Mer
24
Mag
2017
Un quartetto d'archi a cena
Arrivo
'Hola Coleridge'. Mi saluta Miguel, con ancora sulle spalle l'ingombrante custodia. In un attimo la sala si riempie di valigie e strumenti. Ci è venuto a trovare il nostro quartetto d'archi preferito. Sono amici di Figlio e, se si esclude Julio, il violinista genialoide e lucidoschizzato, gli altri hanno tutti un paio di anni più di lui, intendo Miguel e le altre due ragazze. Se non si fosse capito sono spagnoli e, con Figlio, si sono conosciuti alcuni anni fa a un corso di perfezionamento. Càpitano spesso da queste parti per corsi, concorsi e concerti e ogni tanto ci fanno questa deliziosa carognata di chiederci, tutti insieme, ospitalità per la notte: una tradizione inugurata un paio di anni fa quando avevano suonato per l'associazione di Laura.
Pensavamo di riceverli per cena, ma si sono presentati già il primo pomeriggio per il caffè, e così abbiamo dato loro anche la possibilità di farsi una generosa siesta. Per sdebitarsi, comunque, si sono presentati con una pregevole bottiglia di Rioja del 2009.
Preparazione
E' deciso che stasera ai fornelli mi cimenterò io che, in questo campo (ma in fondo anche in altri, diciamolo) non mi discosto dalla media dei maschi italiani: cucino soprattutto per piacere, avendo il privilegio di non doverlo fare quasi mai per necessità. Ho poche specialità: tutti primi piatti e un po' di griglia. Sono un disastro con l'uso del forno con il quale, diversamente dalla padella-wok, per dire, non ho alcun tipo di empatia.
Siamo un po' troppo numerosi per uno spaghetti alle vongole o allo scoglio, così mi oriento per la mia pasta alla nduja, la ricetta preferita di Figlio che, di solito, se ne scofana tre piatti. Ci eravamo visti in settimana con i ragazzi e gliene avevo parlato. Fortuna ha voluto che il mio personale pusher calabrese - uno di quei fruttivendoli che si piazza col furgone sulle piazzole di sosta, per intenderci - si era finalmente ricordato di portarmene un po'. Riesco anche ad organizzare un secondo di melanzane alla griglia in salmoriglio. Verso l'ora di cena il quartetto esce con Figlio per andarsi a fare un aperitivo. Laura rientra e quasi non la sento: si mette di fronte al televisore, un evento più unico che raro. Di solito, dopo aver varcato la soglia di casa, si mette in modalità multitasking e si cimenta in tre o quattro attività parallele tra cucina, lavanderia, telefono e computer. Ma oggi è molto amareggiata e molto incazzata. Con me.
Stappo il vino per farlo arieggiare un po'. Tornano i ragazzi e chiamo Figlio per dirgli di apparecchiare e di chiedere a mamma per i piatti. Ma dov'è? Ah non è in sala? Si è dileguata. Sopperisco io per le direttive e dopo un po' Laura si materializza in cucina con una faccia storta più che eloquente. I ragazzi sembrano apprezzare il profumo del sugo, si comincia a diffondere quella tipica allegria che prelude al momento di sedersi a tavola. Non apparecchiate per me, non ho fame. Ecco come rovinarla quell'allegria. Qualche debole insistenza un po' imbrazzata da parte dei ragazzi. Qualcuna da parte mia, con corredo di occhiacci per richiamarla a un dovere di ospitalità. No davvero non mi sento, e poi lo sai che non mangio quella pasta, mi fa schifo anche l'odore. Ne avevo preparata apposta una versione light in una padella separata. Niente. Del resto su questa pietanza, così come gli hamburger grigliati nel camino, o la mia pausa pipa sul balcone si gioca una guerra di potere che logorerebbe von Clausewitz in persona. Va bene, entro un attimo in sala dopo aver lasciato la pasta a mantecare nel sugo. No per favore, i bicchieri rossi dell'Ikea no con questo vino. Prendo i calici. Ma dai non prendere i bicchieri di cristallo. Li lavo io. Sì come no, vediamo quanti giorni resteranno in cucina. Siamo al battibecco ostentato. Ma il fatto è che Laura è molto amareggiata e anche molto incazzata. E quando lei è molto incazzata, soprattutto con me, non ha alcuna intenzione di dissimulare. O, se dissimula, lo fa in un modo che si capisca che, comunque, è molto molto incazzata.
