Lun
30
Mar
2015
Ultimi minuti
Aprii pigramente gli occhi, era bastato lo sbattere della porta d’uscita antincendio a farmi trasalire da quello che più che un sonno era sembrato uno stato catatonico, che poi cosa o chi avesse causato quel rumore uscendo resta ancora oggi un mistero. Ero ancora lì su quella banchina, completamente solo, sulle pareti verde veleno della stanza era appeso un grosso orologio digitale che segnava le sette meno dieci, ormai avevo perso il conto delle ore, ma sapevo che da lì a breve sarebbe arrivata mia moglie e allora avrei smesso di sentirmi solo, o almeno lo speravo. Quel vuoto era tangibile, potevo avvertirlo localizzarsi nel mio stomaco che ormai era completamente alla rovescia, e l’odore di disinfettante non faceva che aumentare la mia nausea. Faceva davvero freddo in quella saletta, di quel freddo che ti rompe le ossa e poi va giù fino in fondo, fino a gelarti l’anima; nel tentativo di scaldarmi portai le mani al volto, espirai, chiusi gli occhi e tornai indietro di qualche compleanno, quando spegnevo le candeline ed eravamo ancora tutti insieme e tu eri lì a guidarmi ad ogni passo, ma il calore durò solo il tempo di un respiro, poi si dissolse in fretta. Le porte si aprirono e quell’uomo in camice si avvicinò mestamente; per quanto possa sforzarmi non ricorderò mai le parole, ma non potrò mai dimenticare i suoi occhi gialli e il suo volto emaciato mentre scuotendo la testa mi lasciava intendere che oramai non c’era più nulla da fare. E poi il dolore, il gelo e il silenzio rotto solo dai singhiozzi, il vuoto che è riempito solo dai rimorsi e dai rimpianti, quelli che ancora adesso non ti lasciano dormire. Perché avevi aspettato tanto per chiedergli di venire al mare con te quest’estate? Perché te ne eri andato via sbattendo la porta quella volta? Perché fingevi ogni volta di non aver bisogno del suo aiuto, mentre eri lì a languire? Dovevi dirglielo che il suo aiuto era importante, che lui era importante, perché era una persona unica e ti aveva dato tutto, che lo amavi profondamente, che gli avresti dato il tuo cuore, perché lui era il tuo papà.
20 commenti
Uuuu, bello! molto profondo.
Per quanto riguarda il tema, il vostro rapporto fu sempre così o si guastó x un qualche evento? Normali incomprensioni genitori -figli?
credi che lui ti incolperebbe del tuo comportamento?
Mi hai strappato una lacrima e mi hai fatta riflettere. Lui sicuramente sapeva quanto lo amavi, non badare a ogni singolo particolare o a qualche porta sbattuta, la vita ci porta a correre ad andare di fretta, la vita e fatta anche di cose non dette ma questo non significa che nell intimo ci sfugga quello che e e restera un affetto profondo, un legame indissolubile come quello tra padre e figlio.
Sei l anonimo degli obesi sul bus vero?
Non lo so. Il notro rapporto non è mai stato guasto, ma ci sono sempre stati tanti silenzi, troppe parole non dette, troppi abbracci non dati, forse per mere questioni di orgoglio o semplice timidezza. Di sbagli ne ho fatti, e non sempre siamo stati in accordo, ma mi piace pensare che in fondo anche lui mi volesse bene per quello che sono.
Ma ancora tu?
E anche se sei adulto con figli, ti senti come un bambino abbandonato da lui, e ti chiedi e richiedi PERCHÉ? Perché lui, perche' così presto perché perché perché. Col tempo ci convivi ed accetti il dolore e la mancanza, perché è così che va la vita. Però il bene che vi siete voluti nel tuo cuore non morirà mai, ma ti dà forza.
why not farnight lo sfogo è toccante e lui scrive bene, in più suscita riflessioni e quesiti che tutti dovrebbero porsi, come per esempio il fatto di non dare mai per scontate le persone che ci circondano e ci amano, cosa che io ho imparato a fare mio malgrado.
Quanto mi ritrovo nella canzone di jovanotti "le tasche piene di sassi" racconta perfettamente il dolore della perdita di un genitore.
Miele la sto ascoltando...è molto bella
Anonimo sono strasicura che lui ti volesse bene esattamente per quello che sei, vedi...non so se sei genitore ma ti posso assicurare che l'amore che si ha verso un figlio è qualcosa di veramente enorme, talmente tanto grande e incondizionato che è del tutto naturale amare piuttosto che essere amati quanto si vorrebbe.
Gioia :-)
Autore del post
Grazie a tutti.
No, non sono genitore. Dico mia moglie anche se la cosa non è legalizzata.
Ah comunque si, sono il tizio che secondo qualcuno, discrimina gli obesi.
Se posso dire la mia "Perché avevi aspettato tanto per chiedergli di venire al mare con te quest’estate?" rompe il flusso narrativo.
Si, è voluto.
mielina e gioiuzza io quella canzone evito di sentirla,perché mi fa sempre piangere...
Non è che quella volta te ne sei andato sbattendo la porta perché tuo padre stava mangiando patatine al formaggio?
-cosa che io ho imparato a fare mio malgrado.
Io no.
Farnight tu dai x scontate le persone che ti amano?
Difficile rispondere, sono confuso a riguardo. Forse non è proprio così, ma è proprio la questione di imparare, il problema.
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Dici che il tuo papà non lo aveva capito che in fondo gli volevi bene?
Noi genitori certe cose le sentiamo, al di là dell'apparenza.