrivo, so cosa significa e anch'io mi sono sentita offesa quando ho letto vorrei essere un'aquila=attore e invece sono una civetta=scrittrice. onestamente per me è impensabile una cosa del genere, intanto perché sono due mestieri completamente diefferenti, quindi non valutabile con lo stesso peso e la stessa misura. e poi perché penso che non esisterebbero attori se non ci fossero scrittori semplicemente perché non ci sarebbero storie raccontate da chi guarda il mondo con occhi diversi... non lo so, per me la scrittura è un dono troppo prezioso per lasciarlo andare così, o per accostarmi ad essa solo per bravura.
@Alienasullaterra
Scusa cosa volevi essere capita, coccolata o quant'altro, ci voleva un amico. Qui in piazza che ti aspettavi ed è giusto così, se si parla in piazza ci si deve aspettare anche giudizi aspri, anche se a me non è sembrato. Vuoi coccole ma per averle devi essere conosciuta un pò in privato. Se urli e qui urliamo tutti sfogandoci, potrai raccogliere spesso tempesta.
Sei un artista incompresa ti capisco spesso il non esser compresi fa male.
Ma posso dire dietro ad una grande interpretazione c'è sempre un grande testo e scusa proprio tu autrice non lo capisci.
Ami ciò che fai e allora dov'è il problema. Vuoi riconoscimento, se tu non sei riconoscente a te stessa, cosa pensi di ottenere?
Ciao se vuoi esser capita e coccolata solo con chi hai più confidenza.
Ciao e torna le tue opinioni valgono!!!
No, non volevo essere nè capita nè coccolata.
Per accostarsi alla scrittura la bravura ci vuole eccome: lo scrittore - come ogni altro sedicente "artista" (termine molto vago che vuol dire tutto e nulla, in se quasi niente) - è un artigiano della grammatica, della sintassi, della penna se vogliamo. Lo scriveva bene il gran Calvino nelle sue "Lezioni Americane"; lo sanno bene scrittori come King e Lodoli, diversi nello stile e nei generi (oltre che nella fama); non lo sanno tanti altri giovani e meno giovani scrittori che si definiscono "artisti", finendo a interpretare più il proprio personaggio che a seguire l'umiltà che comporta l'essere un "artigiano".
E guardate che quando parlo di artigianato della penna o di qualunque altro strumento non esagero nè mi invento nulla; chiedete a un compositore serio se si consideri più un artista o un artigiano, saprà cosa rispondere.
Il resto è vita vissuta, creatività come capacità di ideare inedite connessioni tra cose già esistenti, eventuale utilizzo o abuso di materiale umano. E molto coraggio unito a una certa lucidità mentale (non sempre vanno insieme, specie se il coraggio è condito da impulsi idealistici).
Quando scrivo che mi disgusta sedermi di fronte al foglio (o al pc), intendo dire che ne ho veramente una paura tremenda. Ho paura di non essere all'altezza del foglio. Ciò nonostante mi ci metto uguale, perchè - ed è duro ammetterlo anche a me stessa - le cose migliori riesco a realizzarle lì davanti. I miei figli migliori sono lì. Probabilmente, se avessi passato l'infanzia e l'adolescenza a fare teatro e a impostare la voce in modo serio, ci sarebbero stati risvolti differenti. Ma la verità è che ho passato tutto il tempo a leggere, anche - e soprattutto - ciò che mi era proibito.
Ma tornando al discorso originale, non so bene cosa volessi venendo qui. Mi stuzzicava l'anonimato, e il fatto di poter dire una volta per tutte che avrei voluto - sì, onestamente e tanto - essere quell'ideale che avevo in testa. Ma punto, nient'altro. Non intendevo "offendere" nessuno nè "pungere" sul vivo nessuno. E' che ora come ora mi trovo un pò senza una guida, tutto qua. Ce l'avevo, ma è progressivamente impazzita; quando il mondo intorno a me va in crisi, in genere torno al foglio.
mi dispiace e ti chiedo scusa sinceramente. mi sono resa conto solo in seguito del tutto.
per il resto, sono d'accordo con te.
Molière è un grande genio, e Cristiano era bello...
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bè è la prima volta che leggo di qualcuno che preferisce essere una bocca vuota che si apre per dar voce alla profondità di un altro... gli scrittori non scrivono perchè sono bravi, gli scrittori scrivono per capire il mondo con tutto ciò che esso comporta.
forse dovresti provare a far uscire il talento che credevi di avere nella recitazione, perché sinceramente le tue parole sono un'offesa a chi scrive.