Cena
Ci mettiamo a tavola mentre Laura, comunque, si accomoda sul divano accanto al tavolo e, bontà sua, prende almeno un calice di vino. La nduja del mio pusher si rivela immediatamente di altissima qualità ma di una potenza micidiale: mai vista una roba del genere. Mi era venuto il dubbio quando, mettendo le solite quantità, avevo notato un sospetto sughetto denso, dello stesso colore del Rioja del quartetto.
Una delle ragazze per poco non ha un mancamento. Per fortuna ci sono le melanzane. Laura si rianima e provvede ad allestire un'alternativa con un sottile (ma non ostentato) compiacimento, per dover essere intervenuta lei in soccorso. Per chi ce la fa, piccante a parte, la ricetta non è mai venuta così bene: gustosa e cremosa al punto giusto. E' una specie di piacevole supplizio: il boccone arriva subito pieno e gustoso, ma poi, a tradimento, un fuoco ti pervade fino alla base del cervello. Al traguardo arriveranno solo Miguel, Figlio e, naturalmente, il sottoscritto. Tutti azzardiamo un bis. Gli altri commensali, a parte la violinista che ha alzato subito bandiera bianca, vanno avanti fin dove possono, alternando i bocconi con acqua vino e pane. In ogni caso la circostanza un po' comica e il vino contribuiscono a stemperare il sottile imbarazzo che si era creato. Laura ci raggiunge a tavola, si parla di musica. Alla fine, mi viene un'illuminazione per sciogliere definitivamente la tensione. Molto buono il vino, però non basta, dico rivolgendomi a Miguel. I ragazzi mi guardano un po' interdetti, sentendosi improvvisamente in debito per l'ospitalità. Gli racconto la storia di quel musicista, credo fosse Horowitz, che voleva comprare un quadro che non poteva permettersi e alla fine lo paga con un concerto in esclusiva a casa dell'antiquario. Quindi adesso ci fate un concerto. Una risata compiaciuta accoglie la proposta.
Dopocena
Continuiamo a conversare, e io sbarazzo un po' di roba dalla tavola finché Miguel se ne esce: Adesso me rollo questa paglia e me la fumo nel terassino, e poi estoy pronto per il conserto. No, ma dicevate sul serio? Non si può suonare a quest'ora. Ma come? siamo in quattro appartamenti, alle 10 e mezzo di sabato, la famiglia di sotto con tre bambini ci ha storicamente e sistematicamente sbriciolato i cabbasisi fino a oltre mezzanotte ogni sabato estivo, roba che non si riesce a sentire nemmeno la televisione, poi una coppia di amici e i dirimpettai malmostosi che per un quarto d'ora s'attaccano dai. Niente da fare. Avendo sempre a che fare con il rispetto degli orari e con due musicisti in casa (tra cui sé stessa) Laura è molto ligia. Vai a capire se si tratta di questo o del fatto che lei è molto molto incazzata con me. Le mie riserve comunque le tengo per me e mi limito ad esprimerle con un perplesso bah ed un'alzata di sopracciglia mentre finisco di sparecchiare. Peccato. I ragazzi e Figlio restano a parlottare nel terrazzino, Laura dà la buonanotte e va a letto. Io finisco di mettere la roba in lavastoviglie e di lavare e asciugare i bicchieri di cristallo uno a uno, giusto per dimostrare che, quando voglio, posso evitare di fare quello che faccio di solito, ossia, lasciarli sul piano della cucina come aveva profetizzato Laura. Poi alla spicciolata tutti raggiungono il letto tranne le ragazze che hanno dormito quasi fino all'ora di cena. Io mi fumo la pipa in terrazzino combattendo un vago giramento di coglioni ed una sottile amarezza e preoccupazione che ho da qualche giorno. Alla fine tutti a letto.
