Dom
26
Mar
2017
Senza titolo
Frittata fredda.
Ridere finchè non fa male.
Passi nuovi in questa casa troppo grande, semivuota, troppo fredda.
Sapere che non sono sola qui dentro, mentre leggo e studio sul divano; sentire una presenza calda, viva, che sfiora il marmo da spaccare.
Guardare il cielo minaccioso che tende alla sera attraverso la finestra socchiusa; le prime gocce che cadono. Ferme, solo perse ognuna nei propri pensieri, appoggiate al muro ed a noi, sul divanetto basso dell'ultima stanza in fondo al corridoio. Quella con il parquet chiaro e la portafinestra, e i muri azzurrini, le tapparelle vecchie. Tutto è così vuoto, pieno solo dell'indispensabile.
Sentire il rumore morbido del cielo, che rimbomba attutito, sordo, nell'eco delle stanze spoglie. Il tepore freddo di marzo che fa rabbrividire, nessuno che si alza per chiudere i vetri.
Bisticciare, fare pace, bisticciare di nuovo, finire per ridere.
Cucinare per qualcuno.
Leggere ad alta voce qualche frase, pezzetti qui e là, ed ascoltare più del silenzio, ascoltare un cuore che parla.
Telefonare ad una madre che s'è lasciata scappare di mano la vita della figlia. Saluti serali, affetto telefonico, sì, ci vediamo presto. Domani passo da voi, sì. Anch'io, ciao.
Ascoltare una telefonata simile in un'altra lingua, con la variante del ci vediamo a pasqua. Troppo lontana per passare domani, lei.
Chiudere la porta dietro a qualcuno perché il giorno dopo c'è da lavorare, da studiare, ma un bel pensiero per addormentarsi.
In quest'anno, qui ho scritto il diario del mio cuore. Me ne rendo conto ora.
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Brava.