Mattina dopo
Ma che succede? c'è una gara di gokart sotto casa alle 7 del mattino? Il rombo dei motori arriva dalla finestra del lucernaio in modo ciclico, ma non capisco, viene dalla statale. Laura non sembra infastidita e dorme girata verso il suo comodino. Io, ormai sveglio, mi alzo e vado a preparare la colazione. Di solito la faccio per tutti, ma stamattina siamo in troppi e dipende da chi si alzerà prima e quindi ci sarà un giro di caffè con l'unica caffettiera da 2 che utilizziamo. Preparo quindi il caffè per me, taglio il pane per tutti, metto fuori biscotti, burro, marmellata, latte, spremiagrumi, tazze e tazzine e me ne vado in terrazino a fare colazione in grazia di Dio. Alla spicciolata si alzano i ragazzi e si servono. Si alza Laura che mi fa notare di non averle fatto trovare niente pronto e, per chiarire meglio il concetto, si sfila la fede e la mette nella tasca dei miei pantaloni sibilandomi con la voce roca di non ridargliela mai più. Finito di fare colazione lei saluta e va in associazione a studiare un po'. Mi sembra arrivato il momento di chiarire. Prendo la macchina e la raggiungo alla sede. Per strada si spiega l'arcano della sveglia mattutina: c'è la Millemiglia cavepozznaccitatuttquand'!
Diversità di vedute
Perché sei venuto, non abbiamo proprio niente da dirci e io ho da fare, sono venuta qui apposta. Provo ad articolare un ragionamento, ma l'impresa mi appare subito disperata, come disperata, e fuori di sè, è Laura che ha tutta l'aria di non volersi controllare e fare quello che fa in queste situazioni, ossia quando è disperata e incazzata con me: alzare le mani. Vai fuori. Ti vuoi calmare un attimo. Altrimenti esco io e ti chiudo dentro. Esce in un guizzo ma io la raggiungo e le impedisco di chiudere la porta. Rientra ma le parole se ne sono andate in vacanza. E' tutto uno scattare e parlarsi sul muso, lei urlando, io socchiudendo gli occhi e cercando di riportare la calma. Poi le vie di fatto, il 'vattene' viene espresso con le mani a tirare e a spingere. E poi via, un morso su un braccio, uno sull'altro, unghie sulla faccia, ginocchiate dove capita, e dove non capita. Il mio atteggiamento ostentatamente calmo diventa una sfida che la fa incazzare ancora di più. Mi da uno schiaffo ed io le offro provocatoriamente l'altra guancia. Lei si infuria, si odia per comportarsi così e si dispera e quindi picchia in modo ancora più selvaggio. Alla fine faccio quello che avrei dovuto fare da subito. Esco, d'improvviso, senza dire niente e senza girarmi. Torno a casa. Lei rientra in tarda mattinata: i ragazzi hanno deciso di salutarci e andare in città. Li accompagna lei. Mi chiama per salutarli. Abbracci e se ce la facciamo ci vediamo al concerto domani. Escono tutti tranne me e Figlio. Laura rientra un attimo per una puntualizzazione. Grazie per esserti offerto di dare tu un passaggio. Ma perchè non me l'hai chiesto, che ne so? Ceeerto e io devo chiederti tutto, non ci arrivi da solo Coleridge, dai tu un passaggio ai ragazzi, Coleridge? Mi accompagni dal dottore eh.. Coleridge? Pausa. Gelo. Esce. Figlio seccato e sconcertato mi chiede. Ma si può sapere che è successo? Cos'è questa storia del dottore. Ecco Laura se volevi trovare un modo per mettermi in merda ci sei riuscita e adesso che cazzo gli dico?
Macchie
Guarda, mi sono sporcata, ma con che cosa? sembra gelato. Non ho mangiato gelato. E' una piccola macchia sul vestito che Laura si toglie sempre in sala iniziando lo spogliarello che, quando è di fretta, si conclude direttamente in doccia. Sembra sangue, dico io. Ed è sangue. Come di sangue era la macchia che avevamo trovato sul copriletto alcune settimane fa passando dal lenzuolo. Viene dal seno. Dal seno. Un sintomo abbastanza inquietante. Io non ne sapevo niente e, in ogni caso - scoperto dopo - è associato a molte patologie per lo più non gravi. Però un campanello d'allarme, uno di quelli squillanti. Figlio, tornato a casa da poco, esce dalla doccia e notando un po' di agitazione chiede che succede. Laura aveva appena realizzato la cosa e la consapevolezza le aveva assestato una coltellata alle spalle. No no, nulla un capogiro, mente, oggi non mi sono fermata un attimo. Chiama la sua amica che ha combattuto la sua battaglia di chemio durata qualche anno e adesso è comunque costretta a stare lì, appostata come un cecchino, sempre a scrutare il proprio corpo a caccia di cellule a cui è partita la brocca. Questo accadeva verso la fine della scorsa settimana.
Il giorno dopo Laura va dal nostro medico, si sente colpevole perché non fa la mammografia da secoli e il dottore, infatti, la cazzia. Io la capisco, lo so , è una cazzata che non si dovrebbe neppure pensare, però la capisco. Con medici e visite ha già abbastanza a che fare per una serie di motivi, insomma che palle. La settimana è ormai alla fine quindi gli esami vengono rinviati alla successiva, ossia questa. Ossia quella che è stata preceduta dal weekend in cui abbiamo ospitato il quartetto.
La discussione si innesca sabato mattina quando torno dalla spesa e la vedo visibilmente alterata. Ma fammi capire Coleridge, io sono qui con una possibile diagnosi di cancro al seno, lunedì ho una visita d'urgenza e tu non hai nemmeno pensato di prendere ferie e accompagnarmi. Cazzo. Cazzo cazzo cazzo, deficiente che non sono altro. Non provo nemmeno a cimentarmi in una patetica arrampicata sugli specchi e confermo. Mi guarda. Gelida. Ecco questo è il mio problema, non so mai quando posso contare su di te. Io provo ogni volta a passare sopra tutto ma poi devo arrendermi all'evidenza. Silenzio. Cerco di evitare l'inevitabile ossia di farfugliare stupidaggini. E infatti non ci riesco e faccio esattamente così, farfuglio stupidaggini tali da non essermi rimaste in mente nemmeno per dieci minuti. Tutta la domenica pomeriggio l'ho impiegata per mettere a posto un roba di lavoro urgente in modo da poter riparare ed essere presente, ma Laura è irremovibile: adesso domani te ne vai al lavoro e non rompi le palle qui.
Ci dovevi pensare prima: le cose si fanno al momento giusto, dopo non hanno più alcun significato.
Versioni e tensioni
Insomma cos'è sta storia del dottore. Lo sguardo di Figlio è preoccupato e io non ho fatto a tempo ad elaborare una spiegazione alternativa. Temo di dire cose che lo possano preoccupare di più. Alla fine gli dico la verità tenendomi un po' sul vago. Parlo di qualche sintomo da verificare, di alcuni esami da fare, ma posso permettermi di abbozzargli una verità che, per adesso, non è così dura fortunatamante. Lui sgrana gli occhi e poi si accoccola nella versione tranquillizzante del non c'è niente da preoccuparsi. Quando torna Laura le dico che la sua uscita e le domande di Figlio mi hanno costretto a rivelare qualcosa. Non è la prima volta che capita una cosa del genere, sempre con uscite così, out of the blue. Nessuno dei due comunque, per motivi completamente diversi, ha voglia di farne una questione.
Il giorno dopo devo comunicare via SMS perché mi ha bloccato pure su Whatsapp. Mi manda un messaggio quando ha fatto il prelievo per l'esame citologico, la mammografia il giorno successivo. Non ci sentiamo per tutto il giorno. Mi chiama solo la sera e mi chiede cosa faccio. Cosa faccio cosa? Che vuoi dire? Vai a tango o no. Tango? Ci avevo già rinunciato veramente, non mi sembrava il caso. Fai quello che vuoi, io vado, se vieni spero che ci facciano ballare insieme il meno possibile. Ma pensa te, va bene va bene, ci vediamo lì. A tango cominciano ad insegnarci un po' di passi più elaborati. Lei si impegna molto quando prova i movimenti da sola, e rimane molto concentrata anche quando balliamo. Si muove morbida e asseconda i miei movimenti anche più di quanto non avvenga di solito. Chi ci guarda da fuori non può intuire che, in quegli abbracci, scorre tensione elettrica a 220v. I maestri sono carini e sorridenti e ci fanno un sacco di complimenti. Penso facciamo una buona impressione e ci reputino un buon acquisto.
Quando usciamo la tensione è un po' stemperata. Il giorno dopo mi impegno per scegliere il momento giusto per chiamarla. E' quando in macchina raggiunge scuola e ha un po' di chiometri da percorrere, così parla con il viva voce. Come va, sei partita adesso? Partita per dove, sto andando a fare la mammografia, te l'avevo scritto no? E due. Ma che cazzo mi passa per la testa. Non so che dire anche le scuse diventano patetiche a questo punto. Le mando un lungo SMS in cui mi scuso in modo più articolato. La mammografia ha esito positivo. Ma la secrezione anomala è confermata e il responso definitivo arriverà la prossima settimana dall'esame citologico. Rimango io a baloccarmi con la mia leggerezza che in queste circostanze diventa fastidiosa superficialità. Nella speranza che tutto diventi un nuovo vecchio argomento di discussione e recriminazione tra di noi. Meglio continuare ad essere il coglione di sempre: significherà che potrò permettermelo io e, soprattutto, potrà permetterselo lei.
30 commenti
@Coleridge ti auguro che tutto si risolva in un falso allarme. Un abbraccio
andrΓ bene, deve
Cole, hai scritto in modo cosi squisito, che mi sembrava di essere lì con voi.
Che la mammografia sia andata bene, è un ottimo dato. Attendiamo l'esito del citologico con animo positivo.
Ps se ti fossi fatto trovare lì a sorpresa sarebbe stato carino!
. La mammografia ha esito positivo.Β
Coleridge Spero che tu non intenda in senso "medico". Perché quando un esame ha un esito "positivo" vuol dire che hai la patologia per cui è stato fatto l'esame stesso.
Nella speranza che tutto diventi un nuovo vecchio argomento di discussione e recriminazione fra voi due
i miei auguri a Laura. spero che tutto si risolva al meglio. ti voglio qui spensierato e felice.
@ soldato, dopo avere scritto "esito positivo", ha proseguito con "MA la secrezione...", penso sia andata bene. Inizialmente anch'io ho avuto dei dubbi. Ho riletto il periodo per capire. Sperando di aver compreso correttamente...
Confusissima
Anch'io ho visto quel "ma" e mi sono posto il dubbio...
E qui siamo come di fronte al fatidico bicchiere mezzo pieno. Tu l'hai visto in un modo... io nell'altro π’ Comunque sempre meglio il tuo bicchiere.
@Soldato e @Confusa
Sì avete capito bene voi e ho scritto male io. Positiva la notizia, negativo l'esame.
Grazie a tutti ragazzi. Grazie davvero π
Un grande abbraccio a tutti e due e i migliori auguri per gli esami!
Speriamo vada tutto bene! Un.abbraccio
Incrocio le dita per Laura, sperando che tutto si concluda per il meglio.
Coraggio Coleridge, in questi giorni dovrai essere forte per entrambi.
Accidenti Coleridge... leggere questo lungo post mi ha suscitato sentimenti contrastanti. Per come si e' concluso, non penso di potermi permettere di dire altro se non che spero si risolva tutto per il meglio, fatti forza. Sono sicura che quelle secrezioni non saranno niente di grave.
Ciao Elena cara,
si questo post mi ha richiesto una certa fatica e un bel po' di tempo. In un momento particolare della nostra vita ho sentito l'esigenza di tracciare uno schizzo dettagliato di noi con tutte le nostre luci e le nostre ombre. Poi mi sono sentito come svuotato. È una foto impietosa: me lo confermi tu parlandomi delle sensazioni contrastanti che ti ha suscitato. È nato da solo come un'esigenza insopprimibile
Non credo nei tuoi racconti...penso siano solo sogni che non potrai mai realizzare..e in questi rscconti Sogni...ciò che mai accadrà
Lo sai bene che ti capisco, vero? Noi e i nostri sfoghi lunghi lunghi. Io credo che ci sia un qualcosa di vagamente terapeutico nello scrivere, soprattutto cosi' di getto. E a volte non e' nemmeno male sapere che c'e' anche qualcuno che, in fondo, ti legge. Che sia solo per farsi i fatti altrui, perche' vorrebbe aiutare, perche' ci potrebbero essere altre mille ragioni ;)
Un abbraccio
Ridge andrà tutto bene ! Abbraccio
Ben presto tua moglie ti sparera' contro...perché hai sbagliato tutto...dalle il tempo di rendersi conto...di capire cosa combini dietro le sue spalle...vedrai parlo per esperienza personale la perderai per sempre... (parlo della tua amica)....
Anonimo notturno, ma che incubi hai avuto?
@Coleridge... avrà fatto indigestione di peperonata! πππ
Ti rispondo con piacere coleridge...lavoro notturno...ma non girarci intorno...aI commenti pultroppo sarà così. ..mi dispiace per la sua salute...e spero per il suo bene che vada tutto bene...ma pultroppo se lei sapesse ahi ajahjii. ..non sarebbe più una cosi bella storia d'amore ...se davvero ami questa donna credo sia arrivato il momento di guardarti dentro prima che si troppo tardi..
Naturalmente vi auguro tutto il bene
Non è già una così bella storia d'amore. E' una tormentata storia d'amore. Nel vero senso della parola.
Terribile, tutto.
Ho passato lo scorso anno quattro mesi a fare esami invasivi vari (ago aspirato, tru-cut, etc) per un doppio problema simile quello di tua moglie. Mio marito, con il quale già ci sono problemi, non e' stato capace di starmi vicino. Ad ogni visita, ad ogni esame sono andata o da sola, o con un'amica. Lui non si ricordava, lui non poteva, lui teneva le ferie per qualcosa di più importante....voleva andare in ufficio (a 100 km da casa nostra) il giorno che mi hanno operata. E' rimasto a casa grazie alle mie amiche che lo hanno aggredito verbalmente per la sua meschinità.
Davanti a tanta aridità ho smesso completamente di volergli bene e di provare stima per lui.
Non fare lo stesso errore, anche nel caso, come il mio, in cui lei sia forte e affronti tutto serenamente. La perderesti per sempre, certe cose sono imperdonabili
Detto questo, e lo dico una volta per tutte, quello che avrei fatto alle sue spalle è tutto nelle pagine pubbliche di questo sito, visibile a chiunque, quindi anche a lei, un giorno che dovesse mai succedere
Esame citologico negativo! Grazie di cuore a voi tutti, amici che siete stati partecipi
evviva!
Super mega Cole, io sono SINCERAMENTE felice per voi!
Credo che tu sia pazzo
Oggi è stata una bella giornata , con un gran bel finale sono molto molto sollevato nel leggere " negativo " , incredibile come un termine solitamente da evitare a volte ti rassereni l'orizzonte. Ridge adesso avete bisogno di un week end sesso droga e rock'n roll. Un abbraccio.
Per fortuna Coleridge! Almeno quel problema non sussiste. :)
prossimo fine settimana week end a due max tre con figlio. destinazione località marittima imboscata e poco conosciuta. una woodstock di pace for your family alone!
If you're going π΅
to San Francisco π΅
be sure π΅
to wear some flowers in your hair! π΅
Grazie @Confusa e @Borromeo. Abbraccio ricambiato. Effettivamente il mio precedente errore su positivo/negativo è abbastanza imperdonabile, considerato che sono anche figlio di un medico.
@Elena birichina: non credere che non abbia colto la sfumatura :) grazie anche a te
@Olderone love love love
Inserisci nuovo commento
Iscriviti!

Minchiazza coleridge... Una lunga litania per arrivare in fondo, quando stai per addormentarti, allo scappellotto che ti sveglia di soprassalto!
Ti dico solo: auguri a tua moglie che tutto si risolva per il meglio. Un abbraccio forte forte e tu porta pazienza.